Esperienza di una madre con un figlio autistico ad alto funzionamento durante la terapia del gioco libero autogestito

Esperienza di una madre con un figlio autistico ad alto funzionamento durante la terapia del gioco libero autogestito

"La terapia dell'amore"

 

Quando la maestra quel giorno mi ha detto che voleva parlarmi, ho pensato: è  arrivato il momento.

Sapevo...temevo  … ma magari chissà...era solo per darmi qualche comunicazione della scuola.

Il viso dolce della maestra che sempre tendeva al sorriso, quando mi ha accolto nella stanza piena  di giochi e disegni colorati era seria.. imbarazzata.

Mi sono voluta sedere su una delle piccole sedie per bambini, in quel modo rannicchiata forse il colpo l’avrei incassato meglio.

Ha esordito dicendo:

” Ogni giorno, quando prende suo figlio Lei mi guarda in un certo modo e mi chiede: tutto bene?

Io ho capito che Lei si aspetta da me che le dica  se Matteo ha problemi.

 L’anno scorso il bambino aveva 2 anni e mezzo e non si poteva ancora capire..ma quest’anno il bambino  manifesta visibili difficoltà di inserimento. è come se avesse paura di coinvolgersi emotivamente.

 E’ un bambino intelligente, sa molte cose, anche più degli altri. Numeri lettere, colori..ma non si riesce a stabilire con lui un dialogo un’interazione commisurata alla sua età”.

Non tutti i genitori sono disposti a sentirsi dire che il proprio figlio ha problemi.

Quasi fosse colpa di qualcuno o una cosa che non può succedere proprio a loro.

Io, più che al problema, che già avevo intuito, ho guardato subito alla soluzione.

La maestra stessa mi ha indicato il centro LOGOS del Dottore Emidio Tribulato, dove lei stessa faceva dei corsi di aggiornamento .

Il primo incontro è stato a dir poco … disastroso!.

Il distacco emotivo che ci vorrebbe per analizzare qualsiasi problema, quando si parla del proprio figlio crolla!

È per questo che davanti al Dottore, le mie lacrime hanno cominciato a scorrere copiose solo dopo  esserci  solo appena stretti la mano!

Matteo poi..si incantava a salire e scendere con l’ascensore...e non ne voleva sapere neanche di entrare nello studio!

Dopo una dettagliata intervista per conoscere e capire noi e Matteo, la diagnosi è stata “autismo ad alto funzionamento”...sapevo cosa significava...e sentirmelo dire è stato uno dei  momenti più duri  della mia vita.

Dopo vari  incontri, e molte discussioni, la definizione è stata  che c’era la necessità di stare vicini al bambino, tranquillizzarlo, assecondarlo, aiutarlo a recuperare la consapevolezza e la  fiducia in se stesso che gli avrebbe permesso gradualmente di aprirsi al mondo.

Tenuto conto che sia io che mio marito  lavoriamo mattina e pomeriggio si è reso necessaria la presenza di una persona che fosse di riferimento per Matteo, che fosse un’amorevole  compagnia “finche mamma e papà non tornano a casa” .

In questo, preziosissimo è stato l’aiuto del Dott. Tribulato che ci ha messo in contatto con una sua allieva che aveva fatto il tirocinio presso il suo centro.

Lui ci ha detto che avrebbe cercato  “La persona giusta per il bambino”. e non “UNA persona per UN bambino”...e questo ci è piaciuto molto.

Sono pienamente concorde che l’affinità, quando si tratta di un percorso di crescita a due, è fondamentale, nel caso di Matteo ma anche per qualsiasi tipo di i rapporto che sia amicizia, lavoro, amore e altro fra  individui.

La conoscenza con Cettina è stata motivante ed entusiasmante..

Il fatto di riconoscerle una serietà, maturità e tranquillità caratteriale sorprendente per la giovane età, ha pacato le mie ansie e mi ha proiettato con fiducia in questa nuova esperienza.

Il  primo giorno, l’approccio è stato intelligentemente  distaccato..  essere “invasi” non è piacevole per nessuno, tanto più per Matteo che ha bisogno dei suoi tempi e di un’ adattamento graduale.

Via via ho visto come sia lei che lui prendevano confidenza e si affiatavano, prima facendo giochi ripetitivi e metodici poi sentendoli parlare fra loro, complici di piccole cose che organizzavano insieme.

Tornando a casa mi è capitato di ritrovarli a fare la lotta sul letto, o accucciati dietro le piante.. o meglio, come dice Matteo “nascosti nella foresta”, o di trovarli a disegnare e colorare i personaggi dei  cartoni o semplici melanzane o carote o improbabili dinosauri, il tutto sempre con un coinvolgimento totale di mio figlio che, dal non voler neanche prendere più un colore in mano dopo l’esperienza dell’asilo, partecipava attivamente ad ogni attività.

Anche per me e  mio marito è stato un periodo più tranquillo rispetto ad altri.

Il fatto di vedere Matteo così sereno e felice ed avere in casa una presenza così dolce e preziosa, ci ha dato la sensazione che le cose stessero andando finalmente nel verso giusto.

Guardando loro giocare insieme, abbiamo imparato a farlo meglio anche noi, confrontandoci con Cettina e con il dottore Tribulato siamo cresciuti insieme “ridiventando bambini”.

Alla fine dell’esperienza, quando Cettina è andata via, io e  Matteo  siamo stati presi da un senso di  malinconia, lenita comunque dal fatto che, anche se non c’è più l’assiduità,  è rimasto l’intenso rapporto di amicizia, rispetto e confronto.

L’amore, l’attenzione, il silenzio per ascoltare e le parole giuste da sussurrare, la cura dei pensieri e del cuore, la dedizione all’unico bene che sono i nostri  figli... sono la terapia che il Dottore Tribulato ci ha indicato.

Il percorso sarà lungo..ma se Matteo riuscirà crescendo ad essere una persona non solo “come”, ma migliore per se stesso e per gli altri, è perché saremo riusciti  ad aggiungere vita al tempo ..e non tempo alla vita..

Con infinita gratitudine

La mamma di Matteo

 

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