Educazione e mass media

 

 Educazione e mass media

 Emidio Tribulato 

 

 

 

 

I QUOTIDIANI
Nel giornale quotidiano troviamo, oltre alle notizie degli ultimi giorni, commenti sui problemi più attuali, informazione sui servizi pubblici del comune o dello stato, recensione di libri, film, teatri, spettacoli ecc..
E’ indubbia quindi l’utilità della lettura dei quotidiani, di cui molti di noi non potrebbero fare a meno. 
Pur tuttavia, negli ultimi anni, si sono evidenziate alcune caratteristiche che devono indurre alla riflessione sia gli addetti ai lavori, giornalisti e responsabili delle testate, sia gli educatori, sulle conseguenze che nel pubblico, anche adulto, ha questo strumento. 
Innanzi tutto, per la scelta delle notizie. I giornali sono nati per informare e non per provocare, scandalizzare, o turbare il pubblico mediante storie atroci, piccanti, estreme, che, fino a qualche decennio fa, erano appannaggio soltanto del giornalismo scandalistico più popolare e che ora si ritrovano nei giornali e nei quotidiani più importanti e prestigiosi. 
Quando il livello si abbassa, forse si venderà qualche copia in più ma si perderanno sicuramente i migliori e più fedeli lettori e soprattutto si rischierà di compiere un’azione diseducativa.
Insieme alle notizie è cambiato lo stile con il quale queste sono trattate. Gli avvenimenti più raccapriccianti vengono strillati mediante titoli cubitali, senza alcun ritegno per lo stomaco del lettore che si ritrova come circondato da un mondo di pedofili, assassini, stupratori, ladri, in cui la pietà, la comprensione, le mezze tinte non hanno posto. Se poi si ha il coraggio di leggere gli articoli in cui i giornalisti sembrano provare gusto a descrivere il fatto mediante i particolari più crudi, piccanti, violenti e volgari ci si ritrova desiderosi e pronti per la fuga in qualche eremo lontano da ogni contatto umano!  
 In realtà sta prevalendo anche nella carta stampata il gusto del sensazionalismo già da qualche tempo presente in TV, ed è per questo che la notizia viene ingigantita, enfatizzata, addobbata come un albero di Natale, purché colpisca il lettore, senza alcun rispetto per la sua sensibilità e visione della vita e del mondo.
La presenza ormai quasi continua di regali impedisce inoltre ai giornalisti ed al direttore responsabile della testata, un controllo sul gradimento del pubblico, poiché il numero di copie vendute nella giornata non è sempre direttamente proporzionale alla bontà del contenuto, ma può dipendere dal tipo di regalo fatto quel giorno ai lettori. Il rischio concreto è che essi comprino il “regalo” e non il giornale. Si viene così a spezzare un dialogo tra la redazione ed i suoi lettori che è stato in passato molto produttivo e orgoglio delle testate e dei giornalisti più prestigiosi.

 

I SETTIMANALI

I settimanali dovrebbero avere il compito di approfondire le notizie più importanti che, giorno dopo giorno hanno trovato posto nei quotidiani, mediante commenti e riflessioni; inoltre, hanno la possibilità di arricchire e chiarire i contenuti verbali mediante immagini, disegni, documenti, cartine ecc.. 
Nei settimanali attuali però, più che nei quotidiani, il fascino della carta patinata spinge le redazioni ad inserire quasi in ogni numero più di un articolo pruriginoso, condito da foto di donnine nude, ed ora, per par condicio, anche di uomini superfusti, poco vestiti.  Ma soprattutto è la pubblicità che impera, per cui le riviste diventano sempre più pesanti, non di idee ma di centinaia di pagine pubblicitarie con migliaia di prodotti da proporre ai lettori. Anche nei settimanali, da qualche anno a questa parte, il sensazionalismo la fa da padrone, per cui la notizia del momento viene pompata e inseguita fino alla noia. 

LA TELEVISIONE

ASPETTI POSITIVI

Molti dei mali della nostra società vengono attribuiti a questo mezzo d’informazione; eppure la televisione ha delle potenzialità che non possono essere misconosciute e che anche i suoi più grandi detrattori, le riconoscono come ad esempio la diffusione di una lingua comune. Per l’Italia, ma anche per altre nazioni, in cui imperavano i dialetti regionali, questo straordinario mezzo, entrando in tutte le case della penisola ha portato, con immagini e suoni accattivanti, una cultura e una lingua comune e quindi ha permesso a tutta la nazione una migliore possibilità di comunicazione e d'integrazione.

