Coppia

Latest Tips & Tricks About Baby Care

Credibly benchmark worldwide applications before a plug play processes dramatically.

I rapporti di amicizia

I RAPPORTI DI AMICIZIA

 

 

Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un’esistenza felice, la più grande è l’amicizia. 

    Epicuro

 Le amicizie all’interno dello stesso sesso.

Mentre i rapporti amorosi tra uomo e donna comportano numerose e spesso stringenti implicazioni di tipo sociale, economico, religioso, sentimentale e sessuale, nell’amicizia, che è un legame affettivo di due o più persone legate da età, interessi o problemi comuni di vario tipo: culturale, psicologico, di lavoro, spirituale, non vi sono regole istituzionali, né vi sono obblighi di natura finanziaria o legale. Gli unici impegni sono insiti nella relazione tra i due o più che vivono questo rapporto e riguardano la disponibilità all’accoglienza, all’aiuto, all’ascolto e al sostegno morale e psicologico nell’ambito d’un legame affettivo, in genere non esclusivo.

L’amicizia all’interno dello stesso sesso è notevolmente più frequente che non quella tra sessi diversi. I motivi sono fondamentalmente tre:

1.    All’interno dello stesso sesso sono più numerosi gli elementi comuni che possono essere condivisi.

2.    Vi sono dei bisogni, insiti in ognuno di noi, di elementi indispensabili ad una buona identità sessuale. Tali bisogni possono meglio essere soddisfatti instaurando, e poi vivendo, relazioni d’amicizia all’interno dello stesso sesso.

3.    Poiché l’amicizia tra sessi diversi può travalicare in un rapporto più coinvolgente e complesso come quello dell'amore, si preferiscono, di solito, i rapporti che evitino questi rischi.

Amicizia tra sessi diversi

Dell’amicizia nei confronti dell’altro sesso si è sempre dibattuto. Se, cioè, sia possibile una vera, sana e stabile amicizia tra un uomo e una donna e quali siano le caratteristiche specifiche. Alla prima domanda si può tranquillamente rispondere affermativamente in quanto la storia riporta in ogni epoca ed in tutti i popoli, numerose esperienze di profondi e duraturi legami amicali tra i due sessi. Questi legami, negli ultimi decenni sono in netto aumento e pertanto non è possibile negarne l’evidenza. Altrettanto difficile è però sottovalutare o negare, in questi rapporti d’amicizia, delle caratteristiche specifiche: la maggiore variabilità, il diverso scopo e la diversa gestione.

La maggiore variabilità.

L’amicizia tra uomo e donna è spesso notevolmente instabile, in quanto non sono rari i casi nei quali questa è il preludio d’un rapporto più intenso e coinvolgente come quello dell’amore, dell’innamoramento o soltanto dello scambio sessuale. Capita infatti sovente che entrambe le persone, o solo uno dei due, provino nei confronti dell’altro, emozioni o sentimenti diversi da quelli caratteristici del puro legame amicale. Questi sentimenti a volte sono negati anche a se stessi o sottaciuti per anni all’altro, ma possono esprimersi in ogni momento, allorquando alcune situazioni si modificano, lo permettono o lo facilitano. Ma anche quando l’amicizia è vissuta da entrambi gli interessati senza alcuna sottaciuta implicazione amorosa, essa può trasformarsi, improvvisamente, in un sentimento più complesso e completo. Il caso di Marisa e Francesco che riportiamo è abbastanza tipico.

Mentre una lieve brezza faceva ondeggiare i capelli dorati dell’amica Marisa e la conversazione, sempre così ricca e accesa, stranamente quella sera languiva, per la prima volta Francesco notò un tremore nello sguardo di lei. Come se, per un attimo, si fosse acceso negli occhi dell’amica d’infanzia, tra le pupille, uno scintillio dorato simile al riflesso dei suoi capelli. Per diversi anni ed in mille occasioni era stato accanto a lei. Per molti anni, legati entrambi da un’intesa amicale ricca e piena, insieme erano stati chini sui libri a studiare le noiose, infinite nozioni scolastiche; com’erano stati insieme nel conversare animatamente sui tanti problemi e sui sogni e le speranze della vita, senza mai scorgere né nei gesti, né nel tono della voce, né nell’imbarazzo tipico delle persone innamorate, il minimo segno che potesse far pensare che il loro rapporto fosse qualcosa di più o di diverso d’una semplice, normale amicizia.

Ma quel giorno, seduti uno accanto all’altra su una panchina della villetta del paese, mentre il sole scendeva lentamente tra gli alberi e la luce scherzava con i colori autunnali delle foglie dei platani, quello scintillio negli occhi, quel tenero imbarazzo, avevano lasciato scoprire qualcosa. Entrambi non capivano se era qualcosa nato in quel momento oppure, al contrario, era qualcosa di antico, celato accuratamente, che quel giorno si era improvvisamente svelato, complici forse, i teneri bagliori del tramonto, complice forse, la brezza di quella sera autunnale.

Il diverso scopo.

Mentre nell’amicizia tra sessi uguali lo scambio è paritario e pertanto sono condivisi idee, emozioni, esperienze e sogni che hanno valenze simili, nell’amicizia tra un uomo ed una donna sono messi in comune esperienze diverse che possono essere utili per sbirciare, senza eccessivi coinvolgimenti, nella parte più intima d’un mondo complementare al nostro e a noi sconosciuto.

La diversa gestione.

Mentre le amicizie all’interno dello stesso sesso, soprattutto tra donne, sono vissute in coppia, i rapporti d’amicizia tra sessi diversi sono spesso vissute all’interno d’un gruppo più o meno numeroso.

Il motivo per cui le amicizie tra i due sessi sono in notevole aumento è da collegarsi da una parte alla maggiore promiscuità sessuale in tutte le età, dall’altra alle difficoltà di instaurare dei legami più impegnativi e coinvolgenti in una società che li rende difficili e li scoraggia.

 I RAPPORTI SPURI

Sempre più spesso, oggi si evidenziano rapporti, anche duraturi, che non possiedono né le caratteristiche della vera amicizia, né le normali componenti dell’amore, della passione o di altri sentimenti analoghi. In questi rapporti con caratteristiche “spurie” le parole, le effusioni ed i gesti tra amici di sesso diverso arrivano fino ad un alto grado d’intimità, a volte anche a rapporti sessuali completi, senza che si instaurino altri tipi di legami o di obblighi reciproci come la fedeltà o la progettualità.

Sono chiamate “amicizie speciali” in quanto hanno dell’amicizia l’indipendenza, la piena libertà e una modesta dose di affettività e di coinvolgimento, ma non vi è in esse, come nell’amore, alcun impegno reciproco, tranne quello di darsi, quando entrambi ne hanno voglia, solo del dialogo o del piacere sessuale. In questi casi non è chiaro se è l’amicizia che si è impossessata di gesti e comportamenti tipici dell’amore o se la paura di coinvolgersi in un vero rapporto d’amore, spinga alcuni giovani a vivere questo sentimento con le regole ed i valori dell’amicizia.

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

Per avere in forma cartacea "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore" clicca qui.

I rapporti di lavoro

I RAPPORTI DI LAVORO

 

 Gli scambi negli uffici, come nelle industrie, nelle officine o nei negozi, possono essere molto scarsi: un “ciao”, una stretta di mano, un caffè da prendere insieme, qualche battuta pungente sul capo o sui colleghi avvertiti come avversari o concorrenti; qualche commento salace e un po’ di pettegolezzo sui compagni di lavoro nuovi arrivati, tanto per rompere la monotonia.

Non è raro però che i rapporti siano più intensi e coinvolgenti. In alcuni casi si possono instaurare delle vere intense amicizie e dei solidi rapporti affettivi che possono riflettersi e continuare anche al di fuori dell’orario di lavoro con incontri, cene, giochi e dialogo, in occasioni importanti per i singoli, per le coppie o per le famiglie.

Al contrario, se non ben gestiti a livello individuale e di gruppo, queste relazioni di lavoro possono essere intrise di gelosie, rivalità e scontri anche durissimi che, inevitabilmente, si rifletteranno sul benessere delle persone direttamente interessate, sulle loro famiglie, ma anche sulla produttività dell’ufficio, come dell’impresa.

Le guerre tra colleghi, che a volte durano anni, e il conseguente stress e il facile mobbing sono tali, a volte, da costringere alcuni lavoratori ad odiare e temere il luogo di lavoro. Quest’ambiente è avvertito come fonte di tensione, livore, aggressività e scontro, tanto che molti lavoratori, quando il disagio diventa insopportabile, sono costretti a chiedere le dimissioni o il trasferimento.

Le cause di questi scontri sono molteplici. Spesso si tratta di problemi individuali, dovuti alla presenza di personalità disturbate le quali incidono negativamente e distruttivamente sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Altre volte le carenze si riscontrano a livello gestionale. Molti coordinatori non riescono, per immaturità o incapacità, a gestire correttamente le dinamiche che si presentano nel gruppo di lavoro o nell'equipe. In tutte queste situazioni il luogo di lavoro, se da una parte può subire le conseguenze di patologie della psiche, dall’altra, a sua volta, può essere motivo di disagio per le persone che lo frequentano.

Questi problemi si sono oggi accentuati in quanto, a differenza che nel passato, quando il luogo di lavoro era vicino all’ambiente familiare e pertanto si viveva in un ambiente ben conosciuto da anni e molto vicino ai propri valori, attualmente, accanto a noi, nel posto di lavoro, ritroviamo spesso degli sconosciuti con caratteristiche le più varie, con i quali non sempre riusciamo a rapportarci in maniera positiva.

Il vivere a contatto di gomito, per tante ore al giorno, o il far parte d’una squadra con gli stessi obiettivi e le stesse finalità se, a volte, può comportare la chiusura, la difesa o l’aggressività verso colleghi sentiti come una minaccia o concorrenti, può far nascere, tra i due sessi, anche sentimenti molto più dolci e teneri, più o meno duraturi, legittimi e coinvolgenti, che assumono delle caratteristiche particolari.

Intanto questi sentimenti sono, a ragione, sconsigliati dai datori di lavoro, i quali li vedono come il fumo negli occhi. L’amore, ma il più spesso la passione, che travolge dei dipendenti, può sconvolgere le normali attività lavorative o i già collaudati e stabili equilibri nell’ambito del gruppo. E’ normale, infatti, che “i due piccioncini”, come sono definiti dai colleghi, cerchino di stare il più possibile insieme, occhi negli occhi, mani nelle mani, mettendo in comune sogni ed emozioni ma trascurando le consuete occupazioni. Presi dal vortice della passione non è difficile che nelle relazioni presentate ai loro direttori o responsabili dell’ufficio, le virgole e i punti siano distribuiti qua e là con un criterio più estetico che grammaticale. Ma anche i congiuntivi, in queste occasioni, sembrano essere andati in vacanza insieme ai loro proprietari per godere dei dolci chiarori lunari. In queste condizioni, inevitabilmente, il carico di lavoro peserà maggiormente sugli altri dipendenti che tenderanno a reagire con atteggiamenti di acredine o di rivolta, anche perché è umano provare un po’ di invidia e di gelosia. Per tali motivi, più sale la febbre della passione, più cala la curva della produttività dell’impresa, della ditta o dell’ufficio. E questo non può che far esasperare i capi, i responsabili o i padroni.

D’altronde è anche normale che tra i due si instauri un legame speciale, avvertito dagli altri come esclusivo e geloso. Questo legame ed intesa particolare spesso sono capaci di rompere gli equilibri preesistenti all’interno del gruppo di lavoro, per cui vi sarà la tendenza a creare nuove e diverse alleanze con inevitabili lotte, gelosie e scontri.

