Emidio Tribulato
LA SESSUALITA’
La sessualità è fatta di molte componenti.
La componente genetica.
L'uomo e la donna hanno in ogni cellula del proprio corpo un patrimonio genetico in parte uguale, in parte diverso, che ha la funzione di indirizzare i due sessi verso caratteristiche anatomiche, psicologiche e comportamentali diverse. L’abbiamo paragonato allo schema di un progetto che si svilupperà bene nel tempo, se le condizioni saranno tutte favorevoli.
La componente ormonale.
Una delle condizioni affinché il progetto diventi realtà è data dall’assetto ormonale dell’individuo che ha delle caratteristiche comuni e delle caratteristiche specifiche nei due sessi, sia nella fase embrionale che durante tutto il corso della vita.
Le caratteristiche anatomiche.
A parte i genitali esterni chiaramente diversi, vi sono numerose differenze che riguardano lo sviluppo muscolare, l’altezza, la distribuzione del grasso, il peso dei vari organi ecc..
Le differenze riguardano anche la funzionalità cerebrale.
La componente psicologica.
Ogni essere umano ha un suo particolare modo di avvertire dentro di sé l’Identità di genere, cioè la percezione sessuata di sé “ Io sono maschio” oppure “Io sono femmina.” Nei transessuali il modo di avvertire la propria sessualità non corrisponde alle caratteristiche del corpo, per cui il transessuale maschio che si sente donna, avverte il proprio corpo maschile come estraneo al proprio sentire femminile, e quindi desidera cambiarlo affinché diventi simile al proprio vissuto e viceversa per il transessuale con caratteristiche esterne femminili.
La componente sociale.
Ogni uomo ed ogni donna hanno un suo modo di sentire e vivere il rispettivo ruolo di genere: “Io sono maschio e quindi mi comporto da maschio.” Il ruolo di genere riguarda perciò i comportamenti dell’individuo, nei confronti con il proprio e l’altro sesso, ma anche nei rapporti con la società. Non sempre le due cose vanno insieme, non sempre all’identità di genere corrisponde un ruolo di genere: di qui i comportamenti omosessuali.
Quando una società cambia i suoi stili educativi, le aree più coinvolte nei cambiamenti riguardano molto spesso l'affettività e la sessualità. Tali cambiamenti comportano delle modifiche così radicali e profonde nella popolazione, che la struttura stessa della società ne viene ad essere interessata ed a volte compromessa. Modifiche nel modo di vivere e sentire l'amicizia, l'innamoramento, l'amore, il rapporto tra i sessi, il fidanzamento, il matrimonio e l’uso della sessualità, sono già avvenute in passato molte volte: pensiamo soltanto alla storia ebraica, a quella greca e romana e molte altre volte, quasi sicuramente avverranno in futuro, nella ricerca di un equilibrio tra esigenze, spesso contrapposte, di tipo individuale, sociale e familiare. Sappiamo, dalla storia umana, che questo equilibrio è molto instabile, per cui in certi periodi prevalgono le esigenze sociali, in altre quelle familiari o di clan, in altre quelle individuali.
SVILUPPO DELLA SESSUALITA’
Come si diventa maschi o femmine?
L’essere umano diventa maschio o femmina attraverso una lunga strada. Una strada che inizia dal ventre materno, più precisamente dall’incontro dello spermatozoo del padre con l’ovulo materno. Continua poi durante la gestazione fino alla fase puberale.
Se l’ovulo che ha lo stesso corredo cromosomico - XX - incontra uno spermatozoo - XX - l’embrione sarà indirizzato verso il sesso femminile.
Se invece l’ovulo materno incontrerà uno spermatozoo con corredo cromosomico XY l’embrione tenderà a diventare un maschio.
Abbiamo detto tenderà, perché la strada per la completa differenziazione sessuale è lunga e complessa. Basta una qualunque alterazione sia ormonale sia fisica o educative e psicologica perché questa differenziazione non avvenga, resti incompleta o si alteri. Altri elementi, come gli apporti ormonali specifici, si aggiungeranno, infatti, ben presto e accompagneranno ogni sesso durante tutta la vita. Questi apporti ormonali saranno, a loro volta, completati dagli elementi educativi e psicologici.
Esperienze educative e psicologiche.
Accanto alle componenti genetiche, anatomiche e ormonali sono fondamentali nello sviluppo della sessualità e quindi dell’identità di genere, le esperienze psicologiche, ambientali e gli atteggiamenti educativi che i genitori e gli educatori porranno in essere nel rapporto con il bambino. Sono importanti: il riconoscimento, l’accoglienza, l’accettazione, la valorizzazione, l’educazione.
L’accoglienza e l’accettazione di un figlio dovrebbero prescindere dal sesso. I genitori, ma anche tutte le persone che formano l’ambiente familiare ed amicale che circonda il bambino, dopo lo splendido momento dell’incontro, dovrebbero con gioia accettarlo e valorizzarlo per le sue caratteristiche umane e personali, attivandosi solo per migliorarle, senza preferenze e senza idee di superiorità o inferiorità maschile o femminile.
Spesse volte invece, la realtà sessuale di un figlio è avvertita in modo diverso sia per motivi ideologici, che per cause economiche o per tradizioni locali. A volte, anche solo per motivazioni personali, vi è una maggiore accoglienza di un figlio maschio rispetto ad una femmina o viceversa. Ciò chiaramente può alterare il primitivo rapporto genitore-figlio ma può avere anche degli sviluppi negativi sulla sua identità sessuale, per tale motivo se, ad esempio, i genitori sono felici del fatto che il figlio sia maschio e valorizzano e stimolano le sue caratteristiche sessuali, l’identità ed il ruolo di genere avranno un valido supporto e complemento, se, al contrario quel bambino troverà un genitore che desiderava ardentemente un figlio di sesso opposto, lo stimolo ed il supporto verso una corretta identità sessuale sarà scarso.
Vi possono essere inoltre, dei genitori o degli atteggiamenti sociali che tendono a valorizzare e stimolare le differenze sessuali ed altri che, come avviene spesso oggi nella nostra società occidentale, tendono, mediante l’educazione, a sminuire e sfumare le differenze sessuali, in modo tale che di fronte alle scelte di vita vi sia un atteggiamento simile.
Negli ultimi decenni è andata sempre più diffondendosi l’idea che le differenze d’atteggiamento e comportamento sessuale non siano utili alla società, giacché questa, specie nel campo lavorativo, richiede uguali prestazioni ad uomini e donne. Queste ultime d’altronde, volendo e sognando di conquistare gli ultimi baluardi di attività lavorative che una volta erano appannaggio maschile, come la difesa, la polizia o le attività imprenditoriali, fanno di tutto per incrementare le capacità muscolari e gli atteggiamenti aggressivi propri dei maschi.