E’ innegabile inoltre che un grande patrimonio culturale, attraverso la televisione, sia riuscito ad entrare nelle case più povere e svantaggiate portando storie, idee, riflessioni, pensieri, fino ad allora sconosciuti. Ha permesso di vedere luoghi, di conoscere i costumi ed i personaggi di altri popoli e di altre genti, lontani dalla propria realtà regionale e nazionale. Ha potuto far avvicinare ogni sera, milioni di persone ai diversi problemi che attanagliano il mondo come l’ecologia, la politica, l’arte, la religione. Inoltre nei bambini, al di sopra dei tre - quattro anni, la ricchezza di stimoli dati da questo strumento aiuta lo sviluppo del linguaggio e la comprensione della realtà che li circonda.

Per gli anziani, per le persone malate o sole la televisione, se limitata nel tempo e se alternata da molte altre attività socializzanti e motorie, può essere apportatrice di compagnia e stimolo culturale. Anche per le normali famiglie la televisione può essere apportatrice di divertimento, gioia, dialogo riuscendo a far dimenticare le piccole frustrazioni della vita con i suoi giochi, con le sue storie accattivanti, con il sano umorismo dei suoi personaggi; come può essere, quando ben gestita, occasione di stimolo alla discussione, al dialogo, all’intesa familiare.

ASPETTI NEGATIVI

Accanto a questi innegabili aspetti positivi in questi ultimi anni, purtroppo, gli elementi negativi si sono fatti sempre più evidenti tanto da contribuire non poco al malessere personale, familiare e sociale.

Queste conseguenze sono legate non al mezzo in se stesso, ma alle caratteristiche che ha assunto in questa situazione contingente ed all’uso abnorme che di questo si è fatto in alcune nazioni come la nostra. Ciò per vari motivi:

•    la presenza di un gran numero di operatori televisivi in concorrenza tra loro;

•    la massiccia invadenza della pubblicità e degli interessi commerciali;

•    la mancanza di un ordinamento efficace che eviti abusi e prevaricazioni da parte dei soggetti economici e politici;

•    la scarsa responsabilità educativa sia nei confronti dei minori che degli adulti da parte dello stato e di chi gestisce le emittenti.

Tutti questi fattori hanno portato ad un aumento notevole nella quantità d’ore di trasmissione, ma anche un peggioramento complessivo nella qualità dei contenuti.

La presenza di un gran numero d’operatori, se ha permesso una migliore conoscenza delle realtà locali e maggiore possibilità di scelta per gli utenti, ha scatenato interessi commerciali notevoli che hanno trasformato il prodotto televisivo in un’immensa fiera telematica; e, come in tutte le fiere commerciali, l’obiettivo primario è diventato la vendita dei prodotti collegati ai programmi, mentre tutto il resto, ha assunto il ruolo di supporto, stimolo persuasivo e contorno, a questo totem centrale. Per cui l’arte, la cultura, l’intrattenimento, sono diventati gradualmente ma inesorabilmente solo dei contenitori e dei pretesti per veicolare prodotti commerciali.

Gli attori, i presentatori, i giornalisti ed i personaggi televisivi sono stati trasformati in strumenti docili per queste operazioni, mentre le finalità educative e formative si sono quasi completamente perdute.

Per quanto riguarda la quantità si è assistito ad un ampliamento notevole dell’offerta televisiva. Se si sommano le ore di trasmissione dei programmi governativi, con quelle dei privati, sia a livello nazionale che locale, e se a questi si aggiungono i programmi trasmessi via satellite e via cavo, la quantità di immagini che arrivano ogni momento nelle nostre case è impressionante; se questo non fosse sufficiente sono, poi, a disposizione anche i film offerti in vendita o in affitto nelle cassette o nei DVD.

Ciò crea negli educatori difficoltà spesso insuperabili sia nella scelta dei programmi ai quali i minori possono assistere, sia nel controllo di quelli utilizzati in modo autonomo mediante cassette o DVD.