Se poi, a giudizio dei colleghi, gli amori sono assolutamente illegittimi, in quanto lui o lei ha già un altro rapporto sentimentale, come un altro fidanzato o un’altra fidanzata, o peggio, ha già un’altra famiglia, spesso tutti o quasi tutti i colleghi si coalizzano contro i fedifraghi, che sono messi al bando del gruppo per il loro comportamento immorale e licenzioso. Giacché questo pesante giudizio negativo e questa esclusione sono mal digerite dagli interessati questi, a loro volta, risponderanno per le rime, cosicché può iniziare una guerra o una faida infinita fatta di insulti, scontri, delazioni e ripicche che possono durare anni, fino all’inevitabile trasferimento o licenziamento d’uno o di entrambi gli interessati. Ancor peggio è la situazione quando moglie e marito lavorano nello stesso ufficio.

Questo argomento mi fa pensare ad Anna , impiegata al Comune, la quale lavorava nello stesso ufficio del marito. La donna quasi ogni giorno era rosa dalla gelosia ogni volta che le altre colleghe si avvicinavano al suo uomo ridendo, scherzando o peggio quando, chiamandolo con vari nomignoli, con fare civettuolo gli toccavano il braccio, la spalla o gli sfioravano con le dita il viso e i capelli. Odiava le colleghe, che definiva sgualdrine, con la stessa intensità e allo stesso modo con il quale covava risentimento e rabbia nei confronti del marito che giudicava troppo accondiscendente fino a quando, un bel giorno, decise di affrontare le colleghe più intraprendenti gridando in faccia quello che pensava di loro. Naturalmente dovette subire la scontata conseguenza di essere spostata in un altro ufficio, accompagnata da una nota di demerito, senza aver più la possibilità di controllare il coniuge e le sfacciate colleghe.

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

 

Per avere in forma cartacea "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore" clicca qui.

 

I rapporti occasionali

I RAPPORTI OCCASIONALI

 

Le strade che gli esseri umani possono percorrere accanto o insieme agli altri, specialmente accanto o insieme all’altro sesso, sono varie e numerose.

Esse vanno dalle conoscenze e rapporti occasionali e ludiche, agli incontri nell’ambiente di lavoro, alle amicizie, fino ai rapporti amorosi. Ricchi, questi ultimi, di mille sfaccettature.

I rapporti occasionali sono quelli più frequenti e numerosi. Questi rapporti dovrebbero essere anche i più semplici da gestire.

Fino a qualche decennio fa l’incontro con uno sconosciuto o un quasi sconosciuto nelle scale, nelle strade o nei viaggi, permetteva uno scambio di elementi di vita personale che arricchiva chi vi partecipava.

Ricordo gli incontri nelle carrozze ferroviarie. Già mentre il treno si muoveva, iniziavano le prime battute, le domande per conoscere l’altro, per instaurare con l’altro una limitata ma ricca intimità e dialogo. Già quando entrava un passeggero nello scompartimento nascevano spontanee le prime domande: “Da dove viene?” “Dove va?” “Perché va?” Non erano richieste atte a soddisfare curiosità morbose, era un modo semplice e spontaneo per iniziare un cammino tra esseri umani, sicuramente breve e limitato nel tempo ma, a volte, molto ricco. Un modo per conoscere e farsi conoscere. Un modo per scambiare e comunicare. Un modo per rendere utili e produttive le ore del viaggio mediante lo scambio di diverse realtà ed esperienze umane. Un modo per vivere con piacere e gioia il percorso.

Si viaggiava anche nelle vite altrui, ci si arricchiva anche delle esperienze altrui.

In certi casi era questa un’ottima modalità per apprendere che cosa è l’amore e che cosa si può fare per amore.

Uno degli incontri più curiosi avvenne un giorno che andavo, in treno, all’università di Roma, dopo un breve periodo trascorso a casa.

C’eravamo appena seduti nello scompartimento, io ed un altro giovane, quando vediamo arrancare, nel corridoio, un piccolo, minuto, anziano che portava, o meglio trascinava un gran valigione marrone. Dopo aver notato che nel nostro scompartimento eravamo solo in due, decise di trascorrere con noi il suo viaggio, che scoprimmo si prospettava molto lungo. Entrando e guardandosi attorno si accorse, lui piccoletto, che i portapacchi non erano assolutamente alla portata delle sue braccia e pertanto ci chiese il favore di aiutarlo a portare su il suo bagaglio. Non ce lo facemmo ripetere due volte. Con l’aria di due baldi giovani pronti a compiere la brava azione quotidiana, ci accingemmo a mettere su quel collo enorme. La cosa, nonostante la notevole mole del bagaglio, non ci sembrava affatto difficile e non ci scoraggiava. Appena però mettemmo le mani sul maniglione della valigia ci accorgemmo che l’impresa si presentava molto più ardua di quanto non avessimo previsto. Quel vecchietto, in quel valigione doveva aver messo sbarre di piombo, talmente era pesante!

Già era cresciuta la nostra ammirazione per le sue braccia che, nonostante l’età, dovevano essere ben più forti di quanto potessimo mai immaginare.

Con notevoli sforzi, spingendo su…su quell’enorme bagaglio, entrambi al limite delle nostre forze, eravamo quasi riusciti a sistemarlo nel portapacchi quando, improvvisamente, una cascata verde che veniva dall’alto ci travolse e confuse, facendoci abbandonare la presa, cosicché anche l’enorme contenitore andò a terra a far compagnia al contenuto.

All’inizio, sbalorditi, non riuscivamo a capire che cosa ci avesse investiti e travolti. Guardando bene ci accorgemmo che quella cascata era costituita da grosse olive, ancora verdi e profumate, con le quali quel vecchietto aveva riempito il valigione per oltre tre quarti.

Mentre ancora eravamo intenti a raccogliere a piene mani i frutti oleosi per rimetterli al loro posto e mentre già dentro di noi stavamo lanciandogli qualche “benedizione” per la stranezza di quel contenuto, egli ci raccontò che faceva quel lungo, faticoso viaggio con lo scopo di raggiungere un figlio che lavorava, da emigrante, nel nord della Germania. Era questo un figlio che non vedeva da molto tempo, pertanto aveva deciso di andare da lui portando qualcosa della sua terra che avrebbe sicuramente gradito; qualcosa che gli ricordasse la sua casa e la sua famiglia: le olive verdi da mettere in salamoia, un grosso salame, un formaggio e quattro ciambelle di pane fatto in casa. Non portava nulla per sé, non spazzolino o dentifricio, non pigiama, non biancheria o vestiti di ricambio. Ci spiegò che, per evitare di portare “cose inutili”, pensava di tenere, per i pochi giorni che sarebbe rimasto in Germania, gli stessi vestiti che aveva addosso e che, lungo il viaggio, avrebbe mangiato un po’, ma solo un po’, di quel cibo che aveva portato per il figlio.

Nelle ore trascorse insieme, mentre il treno traballante ci cullava, insieme ai suoi racconti d’un padre di nove figli che aveva iniziato a lavorare molto presto, (quando ancora portava i calzoni corti e quindi sicuramente prima dei quattordici anni) apprendemmo di cosa può essere fatto l’amore d’un piccolo ma forte, coraggioso e generoso padre.

Oggi, nonostante i giovani “socializzino” tutti i giorni per numerose ore, con i loro coetanei, è difficile per loro anche augurare il buon giorno al condomino che si incontra nelle scale. E’ difficile per loro dire grazie e salutare il negoziante o l’edicolante presso il quale si recano tutte le settimane a comprare il giornale. Ancora più difficile è scambiare qualche battuta nell’ascensore. Quando stanno in questa stretta cabina, molti di essi guardano i coinquilini del piano di sopra o che vivono accanto al loro appartamento nello stesso pianerottolo, muti, chiusi ed estremamente imbarazzati e con il volto triste, come andassero al patibolo.

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

 

Per avere in forma cartacea "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore" clicca qui.

 

Comunicazione nella coppia, personalità e tirocinio

Comunicazione nella coppia, personalità e tirocinio

 

 

Le conseguenze di una disturbata realtà interiore

Per quanto riguarda la realtà interiore sappiamo che un disturbo notevolmente grave impedisce e preclude, quasi completamente, la possibilità di rapportarsi con l’esterno. Un esempio di ciò troviamo nelle gravi forme di autismo, di depressione e di schizofrenia. Nella dissociazione schizofrenica la chiusura è determinata da una patologica e alterata visione della realtà, avvertita spesso come molto aggressiva e pericolosa. Nella depressione è la grave tristezza, l’apatia e l’astenia che spingono a chiuderci nel nostro bozzolo. Nell’autismo è un io che non si è potuto strutturare che ci impedisce di costruire un valido rapporto con la realtà esterna.

 

 

Se dovessimo schematizzare in una regola generale la possibilità che hanno uomini e donne di percorrere una o più strade di tipo relazionale, dovremmo dire che:

“ Più l’uomo è forte, maturo, sereno, responsabile, ben educato ed allenato, capace e intelligente, più strade egli è in grado di percorrere e quindi è più ampio il ventaglio di scelte possibili”.

Queste qualità positive danno agli uomini che le possiedono una marcia in più rispetto agli altri, in quanto possono scegliere sia le strade facili che quelle difficili. Purtroppo per le persone fragili, deboli, immature, disturbate, si restringe il ventaglio delle scelte giacché queste persone sono costrette ad intraprendere solo relazioni povere, semplici e limitate. Relazioni queste che, essendo poco ricche, daranno meno apporti di piacere, gioia e gratificazione all’individuo, mentre nel contempo offriranno scarsi frutti alla comunità e alla società.

Purtroppo oggi, a causa di gravi carenze educative e formative, nonostante si abusi di parole come socializzazione, integrazione, amicizia, amore, abbiamo notevoli difficoltà a formare esseri umani che sappiano vivere con piacere, gioia, ma anche con coerenza, disponibilità ed impegno, rapporti ricchi e complessi. I motivi sono diversi.

1.    Il primo motivo riguarda, come abbiamo appena già detto, le caratteristiche di personalità del soggetto.

Se il prodotto di un’educazione carente o errata è una persona che vive male con se stessa e/o con gli altri a causa della sua timidezza, aggressività, desiderio di distruttività, permalosità, chiusura, scarsa autostima, ansia, diffidenza o sospettosità, questa persona avrà gravi difficoltà a vivere bene il rapporto con gli altri, soprattutto quando vorrà viverlo ai livelli più profondi.

2.    Il secondo motivo riguarda il suo tirocinio.

E’ difficile, se non impossibile, vivere bene l’incontro con un altro essere umano quando non è stato attuato un adeguato tirocinio.

Non è un tirocinio adeguato il rapportarsi per anni più con gli oggetti o gli animali che con le persone. Gli oggetti li uso quando e come voglio. Se elettrici o elettronici, come la TV ed il computer, li accendo se desidero qualcosa da loro; se annoiato, li spengo solo con un dito posato sul telecomando. Gli oggetti non protestano, non si offendono se li sostituisco con un altro strumento più moderno e funzionale. Gli oggetti non piangono di dolore quando li metto da parte o li strapazzo. Non si lamentano neanche quando con collera o con fredda determinazione decido e attuo la loro fine rompendoli e poi buttandoli nel cassonetto dei rifiuti.

Per quanto riguarda gli animali: li compro, li curo, li abbraccio, con loro comunico, con loro dialogo, con loro scambio amore e attenzioni, se voglio. Se non voglio, se ho altri interessi, se mi annoiano, se non ho più tempo da dedicare loro, posso sempre trascurarli, posso sempre portarli in un ricovero, posso sempre sbarazzarmene o affidarli ad altri.

