I disturbi delle funzioni cognitive nel bambino con Disturbo Autistico

I disturbi delle funzioni cognitive nel bambino con Disturbo Autistico

I DISTURBI DELLE FUNZIONI COGNITIVE NEL BAMBINO CON DISTURBO AUTISTICO

 

 

Per disturbo delle funzioni cognitive si intende l’incapacità del bambino di fornire prestazioni scolastiche: lettura, scrittura, calcolo, rispondenti alla sua età e alla classe frequentata. Non vi è dubbio che questo disturbo sia notevolmente più frequente nei soggetti che presentano problematiche psicologiche.

La chiave dell’intelligenza e dello sviluppo mentale sta nelle prime relazioni e nelle prime esperienze emotive vissute con la madre e con chi ha cura del bambino. Le funzioni cognitive, infatti,  non sono isolate dal contesto affettivo-relazionale. GREENSPAN S. e LIEFF BENDERLY B. affermano: ‹‹Abbiamo scoperto che le capacità più elevate della mente umana, come l’intelligenza, la moralità e il senso di sé, hanno inaspettate origini comuni››.[1] 

Gli stessi autori aggiungono che, analizzando i primi stadi dello sviluppo della mente, ‹‹si è visto che ciascuno stadio richiede una serie di esperienze fondamentali e specifiche  e sottili scambi emotivi››.[2] Non è, pertanto, l’intelletto a dominare la passione ed i sentimenti ma al contrario, sono i sentimenti e le passioni a dominare l’intelletto.

‹‹L’esperienza clinica dimostra quanto sia artificiale separare il cosiddetto stato affettivo dalle funzioni cognitive, dato che perturbazioni in un ambito finiscono, d’abitudine, per influire sull’altro: così alcune gravi alterazioni affettive si accompagnano sempre, a lungo andare, ad alterazioni cognitive. Parimenti, è eccezionale che l’insufficienza mentale non sia complicata da una qualche difficoltà affettiva, tanto più grave quanto più profonda sia la deficienza››.[3] Così esordiscono AJURIAGUERRA J. e MARCELLI, D. nel capitolo riguardante la psicopatologia delle funzioni cognitive. Questo non significa, però, che ogni disturbo psicoaffettivo abbia un’influenza negativa sull’apprendimento e che ogni bambino con ritardo mentale avrà anche delle problematiche psicoaffettive, ma che tra l’uno e l’altra funzione vi sono delle frequenti, possibili influenze.

Una buona serenità interiore permette:

•       una maggiore capacità di concentrazione e attenzione;

•       maggiori capacità di analisi e di sintesi;

•       una memorizzazione più ampia e armonica;

•       un più valido rapporto con i docenti;

•   un interesse più vivo nei confronti dei vari temi proposti per l’apprendimento;

•       una migliore resistenza alle frustrazioni;

•       una più facile concettualizzazione, utilizzazione ed esposizione di quanto letto o imparato;

•       una maggiore duttilità nel passare da un argomento all’altro.

In definitiva tutti gli apprendimenti, scolastici e non, sono notevolmente facilitati quando è presente una buona serenità interiore che permetta al bambino di vivere in armonia con se stesso e con gli altri. Tutti gli apprendimenti, compreso l’apprendimento del linguaggio, non avvengono o avvengono in maniera limitata o abnorme, quando il minore è in preda alla tensione, all’ansia e alle paure, o presenta una personalità affettivamente povera.

Una riprova di quanto detto si ha da parte degli insegnanti ed dei genitori, i quali notano sistematicamente un vistoso ed improvviso calo nel rendimento scolastico dei bambini quando qualcosa di importante turba il loro animo: conflittualità e/o separazione dei genitori, cambio di residenza, nascita di un fratellino, lutto di qualche familiare ecc.. Gli stessi insegnanti e genitori notano poi una successiva ripresa delle capacità scolastiche quando le problematiche che affliggevano il bambino si sono felicemente risolte o il bambino ha trovato sufficienti modalità compensative. La stessa cosa avviene per il linguaggio, che può regredire o scomparire del tutto quando il bambino è sottoposto a notevoli frustrazioni da parte dell’ambiente esterno, così come può essere riacquistato quando le condizioni ambientali si fanno più serene e accoglienti.

I disturbi delle funzioni cognitive sono, quindi, presenti in tutte quelle situazioni di sofferenza infantile che determinano ansia, disturbo dell’umore, vissuti di inadeguatezza, bassa autostima, disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività ecc..[4] 

 I problemi delle funzioni cognitive nei bambini con Disturbo Autistico

 

In questi bambini vi può essere una riduzione grave delle capacità di acquisire nozioni e/o informazioni soprattutto di tipo scolastico. Nonostante ciò, alcuni bambini, quando riescono a controllare e ad incanalare l’ansia e la tensione che li pervade, hanno delle ottime prestazioni, ma solo in alcune materie ed in alcuni ambiti particolari. Alcuni di essi, ad esempio, presentano particolari abilità nella discriminazione di particolari stimoli visivi e nella memoria, altri bambini hanno notevoli capacità nell’aritmetica, nel ricordare delle date o nel leggere e recitare interi brani.[5]  Appare evidente, pertanto, in alcuni di loro o in alcuni particolari momenti e situazioni, una capacità istintiva ad afferrare empaticamente il senso delle cose e degli accadimenti.

Nelle risposte ai test è stata notata una notevole dispersione. Per cui, a domande semplici, il bambino può non rispondere o rispondere in maniera errata, mentre, a domande complesse, può rispondere bene. Inoltre vi è uno scarto tra il livello verbale e quello di performance. Quello verbale può essere notevolmente superiore a quello di performance, mentre possono esserci delle risposte positive in maniera strabiliante in alcuni settori, ad esempio nel calcolo o nella memoria.

Questi dati confermano la presenza, in questi bambini, di una notevole sofferenza interiore. Sofferenza che, in molti casi ed in molte situazioni limita di molto le loro possibilità di attenzione e quindi di memorizzazione e apprendimento, mentre in alcuni casi lo stato di eccitazione dovuto all’ansia, può esaltare alcune capacità. Essi sono costretti a comportarsi come quei popoli che vivono in zone vulcaniche i quali, se in molte situazioni devono subire e soccombere alla furia degli elementi naturali, in altri momenti e per alcune attività riescono ad utilizzare e sfruttare le enormi energie prestate dalla natura. D’altra parte questa situazione di genialità settoriale era stata già evidenziata in soggetti che soffrono di disturbi psicologici più o meno gravi, tanto da suggerire nel pensiero popolare l’errata equazione: genio = persona gravemente disturbata.

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Autismo e Gioco Libero autogestito"

 

 

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[1] S.GREENSPAN, B. LIEFF BENDERLY, L’intelligenza del cuore, Milano, Mondadori, 1998,  p. 3.

[2] S.GREENSPAN, B. LIEFF BENDERLY, L’intelligenza del cuore, Milano, Mondadori, 1998, p. 3.

[3] AJURIAGUERRA J. (DE), MARCELLI, D., Psicopatologia del bambino, Milano, Masson Italia Editori, 1986, p. 135.

[4] R. MILITERNI, Neuropsichiatria infantile, Napoli, Editore Idelson Gnocchi, 2004, p. 108.

[5] R MILITERNI, Neuropsichiatria infantile, Napoli, Editore Idelson Gnocchi, 2004, p. 257.

 

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