Secondo alcune statistiche solo un terzo delle famiglie riesce in qualche modo a governare l’uso della televisione.

Dato il gran numero di programmi, l’adulto che volesse operare delle scelte oculate si troverebbe in gravi difficoltà giacché spesso i quotidiani, i settimanali, ma anche le riviste specializzate, non riescono a presentare correttamente tutti i programmi, ma soprattutto non riescono ad informare sulla qualità del contenuto degli stessi. In pratica, seduti in poltrona, ci si affida al telecomando e all’intuito personale.

Per quanto riguarda i bambini e gli altri soggetti in età evolutiva, la presenza nella stessa casa di più televisori, di cassette video registrate, di computer, non permette da parte dei genitori un controllo reale e attento di quello che è visto dai figli.

I genitori si trovano spesso in una situazione quasi non gestibile, per molti è come cercare di tappare la falla di una diga con un dito.

E' difficile, infatti, credere veramente che i genitori possano, in ogni momento della giornata, essere presenti accanto ai figli, per indirizzarli nelle scelte dei programmi e per discutere con loro dei contenuti, quando si sa per certo che questi, spesso, sono lontani dalla casa per lavoro e per altri mille impegni.

Una parte considerevole di genitori, pertanto, piuttosto che impegnarsi nel buon utilizzo di questo strumento tende a minimizzare il suo peso e l'invadenza e quindi delegano al minore la scelta dei programmi ed il tempo di visione. Altri, al contrario, lo vivono come uno strumento diabolico mediante il quale l’esterno, malato e depravato, entra e contamina con varie nefandezze la propria famiglia. Questo li spinge ad assumere un controllo molto rigido e severo dell'uso della televisione.

Per quanto riguarda la qualità, come abbiamo detto tende a scadere sempre di più a causa di vari fattori:

 

•    le numerose ore di trasmissione da riempire;

•    la mancanza di censura esterna e interna;

•    la ricerca dell’audience a qualunque costo;

•    soprattutto nelle piccole televisioni locali, la modesta qualità degli autori e dei conduttori;

•    lo scarso rispetto verso il pubblico, al quale è più conveniente ammannire e far ingoiare rapidamente un prodotto scadente, fatto in fretta e furia, ma ben pepato e salato, piuttosto che un prodotto delicato e di qualità che richiederebbe più costi e più attenzione nella sua preparazione.

Per quanto riguarda i bambini ed i soggetti in età evolutiva, la cui mente è per definizione in continuo cambiamento e quindi modellabile, si è assistito ad uno scarso impegno educativo da parte degli addetti ai programmi televisivi e della società in  genere, che ha portato a conseguenze non indifferenti. I minori subiscono ogni settimana l’impatto di numerose ore di trasmissioni spesso non adatte a loro, frequentemente dannose. Per Susanna Tamaro: “Scandalizzare i bambini vuol dire presentare loro un mondo senza alcuna luce, né gioia, né poesia. Vuol dire spegnere in loro la speranza, la capacità di immaginare un sentire diverso da quello che viene loro imposto. Vuol dire consegnarli a un mondo che ha già deciso cosa farne: dei compratori-imitatori, immmesi in un universo grigio e privo di qualsiasi orizzonte, nel quale l’unica legge che ha valore è il piacere e il diritto personale.” 

Le conseguenze evidenziate sono numerose.

Tendenza all’imitazione.

Vi è da parte dei minori una maggiore tendenza all’imitazione. E’ proprio del bambino imitare i grandi; quando però il minore è sottoposto ad immagini e situazioni scabrose, volgari, se non chiaramente pornografiche e aggressive, la tendenza a scimmiottare i grandi può avere delle conseguenze drammatiche, giacché, l’effetto suggestivo è prevalente su quello catartico, per tale motivo vi è una maggiore prevalenza delle “pulsioni istintuali rispetto alla ragione.”  

Troviamo pertanto soggetti in età evolutiva che utilizzano un linguaggio scurrile, che diventano violenti, assassini, rapinatori, adescatori. Per quanto riguarda poi l’adolescente, l’empatia con il film è totale in quanto i poteri critici sono molto deboli.