Ma anche i rapporti tra i sessi sono visti più facili e meno problematici se tra loro non sono evidenti elementi di differenza sessuale. Ragazzi e ragazze, secondo queste teorie fraternizzerebbero più facilmente avendo non solo indumenti, linguaggio e comportamenti simili, ma anche vissuti comuni nei confronti di se stessi, della politica, dell’ambiente, dell’amore, del sesso.
Da ciò discende tutta una serie d’atteggiamenti e comportamenti dei genitori e degli educatori, tendenti a sminuire e svalutare le caratteristiche che tradizionalmente sono tipiche del proprio sesso, mentre d’altra parte è vista come importante conquista ed arricchimento l’appropriarsi di caratteristiche del sesso opposto.
I modelli educativi tendono quindi ad accentuare la vicinanza sessuale: “E’ meglio che femminucce e maschietti stiano assieme il più possibile per capirsi ed intendersi meglio.” Tendono a dare gli stessi stimoli: “E’ meglio che utilizzino gli stessi giocattoli e giochi, lo stesso linguaggio, svolgano le stesse materie scolastiche, facciano attività di tempo libero uguali.” Tendono a frustrare le caratteristiche salienti legate alle differenze sessuali “Non essere maschilista”, è l’accusa più facilmente rivolta ai maschietti esuberanti; “Non comportarti come una femminuccia”, è l’accusa rivolta alle bambine che piangono!
A questo punto dobbiamo chiederci se all’individuo, alla famiglia e alla società sia più utile e funzionale una differenziazione sessuale importante e sostanziale, oppure no.
Per quanto riguarda l’individuo quando l’identità non è chiara e definita ritroviamo spesso insoddisfazione, ansia, depressione. Ciò nasce dal fatto che all’interno dell’Io albergano emozioni e sentimenti diversi ed, a volte, contrastanti. L’Io si ritrova spesso diviso tra pulsioni non omogenee, tra modi di comportamento, tra scelte e doveri diversi e antitetici; ciò gli crea ansia e lo confonde. Se una donna avverte che la femminilità che sgorga spontanea dal suo animo e che le appartiene è accettata dagli altri e dalla società, può liberamente manifestare la sua accentuata sensibilità, il suo senso di fragilità, il suo bisogno di tenerezza e di sicurezza, mentre nel frattempo può offrire accoglienza, cura e disponibilità, senza porsi alcun problema, sicura dell’accettazione e della valorizzazione degli altri. Se al contrario questo suo sentire e di conseguenza questo suo approccio alla relazione le è proibito, ridicolizzato, messo in dubbio o criticato, le verrà difficile e spesso penoso ogni atteggiamento, ogni scelta, ogni gesto. Lo stesso per il maschio. Se il suo essere forte, coraggioso, lineare, coerente, deciso, sicuro di se, è apprezzato, valorizzato, accettato, accolto dalla società, egli potrà viverlo pienamente e manifestarlo senza problemi, senza tentennamenti, senza dubbi, senza rimpianti. Se al contrario il suo sentire è colpevolizzato, svilito, criticato, limitato, c’è il rischio che lui venga continuamente accompagnato dal senso di colpa, d’impotenza, di frustrazione; soprattutto c’è il rischio che il suo atteggiamento oscilli continuamente da un estremo all’altro senza riuscire ad avere quella stabilità necessaria per un buon equilibrio psichico e per un buon rapporto interpersonale.
Anche l’approccio verso l’altro sesso è notevolmente compromesso se il modo di rapportarsi è simile o confuso. Se la sensibilità, la fragilità, la capacità di tenerezze e cure, più squisitamente femminili sono accolte, valorizzate e controbilanciate dalla forza, dalla decisione, dalla linearità del maschio, le possibilità d’intesa, d’unione, di dialogo, di complicità sono notevolmente maggiori, rispetto ad una situazione in cui nella relazione vengono ad essere portate caratteristiche similari.
I deficit sull’identità sessuale influenzano inoltre la fertilità, poiché il grado di fertilità è influenzato dal modo di sentire e vivere il proprio essere sessuato.
Vi è, infine un aumento notevole delle situazioni omosessuali e intersessuali, con gravi conseguenze nelle relazioni e nell’integrazione sociale.
C’è poi un problema ancora più importante che è sottovalutato. L’uomo è un essere molto complesso e questa complessità si evidenzia sia nella sua vita interiore, sia nella gestione delle relazioni sociali. Per questo motivo l’umanità, nella sua accezione più vasta, ha bisogno sia delle caratteristiche maschili sia di quelle femminili. L’umanità ha bisogno di forza e di dolcezza, di sensibilità e di sicurezza, d’intraprendenza e di condiscendenza, di duttilità e di fermezza. Se questi due assi ereditari sono portati in maniera chiara, netta e piena, tutta l’umanità sarà più ricca; se invece sono trasmessi in maniera limitata, confusa, contraddittoria, sfumata, instabile, tutta l’umanità diventa più povera.
E’ dovere basilare d’ogni società educante, attivare tutta una serie d’atteggiamenti che tendano a stimolare e valorizzare sia la mascolinità che la femminilità, senza appiattimenti e confusione, in modo tale da dare ad entrambi i sessi tutti gli elementi specifici della loro rispettiva identità.
Per ottenere ciò è necessaria tutta una serie di attenzioni:
1. Privilegiare la frequenza con lo stesso sesso.
E’ bene che il bambino, l’adolescente ed il giovane abbiano la possibilità di frequentare entrambi i sessi ma è necessario che vi siano, soprattutto nella prima e nella seconda infanzia, molti momenti in cui, il rapporto con il mondo dei pari sia privilegiato e quindi più incisivo e costante.
Non avvenga quindi, quello che purtroppo avviene in questi ultimi decenni, che si sopravvaluti l’importanza del rapporto promiscuo, per cui continuamente e sistematicamente si cerca di mettere in contatto maschietti e femminucce con l’idea di migliorare, in questo modo, l’intesa futura! E’ quello che succede nelle pareti di casa: quando si organizzano festicciole per bambini, in cui si è attenti ad invitare i bambini dell’altro sesso, nonostante questi, data l’età, non abbiano alcun interesse verso il sesso opposto e anzi quella presenza li metta a disagio. Succede a scuola dove gli insegnanti, per evitare che i maschietti bisticcino tra di loro e le femminucce chiacchierino tutto il giorno, non trovano di meglio che mettere nello stesso banco un maschietto ed una femminuccia, mettendo a disagio l’uno e l’altra. La frustrazione non porta benefici alla tranquillità della classe, mentre è di ostacolo alla crescita personale.