Allo stesso modo non sono un tirocinio adeguato il dialogo e l’interazione effettuati soprattutto con persone che hanno un ruolo professionale o istituzionale piuttosto che con esseri umani con i quali sia possibile e naturale stabilire un intimo, profondo, continuo e stabile legame affettivo.

3.    Il terzo motivo riguarda la mancata frequenza, nell’età infantile, con coetanei attuata in modo libero, spontaneo e costruttivo.

E’ difficile vivere bene l’incontro profondo, duraturo e stabile con un altro essere umano quando, fin dalla più tenera età, ci si trova a rapportarsi, al di fuori delle mura protettive della propria casa e della presenza rassicurante dei genitori, con coetanei in modo non spontaneo e libero, come sono tutti gli ambienti istituzionali: asili nido, scuole, baby parking, pulmini scolastici ecc.. Per non parlare di tutte le feste, come i compleanni e gli onomastici, vissuti oggi in spazi chiusi e ristretti; irreggimentati come soldatini da parte degli animatori o lasciati allo stato brado come puledri imbizzarriti nel caos del gruppo dei pari, vociante e saltellante.

In queste occasioni, giacché è difficile scegliere le amicizie e i soggetti con i quali instaurare un dialogo sereno, tranquillo, profondo, mentre è quasi impossibile organizzare dei giochi e delle attività a proprio piacimento, in piccoli gruppi ed in modo costruttivo, gli obiettivi della socializzazione sono difficilmente perseguiti.

 

 

Ma anche nell’adolescenza quando la promiscuità sessuale è notevolmente rischiosa e il ragazzo avrebbe bisogno di maggior controllo e d’una migliore attenzione nei confronti della quantità e dell’uso del tempo libero, la “socializzazione” proposta dai genitori d’oggi non è adeguata ai suoi bisogni.

Non è adeguata a questa età una quantità di tempo libero eccessiva. Non è adeguata un’eccessiva promiscuità vissuta in ambienti assolutamente non idonei al normale e sano sviluppo psichico e della personalità. Parliamo delle numerose ore notturne trascorse nelle piazzette o sui muretti. Parliamo delle feste, attuate spesso senza alcun controllo dei genitori o di altri adulti responsabili. Parliamo delle discoteche pomeridiane o notturne per i giovani.

In tutte queste occasioni e luoghi spesso gli adolescenti, ma anche i preadolescenti, assordati e stimolati dalla musica a tutto volume, sono introdotti progressivamente all’uso di alcool e droghe,  mentre, nel contempo, personalità ancora in formazione sono portate per imitazione e gioco, all’uso d’una sessualità immatura, banale, irresponsabile, rischiosa, assolutamente non idonea per quell’età, che rischia di condizionare il sano sviluppo dei sentimenti ed i loro futuri rapporti affettivi e sessuali.

Mancano, inoltre, nell’adolescenza dei ragazzi della nostra attuale realtà sociale, i sani rapporti con adulti maturi e responsabili. Rapporti che risultano fondamentali affinché il ragazzo abbandoni il ruolo infantile e apra il suo cuore e il suo impegno alla pienezza dell’età adulta.

 

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

Per avere in forma cartacea "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore" clicca qui.

 

L'incontro con l'altro

L'INCONTRO CON L'ALTRO

 

IL PIACERE E LA NECESSITA’ DELL’INCONTRO CON L’ALTRO

L’uomo diventa un animale socievole nel momento in cui inserisce nella sua vita, come valore primario, il rapporto con gli altri. Egli scopre, prima come individuo e poi come specie, che è molto importante e funzionale alla sua sopravvivenza fisica e al benessere psicologico e sociale la presenza, accanto a sé, di altri esseri viventi.

L’uomo scopre che per lui, come per tanti animali e vegetali, i benefici che da questo rapporto ottiene, sono numerosi ed importanti e che, il più delle volte, questi incontri sono ricchi di gioia, riempiono di piacere le giornate, danno interesse e scopo alle attività e agli impegni. Scopre, con piacere, che questi rapporti, se ben strutturati, sono preziosi in quanto permettono di confrontare e arricchire idee, scoperte e conquiste.

L’uomo scopre che nell’incontro, nel confronto e nella collaborazione con gli altri esseri umani, è più facile trovare le soluzioni più idonee ai problemi che lo tormentano; è più facile nel dialogo con gli altri accrescere le proprie conoscenze; è più facile nel rapporto con gli altri trovare stimoli per la sua crescita intellettiva e culturale.

L’uomo comprende che quando il dialogo e la comunicazione sono rispettose e attente al benessere dell’altro, la gioia e la serenità sbocciano o si accrescono nell’anima come, dopo l’acqua della pioggia, germogliano le foglie e i fiori. Egli capisce, mediante l’esperienza, che lo sfogo e l’accoglienza, intimamente vissute con un altro cuore, portano conforto, scacciano la solitudine, allontanano tristezze e pene, riempiono l’animo di speranza. Perché con l’altro si può insieme scherzare, commentare, giocare, ragionare. All’altro si possono confidare i propri pensieri, le proprie emozioni e sentimenti. L’altro può consolare le nostre pene, può asciugare le nostre lacrime, può essere un valido aiuto ed una spalla solida nei momenti di fragilità e bisogno.

Ma anche nel lavoro quotidiano, ed in generale nel muoversi e operare nel mondo, gli uomini notano che insieme agli altri è più facile portare a termine un lavoro; più facile trovare le soluzioni più idonee ai problemi. Con l’aiuto degli altri è meno faticoso lavorare la terra e raccogliere i suoi frutti; è meno difficile difendersi dai nemici o costruire un riparo, ed è più facile guarire le malattie e allontanare la morte se c’è qualcuno che ti medica, ti cura, ti sostiene ed assiste,

In questo senso gli uomini, come anche moltissimi animali, scoprono nell’altro un loro bisogno vitale.

Ogni rapporto, però, sia che si instauri con un essere umano, sia che si attui con un vegetale o un animale, comporta impegno, rinunce e sacrifici che sono direttamente proporzionali alla complessità dell’essere vivente, come anche alla profondità e all’intensità del rapporto. Ogni legame relazionale comporta, inoltre, l’assunzione di precisi ruoli e compiti ai quali si collegano inevitabili responsabilità.

Gli esseri umani hanno scoperto alcune regole universali, insite nelle relazioni.

1.    Più complesso è l’essere vivente con il quale ci si relaziona, più questo rapporto è profondo e coinvolgente, più ricco e gratificante sarà lo scambio mentre, contemporaneamente, saranno maggiori e più pesanti anche gli impegni, le rinunce ed i sacrifici.

2.    Più è semplice un essere vivente o più è superficiale il rapporto che con esso si stabilisce, meno sacrifici, impegni e rinunce saranno necessarie, ma meno gratificante e ricca di apporti positivi sarà la relazione.

3.    Più complesso è l’essere con il quale ci vogliamo rapportare, più profonda e importante è la relazione che vogliamo instaurare e vivere, più qualità genetiche e/o acquisite dovremo possedere.

4.    Più l’essere con il quale ci rapportiamo è complesso, maggiore e più intensa dovrà essere la preparazione a questo incontro e a questo rapporto.

La cura d’una pianta richiede molto meno impegno e molto meno sacrifici della cura d’un gattino o d’un cagnolino ma, a sua volta, la quantità di gratificazione e di scambio possibile è altrettanto limitata. Al culmine della gratificazione, del piacere e della gioia, nell’ambito delle relazioni umane, sta un rapporto d’amore stabile ed esclusivo con una persona dell’altro sesso. Ma così com’è alta la possibile gratificazione, così com’è potenzialmente notevole la gioia e il sostegno reciproco, altrettanto grandi saranno le difficoltà e gli impegni necessari; altrettanto importanti saranno i limiti che questo rapporto imporrà ai nostri bisogni individuali ed alla nostra libertà; altrettanto impegnativo sarà il percorso per raggiungere questo obiettivo.

Non abbiamo alcuna possibilità di sfuggire a queste fondamentali regole, né abbiamo la facoltà di utilizzare scorciatoie, in quanto sono norme insite nella natura stessa di tutte le relazioni.

Se poi, com’è giusto che sia, nell’ambito dei rapporti inseriamo anche quelli spirituali verso l’essere supremo: Dio, capiamo bene come la relazione con questo essere infinitamente buono, giusto, potente, generoso, comporterebbe altrettante infinite qualità. Qualità che nessuno di noi possiede e pertanto siamo costretti ad accettare che è solo la sua bontà, è solo la sua conoscenza dei nostri limiti, è solo il suo amore, che spinge questo essere supremo a venire incontro a noi, accettando un dialogo, un rapporto e un incontro amorevole.

Insita nel concetto di relazione è la scelta. Anzi la scelta reciproca. Noi scegliamo, in genere, le persone o gli altri esseri viventi con i quali ci vogliamo relazionare ma, come in tutte le scelte, in buona parte, siamo condizionati dalla nostra realtà interiore. Già i nostri geni ci condizionano. Vi sono persone geneticamente più aperte, socievoli e disponibili al dialogo, mentre altre sono geneticamente più chiuse e ritrose.

Nella scelta, i condizionamenti ambientali sono però più importanti e numerosi di quelli genetici. Un ambiente affettuoso, sereno, amichevole, che sa riconoscere e rispondere adeguatamente ai nostri bisogni più profondi, stimola ed invita all’apertura, così come un ambiente frustrante, pericoloso o rischioso, porta alla chiusura e alla difesa. E poiché l’humus ambientale più importante è dato dalla nostra famiglia, la qualità e la quantità di esperienze positive o negative vissute nel rapporto con i genitori e con la rete familiare, sono capaci di imprimere nella nostra mente, come nel nostro cuore, dei solchi indelebili, così da plasmare nel bene o nel male la personalità di ognuno di noi che risulterà, nelle relazioni con gli altri, adeguata o non adeguata, responsabile o irresponsabile, capace di dare frutti oppure sterile. La scelta può essere, inoltre, facilitata dall’ambiente sociale, politico e religioso nel quale viviamo, oppure può essere da questo ambiente alterata, ostacolata, resa difficile o impedita.

Rimane però sempre un margine, a volte molto ristretto, altre volte abbastanza ampio, nel quale possiamo esercitare il nostro libero arbitrio.

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

Per avere in forma cartacea "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore" clicca qui.

 

Le strade dell'amore

 

Le strade non sono tutte uguali. Vi sono le autostrade: larghe, veloci, interminabili, diritte, ma noiose da percorrere. Accanto a queste vi sono le strade provinciali: spesso tortuose e piene di buche ma che uniscono e ti accompagnano da un paese all’altro. Queste ultime non aggrediscono, come le autostrade, i monti e le valli presenti nel paesaggio ma quasi l’accarezzano, l’accompagnano e lo valorizzano. Queste strade provinciali passano lungo le piazze di incantevoli paesini, come per farti ammirare le bellezze del luogo, invitandoti a fermarti per conoscere e incontrare la gente che vive e lavora tra quelle case.

Vi sono poi i sentieri di montagna: irti, faticosi, difficili e pericolosi che però si aprono, quasi in ogni curva, a splendidi panorami mozzafiato.

Vi sono le strade sterrate dei boschi: umide e tenebrose ma lussureggianti e ricche di profumi e vita.

Vi sono strade che puoi percorrere con veloci rombanti auto ed altre che hanno bisogno d’un robusto fuoristrada. Alcuni sentieri, costringendoti a camminare a piedi, ti aiutano a conoscere e scoprire ogni roccia che si para sul tuo cammino, ogni animaletto o insetto che incontri, ogni cespuglio disposto ad offrirti i suoi colori ed i suoi profumi.