La presenza dei bollini che indicano se lo spettacolo è più o meno adatto a loro, è sicuramente un piccolo passo avanti nella possibilità di scelta. Purtroppo non tutte le televisioni utilizzano queste indicazioni, né queste sono presenti in tutti i programmi.

Aumento della tensione, dell'ansia e della irritabilità.

Nei bambini che vedono molta TV si nota un aumento della tensione, dell’ansia, della paura, dell’irritabilità. Ciò è causato sia dal contenuto, spesso troppo terrifico e ricco di tensione dei programmi, sia dall’inattività la quale stressa il bambino stimolandolo ad azioni incontrollate e violente. Inoltre, il piccolo schermo agisce negativamente sul loro sviluppo in quanto impedisce loro di smaltire la vivacità istintiva ed il bisogno di movimento, mentre nel frattempo li allontana dal contatto con la vita reale e  limita loro il dialogo ed il gioco con gli altri coetanei e con i genitori.

Difficoltà nell’apprendimento del linguaggio.

Questa è una conseguenza che si verifica specialmente quando i bambini piccoli, sotto i tre anni, sono posti spesso davanti al video. Prima di quest’età, il bambino ha bisogno di fare molti esercizi fonatori con i suoni e le parole, mentre la televisione lo zittisce ed impedisce il rapporto con i familiari che a quest’età dovrebbero essere molto impegnati a stimolare e costruire il suo linguaggio.

Acquisizione d’abitudini alimentari scorrette.

L’acquisizione d’abitudini alimentari scorrette è tipica nei soggetti che assistono ai programmi televisivi. L'inattività stimola l'assunzione di alimenti e di bevande di cui il corpo non sentirebbe assolutamente il bisogno se fosse impegnato in attività costruttive e attive. Sia i bambini sia gli adulti spesso si rimpinzano di alimenti poco adatti a loro, ma che non distraggono dalla visione dei programmi. Come conseguenze di ciò si ha un aumento notevole dell’obesità dovuta anche alla mancanza di movimento.

Alterazione nella prospettiva degli avvenimenti.

Nei programmi ai quali si assiste c’è sempre, dopo l’angoscia e la tensione, il lieto fine o l’intervento di un evento magico che risolve ogni problema. Si possono, allora, fare delle cose inverosimili come correre a perdifiato, volare, scontrarsi, resuscitare, saltare da una casa all’altra, ricevere pugni, mazzate o anche ferite senza alcun problema. Ciò può portare i bambini più piccoli o gli adolescenti con problemi, ad affrontare delle situazioni rischiose senza prevederne le conseguenze, ma soprattutto il vivere per troppo tempo in una magica realtà virtuale non riesce più a far gustare l’incanto presente nella realtà d’ogni giorno.

E' difficile riuscire a percepire con realismo le conseguenze degli atti e dei comportamenti. Dopo aver assistito a migliaia di scontri, d’uccisioni, di violenze, i minori hanno difficoltà a vedere in queste situazioni le reali luttuose, tragiche conseguenze. Negli scontri con le auto, nelle ferite e anche nella morte, non riescono più a percepire le sequele di sofferenza, né riescono a comprendere il dolore e l’angoscia che questi eventi portano. Avvertono soltanto il piacere di un gioco elettrizzante. Ciò può condurre a quella che è stata chiamata “anestesia” o “indifferenza al dolore”; come conseguenza di ciò, la violenza, la paura e la morte diventano nei giovanissimi, piacere e stimolo all’avventura.

Influenza negativa sull’apprendimento scolastico.

Come già abbiamo detto la TV può essere, quando è bene utilizzata uno strumento ideale per migliorare la cultura e l’apprendimento. Ma, se utilizzata in maniera impropria ed eccessiva, può provocare varie conseguenze sul piano dell’apprendimento.

I giovani, abituati ad una TV che semplifica eccessivamente, che propone i suoi contenuti con schemi sequenziali rigidi, ritmi eccessivamente rapidi e ricchi di tensione emotiva, si allontanano da una scuola e da una cultura che non può, né deve utilizzare questi accorgimenti per attrarre. Non comprendono più una cultura che aiuta la riflessione pacata e l’approfondimento sereno dei concetti. Per tale motivo essi si avvicinano alla scuola con superficialità, noia e disinteresse.