2. Vi sia un percorso formativo che valorizzi le specifiche caratteristiche sessuali.
Questo percorso diversificato, che per millenni ha aiutato una corretta identità e ruolo sessuale e che era presente sia all’interno della famiglia, che della scuola, così come nelle altre agenzie educative, è stato smantellato pezzo per pezzo fino ad essere quasi totalmente eliminato. Le motivazioni sono state diverse ma tutte sono riconducibili all’idea di un errato concetto di parità: “Poiché i ragazzi e le ragazze nella loro vita futura dovranno affrontare problemi comuni è bene che fin da piccoli maturino le stesse esperienze e le stesse capacità”. Si è inoltre formato un altrettanto errato convincimento riguardante l’intesa futura: “Poiché i ragazzi e le ragazze, una volta diventati uomini e donne, dovranno capirsi, accettarsi al fine di trovare un buon accordo di coppia, è bene che compiano questo cammino di comprensione fin da piccoli.” Ricordiamo, ancora una volta, che avere pari dignità non comporta automaticamente avere pari compiti e formazione, e che un miglior rapporto uomo-donna non nasce dall’anticipazione e dal prolungamento del rapporto promiscuo, ma dalla conquista di una buona identità e ruolo sessuale che si acquista con la frequenza, con l’esempio, con il dialogo con persone dello stesso sesso.
E’ dalla diversità che nasce l’entusiasmo verso il sesso opposto, il piacere dell’incontro, lo stimolo alla conoscenza di un mondo diverso e complementare al nostro. Mettere insieme precocemente e per troppo tempo maschietti e femminucce, al contrario, fa diminuire lo stimolo nei confronti dell’altro, toglie poesia e fantasia all’incontro, tarpa le ali al desiderio, fa assumere ad entrambi i sessi comportamenti ed atteggiamenti poco edificanti.
E’ molto strana una società come la nostra, che tende, da una parte, a sviluppare in tutti i campi professionali, il massimo della specializzazione, mentre, per quanto riguarda il ruolo e l’identità sessuale, tende a negare, appiattire, e se possibile cancellare, l’innata tendenza presente nella specie umana, come in molte specie animali, a caratterizzarsi in modo specifico.
3. Il minore sia in contatto con insegnanti e leader di entrambi i sessi.
L’essere umano ha bisogno di far proprie figure diverse e di acquisire elementi educativi da entrambi i sessi e non da uno solo. Non appare positiva la tendenza nelle nostre scuole, specialmente elementari e medie, di una presenza d’insegnanti donne notevolmente maggiore rispetto alla presenza maschile, ciò comporta varie conseguenze negative.
• Le insegnanti donne tendono a livellare su comportamenti di tipo femminile, l’ambiente della classe, senza peraltro riuscire spesso a mantenere la necessaria disciplina a causa della scarsa autorevolezza presente in molte di loro.
• Gli alunni maschi, in contatto per diversi anni con figure quasi esclusivamente femminili, hanno difficoltà ad introiettare elementi caratteristici del proprio sesso.
• Gli alunni maschi, inoltre, costretti a relazionarsi solo con insegnanti donne, si sentono spesso in una situazione d’inferiorità rispetto alle alunne, considerate dalle docenti, più buone, più brave, più responsabili e attente di loro. Avvertono la difficoltà delle insegnanti nel valorizzare le loro qualità specifiche, e nel tenere conto dei loro bisogni: maggiori attività motorie, inventive, costruttive. Soffrono per il loro orgoglio ferito soprattutto davanti al sesso femminile, rispetto al quale vorrebbero invece primeggiare orgogliosi. Bollati, sia sul piano didattico sia disciplinare, tendono a reagire alle frustrazioni dovute allo sfavorevole confronto, in maniera aggressiva verso le insegnanti e le compagne, oppure cercano di coinvolgerle in comportamenti e atteggiamenti deteriori e volgari.
• Le alunne, d’altra parte, assediate da maschietti sempre più aggressivi, violenti e poco attenti alle materie disciplinari, tendono o a chiudersi in uno spazio proprio, o a rispondere con altrettanta violenza e volgarità alle provocazioni dei maschi imitandoli nei loro atteggiamenti più deteriori. In definitiva ne scade sia il profitto sia la condotta.
L'EROTISMO DEL BAMBINO
Normalmente si tende a limitare l’erotismo infantile relegandolo nel campo dei “giochi sessuali infantili “, intendendo con questo limitare il senso e lo scopo delle curiosità morbose che mettono in imbarazzo e fanno disperare gli insegnanti e le giovani madri.
In realtà il campo della sessualità infantile è molto ricco e caratteristico, esso si manifesta in vari modi. I giochi con i propri genitali e con gli organi della sfera sessuale in genere sono solo uno dei modi.
Il bambino e la bambina si toccano, si accarezzano, cercano di darsi piacere, a volte da soli, altre volte con bambini dello stesso sesso od opposto.
A volte le attenzioni sono rivolte verso i fratelli e le sorelle, molto spesso verso i cugini o altri vicini con cui il bambino entra in contatto.
C’è in questi giochi il senso dello scoprire assieme gli aspetti anatomici e psicologici della sessualità.
C’è in questo un bisogno e un desiderio di confrontarsi per controllare di essere fatti allo stesso modo e quindi soffocare una paura emergente o, in modo diverso, per sottolineare una superiorità d’età o di caratteristiche che permettano d’innalzarsi anche di poco rispetto agli altri.
C’è inoltre un darsi piacere reciprocamente. Un piacere chiaramente di tipo sessuale poiché, il coinvolgimento emotivo, è molto scarso nella sessualità infantile.
Vi è, infine, un provare a fare qualcosa più grande di loro. Ad esempio un provare a fare un bambino, come si immagina possano averlo fatto i loro genitori, anche se i modi possono far sorridere.
Per quanto riguarda il comportamento da tenere davanti alle manifestazioni erotiche del bambino che si tocca, si masturba o che ha rapporti di gioco sessuale con gli altri compagni, i modi di reazione più frequenti sono purtroppo poco utili e educativi.
Si va dalla proibizione assoluta: “Queste cose non si toccano, o non si fanno“, accompagnate a volte da un giudizio morale: “ Sei uno sporcaccione .“ “Fai cose brutte che fanno soffrire i tuoi genitori e Dio”; a reazioni di evitamento, per cui si ignora o si fa finta di non vedere ciò che il bambino fa; ad altri di accettazione passiva della cosa; ed infine a reazioni di scherno o scherzo.
Ognuna di queste modalità ha degli aspetti positivi uniti ad altri negativi.
Se l’educazione sessuale è stata globale, così come abbiamo detto, ed è stata inserita in un contesto di formazione umana, si possono utilizzare altre possibilità più efficaci e maturanti: ad esempio, si può far notare il valore che hanno gli organi sessuali durante la vita, valore di procreazione, di donazione all’altro, per cui appare necessario e utile un rispetto nella loro utilizzazione.