Vi sono strade che portano a splendide città; altre conducono verso campi rigogliosi o fiorenti frutteti; altre ancora sembrano perdersi nel nulla: ad un tratto, mentre cammini veloce, ti si para innanzi un muro grigio o delle sterpaglie di rovi che impediscono il cammino. E ti senti smarrito, scoraggiato e solo. Alcuni viottoli, addirittura, sembrano finire dentro neri burroni.

Percorrere l’una o l’altra via dipende da molti fattori: dall’obiettivo o dagli obiettivi che ti eri proposto; dalle tue capacità e possibilità; dalle persone che incontri sul tuo cammino. Alcune persone possono aiutarti e farti compagnia, mentre altre possono disturbare e aggravare le tue difficoltà. Percorrere l’una o l’altra strada dipende anche dalle loro caratteristiche. Alcune possono essere facili e invitanti, invece altre possono presentare peculiarità che ti scoraggiano e confondono.

Anche l’uomo e la donna percorrono delle strade e queste non sono tutte uguali. Alcune, come le autostrade sono grandi, ben mantenute, diritte, perfettamente linde, pulite e facili da percorrere. Queste grandi arterie ti fanno arrivare presto alla meta e quindi sono anche le più affollate, ma è difficile non giudicarle noiose, senza vita, ripetitive e soprattutto è difficile non notare che sono poco attente ai bisogni della natura umana e all’ambiente circostante.

Altre, come le strade provinciali, sono più lunghe, più tortuose e accidentate ma ti permettono, se hai il coraggio e la forza di avventurarti su queste, di scoprire tesori e rapporti umani che mai avresti svelato, mai avresti vissuto e conosciuto. Alcune vie ti aiutano a vivere meglio con te stesso, ti stimolano a sfruttare i tuoi talenti, ti educano alla tenerezza e al rispetto verso il prossimo, ti invitano a rapporti migliori con la divinità e con la componente spirituale del tuo essere; altre sono senza alcuno sbocco, sembrano portarti nel nulla o, peggio, ti conducono su terreni aridi o fangosi; o ti spingono dentro imprevedibili precipizi nei quali puoi cadere e perderti.

Vi sono strade nelle quali, in caso d’emergenza, puoi avere tutto l’aiuto che ti serve e altre nelle quali devi arrangiarti da solo.

Uomini e donne percorrono queste strade, a volte in solitudine, il più spesso accompagnandosi l’un l’altro.

In questo libro cercheremo di seguire gli uomini e le donne lungo i sentieri e le strade dell’amore umano. In particolar modo cercheremo di esaminare le vie che portano all’incontro e quelle che portano allo scontro; le strade che portano al dialogo e quelle che spingono alla chiusura; quelle ricche di calore e quelle ricche di livore; quelle che invitano alla comunione con gli altri e quelle che ti inducono ad isolarti dagli altri; quelle ricche d’amore e quelle colme d’odio. Cercheremo di individuare le strade che portano alla vita e quelle che portano alla morte; quelle che aiutano nella crescita e nel cammino spirituale e quelle che ti convincono ad impegnarti solo nella ricerca affannosa di beni materiali; quelle che ti permettono di costruire qualcosa per te e per il prossimo e quelle che invitano a chiuderti nel tuo egoismo. 

 

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"

Per scaricare questo libro sul tuo computer clicca qui. 

 

Per ricevere in forma cartacea questo libro clicca qui.

 

 

 

L'antico patto tra uomini e donne

L'ANTICO PATTO TRA UOMINI E DONNE

 

 

 

Era quasi sera quando il cacciatore, dopo aver legato con un doppio nodo la preda ad un lungo bastone, fece ritorno al suo rifugio. Il sole lanciava gli ultimi bagliori sanguigni mentre egli avanzava lento, nonostante la sua forza e la sua mole. Gli pesava la stanchezza di una giornata trascorsa fuori dal suo rifugio, a scovare prima, e poi ad inseguire e uccidere le possibili prede. Gli pesava lo stress della lotta con la bestia che finalmente era riuscito ad intrappolare tra due grandi rocce. Gli pesava soprattutto la fatica di averla dovuta squartare con dei mezzi rudimentali come il coltello di selce che teneva nella bisaccia. E poi c’era la profonda ferita che l’animale, in un impeto di rabbia e di collera, aveva provocato con una zampata, alla sua coscia nuda. Ferita che rendeva dolorante e debole ogni suo passo. Nonostante avesse preso solo le parti più appetitose e facili da utilizzare, quella carcassa sembrava ad ogni passo più pesante man mano che dalla ferita della coscia, ad intervalli, il sangue fluiva lentamente ma inesorabilmente mischiandosi a quello dell’animale che colava dalla spalla. Tra la sua tana e il viottolo dove arrancava dolorante, vi era ancora una collina, che la mattina aveva percorso spedito, ma che ora sembrava ergersi immensa e nera a bloccare il suo doloroso e straziante cammino. Pensò di riposarsi, sedendosi su un masso per qualche momento, prima di affrontare la salita, quando vide avanzare verso di lui una femmina umana. Era sola e molto più piccola di lui. Spesso lo vedeva, il gruppo delle femmine, trascinarsi con i loro piccoli a debita distanza dai maschi, per paura della loro violenza. Le vedeva raccogliere le erbe, le radici e i resti delle prede che i maschi disdegnavano. Quel viso non gli era nuovo, l’aveva riconosciuta come una delle donne con le quali si era accoppiato in primavera, sebbene adesso il corpo, piccolo, fragile e minuto, fosse gonfio e deforme per l’imminente nascita di una nuova creatura. Nonostante il dolore atroce della sua ferita pensò, con tristezza, a ciò che probabilmente sarebbe accaduto fra poche settimane. Quella femmina dagli occhi teneri e grandi, era troppo gracile per sopportare le fatiche del parto ed il lungo allattamento. Con molta probabilità sarebbe morta e con lei la creatura che portava in grembo. Lo stesso destino, probabilmente, sarebbe toccato ai piccoli, se ne aveva e se ancora non erano in grado di badare a se stessi. La loro razza, la razza umana, già di numero così modesto, avrebbe perduto ancora una volta alcuni suoi preziosi componenti, mentre gli altri animali, più forti, più veloci, più aggressivi, aumentavano di numero e coprivano, con le loro scorribande, spazi sempre più vasti di territorio. Chissà se qualcuno l’avrebbe seppellita per evitarle l’ultima offesa da parte delle belve. Pensò che, come tutte le femmine in quello stato, le sarebbe stato impossibile per mesi cacciare anche piccole prede, e che l’aveva seguito nella speranza di prendere una parte, anche se non le parti migliori, dell’animale da lui ucciso per sfamare se stessa ed i suoi cuccioli umani.

In un altro momento, tranne che nei periodi dell’accoppiamento, avrebbe scacciato con un urlo quell’essere piccolo e fragile che lo guardava in attesa, ma quella sera doveva risparmiare le sue forze, indispensabili per arrivare alla sua dimora, per cui accettò che gli si avvicinasse. Non temeva che potesse rapirgli la preda. Volendo, anche così ferito, aveva forza sufficiente per ucciderla con una sola mano. Le femmine, più piccole e fragili, si rendevano pericolose solo quando assalivano in gruppo un maschio solitario.

La donna portava una ciotola d’acqua che offrì al cacciatore. Accettò. Non che ne avesse bisogno: anche lui portava sempre con sé un piccolo otre pieno d’acqua. Accettò perché ricordò di essere stato bene con lei nel periodo degli amori. Accettò perché gli occhi di lei, grandi e teneri, non avevano nulla di aggressivo e perché era troppo stanco per far valere la sua forza e la sua capacità di autonomia.

Ma dopo, e questo era la prima volta che gli capitava, acconsentì a che lei pulisse bene e curasse la sua ferita, mettendovi sopra delle foglie cicatrizzanti e disinfettanti. E, dopo, accettò di riposarsi un attimo, ma solo un attimo, nella caverna che era il rifugio di quella donna. Caverna che era nascosta in un anfratto proprio là, vicino al sentiero che percorreva ogni giorno per inoltrarsi nella foresta.

Quando si svegliò dopo un sonno popolato da incubi, invece, il sole era già alto nel cielo ed una lama di luce penetrava dall’ingresso della grotta fino ai suoi piedi. La donna non c’era. Si guardò intorno ma non trovò ciò che immaginava: non trovò lei e non trovò i suoi piccoli. Forse erano tutti fuori, alla ricerca di cibo.

Quando dopo qualche tempo la vide, era sola. Nella caverna semibuia appariva ancora più scarna e minuta, mentre l’addome gonfio sembrava non facesse parte di lei. Solo gli occhi fiammeggiavano come mai gli era capitato di vedere. La osservò, con difficoltà, accoccolarsi a terra, cercando la sua gamba per controllare la ferita. Mentre guardava la donna che con mani esperte e delicate cambiava la medicazione con altre foglie e altre erbe, un pensiero nuovo e diverso si insinuò nella sua mente: un patto.

Sì, voleva proporre un patto a quella donna. Un patto che fosse utile ad entrambi. Un patto di aiuto e sostegno reciproco. Aveva già in mente cosa avrebbe chiesto e cosa era disposto a dare se lei avesse accettato.

Quali furono i termini esatti di quel primo contratto non ci è dato sapere. Sappiamo, invece, gli esiti che produsse. Da quel giorno, ogni volta che il cacciatore tornò nella grotta trovò ad attenderlo un sorriso, un abbraccio ed un bacio. Da quel giorno mani esperte curarono le sue ferite ed il suo corpo martoriato dalla stanchezza, mentre parole e carezze curavano il suo spirito.

Da quel giorno qualcuno cucinò, come mai lui era riuscito a fare, le sue prede. Da quel giorno la sua grotta più pulita e ordinata sembrò anche molto più calda, grande e accogliente.

In cambio, da quel giorno, la donna non fu più costretta ad andare lontano per strappare agli altri animali o rubare agli uomini, un po’ di cibo, cosa che a mano a mano che procedeva la gravidanza, diventava sempre più difficile. Da quel giorno nessuno osò più farle violenza o approfittare di lei, sapendo che aveva come compagno un uomo coraggioso, robusto e forte. E quando, dopo qualche mese, diede alla luce la sua creatura, riuscì ad allattarla senza alcun problema, perché il suo corpo, più robusto e pieno, poteva offrire abbondante nutrimento. Inoltre, giacché in lei non c’era più quell’ansia e quella paura che l’attanagliavano fin da piccola, la nenia dedicata a quel bambino era più dolce ed efficace per procurare sonni sereni e felici rispetto a quella delle altre donne più aggressive, insicure, incerte ed agguerrite.

In seguito, per la prima volta, accaddero altri inattesi eventi. I figli di quella prima coppia, che si era formata ai piedi della collina, stranamente erano non solo più robusti e forti degli altri piccoli umani, come ci si poteva attendere in quanto erano stati nutriti meglio, ma erano anche più intelligenti, sereni, equilibrati e interiormente forti. Meno aggressivi degli altri, utilizzavano, più che la forza bruta, la ragione, nello scovare il cibo o nel difendersi dai nemici. Più socievoli e con più capacità di integrazione divennero, in breve i leader indiscussi del gruppo di umani.

Dopo quel primo contratto riuscito, ne furono stabiliti molti altri che contribuirono a diffondere, su tutto il pianeta, degli esseri umani particolarmente adattabili, intelligenti, coraggiosi ed equilibrati.

Nonostante la riuscita di quel patto, giacché come per tutti i contratti anche quello creava obblighi e limiti sgradevoli che si volevano eliminare, negli anni e nei secoli successivi non si contano i tentativi per cambiare in tutto o in parte alcune clausole. Ma quasi tutti i tentativi fallirono miseramente fino a quando… fino a quando le condizioni ambientali sembrarono tutte favorevoli per un cambiamento epocale e radicale.