L’eccesso di immagini, di parole e situazioni all’adrenalina, impedisce inoltre la riflessione, la rielaborazione e l’integrazione dei contenuti, in quanto altre immagini e situazioni incalzano, e queste si depositano nella mente del bambino e del ragazzo creando confusione, spezzettando e confondendo anche i contenuti già appresi. Anche per tale motivo la televisione tende a generare una cultura di massa. Si ha pertanto una riduzione delle capacità nel memorizzare, concettualizzare, giudicare criticamente e concentrarsi a lungo, mentre nello stesso tempo vi è un’atrofizzazione della fantasia e dell’individualità di pensiero. I ragazzi tendono ad uniformarsi omologandosi nelle parole, nei gesti, nei desideri e negli ideali.

LA RETE INTERNET 


Questa rete telematica che permette di collegarsi con tutti gli utilizzatori (persone, società, università, associazioni, organizzazioni internazionali e nazionali ecc.) che si trovano sparsi in tutto il mondo, è un passo avanti considerevole nel campo dell’informazione in quanto permette di portare nella propria scrivania o nella propria casa, in pochi minuti: dati, informazioni, esperienze, pensieri, immagini, musiche proposti e messi a disposizione da milioni d’utilizzatori al costo di una telefonata urbana. Permette inoltre di instaurare con associazioni, enti, istituzioni e privati, un dialogo ed un confronto su temi diversissimi.

Le conseguenze di un uso improprio di questo mezzo sono però numerose:

La dipendenza.

Poiché la rete permette di navigare in milioni di siti diversi in cui sono presenti tutti gli argomenti dello scibile e dell’interesse umano, le possibilità offerte ad ogni navigatore sono praticamente infinite. Per cui c’è il rischio reale di perdersi tra i meandri di questo mare elettronico utilizzando tempo, denaro, energie che potrebbero e dovrebbero essere impiegate più proficuamente per altri scopi. I soggetti che ammettono una dipendenza da internet sono numerosi e come in tutte le dipendenze le conseguenze sono: l’isolamento sociale, le discordie coniugali, la perdita di vere e sane amicizie, le spese eccessive, i debiti, lo scarso rendimento nel lavoro e nelle altre attività familiari e sociali.

L’allontanamento dal reale.

Questa è una conseguenza comune a tutti i mass - media. Il rischio è quello che le immagini, i suoni, le parole, il dialogo virtuale prendano il sopravvento su quelli reali in quanto più accattivanti, più patinati, con più possibilità di scelte, con scarsa fatica. Su internet la situazione è ancora peggiore in quanto le persone contattate mediante i messaggi sono reali, quindi è possibile un dialogo ed un confronto, ma lo schermo permette di nascondere non solo la vera identità ma soprattutto le vere intenzioni. Si instaurano allora rapporti d’amicizia, d’amore o di affari, senza riuscire a valutare né i rischi, né le prospettive future.

Il contatto con realtà rischiose.

In quest’enorme fiera telematica, gli imbonitori, gli imbroglioni, i venditori di fumo, di sesso, i pervertiti, i disturbati psichici trovano spazio e possibilità infinite d’azione.  E’ un rischio per tutte le persone, ma lo è soprattutto per i soggetti in età evolutiva che spesso sono adescati con gli scopi più vari, anche molto turpi, da siti messi a disposizione da personaggi senza scrupoli. Nel 2002 sono state segnalate all’autorità giudiziaria 581 persone per reati perpetrati in danno di minori attraverso la rete internet, contro le 290 del 2000 (+100,3%).    La cosa più grave è che questa realtà ad alto rischio entra in ogni casa, in ogni scrivania…Basta un clic affinché il contatto avvenga.

A causa della totale liberalizzazione, la delusione per questa immensa rete telematica, dopo gli entusiasmi iniziali, è cocente. Per molti specialisti dell’informazione più che una grande occasione di crescita per l’umanità internet sta diventando una grande cloaca in cui vengono a riversarsi i peggiori rifiuti dell’umanità.