Si può inoltre evidenziare come vi siano delle età e delle necessarie premesse per utilizzare al meglio le possibilità offerte dalla sessualità.
Per quanto riguarda alcune perplessità che hanno i genitori di farsi vedere o no nudi dai loro figli, o in atteggiamenti amorosi o sessuali, teniamo presente che non è tanto questo tipo di immagine che può sconvolgere o essere educativa nei confronti del bambino.
Se in alcune società ed in alcuni ambienti è scontato un certo modo di intendere l’intimità ed il pudore, in altre il pudore è inteso in senso molto diverso. E’ importante educare il bambino tenendo presente il comune, sano, senso del pudore presente nel proprio gruppo sociale senza eccedere né in un senso, né nell’altro. Ciò per evitare di creare delle abitudini in contrasto sia con i suoi vissuti interiori che con quelli dell’ambiente socio-culturale in cui vive. Nel nostro ambiente culturale appare poco utile e anzi molto criticabile, la possibilità che un bambino veda i suoi genitori nudi o assista ai loro approcci sessuali, in quanto può far sorgere nel bambino dei giudizi poco lusinghieri nei loro confronti; questi potrebbero essere giudicati persone esibizioniste, che mettono in atto atteggiamenti di seduzione o comunque persone con scarsa serietà, responsabilità e valore morale.
GLI EDUCATORI DELLA SESSUALITA’
Per quanto riguarda gli educatori della sfera affettiva e sessuale, da quanto finora abbiamo detto dovrebbe essere chiaro che, anche in questo campo i primi e fondamentali educatori non possono che essere i genitori, ai quali però si accompagneranno con diverse modalità e importanza tutti gli altri educatori secondari: nonni, zii, fratelli, sorelle, insegnanti, leader ecc.. Inoltre, come per gli altri settori, anche in questo caso è importante l'ambiente educativo in cui gli educandi e gli educatori vivono ed operano.
Per quanto riguarda i genitori essi non possono evitare d'impegnarsi direttamente in questo tipo di formazione, giacché non si può vivere giorno dopo giorno con un bambino od una bambina, con un ragazzo o con una ragazza, senza inviare dei segnali, senza rispondere alle loro domande, senza indicare, chiarire, porre l’accento, su aspetti che contengono elementi di tipo affettivo e sessuale.
In ogni momento, i genitori comunicano il loro modo d’essere uomo o donna, padre o madre, marito o moglie. La loro intesa o aggressività, la comunione o la contrapposizione, il dialogo o i silenzi glaciali che insistono sulla coppia, il ruolo assunto da ognuno di loro nella famiglia, il rispetto o la scarsa considerazione reciproca, tutto è trasmesso alla prole sia durante l'infanzia, sia negli anni dell'adolescenza o della giovinezza. Inoltre essi, continuamente, nel dialogo con i figli e tra di loro, manifestano la loro opinione, ed esprimono le loro idee sull'amicizia, sui rapporti affettivi, amorosi e sessuali, sul matrimonio, sulla convivenza e sulle altre modalità con cui un uomo ed una donna vivono la loro intesa all'interno della coppia, della famiglia o della società.
E’ possibile lasciare agli altri questo compito? E’ possibile che se ne occupi soltanto la scuola utilizzando i docenti delle varie discipline o mediante l’intervento di specialisti particolarmente preparati per questo tipo d’educazione? E’ possibile lasciarla soltanto alla ricerca istintiva del bambino o affidarla ad un libro, ad una videocassetta, alla televisione o ai compagni? La scuola, come gli altri educatori e strumenti mediali, è fondamentale anche in questo settore educativo ma l'intervento dei genitori è, ancora una volta, il più importante e basilare, perché è il primo a poter essere attuato, perché è il più graduale, e soprattutto perché è vissuto in un rapporto ricco d’emozioni, affetti e legami profondi. Le altre agenzie educative potranno affiancare e completare l’opera dei genitori ma mai potranno sostituirli, poiché non potranno mai dare quelle emozioni e sensazioni, quelle testimonianze e quelle relazioni, che soltanto un padre ed una madre possono dare.
Chi dei due? La madre o il padre?
Anche in questo caso la domanda potrebbe essere ribaltata. È possibile che l’educazione sessuale sia fatta esclusivamente da uno dei due genitori, dal momento che entrambi vivono con il bambino, entrambi il figlio vede, osserva, con entrambi dialoga? Necessariamente è la coppia genitoriale che si deve impegnare in prima persona ed in prima battuta nell’educazione affettivo - sessuale in maniera armonica, concorde, anche se con sottolineature diverse, proprio perché diversi sono i sessi, i ruoli e le personalità.
Quando?
Non credo che sia possibile impegnarsi in questo tipo d’educazione soltanto in un certo momento della vita del minore, né credo si possa attendere un certo periodo del suo sviluppo per iniziarla. I figli, infatti, crescono, giorno dopo giorno, portando con sé e sviluppando tutta la ricchezza della propria umanità; per tale motivo, giorno dopo giorno hanno bisogno di crescere anche in questo campo.
CARATTERISTICHE DELL’EDUCAZIONE AFFETTIVA E SESSUALE
Quali caratteristiche dovrebbe avere l’educazione affettivo - sessuale per essere utile ed efficace?
1. La chiarezza e la semplicità.
Innanzi tutto è necessaria la chiarezza. L’informazione deve essere chiara e comprensibile.
Non tutto ciò che è chiaro per noi lo è per il bambino. Per tale motivo è nostro dovere trovare le immagini e le parole più adatte per esprimere dei concetti complessi, così come si fa con tutti gli altri aspetti della personalità.
Ciò significa che non bisogna nascondersi dietro parole fumose o immagini imprecise o, peggio, non vere. La chiarezza esige anche la semplicità nelle parole e nei paragoni. Non è necessario essere laureati, o specialisti in qualche disciplina medica o psicologica per affrontare efficacemente questo tipo d’educazione. Basta essere genitori attenti, sensibili, vicini, dialoganti. In questo campo, non bisogna sottovalutare i modi e le indicazioni presenti nelle testimonianze che sono tramandate dai genitori ai figli nelle società più sane.
2. L’esattezza.
Non c’è alcun bisogno di grandi approfondimenti culturali, né è indispensabile conoscere in maniera approfondita la psicologia, la fisiologia o l'anatomia umana, basta l’esattezza presente nella cultura di un normale padre o madre. La correttezza che noi possiamo dare e offrire con le nostre normali conoscenze è più che sufficiente per il bambino.