 

Abbiamo voluto raccontare questa piccola storia perché oggi è veramente difficile capire che cosa è successo e perché. E’ difficile capire su cosa si basava il patto che ha legato uomini e donne per migliaia di anni. Tanto difficile che le false storie, su questo antico, primordiale rapporto, attecchiscono molto meglio di una probabile verità. Questo purtroppo avviene non solo tra persone ignoranti ma anche, il che è più grave, tra persone colte.

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

Per scaricare gratis l'intero libro clicca qui.

Caratteristiche maschili e femminili

Caratteristiche maschili e femminili

 




http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva11.JPGhttp://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva1.JPG


Premesse

1.    Quando parliamo di caratteristiche maschili o femminili non parliamo di individui di razze diverse. Gli elementi che accomunano uomini e donne sono molto più numerosi ed essenziali delle caratteristiche specifiche.

2.    Le caratteristiche individuali dovute a fattori genetici o ambientali sono molto numerose e variegate, per cui ogni persona è in definitiva una realtà unica ed irripetibile.

3.    I tratti peculiari della femminilità e della mascolinità che di seguito noi tracciamo riguardano individui in cui il patrimonio genetico, lo sviluppo corporeo e psichico, le caratteristiche ormonali e l’impegno educativo familiare e sociale in favore della differenziazione è  stato pieno e ricco.


Dopo queste indispensabili premesse passiamo ad analizzare i tratti caratteristici e peculiari dei due sessi.

 

Caratteristiche femminili

Cura della persona.

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva5.JPG

La donna conosce molto bene ogni particolare del proprio corpo, che cura nella pulizia e nel suo aspetto estetico con pazienza, attenzione e anche, a volte, con notevoli sacrifici. Si lava più dell’uomo, abbellisce più del maschio il proprio corpo con vestiti e acconciature, è attenta a qualunque elemento che potrebbe danneggiarlo o creare degli inestetismi. Le donne frequentano gli istituti di bellezza, le palestre, i chirurghi plastici e gli ambulatori medici sicuramente più degli uomini.

I motivi di quest’attenta cura della donna verso se stessa sono diversi. Uno dei più importanti è quello di riconoscere al proprio corpo una funzione seduttiva nei confronti dell’uomo e quindi la possibilità di attrarre, conquistare e tenere per sé il maschio più intelligente, capace, forte e vigoroso mediante la propria bellezza, il proprio fascino e le capacità di cure verso se stessa.  Nel frattempo il proprio corpo ben curato le serve per inoltrare segnali di raffronto alle altre donne. Come dire: “Io non sono meno di voi, sono bella come e più di voi, so curare me stessa.” In modo tale da vincere nel raffronto o almeno sentirsi degna d’attenzione e d’ammirazione. Vi è, inoltre, lo scopo di proteggere, mediante un’attenta pulizia del corpo, la propria salute. In questo modo sia all’uomo sia all’ambiente sociale è dato un segnale positivo circa le proprie capacità di cura, pulizia e ordine nei confronti della futura prole, dei familiari e della casa.

La donna ha, infatti, nei confronti del corpo dei figli e del coniuge la stessa cura che ha verso se stessa: li vuole sempre ben lavati, puliti, sani, vigorosi. Le madri sono molto più attente dei padri al benessere fisico e psichico dei figli. Un’attenzione che però può tradursi in un atteggiamento ansioso ed iperprotettivo quando non è compensato dall’atteggiamento più spartano dei loro uomini.

Dialogo e comunicazione nella donna.

 

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva16.JPG

 

 

Il linguaggio è fondamentale nell’educazione di un bambino, in quanto il cucciolo d’uomo si distingue dagli altri animali per il ricco e sofistico linguaggio, per la grande intelligenza e per il poderoso bagaglio culturale. L’uomo, infatti, è un essere che ha poche e scarse difese nelle sue mani e nel suo corpo. Non ha unghie, non ha corna appuntite, non ha denti affilati, non ha la forza, la destrezza, la velocità, la stazza di molti altri animali, ha però l’intelligenza e la cultura che sono la sua forza, con la quale crea le sue unghie, i suoi artigli, la sua potenza.  Ha l’intelligenza e le conoscenze per creare delle armi, per attaccare se necessario nel modo più opportuno o per fuggire, nascondersi o difendersi. E’ l’intelligenza che gli permette di utilizzare gli altri animali e gli oggetti a suo beneficio. Con le sue notevoli capacità mentali e culturali può costruire case sicure per se e per la propria famiglia, può modificare l’ambiente circostante a suo favore e a favore della comunità in cui vive. Inoltre, poichè l’essere umano è così complesso, ha bisogno di gestire una società familiare e ambientale (clan, villaggio, città, nazione), con bisogni più numerosi di quelli di qualunque gruppo d’animali.

Anche molti di questi, infatti, gestiscono funzioni sociali. Gli scimpanzè ad esempio, hanno un maschio dominante che provvede alle femmine, ai maschi sussidiari, all’allarme, alla difesa, alla caccia ed alla ricerca del cibo nel suo territorio. Questo territorio però appare poco ampio e molto ben delimitato, se confrontato con quello umano che si è allargato, rapidamente e progressivamente, fino a comprendere, nell’era della globalizzazione, l’intero pianeta. Ha quindi, l’essere umano, il compito ed il ruolo da cui non può esimersi di dialogare e relazionare con gli altri uomini, di creare alleanze e accordi, di guerreggiare o fare la pace con milioni di altri simili, spesso lontanissimi dalla sua casa e dalla sua città.

Con questi deve riuscire a trovare degli accordi e delle intese o saper fare accettare le sue leggi, le sue regole, i suoi valori, la sua lingua e religione.

Ciò che si chiede, quindi, ad un essere umano è qualcosa di analogo ma infinitamente maggiore e più complesso di quanto si richiede agli altri animali.

L’intelligenza e la cultura hanno, però, dei bisogni imprescindibili per il loro sviluppo. Hanno necessità che qualcuno, per molti anni, le stimoli, le coltivi, le riempia di contenuti e di valori. E’ necessario che un altro essere umano armonizzi queste funzioni con il resto della personalità e con le altre potenzialità: la sessualità, la motilità, l’affettività, la volontà ecc..

Inoltre, è fondamentale che i centri che presiedono alle varie attività linguistiche e cognitive siano stimolati e attivati soprattutto nei primi anni di vita, giacché è soprattutto in questo periodo che i piccoli dell’uomo sono più ricettivi agli stimoli educativi. Chi potrebbe essere adatto a questo compito, se non i propri genitori e in particolare modo la propria madre, in quanto più vicina, più presente, più capace? Sì, più capace, giacché la selezione naturale ha permesso alla donna di sviluppare delle caratteristiche cerebrali particolari nel campo della comunicazione.

Le donne usano infatti, nelle attività linguistiche, entrambi gli emisferi cerebrali, mentre l’uomo usa soprattutto l’emisfero dominante. Attivano, rispetto all’uomo, più neuroni della corteccia che sovrintende al linguaggio, più collegamenti tra le aree linguistiche e quelle emotive dei due emisferi. Ecco perché le bambine e poi le donne hanno un linguaggio più sviluppato, più ricco di sfumature e duttile rispetto a quello dei loro coetanei. Ogni particolare anche insignificante di una persona, ogni suo indumento, colore o forma acquista evidenza e valore agli occhi femminili e quindi è occasione di confronto, di verifica con altre realtà similari. Le donne riescono ad esprimere con le parole le più piccole manifestazioni sentimentali ed ogni stato d’animo. La loro fisionomia, lo sguardo e la voce seguono le parole. Attraverso il linguaggio liberano il loro animo dalle ansie, dalle paure, confrontano le esperienze personali con quelle delle altre donne. Si consolano e riescono a consolare.

Nelle amicizie fin dall’infanzia tendono a formare dei legami ricchi di valenze affettive, si scambiano confidenze, sentimenti profondi, bisogni. Da adulte considerano la conversazione un punto centrale del rapporto d’amicizia e di coppia.

 

Mediante il linguaggio contestano le altre donne, ma anche il marito e gli uomini, attaccano e si difendono. Le donne più degli uomini parlano delle proprie esperienze intime: “Gravidanze, parti, malattie dei bambini, malattie personali, faccende domestiche, diventano gli avvenimenti essenziali della storia umana.”  

Le donne specie quando parlano tra loro inseriscono argomenti imprevedibili; i particolari e le impressioni hanno lo steso peso delle idee per cui queste annegano nel contesto  

Quando ascoltano tendono più degli uomini a rassicurare il loro interlocutore con frasi del tipo “ Non è il caso di prendersela ”; “Non ne vale la pena”; “ Hai ragione .” Mentre l’uomo è più portato a dare al suo interlocutore un’attenzione silenziosa. Nel confronto preferiscono dare dei suggerimenti in forma indiretta, mentre gli uomini affermano più chiaramente il loro punto di vista.

 

Per tale motivo le donne che si aspettano espressioni d’incoraggiamento, interpretano il silenzio degli uomini come una mancanza d’attenzione.

Da tutto ciò, da questa ricchezza nel percepire, ricordare ed esporre idee, pensieri, realtà si può dedurre il compito essenziale che la selezione naturale ha affidato alla donna - madre per lo sviluppo del linguaggio e delle capacità cognitive dei cuccioli umani.

Vita affettiva e relazionale nella donna.

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva48.JPG

 

Le capacità affettive relazionali della donna sono notevoli. Sahuc, nel suo ottimo saggio così descrive questa ricchezza affettiva: “Non appena è circondata da tenerezza, prova un senso di benessere. I suoi atteggiamenti si fanno più arrendevoli, le sue parole più dolci, il suo sorriso più caldo, il suo sguardo più carezzevole. Tutta un’intensa vitalità scorre tra lei e coloro che le danno la possibilità d’amare e d’essere amata.” 

Già la bambina cerca di attirare l’attenzione degli adulti per essere notata, amata e vezzeggiata.

 

 

Ama e gode nel leggere libri e riviste, nell’ascoltare storie e nell’assistere a spettacoli, in cui le situazioni sentimentali sono diffuse a piene mani, in cui si intrecciano amori e passioni che stimolano e coinvolgono il suo animo, i suoi sentimenti, che le provocano lagrime, che la fanno fremere.

L’affettività pervade la sua vita, i suoi pensieri, le sue opinioni.

Nelle avversità l’uomo sente maggiormente il bisogno di essere compreso piuttosto che consolato,  la donna ha bisogno di essere compresa e consolata.

Nei ragionamenti l’intelligenza va di pari passo con i sentimenti, per cui la donna si persuade solo quando le idee vanno a braccetto con le sue emozioni, per cui “l’uomo si lascia convincere, la donna persuadere” .

Nei comportamenti mentre l’uomo distingue nettamente e con serenità i suoi atti, dalla sua persona, per cui riesce abbastanza facilmente a stigmatizzare i suoi comportamenti discutibili, la donna tende a collegare i comportamenti al valore del “sé” e quindi ha difficoltà ad ammettere le sue malefatte se queste possono dare un’immagine negativa della sua persona.  

Questa intensa e coinvolgente vita affettiva può essere compresa solo se riusciamo a scoprirne le finalità educativa.

