I sintomi depressivi
I sintomi depressivi nell’età infantile sono molto più frequenti di quanto non vengano evidenziati e diagnosticati. I motivi per cui gli educatori (genitori, familiari, insegnanti), hanno difficoltà nel riconoscerli e quindi nell’affrontarli adeguatamente, sono dovuti al fatto che il bambino raramente riesce ad esprimere verbalmente i suoi sentimenti e le sue emozioni. Inoltre, nei minori, la depressione assume caratteristiche molto diverse da quelle presenti negli adulti. Caratteristiche che la nascondono e la mascherano dietro atteggiamenti e comportamenti solo esteriormente gioiosi e vivaci.
La depressione del neonato
Le carenze di cure materne, a seconda della loro gravità e durata, sono responsabili di diverse situazioni psicopatologiche. Se la carenza dura oltre un mese, ha inizio quel quadro detto depressione anaclitica, così ben descritto da Spitz.
Il neonato, preda di questo tipo di depressione, piange inizialmente in modo intenso, poi il suo pianto si fa lamentoso, più monotono e meno modulato ed infine si trasforma in grido. Il bambino appare prostrato. Resta per lunghe ore coricato a letto, a ventre basso, con scarsa reazione agli stimoli. Il suo sguardo è spento e abbattuto. L’espressione del viso diventa rigida, triste e ansiosa. È evidente l’apparente indifferenza a ciò che lo circonda, com’è evidente il ritiro, l’isolamento e il rifiuto del contatto. Al momento del risveglio mancano le classiche manifestazioni del bambino nei confronti della madre: i suoi gioiosi gorgheggi, le lallazioni, i giochi con le mani o con i sonaglini. Si nota, inoltre, l’assenza di curiosità esplorative. Vi sono, invece, frequenti autostimolazioni: con dondolamenti in posizione genupettorale, ritmie solitarie, soprattutto diurne ma anche notturne o nella fase dell'addormentamento. Queste stimolazioni possono giungere fino a condotte auto-aggressive. Sono ritardate le acquisizioni psicomotorie, come la comparsa della posizione seduta e la deambulazione e vi è ritardo anche nel controllo sfinterico. Spesso questi bambini iniziano a deambulare solo verso i venti mesi. Lo sviluppo del linguaggio e della comunicazione sono quasi sempre profondamente turbati e ritardati. Sono presenti, inoltre, un calo ponderale e una diminuzione delle difese immunitarie, con conseguente facilità ad ammalarsi.
Se l’assenza della madre perdura oltre il terzo mese questa condizione può portare a ritardi mentali irreversibili, talvolta anche a gravi condizioni organiche generali (marasma) e a ritardo nello sviluppo scheletrico.
La depressione del bambino tra i tre e i cinque anni
La depressione del bambino a questa età presenta alcuni sintomi simili a quelli del bambino piccolo: isolamento o ritiro, auto-stimolazioni, pianti che durano a lungo con o senza una ragione apparente, prolungati comportamenti masturbatori cronici e compulsivi, ma vi è anche agitazione e instabilità psicomotoria, mentre l’affettività è incostante. Pertanto, se in alcuni momenti nel bambino vi è un’intensa ricerca affettiva, in altri periodi è presente un rifiuto relazionale, con manifestazioni di collera e di violenza quando viene contrastato nei suoi desideri.
L’umore tende ad oscillare tra l’agitazione euforica e il pianto silenzioso. Sono presenti anche dei comportamenti auto e/o eteroaggressivi. Vi sono difficoltà nel sonno con frequenti risvegli notturni, incubi e sonnolenza diurna, ai quali si aggiungono enuresi ed encopresi intermittente, alterazioni dell’appetito, con rifiuto alimentare o, al contrario, bulimia. Vi è, infine, un’estrema sensibilità ad ulteriori separazioni, con intensa richiesta relazionale. Poiché persiste ancora il bisogno di un rapporto duale, l’inserimento nella scuola materna diventa difficile e può essere fonte di ulteriore trauma.
La depressione del bambino che va dai 5-6 anni ai 12-13 anni
A quest’età il bambino possiede mezzi di difesa più elaborati. Pertanto dalle parole, dalla mimica, dallo sguardo e dal tono della voce, emergono segni di sofferenza morale, smarrimento, sconforto. Per tali motivi i sintomi depressivi sono abbastanza eloquenti. Sono evidenti la noia, la chiusura, il senso di incapacità, la difficoltà a ricevere e accettare l’aiuto degli altri, la tendenza ad autopunirsi, la mimica povera. Anche l’espressività è ridotta, per cui il bambino appare come “spento”, irrigidito, presenta scarsa gestualità, si muove come al rallentatore, si stanca facilmente e rinuncia alle attività che prima gli piacevano tanto. Scarseggiano l’immaginazione e l’attenzione.
Inoltre, il bambino depresso ha difficoltà a concentrarsi, presenta continui controlli fobico-ossessivi, ha un’affettività eccessiva e debordante e può presentare condotte provocatrici e autopunitive. Sono presenti stati d’ansia con angoscia e pensieri ricorrenti, disturbi del sonno con risvegli notturni, con o senza incubi. In altri casi, all’opposto, il bambino sembra rifugiarsi nel sonno, per cui dorme eccessivamente. Possono essere presenti inoltre alcuni disturbi alimentari: il bambino mangia saltuariamente, talora rifiuta il cibo, altre volte lo assume con ingordigia.
