I rapporti di lavoro

I RAPPORTI DI LAVORO

 

 Gli scambi negli uffici, come nelle industrie, nelle officine o nei negozi, possono essere molto scarsi: un “ciao”, una stretta di mano, un caffè da prendere insieme, qualche battuta pungente sul capo o sui colleghi avvertiti come avversari o concorrenti; qualche commento salace e un po’ di pettegolezzo sui compagni di lavoro nuovi arrivati, tanto per rompere la monotonia.

Non è raro però che i rapporti siano più intensi e coinvolgenti. In alcuni casi si possono instaurare delle vere intense amicizie e dei solidi rapporti affettivi che possono riflettersi e continuare anche al di fuori dell’orario di lavoro con incontri, cene, giochi e dialogo, in occasioni importanti per i singoli, per le coppie o per le famiglie.

Al contrario, se non ben gestiti a livello individuale e di gruppo, queste relazioni di lavoro possono essere intrise di gelosie, rivalità e scontri anche durissimi che, inevitabilmente, si rifletteranno sul benessere delle persone direttamente interessate, sulle loro famiglie, ma anche sulla produttività dell’ufficio, come dell’impresa.

Le guerre tra colleghi, che a volte durano anni, e il conseguente stress e il facile mobbing sono tali, a volte, da costringere alcuni lavoratori ad odiare e temere il luogo di lavoro. Quest’ambiente è avvertito come fonte di tensione, livore, aggressività e scontro, tanto che molti lavoratori, quando il disagio diventa insopportabile, sono costretti a chiedere le dimissioni o il trasferimento.

Le cause di questi scontri sono molteplici. Spesso si tratta di problemi individuali, dovuti alla presenza di personalità disturbate le quali incidono negativamente e distruttivamente sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Altre volte le carenze si riscontrano a livello gestionale. Molti coordinatori non riescono, per immaturità o incapacità, a gestire correttamente le dinamiche che si presentano nel gruppo di lavoro o nell'equipe. In tutte queste situazioni il luogo di lavoro, se da una parte può subire le conseguenze di patologie della psiche, dall’altra, a sua volta, può essere motivo di disagio per le persone che lo frequentano.

Questi problemi si sono oggi accentuati in quanto, a differenza che nel passato, quando il luogo di lavoro era vicino all’ambiente familiare e pertanto si viveva in un ambiente ben conosciuto da anni e molto vicino ai propri valori, attualmente, accanto a noi, nel posto di lavoro, ritroviamo spesso degli sconosciuti con caratteristiche le più varie, con i quali non sempre riusciamo a rapportarci in maniera positiva.

Il vivere a contatto di gomito, per tante ore al giorno, o il far parte d’una squadra con gli stessi obiettivi e le stesse finalità se, a volte, può comportare la chiusura, la difesa o l’aggressività verso colleghi sentiti come una minaccia o concorrenti, può far nascere, tra i due sessi, anche sentimenti molto più dolci e teneri, più o meno duraturi, legittimi e coinvolgenti, che assumono delle caratteristiche particolari.

Intanto questi sentimenti sono, a ragione, sconsigliati dai datori di lavoro, i quali li vedono come il fumo negli occhi. L’amore, ma il più spesso la passione, che travolge dei dipendenti, può sconvolgere le normali attività lavorative o i già collaudati e stabili equilibri nell’ambito del gruppo. E’ normale, infatti, che “i due piccioncini”, come sono definiti dai colleghi, cerchino di stare il più possibile insieme, occhi negli occhi, mani nelle mani, mettendo in comune sogni ed emozioni ma trascurando le consuete occupazioni. Presi dal vortice della passione non è difficile che nelle relazioni presentate ai loro direttori o responsabili dell’ufficio, le virgole e i punti siano distribuiti qua e là con un criterio più estetico che grammaticale. Ma anche i congiuntivi, in queste occasioni, sembrano essere andati in vacanza insieme ai loro proprietari per godere dei dolci chiarori lunari. In queste condizioni, inevitabilmente, il carico di lavoro peserà maggiormente sugli altri dipendenti che tenderanno a reagire con atteggiamenti di acredine o di rivolta, anche perché è umano provare un po’ di invidia e di gelosia. Per tali motivi, più sale la febbre della passione, più cala la curva della produttività dell’impresa, della ditta o dell’ufficio. E questo non può che far esasperare i capi, i responsabili o i padroni.

D’altronde è anche normale che tra i due si instauri un legame speciale, avvertito dagli altri come esclusivo e geloso. Questo legame ed intesa particolare spesso sono capaci di rompere gli equilibri preesistenti all’interno del gruppo di lavoro, per cui vi sarà la tendenza a creare nuove e diverse alleanze con inevitabili lotte, gelosie e scontri.

Se poi, a giudizio dei colleghi, gli amori sono assolutamente illegittimi, in quanto lui o lei ha già un altro rapporto sentimentale, come un altro fidanzato o un’altra fidanzata, o peggio, ha già un’altra famiglia, spesso tutti o quasi tutti i colleghi si coalizzano contro i fedifraghi, che sono messi al bando del gruppo per il loro comportamento immorale e licenzioso. Giacché questo pesante giudizio negativo e questa esclusione sono mal digerite dagli interessati questi, a loro volta, risponderanno per le rime, cosicché può iniziare una guerra o una faida infinita fatta di insulti, scontri, delazioni e ripicche che possono durare anni, fino all’inevitabile trasferimento o licenziamento d’uno o di entrambi gli interessati. Ancor peggio è la situazione quando moglie e marito lavorano nello stesso ufficio.

Questo argomento mi fa pensare ad Anna , impiegata al Comune, la quale lavorava nello stesso ufficio del marito. La donna quasi ogni giorno era rosa dalla gelosia ogni volta che le altre colleghe si avvicinavano al suo uomo ridendo, scherzando o peggio quando, chiamandolo con vari nomignoli, con fare civettuolo gli toccavano il braccio, la spalla o gli sfioravano con le dita il viso e i capelli. Odiava le colleghe, che definiva sgualdrine, con la stessa intensità e allo stesso modo con il quale covava risentimento e rabbia nei confronti del marito che giudicava troppo accondiscendente fino a quando, un bel giorno, decise di affrontare le colleghe più intraprendenti gridando in faccia quello che pensava di loro. Naturalmente dovette subire la scontata conseguenza di essere spostata in un altro ufficio, accompagnata da una nota di demerito, senza aver più la possibilità di controllare il coniuge e le sfacciate colleghe.

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

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