 

 

Un bambino piccolo ha, infatti, bisogno soprattutto di essere compreso e gratificato nei suoi bisogni affettivi, che sono elemento essenziale per la crescita fisica e psicologica. Necessita, quindi, di qualcuno che coinvolgendosi affettivamente, comunichi e stia con lui in modo tenero e amorevole in molti momenti della giornata. Qualcuno che aiuti il suo sviluppo affettivo mediante un’infinita comprensione e tenerezza. Qualcuno che segua costantemente i suoi sforzi di crescita, che sia consolatorio nelle difficoltà, che asciughi le lagrime con mille baci quando è piegato dalle tante frustrazioni della vita. Tenerezze e comprensione indispensabili anche all’uomo, il quale vivendo in una realtà sociale esterna alla famiglia, fatta di rapporti asettici se non di lotta, di rischio, di aggressività e di violenza, sente il bisogno di un porto sicuro, di braccia tenere e accoglienti che controbilancino la povertà affettiva e gli stress della vita sociale e lavorativa.

“Per quanto riguarda le sue scelte amorose la donna desidera un uomo virile. Desidera prendere intimo contatto con una forza maschile. La donna ammira nell’uomo la forza interiore controllata, non quella bruta, si sente sicura verso un uomo che domina le sue energie ma con dolce fermezza. L’aspetto esteriore dell’uomo è secondario.” 

 

 

Da lui vuole “sentirsi desiderata coccolata, protetta e amata.”  

Quindi la donna sceglie il suo uomo in base non soltanto a dei canoni estetici ma anche a canoni che includono la prestanza, la forza, il grado di sicurezza, di responsabilità, di affidabilità, affinché durante la gravidanza, il puerperio, l’allattamento egli possa pensare a lei e al suo piccolo.

“Nella donna la fine dell’innamoramento non è un dis-innamoramento. E’ un anti-innamoramento. E’ come se invertisse i poli della relazione amorosa.” 

Le donne hanno più capacità nel cooperare e socializzare in piccoli gruppi, mentre l’uomo sa meglio affrontare i gruppi più numerosi. Ciò probabilmente è causato dal fatto che le donne tendevano a concentrare la loro attenzione più sulla propria famiglia, sui problemi e le necessità interiori dei singoli figli, mentre l’uomo aveva la necessità di partecipare attivamente a gruppi più numerosi, sia per gestire la difesa, che per la ricerca del cibo, la vita politica, la programmazione e la gestione di grandi opere pubbliche.


Sessualità femminile.

 

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva46.JPG

La sessualità nelle donne educate in modo tradizionale, ha delle caratteristiche ben precise che si distinguono nettamente da quelle maschili. La donna scopre i propri genitali più tardi dell’uomo, per cui la masturbazione è meno frequente nella bambina. Si eccita più dagli elementi sentimentali di una storia che non dalle immagini.

L’atto sessuale non è una semplice occasione di sensazioni, ma l’espressione intensa di un’attività sentimentale profonda. Mentre in alcune donne sono possibili più orgasmi in un unico rapporto, in altre non sempre è presente l’orgasmo. Ciò però non sembra limitare molto il loro piacere, in quanto la sessualità diffusa che le pervade, le gratifica e le soddisfa pienamente. Le fasi dell’atto sessuale sono negli uomini molto simili, nella donna assumono delle caratteristiche individuali.

La sessualità femminile è più responsabile rispetto a quella maschile. Le donne sono meno impetuose e più attente dell’uomo nell’uso della sessualità. Da questo la tendenza a riflettere in ogni comportamento di natura sessuale per capire se è opportuno o no, se è per lei un bene o un male, se è giusto o ingiusto.

Inoltre i bisogni sessuali, meno intensi e coinvolgenti di quelli maschili, sono collegano con il suo ciclo, per cui sono più pressanti nella fase pre-ovulatoria (prima parte del ciclo) e meno evidenti nella fase post-ovulatoria (seconda parte del ciclo).

Le motivazioni e le finalità che sottostanno a questo tipo di comportamento sessuale sono indissolubilmente legate alla sua fisiologia.  E’ la donna che rimane incinta e non l’uomo. Questa banale constatazione della fisiologia umana ha come inevitabile corollario un’istintiva e naturale maggior prudenza nell’uso della sessualità. Aspettare un bambino significa, infatti, l’assunzione di notevoli responsabilità sia nel portare avanti la gravidanza che nell’assumersi per molti anni dei compiti educativi e di cura. Vi era, inoltre, soprattutto nel passato, una dipendenza quasi totale ed un bisogno d’aiuto e di protezione da parte di un uomo che doveva assumersi, responsabilmente, l’impegno di curare sia lei che il figlio. Bisognava, che accanto a lei, vi fosse un uomo che desse garanzia di serietà, disponibilità, capacità d’impegno e d’aiuto, prima di lasciarsi andare a comportamenti sessuali che avrebbero avuto delle conseguenze notevoli su tutta la sua vita.  Contemporaneamente era importante garantire, mediante dei segnali di correttezza e serietà, al futuro padre e marito, che quel figlio e gli altri che sarebbero venuti dopo, a cui lui avrebbe dovuto offrire il proprio aiuto e la propria protezione, sarebbero stati portatori dei suoi geni, quindi suoi figli.

La maggiore prudenza femminile veniva, però, ampiamente compensata dall’impetuosità dei bisogni sessuali maschili, quindi da una parte veniva ad esser garantita la procreazione e, dall’altra, la stabilità familiare e di coppia.

Sensibilità ed espressione dei sentimenti nella donna.

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva42.JPG

 

La donna tende a reagire con la commozione a molteplici eventi: disagio, rimprovero, ansia, paura ecc.. Ha maggiore sensibilità, per cui “il grado di stimolo è nettamente inferiore a quello che necessita alla sensibilità maschile”.   Ciò si evidenzia nella grande capacità di cogliere sfumature anche molto piccole nei comportamenti, nei colori, negli odori, nei sentimenti.

Per tali motivi la donna è più facilmente impressionabile, più reattiva ad ogni modificazione ambientale e ad ogni movimento dell’anima. I suoi comportamenti sono più dell’uomo dettati dai sentimenti e dalle emozioni. Le sue reazioni, che riesce meno a dominare, risultano più immediate e istintive.

Questa maggiore sensibilità le è però preziosa per capire e riconoscere i bisogni degli altri: in primo luogo dei figli e del proprio uomo, ma anche dei familiari e delle persone a cui presta le sue cure; infatti, anche se il proprio bambino ancora non parla, e non può comunicare, se non con mezzi primordiali come il pianto, i lamenti o i gesti istintivi, ogni piccolo cambiamento nel suo status psichico e fisico, è immediatamente notato e fa risuonare nell’ animo della madre un campanello d’allarme.

Tale stimolo è sufficiente ad attivarla prontamente, sia nel ricercarne la causa: malattia, disagio psicologico, difficoltà relazionale, sia nel trovare il rimedio più opportuno. Il poter esprimere liberamente i propri sentimenti, aiuta la crescita del suo bambino, in quanto lo sviluppo armonico d’ogni animale superiore e in particolare modo dell’essere umano, avviene attraverso il calore, l’amore, le coccole, l’affetto manifestato chiaramente ed espresso in mille atteggiamenti.

Quando ciò non avviene, per disturbi psicologici della donna, per stress dovuto agli impegni eccessivi, per scarsa educazione delle sue qualità femminili o per incapacità congenite, le conseguenze per i figli e per la famiglia sono notevoli: il non essere compresi, anche se solo parzialmente, porta a risposte non confacenti ai bisogni e quindi si ha un accentuarsi della frustrazione e del disagio con conseguenze rilevanti sia sul piano fisico che affettivo.

 I figli delle donne fredde, o con scarsa sensibilità all’accudimento e alle relazioni, o molto stressate e indaffarate, crescono spesso male anche fisicamente; ma soprattutto è il loro sviluppo psichico e affettivo che ne soffre. Lo sviluppo di un minore si attiva e completa in modo fisiologico soltanto se, per molti anni, una madre sensibile e affettuosa è riuscita a rapportarsi con questi mediante un atteggiamento ricco di calore e tenerezza. Inoltre, il modo vivido della donna di esprimere i propri sentimenti ed emozioni, controbilancia in maniera efficace la maggiore razionalità e la minore sensibilità ed espressività affettiva del maschio.

La maggiore sensibilità femminile ha però, come rovescio della medaglia, una maggiore instabilità, impressionabilità e fragilità psichica. La donna tende a farsi coinvolgere dai sentimenti e dalle emozioni in modo più evidente. E’ più facile all’ansia, alla depressione, all’insonnia e alle meteoropatie, per cui non sempre i suoi comportamenti seguono una linea di perfetta razionalità. L’impressionabilità ed il sentimento sono capaci, se intensi, di portarla a comportamenti incongrui e contraddittori.   A volte, se non adeguatamente supportata dall’uomo ha difficoltà ad evitare gravi errori educativi. Facendosi, infatti, coinvolgere dalla sofferenza vera o presunta dei figli, non sa dire dei “no” fermi e decisi, non riesce a mantenere a lungo una linearità d’azione, perciò la guida risulta instabile, debole, spesso permissiva.

Anche le amicizie risentono della sua emotività. Il farsi coinvolgere da ogni atteggiamento o parola dell’altro le rende a volte depresse, in quanto i vissuti si colorano con forti tinte sentimentali. Pertanto tendono a manifestare in questi rapporti: gelosie, invidie, critiche, cattiverie. Altre volte le amicizie sono vissute, specie nell’adolescenza, con grande trasporto affettivo, con grande donazione personale e con un eccesso di sacrifici.

Quando la donna soffre di antipatia per una persona tutto le diventa insopportabile, se ama qualcuno ogni cosa le appare bella. 

La variabilità emotiva è un’altra caratteristica di questo sesso. L’umore delle donne e quindi il modo più o meno positivo di vedere e affrontare la realtà, la loro apertura agli altri, la disponibilità affettiva, sessuale, sentimentale, varia notevolmente con il variare della situazione ormonale. Mentre gli aspetti più felici, l’umore più ottimistico, la disponibilità più grande si hanno all’inizio e nella prima parte del ciclo mestruale, gli stati di maggiore tensione, depressione, irritabilità, scontrosità, aggressività, sono appannaggio della seconda parte del ciclo soprattutto verso la fine di questo.

Ciò comporta per la donna un modo altalenante di vivere sia la sua realtà interiore sia il rapporto con gli altri. Ciò non è presente nell’uomo, che vive il rapporto con se stesso e con gli altri in modo più uniforme e lineare e che quindi ha difficoltà, spesso, ad affrontare ed incontrarsi con le variazioni emotive della sua compagna. Se anche l’uomo vive gli avvenimenti con la stesse emozioni, le reazioni femminili tendono ad accentuarsi ed a diventare disordinate e violente. In altri casi però possono al contrario essere represse, diventando la donna più fredda e dura, per controbilanciare l’emotività maschile e la sua mancanza di sicurezza. In definitiva, quando una donna “non può appoggiarsi su una base calma, solida, rassicurante” ,  data da un uomo entra in crisi la normale espressività femminile. La donna pertanto si inquieta e finisce per disprezzare l’uomo, che non le permette di vivere serenamente la sua natura. 

Per quanto riguarda l’aggressività questa sicuramente non manca nell’animo femminile. E’ difficile quantificarla in rapporto a quella maschile, soprattutto perché ha delle modalità espressive diverse.

Mentre quella maschile si manifesta, spesso in modo evidente, con comportamenti che possono arrivare fino all’aggressione fisica, quella femminile è espressa in modo più diplomatico e sottile. Pertanto può essere notata soltanto ad un esame accurato delle parole e dei comportamenti che possono rivelarsi di volta in volta scudo o corazza, oppure coltelli, lance e pugni. Ciò probabilmente è scaturito dalla maggiore fragilità fisica della donna e quindi dalla necessità di contrapporre ai muscoli, all’agilità, e alla prontezza dell’uomo, l’arma del linguaggio e dei sentimenti.

Capacità di cure nella donna.