3. La serenità.
Elemento fondamentale è anche la serenità. Il bambino percepisce quando dietro le nostre parole c’è ansia, paura, imbarazzo. Queste emozioni nell’ambito dell’educazione sessuale non sempre possiamo eliminarle, ma sicuramente possiamo sforzarci di controllarle.
4. La gradualità.
Nessuno si sognerebbe di fare una lezione d’anatomia dei muscoli e delle ossa delle gambe ad un bambino cui s’insegna a camminare!
Nel campo dell’educazione alla sessualità bisogna seguire la stessa gradualità usata in tutti gli altri settori umani. C’è sempre un momento, un modo per affrontare ogni argomento ed ogni aspetto della sessualità usando il vocabolario più comune nell’ambito socioculturale in cui è inserita la famiglia, in modo tale da favorire nei futuri rapporti con gli altri bambini, un lessico comune.
Si cercherà, com’è normalmente fatto per tutti gli altri organi, di farne capire il valore, la funzione o le funzioni.
Solo quando il bambino sarà più grande e potrà capire che in noi c’è un dentro e un fuori, si potrà parlare di fisiologia e anatomia interna degli organi sessuali, così come si farebbe per il cuore o per altri organi interni.
E’ un errore grossolano, non tenere conto del modo con cui nel bambino avvengono i processi d’acquisizione, ed il modo entro cui egli vive tali realtà. Cercare di saltare delle tappe indispensabili, con un'informazione selvaggia, non serve all'educando in quanto questi spesso oppone un rigetto istintivo, così come si è visto nei primi disastrosi esperimenti.
5. L’impegno formativo.
L'educazione alla sessualità coinvolge gli elementi intimi e profondi del nostro Io: ecco perchè è giustamente considerata un pilastro formativo delle future generazioni; pertanto, l’impegno formativo da parte dei genitori non dovrebbe essere in discussione. Si discute, invece, animatamente, da qualche decennio nell’ambito scolastico, se in classe sia più utile fare informazione o formazione sessuale.
Se per informazione s’intende l’impegno da parte del corpo docente di dare delle spiegazioni scientificamente esatte, senza entrare nel merito delle scelte di vita, e per formazione s’intende un'attività educativa in cui sono inseriti, accanto a spiegazioni scientificamente esatte, elementi sociali, etici e morali attinenti ad un percorso educativo globale che rispettino la fisiologica maturazione del bambino, non credo che la scelta sia difficile: il compito del docente non può essere solo di tipo informativo. Tale problema si pone nella nostra società a causa di un corpo docente di svariata estrazione culturale ed etica, non sempre selezionato accuratamente, e spesso poco preparato ad affrontare tali problematiche.
Un altro particolare settore dell’educazione sessuale è per le ragazze, l’educazione alla conoscenza dei propri ritmi di fecondità, che si può ottenere mediante i metodi naturali come il metodo Billings.
La ragazzina dovrebbe essere accompagnata sin dai suoi primi cicli alla scoperta della manifestazioni che indicano la sua fertilità. Ciò naturalmente non deve essere visto in senso anticoncezionale ma come dono e ricchezza per la persona, in quanto ha lo scopo di aumentare la consapevolezza del valore della sessualità e quindi di se stessi. I metodi naturali, a differenza di quelli artificiali, infatti, aiutano a conoscere il proprio corpo e a rispettarlo, rendendo maggiormente consapevoli della possibilità che una nuova vita umana possa sbocciare con l’uso della sessualità.
I TEMPI NELL’EDUCAZIONE AFFETTIVA E SESSUALE
Anche questo tipo d’educazione deve essere iniziato fin dalla nascita.
Quando un bambino nasce trova dei genitori e soprattutto una madre che l’accoglie in modo diverso in relazione alla maturazione e alle esperienze psicologiche di base che possiede.
Se la gravidanza è proceduta serenamente, vi è buona intesa tra i coniugi ed esiste una sufficiente maturazione psicologica, la madre sarà felice d’incontrare lo sguardo del suo bambino che fino ad allora ha potuto solo immaginare, ma che ora si trova tra le braccia e quindi può baciare cullare e accarezzare.
Se invece la donna non ha ancora maturato il suo ruolo di madre, accoglierà il parto come un evento liberatorio e anche l’attaccamento verso il bambino sarà tiepido, specie nei primi mesi di questo rapporto.
Durante i primi giorni di vita del neonato l’affettività e la sessualità assumono un ruolo ed un significato fondamentale. Basti pensare al disagio che potrebbe essere vissuto dal bambino strappato dal caldo e confortevole ventre materno, in cui non avverte calore o freddo eccessivo, dove i rumori sono attutiti, le luci sono discrete, il contatto avviene solo con morbide acque. Improvvisamente e rapidamente egli passa in un ambiente rumoroso, troppo freddo o caldo, certamente non così morbido e ovattato come quello precedente.
La reazione più facilmente prevedibile potrebbe essere di tipo depressivo, giacché lo stress della nascita difficilmente potrà far vedere al bambino il mondo sotto una luce rosa. Troppi traumi e soprattutto improvvisi, per non sentire l’ambiente circostante come ostile.
Sappiamo che questa tristezza e diffidenza iniziale potrà cessare solo se il neonato avrà la fortuna d’incontrare delle braccia materne o paterne che lo sappiano accogliere, e quindi dei genitori in grado di capire i suoi bisogni fondamentali. Soprattutto sappiamo che egli potrà vedere il mondo e se stesso in una luce più gioiosa e ottimista solo se incontrerà una madre dalle cui braccia e dal cui seno potrà avere piacere alle sue labbra, calore al suo cuore, tenerezza al suo corpo.
La vita affettiva e sessuale del bambino in questi primi momenti è interamente vissuta mediante il contatto con la madre ed in particolare con il seno materno, che per il bambino rappresenta il mondo intero. Questo rapporto empatico iniziale è essenziale affinché egli acquisisca fiducia in se stesso, negli altri e nella realtà esterna a lui.
Inoltre, poiché alla nascita non c’è per il neonato differenza tra il sé ed il mondo, quel primo contatto piacevole gli permetterà questa prima basilare distinzione.
La madre che allatta e si cura del bambino, con il suo atteggiamento, con le parole e con il legame empatico che riesce ad instaurare invia molteplici messaggi: "Mi piaci.". "Sono contenta di stare con te." "Sono felice di abbracciarti." "E' bello nutrirti con qualcosa che mi appartiene: il mio latte.” "Ti sento come un elemento importante della mia vita personale e della nostra vita di coppia.” “Sono contenta del tuo inserimento nella nostra famiglia.”