I VIDEOGIOCHI

 Vari strumenti permettono di giocare in una realtà virtuale, utilizzando sistemi computerizzati. Le sale apposite offrono, dietro pagamento, un grande realismo nelle immagini, nelle azioni, un’ottima grafica e suoni avvolgenti con lo scopo d’attirare soprattutto i giovani adolescenti in cerca d’emozioni e avventure virtuali. Le consolle casalinghe, ed i normali computer, permettono l’utilizzazione gratuita di giochi di buona, anche se non ottima, qualità. Vi sono infine i tascabili, piccoli, poco ingombranti, ma con modeste possibilità sia nel video sia nel sonoro.

I giochi proposti sono numerosissimi per quantità e qualità e vanno da quelli di simulazione, in cui sono presenti aerei, navi, sottomarini, macchine da corsa e moto, ai giochi di carte, a quelli di lotta o di guerra contro mostri alieni o streghe o fantasiosi nemici, ai giochi di cultura e d’intelligenza.

Anche in questo caso, come per la televisione, non possiamo disconoscere le potenzialità offerte ai giovani e anche agli adulti del duemila di uno strumento malleabile e adattabile a migliaia di usi come il computer. Anche i videogiochi possono stimolare, in maniera interattiva e coinvolgente, molte potenzialità umane come la percezione, i riflessi, l’intelligenza, la coordinazione occhio – mano, la memoria; come possono dare un grande contributo allo sviluppo linguistico e culturale, compresa la conoscenza di altre lingue.

I problemi nascono dalla mancanza di regole e norme efficaci per la protezione dei fruitori e da un’utilizzazione eccessiva ed impropria di questi strumenti.

Per quanto riguarda l’eccessiva utilizzazione da parte sia dei giovani, che degli adulti questa nasce dal fatto che è insito, in questo tipo di giochi, lo stimolo a ripeterlo per ottenere un punteggio maggiore, per passare ad un livello superiore, per vincere l’avversario, per ottenere il premio promesso; inoltre, l’identificazione con i personaggi, porta a non trascurarli o lasciarli, ma a continuare ad essere vicini a questi, come fossero degli amici con cui condividere la propria esperienza e la propria vita.

L’eccesso d’utilizzazione comporta alla lunga uno stress e una fatica mentale non indifferente, una perdita di tempo, una tendenza a trascurare i doveri e le occupazioni quotidiane, un distacco dalla vita reale. I sintomi da un eccessivo uso sono evidenti: malessere, vomito, ansia, apatia, problematiche nella relazione con gli altri, difficoltà nella comprensione dei testi scritti. Alcuni genitori hanno la sensazione che il figlio viva come drogato dal gioco, senza riuscire a liberarsene e, soprattutto, senza riuscire a partecipare ad altre attività libere e costruttive.

Per quanto riguarda la qualità, molti videogiochi sono positivi giacché permettono un maggior sviluppo della percezione, una migliore coordinazione visuo-motoria ed in alcuni, programmati per attività didattiche, anche un arricchimento culturale. Nettamente negativi appaiono quelli in cui la lotta con dei personaggi immaginari porta alla morte di questi o alla propria fine.

Questo continuo uccidere per non essere ucciso, distruggere prima di essere distrutti, porta inevitabilmente ad un atteggiamento aggressivo nei confronti degli altri, della vita, del mondo.

 Non c’è pietà, tenerezza, comprensione, giustizia, ma soprattutto non ci sono sfumature, i nemici sono nemici e basta; non hanno cuore e mente come noi, non hanno valore, o altra funzione se non quella di distruggere o essere distrutti. Tutta la complessa realtà della vita si riduce a questa rudimentale e deteriore filosofia.

A questo bisogna aggiungere anche i rischi d’epilessia, legati al tipo e alla frequenza di flash luminosi, che possono scatenare delle crisi nei soggetti predisposti.

Un uso corretto di questo strumento vorrebbe che si scegliessero solo i giochi che permettano una costruzione armonica della personalità dell’individuo. Evitando quelli ripetitivi e quelli in cui è presente la legge della giungla: uccidi o sarai ucciso, di cui parlavamo sopra.

Purtroppo ciò avviene molto di rado a causa degli impegni e dei problemi delle famiglie d’oggi, ma anche per l'eccessiva facilità da parte dei ragazzi di scambiarsi i giochi all'insaputa dei genitori. Teniamo presente che il tempo trascorso in quest’attività, non dovrebbe superare la mezzora nella giornata per i ragazzi più grandetti e dovrebbe far parte di quel tempo massimo di cui diremo a proposito della TV.