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva49.JPG

 

Nella donna si sviluppano maggiori capacità di cure rispetto all’uomo. Ella è particolarmente sensibile ai bisogni e alle sofferenze.

Questa grande capacità la donna manifesta non solo nell’allevare i figli e nel seguirli nella prima fase educativa, ma anche nei confronti di altri esseri umani bisognosi di attenzioni particolari e accudimento, come gli anziani, gli handicappati o i piccoli degli animali. “Mentre si occupa di un bambino di un malato, di un vecchio: ha il gesto, la parola, il sorriso adatti al momento giusto per calmare, consigliare, incoraggiare." 

Le cure materne non si rivolgono solo al corpo e ai suoi bisogni, ma si aprono, si collegano all’animo del bambino, alle sue necessità psicologiche più intime, mediante le capacità di ascolto e di comunicazione empatica con il figlio. Per cui come dice Sahuc, la madre riesce a seguire il piccolo “dall’interno.” Le sue energie vanno al cuore stesso della vitalità del bambino.

Le attenzioni e le cure sono rivolte anche al proprio uomo, ai suoi bisogni fisici e psicologici, verso i quali le donne diventano particolarmente   sensibili e attente, in quanto sanno benissimo che il benessere dell’uomo ha, come risvolto, il benessere della famiglia, non solo perché l’uomo può essere l’unico e il più sicuro mezzo di sostentamento economico, ma anche perché il suo status positivo psicologico si riversa sui figli e sulla famiglia sotto forma di sicurezza, calore, appoggio. Un uomo che sta male, un uomo umiliato, emarginato dalla sua famiglia, comporta, ancora oggi, una grave crisi per tutti i suoi componenti, in quanto viene a mancare una guida efficace e sicura ed uno dei più importanti e solidi sostegni morali.

Attività fisica e motoria nella donna.

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva39.JPG

 

 

La donna ha una buona capacità di resistenza fisica, se la fatica non è eccessiva. Raramente si mette a riposo in modo assoluto, preferisce sfaccendare sempre. Si trova, infatti, a suo agio nell’utilizzare per lungo tempo ma a piccole dosi le sue energie fisiche.

Preferisce agli esercizi fisici intensi, quelli poco faticosi. Ama le attività fisiche che richiedono delicatezza, grazia, elasticità, armonia. Le donne sperimentalmente sono più brave nella motilità fine delle dita: infilare, sfilare, cucire, tessere. Anche queste qualità si sono con tutta probabilità selezionate nell’essere femminile a causa delle sue millenarie attività che includevano soprattutto questo tipo di lavori: cucire, rammendare, tessere, modellare ecc..

La donna attua dei giochi meno rumorosi, aggressivi e di movimento dell’uomo.

Il motivo di ciò può esser messo in relazione al fatto che il rapporto con un bambino piccolo deve necessariamente realizzarsi mediante la dolcezza, le coccole, l’ascolto sereno, il dialogo attento. Non servono molto la forza, la destrezza, la rapidità; né servono brusche manipolazioni.

Essere poco turbolenti serviva a stabilire con gli altri del gruppo parentale, familiare e del clan, dei rapporti di serena collaborazione ed a far trovare al proprio uomo, nella casa, tra le sue braccia, dopo le lotte, le battaglie, i pericoli e le fatiche della vita extrafamiliare, il calore e la serenità indispensabili per ritemprare il corpo e lo spirito.

 

Capacità d’adattamento e volontà nella donna

Se si osservano le bambine, si scoprono le capacità femminili di piegare la volontà altrui mediante moine, abbracci e parole dolci e affettuose. Se le femminucce sono contrariate recitano la commedia dell’offesa, della sofferenza, della collera, fino ad ottenere quanto voluto.   Il maschietto invece utilizza lucidi ragionamenti per ottenere quanto richiesto

La donna aggiunge alle moine, alle parole dolci e affettuose, la sua bellezza e grazia per raggiungere gli obiettivi. L’intuito le permette di capire gli elementi basilari della persona che deve convincere, in modo tale da poter utilizzare le parole ed i mezzi più opportuni allo scopo.

Altra caratteristica femminile è una visione più immediata e pratica di quanto voluto, al contrario dell’uomo che tende a fare dei piani a più lungo termine. Anche in questo caso l’integrazione uomo - donna permette alla coppia ben affiatata di raggiungere notevoli risultati, giacché, in alcune decisioni, è meglio riuscire a vedere lontano, mentre in altre è più conveniente cogliere l’immediata opportunità.

La donna ha un più facile e immediato adattamento ai vari ambienti, situazioni e un più rapido adeguamento ai comportamenti più frequenti nel gruppo sociale di appartenenza.

La tendenza a seguire i comportamenti più frequenti e quindi “ le mode del momento” nell’educazione, nell’abbigliamento, nella casa, come nell’uso degli oggetti, è certamente una caratteristiche umana maschile  e femminile. E’ più evidente però nella donna rispetto all’uomo, tanto che la donna tende a rifarsi alle abitudini, ai costumi e agli usi del momento per dare un giudizio di eticità, utilità e moralità alla sua condotta e a quella degli altri.

Probabilmente ciò è dovuto al bisogno della donna di adeguarsi rapidamente alla realtà soggettiva sia dei singoli figli, che del marito e degli altri componenti della famiglia e del gruppo; ma anche alle variabilità dell’ambiente fisico in cui si trovava ad operare. Seguire la moda significava, infatti, avere maggiore flessibilità e quindi maggiore possibilità di adattarsi alle mutate condizioni sociali ed ambientali. D’altra parte però, vi è il rischio, molte volte nella storia realizzatosi, che i cambiamenti portino a conseguenze negative, se non disastrose, per il singolo, per il gruppo o per intere comunità. La maggiore resistenza opposta dall’uomo al cambiamento, unita ad una più vigile attenzione alle esperienze del passato, e ad un’ampia visione del futuro, controbilancia l’eccessiva adattabilità e volubilità femminile. 

Nelle sue decisioni il ventaglio di scelte è molto ampio, molto più ampio e articolato di quello maschile. Per tale motivo mentre per l’uomo esiste un “sì”, un “no”,  e un “forse”, la donna mette in campo mille altre opzioni e sfumature che se da una parte rendono più ricche le sue possibilità di scelta, dall’altra a volte rallentano di molto le sue decisioni e rendono instabile ed insicura la sua linea di condotta.

CARATTERISTICHE MASCHILI

 

 

 

 

Anche le caratteristiche maschili, come quelle femminili, nascono da due realtà, una genetica, frutto della selezione naturale che si è attivata incessantemente durante milioni di anni, l’altra educativa o ambientale che, a seconda dei gruppi, delle società e dei periodi storici, ha più o meno sviluppato, stimolato e dato corpo al supporto genetico. Durante le epoche storiche, e ancora oggi in molte società, gli scopi dell’educazione maschile mirano alla formazione di un uomo che:

1.    possa provvedere alle necessità vitali per sé, per la propria famiglia, per la città, per la nazione;

2.    sia capace di sviluppare nella prole quelle potenzialità che  permettano una migliore integrazione nel tessuto sociale e ambientale come la linearità, la forza interiore, la sicurezza, la capacità di prendere rapidamente decisioni, il rispetto delle regole e delle norme,

3.    sappia gestire i rapporti sociali, economici, politici, all’esterno della famiglia, con gli altri gruppi sociali, con le altre città e nazioni, creando patti, alleanze, commerci, aiuto reciproco;

4.    provveda alla difesa del proprio territorio;

5.    conosca e sappia modificare l’ambiente di vita, in modo tale da adattarlo alle coltivazioni, agli scambi, ai rapporti o alla difesa.

6.    sappia creare e sviluppare sempre nuovi e più perfezionati strumenti per ottenere gli scopi suddetti. Strumenti per lavorare, per commerciare, per la difesa, per i trasporti. Strumenti per trasmettere ai posteri cultura e conoscenze. Strumenti per comunicare sempre più velocemente, sempre più lontano ed efficacemente il proprio pensiero;

7.    sviluppi tutte le caratteristiche che lo rendano complementare all’altro sesso, in modo tale da armonizzarsi con esso e quindi controbilanciare le proprie caratteristiche intellettive, emotive, affettive, motorie con quelle femminili.


Da tutto ciò nascono quelle che noi chiamiamo caratteristiche maschili, che brevemente descriviamo.

 

Linguaggio e comunicazione nell'uomo.

Sperimentalmente si è visto che gli uomini nel linguaggio attivano solo una piccola zona dell’emisfero sinistro e quindi rispetto alla donna presentano modalità espressive più semplici, immediate e lineari. Il linguaggio maschile è fatto, infatti, di frasi più brevi, più concise, sintetiche  e precise. Gli uomini seguono il pensiero in modo lineare, difficilmente si soffermano e lo arricchiscono di particolari ritenuti superflui.

Anche nell’ascolto l’uomo tende ad andare al cuore del problema eliminando ogni elemento secondario. Poiché si coinvolge meno e usa meno frasi consolatorie di partecipazione affettiva, l’ascolto appare alla donna più freddo, più scostante, anche se poi riconosce l’efficacia dell’aiuto dato. Il tono della voce è più alto e le idee sono espresse mediante una ricca gesticolazione.

L’uomo non comprende e difficilmente accetta l’inflazione delle parole della donna, il suo periodare troppo ricco di particolari; le sue mille osservazioni lo confondono e inquietano. Questi particolari, agli occhi dell’uomo che tende rapidamente alla sintesi, dopo però una scrupolosa e attenta analisi, appaiono spesso inutili fronzoli. Per cui, messo di fronte a tante parole e immagini è come se naufragasse.

I motivi di questa scelta operata durante i millenni di selezione naturale sono abbastanza evidenti.

Non sono, infatti, necessarie grandi capacità comunicative per il lavoro e per la difesa. Per quanto riguarda inoltre il patteggiare, il decidere, il trovare una linea d’azione o di collaborazione, sono più utili poche e chiare parole unite a decisioni rapide e lineari piuttosto che molti e variegati discorsi. In campo educativo tale diverso apporto linguistico è altrettanto prezioso per la prole poiché, se le parole, le ricche immagini della madre sono preziose per la formazione della cultura e del vocabolario, è, altrettanto importante, sapersi muovere nel pensiero logico seguendo i concetti di base, in modo tale da scoprire e arrivare rapidamente al cuore del problema per affrontarlo e risolverlo il più rapidamente ed efficacemente possibile.

 

 

 

 

L’affettività nell'uomo.

L’affettività maschile non è, come tante volte è stato detto, un’affettività povera o addirittura inesistente, essa è invece altrettanto ricca di quella femminile, anche se ha delle caratteristiche particolari e segue nel suo divenire strade diverse. Innanzi tutto, a differenza di quella femminile, si attiva ed è avvertita, vissuta e manifestata con grande intensità solo se trova nell’ambiente che lo circonda profondi motivi di ispirazione.

    Per quanto riguarda l’intesa di coppia, l’uomo tende a coinvolgersi intensamente solo se avverte la presenza di certe caratteristiche nella sua compagna. La bellezza esteriore è sicuramente una di queste. Il corpo della donna, se si manifesta con forme e modi squisitamente femminili, è per l’uomo uno dei maggiori stimoli d’attrazione e la donna lo sa perfettamente, tanto che, istintivamente, fin da piccola, si adopera in ogni modo per piacergli, per cui il suo corpo e il suo abbigliamento sono fonte di continue attenzioni.