Altre volte invece i messaggi che sono inviati, anche senza l'uso delle parole, hanno un contenuto negativo: “Che seccatura doversi svegliare e alzare per allattarti e accudirti.” “Che sofferenza sentire la tua bocca che stringe il capezzolo.” “Che schifo doverti pulire.” “Chissà quanti problemi mi darai.” “Che ansia pensare a tutte le fatiche cui sarò sottoposta per causa tua, a tutti i sacrifici che dovrò fare per te.” “Peccato che tu non sia come avrei voluto che fossi, che non abbia il colore dei capelli, degli occhi o il sesso da me desiderato”!
ALCUNE PROBLEMATICHE SUI PRIMI RAPPORTI GENITORI FIGLI
I primi problemi che nascono nella nostra società riguardano proprio la vita del bambino nei suoi primi giorni d’esistenza. Quella piena e completa disponibilità verso il nuovo essere umano che si affaccia alla vita, quell'intimo dialogo di tipo empatico tra padre, madre e figlio è spesso disturbato da varie realtà.
• La maturazione dei genitori.
La maturazione dei genitori, per quanto concerne l’educazione, il rapporto e la cura dei bambini piccoli, è spesso molto carente. La possibilità, per i ragazzi o i giovani, di assistere e collaborare all'allevamento dei piccoli degli esseri umani è molto limitata, se non assente, a causa del calo delle nascite. Mentre assistiamo quasi giornalmente, nei documentari trasmessi dalla televisione, dellle attenzioni con cui gli animali allevano i loro piccoli, molti ragazzi e ragazze che arrivano al matrimonio sconoscono gli elementi basilari dell’allevamento e dell’educazione degli esseri umani. E’ diventato un evento raro veder crescere accanto a sé giorno dopo giorno un fratellino od una sorellina. Quando questo avviene, i fratelli o le sorelle maggiori che si assumono quest'incombenza, sono lasciati spesso soli, in questo delicatissimo compito, in quanto non sono sostenuti e seguiti dai consigli dei propri genitori o di altri adulti impegnati nelle attività lavorative.
• Gli impegni lavorativi e ludici.
La trasmissione d’esperienze di accudimento materne e paterne nel corso degli ultimi decenni si è in parte perduta o è disturbata sia dai molteplici impegni sia a causa dello scarso valore che, ormai da decenni, è dato alla famiglia e alle cure familiari, viste più come causa di schiavitù, legame e frustrazione che non come la base stessa della vita dell'individuo e, quindi, della società.
• Mancanza del supporto dei genitori d’origine.
Manca inoltre alle nostre giovani coppie l'esperienza, il consiglio, il supporto dei genitori d'origine, per cui esse sono private di quella costante e premurosa presenza che permetteva il passaggio di informazioni da una generazione all'altra. I motivi sono noti. Le grandi città, lo stile di vita delle giovani coppie che tendono a rifuggire dalla presenza, a volte ingombrante, dei genitori, l'errato convincimento di poter fare da soli, rende difficile questa presenza e questo supporto. Inoltre è entrato nella logica del razionalismo, spesso imperante, che il pediatra o lo psicologo od un altro "esperto", autore di qualche libro o di qualche articolo nei settimanali più diffusi, sappia molto di più e molto meglio sull'educazione e sull'accudimento dei bambini dell'anziana madre legata ( poveretta!) a principi ed a valori "ormai superati"!
• Modifica dei ruoli sessuali.
Ormai da decenni vi è un atteggiamento educativo sia nelle famiglie che nella scuola e nella società basato sul tentativo di modificare in modo notevole i ruoli e gli atteggiamenti sessuali. Mentre, infatti, si cerca di stimolare nelle bambine e poi nelle adolescenti e donne una maggiore aggressività, forza, determinazione e reattività per cui: “Le donne non devono farsi mettere i piedi sopra la testa da nessuno, devono reagire, sapersi difendere, saper aggredire, essere indipendenti", dall'altra si cerca di stimolare nell'uomo una maggiore passività e tenerezza: "Gli uomini devono aiutare e collaborare con le donne in casa, saper curare un bambino piccolo, far venire fuori la parte più tenera ed emotiva della loro personalità.”
Ciò rende difficile, ad entrambi i sessi, esprimere, comunicare e trasmettere, specialmente al bambino piccolo, messaggi sufficientemente adeguati, utili, chiari e coerenti. Per tali motivi egli non riuscirà a soddisfare il bisogno di avere accanto a se una madre paziente, generosa, dolce, capace di grande ascolto, apertura, tenerezze e accudimento, poiché si ritroverà ad essere gestito nei suoi bisogni più profondi da una “donna manager” capace più di agire che di ascoltare, più adatta a fare che a vivere un rapporto, più preparata dal punto di vista culturale che affettivo. Un grande impaccio vi sarà anche nell'uomo al quale, la falsa illusione di saper gestire la relazione con il proprio bambino solo perché capace di cambiare il pannolino o di dargli la pappa, lo porterà a trascurare e soffocare e quindi a non trasmettere gli elementi più specifici della sua mascolinità.
• L’aumento delle problematiche psicologiche.
Non meno importanti sono le conseguenze devastanti dovute a problematiche psicologiche come depressione, ansia e nevrosi così frequenti nei giovani, spesso causate o complicate dall'abuso d’alcool o dall'uso di droghe.
• Lo stile di vita.
Il bambino piccolo ha bisogno di restare in contatto con persone che sanno adeguarsi ai suoi ritmi molto particolari. Un bambino piccolo può rifiutare il cibo in un dato momento e richiederlo a gran voce un'ora o due dopo. Può essere disponibile al gioco per qualche minuto e poi voler trovare il suo ambiente ideale per schiacciare un pisolino. Ciò impone grande pazienza, elasticità e disponibilità. Le tante e frenetiche attività, in parte lavorative ed in parte ludiche od estetiche, imposte dalla società moderna mal si conciliano con questi ritmi.
• L’ambiente di vita.
Spesso, fin dalla nascita, il bambino non trova, nei rapporti genitoriali, quell'ambiente sereno, collaborante, comprensivo che lo rasserena e lo rassicura. Frequentemente deve fare i conti con una mamma ed un papà i cui rapporti sono sconvolti da contrasti, invidie, gelosie o aggressività reciproche che lo agitano, lo intimoriscono, lo rendono insicuro e spaurito.
• La mancanza di uno dei genitori.
La mancanza di uno dei genitori, a causa di separazione, divorzio o di situazioni di ragazza madre, sta diventando sempre più frequente e comune nelle società occidentali con conseguenze gravi sulla vita dei minori.