USO CORRETTO DEI MEDIA

Poiché l’informazione è utile, necessaria, e fondamentale per l’individuo come per la società, è necessario avere un rapporto positivo con essa. D’altra parte è necessario un approccio che non sia passivo ma attivo, non acritico ma critico.

Da parte della società è necessario accettare il fatto che l’ambiente psichico è una realtà come lo è quello fisico. Pertanto se si vuole avere un minimo di rispetto per il futuro dell’umanità, è indispensabile imporre regole e limitazioni che non solo non mortificano la libertà individuale di parola o d’espressione artistica ma la esaltano, la indirizzano, le danno consistenza e valore.

E' follia una libertà nelle comunicazioni di massa che vada a scapito del benessere psicologico, affettivo, relazionale, sociale di milioni di persone. L’ecologia dello spirito e della mente dovrebbe avere almeno altrettanto attenzione di quella riservata al corpo!

E’ necessario che in campo psicologico si faccia semplicemente ciò che viene, in realtà, fatto in campo alimentare.

Nessuno si sognerebbe di far vendere nei negozi d’alimentari cibi guasti o inquinati e quindi dannosi alla salute; come nessuno si sognerebbe di portare dentro le case, anzi dentro ogni stanza una marea d’alimenti: alcuni ottimi e digeribili per tutti, altri di difficile digestione e quindi non adatti ai bambini e altri ancora, chiaramente dannosi sia agli adulti sia ai minori e poi chiedere che siano gli abitanti della casa, in piena libertà, a regolarsi su quanto mangiare e cosa mangiare.

Nessuno si sognerebbe di affidare agli stessi abitanti la capacità di saper riconoscere i vari tipi di cibi, scartare quelli avvelenati, guasti, inquinati e poi avere l’autocontrollo necessario per prendere ciò che serve per la propria età e per la propria condizione.

Eppure questo è ciò che ogni giorno, ogni momento è richiesto ad ognuno di noi, dentro ogni casa, dentro ogni famiglia. E' permessa l'entrata di centinaia di programmi e migliaia di messaggi pubblicitari: alcuni ottimi, ricchi di contenuti e di valori e quindi adatti a tutti, altri utilizzabili proficuamente solo dagli adulti ma non dai minori, altri mediocri, scialbi, inutili, altri infine chiaramente dannosi per tutti.  Nel frattempo si chiede agli abitanti di quelle case che sappiano capire, da qualche sequenza, se il contenuto è positivo e a loro adatto oppure “no.” Si chiede che abbiano poi la capacità di discriminare e la volontà di utilizzare solo i programmi a loro più utili e adatti. Lo stesso, naturalmente, si chiede di fare, per ogni messaggio pubblicitario che compare improvvisamente, interrompendo il programma che è visionato e per ogni sito internet con il quale si entra in contatto, anche senza volerlo.

 Tutto ciò naturalmente non è possibile per gli adulti e soprattutto non lo è per i soggetti in età evolutiva.  Per tale motivo la società avrebbe il dovere di imporre diverse precauzioni.

1.    Ogni programma dovrebbe avere la sua etichetta; come nelle scatole di alimenti è obbligatorio descrivere il contenuto, in modo tale che i consumatori sappiano le caratteristiche degli alimenti che stanno utilizzando, anche per il cibo della mente, sarebbe indispensabile una descrizione accurata di quello che si offre in visione e soprattutto per quali spettatori è utile, per quali è inutile, per quali è dannoso.

2.    Scorporare la pubblicità dai programmi, in modo tale da non violentare e spezzettare l’opera dell’ingegno e contemporaneamente non obbligare alcuno alla visione o all’ascolto di qualcosa che non conosce, non chiede, non è prevista nell’etichettatura.

3.    Tutti i programmi dedicati agli adulti dovrebbero essere utilizzabili solo mediante una password e non essere accessibili dal telecomando.

4.    Tutti i programmi dannosi anche agli adulti non dovrebbero essere inseriti in alcun palinsesto che entri nelle case delle famiglie.

5.    Tutti i televisori dovrebbero contenere meccanismi di programmazione, capaci di accendere e spegnere l’apparecchio ad un’ora prestabilita e solo per i programmi prestabiliti.