    Ma una donna da amare intensamente deve possedere anche delle qualità particolari, in caso contrario i sentimenti e la disponibilità affettiva dell’uomo risultano minime, tanto da limitarsi soltanto a rapporti amichevoli o ad espressioni sessuali puramente istintive e ludiche. Poiché ha bisogno di una donna da adorare, che si faccia adorare, accanto alla bellezza, è per l’uomo fonte di grande ispirazione amorosa la grazia. Questa, che è da distinguersi nettamente dalla bellezza, è una caratteristica dell’animo prima che del corpo, per cui è presente anche in donne non particolarmente belle, le quali, possedendola, assumono un fascino particolare ed irresistibile agli occhi maschili. La grazia femminile esprime, infatti, attraverso lo sguardo, i comportamenti, le parole ed il corpo, doti che sono proprie dell’anima e della mente, come la dolcezza, la bontà, la disponibilità, la delicatezza, la finezza, la semplicità, la soavità, il pudore di chi le porta. Queste doti se sono poco interessanti in un rapporto breve ed istintivo, fatto più di sesso che di sentimenti, diventano fondamentali in un rapporto serio in cui l’uomo impegna tutte le sue energie e che considera per la vita.

    Altra caratteristica ricercata dagli uomini è sicuramente la serietà, fatta di pudore, ponderatezza, rettitudine e responsabilità nei comportamenti e nelle parole. La serietà si manifesta e dà garanzie, tra l’altro, di fedeltà e di maturità nel rapporto e nell’impegno amoroso. Queste ultime sono qualità fondamentali per l’uomo e vengono istintivamente cercate nella sua donna, giacché gli garantiscono che i suoi sacrifici, il suo lavoro ed impegno andranno a favore dei propri figli e non dei figli di un occasionale amante. Contemporaneamente gli danno maggiore sicurezza sulla stabilità del rapporto e quindi sulla migliore funzionalità della coppia e della famiglia. Ciò sembra avere origini ancestrali. Sembra, infatti, che lo sviluppo della specie umana abbia avuto un impulso notevole già 3,5 milioni di anni fa, quando i maschi pre-ominidi si resero disponibili ad aiutare e assistere le loro donne nell’allevamento della prole in cambio della fedeltà.

 

 

    Altri elementi ricercati nella sua compagna di vita sono la disponibilità affettiva e le capacità d’accudimento e attenzioni. Affettività, cure e attenzioni gli danno la certezza di trovare, nella sua casa, una donna capace d’ascolto, d’affetto, di tenerezze, ma anche d’aiuto, cura e supporto nei confronti della sua persona e dei figli.

L’uomo è disposto a grandi sacrifici per la donna che ama ed ammira profondamente, mentre è disposto a poco o nulla per la donna che non ama, non ammira o stima.

Lo stesso avviene per le attività: egli è disposto a grandi sacrifici quando crede in qualche cosa, mentre si crogiola pigramente se non ha uno stimolo adeguato.

 Questo tutto o niente è una caratteristica prettamente maschile, in quanto l’uomo tende ad incanalare le sue energie di volta in volta verso varie finalità in modo massiccio, per questo mette in moto le sue energie fisiche e psichiche e quindi anche la sua affettività, in maniera molto intensa e coinvolgente solo se riceve stimoli adeguati, mentre le sposta verso altre mete o le lascia completamente inattive, in attesa o in riposo se ciò non avviene.

La donna invece come abbiamo detto poiché è capace di graduare meglio le sue energie s’impegna e coinvolge in mille modi diversi per intensità e modalità espressive.

L’amicizia è vissuta dall’uomo in modo diverso rispetto alla donna: più basata sul fare che sul parlare, più un’amicizia di gruppo che a due, ed è più fedele, anche se con meno coinvolgimento emotivo.

 

 

La sessualità nell'uomo

Anche la sessualità risente delle differenze biologiche e dal differente ruolo che la natura e l’educazione ha assegnato all’uomo. Egli vive ed esprime una sessualità più intensa, libera, impetuosa, meno responsabile di quella della donna, tanto da potersi manifestare solo come puro fatto istintivo; perciò, una maggiore frequenza della masturbazione e dei contatti mercenari o episodici. Ciò è dovuto soprattutto alla maggiore stimolazione ormonale, ma anche al fatto che l’uomo sente collegata la sessualità alla sua capacità e virilità, all’idea di forza e di potenza. Ciò lo spinge a valorizzarla maggiormente ed ad usarla meno responsabilmente e spesso in modo improprio.

D’altra parte, questo atteggiamento si dovrebbe integrare molto bene, in un sottile gioco delle parti, con quello della donna, in modo tale che, se l’impetuoso e irresistibile desiderio dell’uomo, le sue capacità virili e la sua forza fisica, interiore e fecondante, garantiscono la riproduzione, dall’altra l’atteggiamento più sereno, serio e responsabile della donna dovrebbe portare la coppia ad un atteggiamento ed un impegno nei riguardi della vita, oltre che della sessualità, più maturo e fecondo. E’ la donna che, il più spesso, stimola l’uomo ad accettare e far proprio un cammino di coppia e poi di famiglia generoso, aperto alla vita e all’impegno sociale. Quest’atteggiamento femminile è vissuto dal maschio come prova di serietà e di responsabilità della sua futura compagna e quindi lo rassicura sulla sua futura fedeltà. Quando questo atteggiamento femminile non è presente, come avviene nelle donne cosiddette “libere” o “emancipate”, il percorso verso un impegno familiare manca o si interrompe bruscamente.

 

La motilità, la forza e la destrezza nell'uomo.

La potenza e la forza, sia fisica sia morale sono la caratteristica maschile per eccellenza. Forza fisica significa più rendimento nel lavoro, più capacità nella difesa della famiglia e del gruppo d’appartenenza. Forza morale significa maggiore capacità nell’affrontare senza tentennamenti, senza rinunzie, senza abbandoni, i numerosissimi ostacoli e frustrazioni che la vita, oggi come ieri, ci propina a piene mani.

Tale forza per manifestarsi in maniera congrua ed efficace deve, però, essere richiesta e anche orgogliosamente sottolineata e gratificata sia da parte della società che dalla donna e da tutto il nucleo familiare. In caso contrario, se frustrata e limitata o peggio come avviene oggi umiliata e derisa, si manifesta in modi violenti ed incongrui. Per tale motivo il maschietto fin dalla nascita è stimolato in giochi d’abilità, coraggio, determinazione, agilità, prontezza, resistenza al dolore, in modo tale da introiettare queste qualità ed essere pronto ad usarle, quando occorre, nel miglior modo possibile.

Ciò, in parte, è diventato elemento genetico. L’apparato muscolare e osseo nell’uomo è più sviluppato e potente di quello della donna.

Se l’uomo è impegnato in un’attività che sente importante e fondamentale, sa sopportare ferite, dolori e lacerazioni sia fisiche che morali in modo egregio; anche se, dopo l’impegno, poco sopporta il dolore fisico e ha bisogno di cure, coccole e attenzioni da parte della sua donna, in quanto ha bisogno di reintegrare le sue energie fisiche ma soprattutto psichiche, così abbondantemente spese.

La volontà nell'uomo.

“Per agire con efficacia l’uomo deve operare con forza; per essere interessato ha bisogno di stimoli forti; per comprendere deve compiere delle forti concentrazioni di spirito, per volere, deve tendersi con energia. Senza questo l’uomo resta improduttivo, insensibile, senza comprensione profonda, senza volontà vera.”  

Se maturo, sereno ed equilibrato l’uomo tende ad imporre la sua volontà senza abusarne, con autorità ma senza autoritarismo, senza arroganza, senza astio, senza collera ma anche senza permissivismo. Sa intervenire con fermezza e determinazione e, se possibile, lo fa senza l’uso della violenza. Evita la tirannia quanto la debolezza, sa ascoltare, intervenire, imporre. Non tollera ingiustizie, abusi, ma evita anche di farne agli altri.

Solo se immaturo, disturbato psicologicamente o educato alla violenza e all’asocialità, tenderà all’autoritarismo, alla collera, all’arroganza, oppure, al contrario, a lasciar fare agli altri, dando ragione all’ultimo venuto, evitando ogni conflitto.

La tendenza maschile a stabilire nella vita comunitaria norme, regole e limiti ben precisi, resta una necessità. Essa permette a quelli che vivono insieme con lui, di armonizzare il loro comportamento individuale in vista del bene comune e del rispetto di ciascuno, senza continui rimbrotti e senza estenuanti discussioni.

 

 

L’intelligenza e gli interessi nell'uomo.

Anche per quanto riguarda l’intelligenza maschile, vale quanto abbiamo detto precedentemente. L’intelligenza dell’uomo non è maggiore o minore di quella della donna ma in alcuni aspetti e solo per alcuni aspetti, è diversa. La sua diversità nasce, ed è il risultato, di scelte educative e sociali ma anche di una continua ed incessante selezione genetica che ha avuto, e ha lo scopo di migliorare la specie per garantirle la massima diffusione e salvaguardia.

Per tale motivo, poiché l’uomo doveva provvedere alla difesa e alle necessità vitali per se e per la propria famiglia e poiché ciò per millenni significava guerreggiare o andare a caccia di animali, era necessario che oltre alla forza e alla destrezza avesse a suo vantaggio anche altre capacità, come quelle spaziali.

Ricordiamo che i maschi sperimentalmente eccellono nelle attività che richiedono tali competenze: come leggere cartine geografiche od orientarsi in spazi sconosciuti. Ciò al fine di potersi muovere agevolmente nel territorio, fatto a volte di fitti boschi o, altre volte, di spazi aperti e sconfinati come il deserto e le praterie. Da quanto abbiano detto è facilmente comprensibile anche la maggiore capacità maschile, verificata sperimentalmente, di colpire un bersaglio, la maggiore abilità nei giochi come gli scacchi, in cui è necessario prevedere le mosse dell’avversario.

Inoltre, riescono meglio ad identificare una figura nascosta in un disegno, risultano più abili dal punto di vista motorio nella guida di un mezzo e hanno minor paura del pericolo che, anzi, li eccita e li stimola. Non hanno infine timore d’intraprendere azioni pericolose, rischiose, che richiedono un notevole sacrificio fisico.

La necessità di conoscere, muoversi agevolmente e successivamente modificare il territorio in cui viveva, adattandolo alle coltivazioni, ai commerci, alla produzione di beni, non poteva non dare all’uomo quella maggiore passionalità e genialità nello studio del territorio, nella progettazione e poi nella costruzione di macchine e strumenti, ma anche quella capacità intuitiva particolare di affrontare e risolvere problemi fisici e meccanici, e ancora di astrarre da casi particolari principi e leggi universali utilizzabili in altre occasioni.

Ricordiamo come i maschietti siano più amanti dei giochi meccanici di costruzione e sperimentazione; il maggiore interesse maschile per la tecnica, per il calcolo, per la meccanica trova in ciò la sua spiegazione. Per tali motivi, l’uomo, in mille occasioni, sa sempre cosa fare, quando farlo, come farlo nel migliore dei modi e utilizzando il minimo di energia.

 La necessità di gestire la cosa pubblica e quindi i rapporti all’esterno della famiglia con le altre famiglie del clan o con le altre città e nazioni, creando patti, alleanze, commerci ha, a sua volta, dato all’uomo il piacere e l’interesse per la politica. Lo aiuta in ciò una logica più stringente, una coerenza e una linearità di comportamento maggiore ed una più accentuata tendenza, rispetto alle donne, nel dare norme, principi e regole di comportamento valide per tutti.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "L'educazione negata Edizioni E.D.A.S.

Centro Studi Logos

Diamo ai bambini un grande impulso all'apprendimento, per tutta la vita!

Entra a far parte del nostro Centro per dare sostegno ai bambini e le loro famiglie.
© 2024 Centro Studi Logos. Tutti i diritti riservati. Realizzato da IWS

Seguici

Image