CONSEGUENZE
Quando non sono presenti una buona maturità e serenità personale ed un giusto equilibrio nella coppia, molti momenti del rapporto padre- madre-figlio diventano problematici in quanto i genitori, sopraffatti dall’ansia e dal disagio reciproco, hanno difficoltà a gestire in modo positivo la relazione con il minore in molti momenti della sua giornata. Tra questi ricordiamo i momenti legati all’alimentazione, all'addormentamento e a tutte le occasioni, numerosissime nei primi anni di vita, di contatto con il corpo e le funzioni fisiologiche. Ad esempio, un bambino che si sporca può, allora, significare fastidio e disappunto per la madre e non occasione di maggiore intimità e dialogo. E’ facile che in queste situazioni prevalga una comunicazione del tipo: "Il tuo corpo è fonte di sporcizia, pena, sofferenza e lavoro per me", invece che un'esperienza, tutto sommato, piacevole. Il modo con cui il figlio è accarezzato, manipolato, lavato e pulito riflette profondamente la serenità e la maturità dei genitori. I bambini non sono così sporchi da rendersi necessario un bagnetto giornaliero. Quel rito è in realtà occasione per far rivivere al neonato, che ha abbandonato l’utero materno, una situazione ricca di calore e di gioia, ma è anche un'occasione per stare insieme, per ricevere e scambiare, mentre si lava, si insapona e si asciuga, carezze e stimoli ricchi di dialogo, d’amore e gratificazione reciproca.
LA FIGURA DEL PADRE NELLO SVILUPPO DELL’AFFETTIVITA’ E DELLA SESSUALITA’
Se nei primi giorni di vita il bambino sa avvertire solo un’unica figura che noi per comodità chiameremo materna, ma che può essere praticamente rappresentata anche dal padre, successivamente il bambino riesce a fare una distinzione tra queste due figure che gli stanno accanto, che lo confortano, lo assistono, lo cullano.
In realtà il bambino riconosce la figura del padre nel momento in cui riesce a distinguerla da quella della madre.
Questo accettare dentro di sé, non più un’unica immagine, ma due persone, non è solo una conquista di tipo percettivo ma è conseguenza della maturità affettiva.
Aprirsi a due persone significa moltiplicare i rischi d’eventuali frustrazioni; per tale motivo solo se quella prima immagine materna è stata positiva, il bambino avrà il coraggio e la forza di aprirsi ad un secondo essere umano.
Dialogare e comunicare con papà e mamma gli permette di proiettare su due persone e non solo su una, le sue paure, i desideri, le fantasie, i drammi interiori.
Può pensare che una di queste sia cattiva e l’altra buona, e questo può farlo anche alternativamente.
Può pensare che tutte le cose buone vengano da uno dei due che gli è amico, mentre le cose cattive vengono dall’altro che gli è nemico.
Naturalmente questa possibilità è certamente superiore a quella primitiva divisione della figura materna in buona e cattiva.
La comunicazione con i genitori, nel bene e nel male, è sempre presente ed in ogni momento nella vita del bambino ed è legata alle loro caratteristiche psicologiche e sessuali.
Ognuno dei genitori è portatore di diverse modalità relazionali dovute al proprio sesso e al proprio ruolo; per tale motivo ogni genitore si pone istintivamente obiettivi diversi ma complementari.
Anche nel momento del semplice gioco il padre o la madre si rapportano con modalità e finalità diverse. La madre tenderà soprattutto ad effettuare giochi verbali e, se si coinvolge in attività motorie, sceglierà quelle meno pericolose e più delicate, in modo tale da proteggere al massimo il corpo del suo piccolo. Il papà, invece, tenderà a stimolare e sfidare il figlio utilizzando una maggiore forza e irruenza, per cui preferirà coinvolgerlo più in attività motorie che linguistiche. Lo inviterà a rischiare. Lo spingerà a superare se stesso, a fare sempre meglio e di più, stimolandolo ad affrontare con forza e grinta le difficoltà ed i pericoli. Per tali motivi fin dalla più tenera età l'uomo e la donna, il padre o la madre, tenderanno a dare stimoli diversi ma complementari. Da una parte la madre tenderà a comunicare un bisogno d’attenzione, prudenza e tenerezza, dall'altro il padre cercherà di sottolineare la necessità di usare il coraggio e la forza per superare gli ostacoli presenti sia nell'ambiente esterno, che nella vita intrapsichica.
LA FASE EDIPICA
Il bambino e la bambina istintivamente, forse prima ancora di averne una conoscenza ben precisa, hanno spesso per Freud un legame più stretto con il genitore di sesso opposto con il quale cercheranno di avere un rapporto esclusivo d’amore.
Sarà un vero amore anche se impossibile.
Il bambino cercherà d’avere la madre tutta per sé, ne sarà geloso, cercherà di allontanare il padre e, con la fantasia, potrà pensare che il padre muoia o si allontani da casa e lo lasci solo con la madre.
Per giustificare questo amore cercherà di pensare che non voglia bene all’altro coniuge e che lo maltratti, immaginerà forse che i rapporti sessuali siano un mezzo di sopraffazione e di violenza.
Se si accorgerà che il padre le vuole bene, che tra i due coniugi vi è una buona intesa, che il padre è buono sia con la madre che con lui, cercherà di rinunciare a questo suo amore identificandosi con la figura paterna.
E’ come se dicesse: “ Se io sono come lui, mia madre mi vorrà bene.” E successivamente: “Se io sono come mio padre, troverò una donna brava e buona come mia madre, che mi amerà e che io potrò amare.”
Se invece si troverà con genitori che non si amano o che non vanno d’accordo, se incontrerà un padre che non lo comprende o una madre che non gli è vicina, questo processo di maturazione attraverso l’identificazione sarà difficile se non impossibile.
Potrà restare in lui quest’amore che chiamiamo complesso edipico.
“Perché rinunciare a questo amore se il papà è cattivo e fa soffrire la mamma ?”
L’amore edipico serve a fare esperienza di questo sentimento in un clima protetto. Come il bambino impara l’utilizzo delle mani disegnando, colorando, costruendo, impara a sperimentare, in condizioni di tranquillità e sicurezza, l’amore e tutte le sue componenti, come la gelosia, il bisogno di possesso, la difficoltà nell’intesa. Egli può, in tutta sicurezza, odiare il genitore dello stesso sesso senza che accada nulla di spiacevole o non riparabile. Impara che nell’amore c’è il desiderio di possesso e quello di donazione, c’è il piacere delle effusioni ma anche la sofferenza della gelosia.
La fase edipica aiuterà i figli nel loro processo d’identificazione con il genitore dello stesso sesso. Se io amo la mamma devo essere come papà per farmi amare da lei e quindi devo far miei tutti gli elementi maschili di papà, pertanto imparerò ad essere forte come lui, grande come lui, sicuro, coraggioso, disponibile, deciso come lui.