6.    Per quanto riguarda la rete internet una sua regolamentazione appare indispensabile. Dovrebbero essere accessibili nei computer venduti ai privati, solo i siti il cui contenuto non possa offendere o essere di rischio sia per gli adulti sia per i minori. Tutti gli altri dovrebbero essere accessibili in seguito a richiesta scritta, solo nei computer per ufficio.

A loro volta i genitori e gli educatori dovrebbero tenere vari accorgimenti.

1.    Acquistare ad inizio settimana una rivista che riporti i programmi televisivi più importanti con il giudizio morale e critico in modo tale da essere noi adulti, noi genitori ed educatori a selezionare gli spettacoli e le trasmissioni utili, da quelle inutili o dannose, così da poterci confrontare e discutere su un piano di responsabilità e di chiarezza con i figli, aiutandoli nelle scelte. Per tale motivo il telecomando non dovrebbe essere in mano ai bambini, ma ai loro genitori.

2.    Fare in modo che il tempo che il minore trascorra davanti ad uno schermo televisivo o alla consolle di un videogioco, sia limitato a pochi minuti, per il bambino al di sotto dei tre anni, a tre quarti d’ora nel bambino inferiore ai sei, mentre non dovrebbe superare l’ora giornaliera nel ragazzo inferiore ai dodici - tredici anni e non più di due ore nell’adolescente e negli adulti. Un eccessivo uso di questo mezzo non aggiunge nulla alla cultura e alle conoscenze poiché viene a mancare il tempo necessario affinché le immagini e le idee sottese ad esse siano normalmente assorbite, organizzate, criticate, in definitiva "metabolizzate .” L’eccessivo uso della TV e dei videogiochi, toglie inoltre molte possibilità d’arricchimento personale: come il giocare, l’inventare, lo scoprire, il dialogare con gli altri coetanei e con i genitori, il piacere della lettura, lo sport e la nascita di nuovi interessi, oltre alla discussione e alla critica di quanto visto. Per tale motivo il televisore dovrebbe essere unico per tutta la famiglia ed inserito in un luogo: cucina o soggiorno, in cui la famiglia vive e si riunisce e quindi mai nella stanza dei figli.

3.    Aiutare il bambino a scegliere dei programmi piacevoli ma anche costruttivi della sua personalità e cultura. Teniamo presente che ciò che piace non sempre equivale a ciò che è utile. Sarebbe importante selezionare, insieme con loro, le trasmissioni con contenuti culturali e ideologici, più vicini alla nostra sensibilità, ai nostri valori e alle nostre idee guida nel campo educativo e, se possibile, bisognerebbe vedere insieme questi programmi, in modo tale da commentarli “ a caldo”.

4.    Approfittare dei momenti della colazione, del pranzo e della cena in cui il televisore è tenuto sistematicamente spento per discutere apertamente e serenamente di quanto visto, o di quanto ci si propone di vedere, in modo tale da abituare i bambini al confronto, alla critica, alla selezione e alla scelta.

5.    Abituarli, infine, a leggere tra le righe e dietro le righe di quanto letto o ascoltato, aiutandoli a sviluppare uno spirito critico che permetta loro di vagliare quanto visto, letto o ascoltato.

6.    Sviluppare con fantasia, con tenacia il gusto e l’interesse per la lettura, per i racconti dei genitori e dei nonni, favorendo inoltre il contatto con la natura, con gli animali e le attività all’aria aperta, creando occasioni di gioco e di socializzazione.

7.    Cercare di limitare al minimo la pubblicità anche attraverso l’uso del videoregistratore, discutendo con i figli sulla funzione di questa, sul valore degli oggetti e su come impostare le nostre scelte.

8.    Il televisore dovrebbe essere tenuto spento in varie occasioni: quando la famiglia è riunita per i pasti o per altre occasioni sociali, feste, compleanni ecc., quando vi sono degli ospiti, quando si svolgono i compiti o si legge un libro o si discute insieme, quando vi è la possibilità di giocare in compagnia, quando non è trasmesso niente di veramente interessante. Teniamo presente che le occasioni di gioco con altri coetanei sono diventate rare quindi è un delitto sprecarle per stare davanti ad un televisore.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "L'educazione negata Edizioni E.D.A.S.

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