Tutto ciò gli sarà prezioso per la sua formazione personale e lo aiuterà ad aprirsi ad un futuro ruolo di padre, genitore, uomo. Quanto abbiamo descritto non potrà avvenire se i ruoli non sono netti e chiari ma, come avviene oggi, sono confusi, sfumati, invertiti. Né potrà avvenire in modo fisiologico, se vi è contrasto tra i genitori o quando una delle due figure è assente nella vita familiare.
PRINCIPI DA TRASMETTERE NELL’EDUCAZIONE AFFETTIVO-SESSUALE
Quali principi dovrebbero essere dati ai minori per una corretta educazione alla sessualità?
La sessualità nasce con l’essere umano.
Non è qualcosa che si conquista, non è una qualità che compare ad un certo momento della propria vita ed in un altro momento scompare. E’, invece, qualcosa che è sempre in noi e ci accompagna, fin dai primi attimi della nostra esistenza. Già al momento della fecondazione siamo maschi o femmine, poiché nei nostri geni, sono già presenti quei messaggi che tenderanno a portare l’essere in formazione verso l’uomo o la donna. Compito dell’educazione è fare in modo che questo messaggio iniziale si traduca in realtà in modo completo ed equilibrato.
La sessualità riguarda la globalità dell’essere umano.
Bisogna sottolineare che la sessualità non riguarda solo i genitali, ma l’intero corpo, anzi l’intera persona. La sessualità è una dimensione essenziale della persona.
Siamo uomo o donna nel nostro modo di vivere e di sentire; siamo uomini e donne nel nostro modo d’amare, di scegliere, nell’approccio ai problemi, nel nostro modo di affrontarli e risolverli.
La sessualità è elemento fondamentale nella vita della coppia.
E’ simbolo, ma anche mezzo d’unione affettiva e amorosa. E’ strumento di dialogo, di donazione: attraverso la sessualità si dà all’altro piacere, ma anche conforto sicurezza, gioia, gratificazione, sostegno. E’ mezzo di conoscenza: si fa all’amore nudi, non solo fisicamente ma soprattutto psicologicamente e affettivamente. L’altro si scopre davanti a noi non solo nel corpo ma anche nell’animo e quindi abbiamo la possibilità di conoscerlo meglio, di essergli più vicini, di capirlo maggiormente, di poterlo aiutare con più chiarezza; ma anche di fargli del male, di colpire la parte più delicata ed intima del suo essere se in noi non c’è sufficiente amore, rispetto, delicatezza, comprensione.
La sessualità non si esaurisce in un rapporto fisico, non è un gioco e non è solo piacere.
Gli organi sessuali non sono giocattoli. La sessualità è una realtà fondamentale per lo sviluppo dell’individuo e della collettività.
Non può essere banalizzata o strumentalizzata impunemente, pena il deterioramento della società stessa. La sessualità non si esaurisce nel rapporto fisico tra due corpi. Il piacere presente nel suo uso ha delle finalità particolari in quanto spinge all’incontro, al dialogo, al dono, alla procreazione ed alla progettualità. E’ un mezzo per avvicinarsi all’altro, per progettare una vita con l’altro, per donarsi all’altro. Nella coppia è strumento di unità e complicità nella gioia. Questo dovrebbe comportare molto rispetto e molte attenzioni; per tali motivi non dovrebbe essere usata, come sempre più spesso avviene, per motivi ludici o commerciali, per ridere o far ridere.
La sessualità comporta ruoli diversi ma complementari.
Ruoli come papà e mamma, come uomo e donna, entrambi utili, con la stessa dignità, con la stessa importanza, che si integrano e si completano, si aiutano a vicenda, ma non dovrebbero mai sovrapporsi o confondersi.
Le differenze ci sono e devono esserci e non sono un pericolo, un rischio ma una ricchezza per l’umanità. Queste differenze non solo non limitano l’unione, ma la facilitano diminuendo la conflittualità e promuovendo l’armonia.
Purtroppo questo tipo di messaggio oggi non arriva, anzi arriva un messaggio opposto: che le differenze sono poche, sono tanto poche che possono essere eliminate o sfumate al massimo, fino a fare le stesse cose, dire le stesse cose, avere gli stessi comportamenti, stare insieme allo stesso modo. Questo tipo di messaggio, come abbiamo visto, non aiuta l’integrazione tra un uomo e una donna, non dà ricchezza all’umanità, non coinvolge in maniera positiva i figli.
Una visione corretta della propria realtà sessuale non dovrebbe comportare competizione con l’altro sesso ma, al contrario, alleanza e complicità. Lo scopo di un uomo e di una donna non è quello di lottare l’uno contro l’altro, non è quello di sopraffare o vincere sull’altro, ma è quello dell’intesa, della collaborazione, della complementarità, dell’aiuto, dell’integrazione l’uno con l’altro, al fine di ottenere reciproco conforto, assistenza, amore, sostegno.
La sessualità può comportare la nascita di una nuova vita umana e quindi implica responsabilità.
Il piacere sessuale è legato anche alla procreazione che è elemento indispensabile per ogni specie. La conoscenza e l’uso di metodiche contraccettive hanno modificato di molto la scelta del singolo e della coppia. Tuttavia l’uso della sessualità, specie se ciò avviene in un’età non matura, dà ancora oggi luogo a numerose gravidanze non volute, non desiderate, e quindi inaspettate con conseguenze sul piano individuale e sociale come l’aborto o il matrimonio riparatore.
L’uso completo della sessualità, e quindi l’apertura, anche se solo potenziale, verso una nuova vita umana, dovrebbe avere come presupposto alcune condizioni di base.
1. Un’età adulta.
Bisogna essere adulti, a causa del notevole impegno necessario nell’accudire e seguire eventuali figli, i quali hanno diritto di avere genitori sufficientemente capaci di badare, oltre che a se stessi, anche a loro. Soltanto dei genitori adulti possono adeguatamente sopperire ai tanti bisogni, sia materiali sia educativi e spirituali, di un bambino.
2. Avere sufficienti condizioni economiche.
Avere un minimo di condizioni economiche appare scontato per il bisogno di sopperire a tutte le necessità materiali: cibo, medicine, cure, indumenti, educazione.
3. Non essere portatori di problematiche psicologiche o di malattie organiche di una certa rilevanza.
Le nevrosi, le ansie le paure, le difficoltà relazionali, il malessere che avvertiamo verso noi stessi o verso gli altri si trasmette ai figli e rende difficile ogni relazione di coppia.
4. Offrire, ad un eventuale figlio, la possibilità di avere due genitori e non uno.
Un genitore non dovrebbe mai essere lasciato solo nel suo compito, dovrebbe sempre essere affiancato dall’altro, a causa delle numerose necessità psicologiche e relazionali dell’essere umano che difficilmente possono essere soddisfatte solo da un papà o da una mamma.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato "L'educazione negata Edizioni E.D.A.S.