La depressione in questa fase evolutiva si manifesta anche con una sensibilità eccessiva, con la perdita degli interessi, con comportamenti di autodisprezzo e di autosvalutazione, con senso di impotenza, di colpa, di vergogna, con commenti negativi su di sé e sul suo operato. Questi commenti possono essere espressi direttamente con frasi del tipo: “Non posso, non ce la faccio, non lo so”. “Sono stanco, non mi va di fare niente”. “Faccio soltanto degli errori”. “Sono cattivo, nessuno mi vuole bene”. Accanto a questi sintomi possono essere presenti segni di protesta, collera, impulsività ed aggressività, furti ripetuti, menzogne, comportamenti mitomani, facile faticabilità, disadattamento tra il bambino ed il suo ambiente. In particolare disadattamento nei confronti dei coetanei, fughe e infine insuccesso scolastico, dovuto all’instabilità dell’attenzione e alle difficoltà nella concentrazione. I soggetti depressi sono, inoltre, più a rischio di suicidio e problemi nella condotta (Wright, Strawderman e altri[1], 1996, p. 181).
Quanto più il bambino è piccolo, tanto più la sintomatologia si arricchisce di sintomi psicosomatici: anoressia, alterazione del sonno, episodi diarroici, affezioni dermatologiche (eczema, alopecia), affezioni respiratorie (asma).
Ma non tutti i sintomi su esposti sono sempre presenti, per cui vi può essere una depressione con una prevalenza di sintomi somatiformi, una depressione con prevalenti difficoltà scolastiche, ma anche una depressione nella quale sono prevalenti i disturbi della condotta o altri gruppi di sintomi.
Così come per gli adulti sembra che la depressione sia più frequente nelle femminucce piuttosto che nei maschietti.
Le cause
Cause genetiche. Studi sui gemelli monozigoti hanno messo in evidenza valori di concordanza pari al 65%, mentre nei gemelli dizigoti tali valori si aggirano intorno al 15%.[2]
Cause biologiche. Vengono segnalate una ridotta increzione di ormone della crescita dopo stimolo (growth hormone o GH) e una disfunzione del sistema serotoninergico. In definitiva vi dovrebbe essere una disfunzione a livello ipotalamo-ipofisario dei sistemi regolatori noradrenergico e serotoninergico.[3]
Cause ambientali. Spitz ha denominato, anche, ospidalismo la depressione anaclitica del neonato, perché si presenta frequentemente nei brefotrofi.[4] Questo ci fa pensare che la depressione è strettamente legata a situazioni ambientali nelle quali la cura del neonato non è sufficiente ad instaurare e a mantenere un solido e stabile legame affettivo. Inoltre la depressione è più frequente quando sono presenti gravi carenze affettive da parte dei familiari, caos educativo, cambiamento di immagine materna.
Per Bowlby,[5] la perdita di una persona amata, nella saggezza ed esperienza popolare, è stata sempre associata a depressione e a gesti estremi. Anche nel mondo animale i cuccioli cercano altri animali nell’ambito della loro famiglia, che li proteggano e assistano. Il legame affettivo che si crea tra il bambino e il familiare amato, viene difeso dagli intrusi con aggressività, ma anche con punizione del familiare che avrebbe dovuto proteggerlo, assisterlo e curarlo e non lo ha fatto. La difesa di questo legame è presente, tra l’altro, anche negli innamorati umani. Mantenere un legame è come amare qualcuno, perdere il legame è come soffrire per qualcuno. E se la minaccia della perdita porta all'angoscia, la reale perdita affettiva provoca sofferenza e collera.
Sintomi di depressione infantile sono presenti anche quando le carenze affettive sono parziali. Ad esempio, quando il bambino non riceve per molto tempo sufficienti cure, a causa di una grave depressione materna o per altre problematiche psicopatologiche; quando sono presenti assenze brevi ma ripetute; o quando vi sono delle accentuate distorsioni nel rapporto madre–figlio.
La depressione è tre volte più frequente quando i genitori hanno sofferto dello stesso disturbo. La depressione si presenta più facilmente quando sono presenti malattie dei genitori o del bambino con ospedalizzazione di questi, quando si è in presenza di un sistema familiare disfunzionale, quando vi è la perdita di un genitore o di una persona amata per divorzio o morte, quando sono presenti delle crisi familiari, quando la famiglia è costretta a emigrare, ma anche quando i genitori hanno poco tempo da dedicare ai figli.
In questo racconto di Maria, di anni dodici, la cui madre era incapace di provvedere affettivamente ai suoi figli per cui era costretta a inserirli in vari istituti, si comprende bene la sensazione di carenza affettiva vissuta da lei e da tutti i bambini che si ritrovano nelle sue stesse condizioni.
I palloncini volati in cielo
C’era una volta una signora che stava comprando dei palloncini che le sono volati. La signora si chiamava Francesca, come sua madre e aveva 11 figli e non erano contenti perché i palloncini erano solo tre. Allora la madre è andata a comprarne altri. Alla fine tutti i figli sono morti perché la mamma era vecchia e pure i figli. I palloncini sono volati in cielo insieme ad una lettera dove c’era scritto ”mamma ti voglio bene”.
L’interpretazione del racconto di Maria ci fa chiaramente pensare a una madre che cerca in tutti i modi di dare ai figli l’affetto che loro desiderano e di cui hanno diritto. Tuttavia, questa non riesce a dare a tutti quanto dovrebbe (C’era una volta una signora che stava comprando dei palloncini che le sono volati. La signora si chiamava Francesca, come sua madre e aveva 11 figli e non erano contenti perché i palloncini erano solo tre). Nonostante l’impegno della madre i suoi apporti affettivi risultano inadeguati, tanto che i figli muoiono (Allora la madre è andata a comprarne altri. Alla fine tutti i figli sono morti perché la mamma era vecchia e pure i figli). Nonostante ciò i figli continuano ad amare la loro madre perché sanno che aveva fatto del suo meglio nei loro confronti (I palloncini sono volati in cielo insieme ad una lettera dove c’era scritto ”mamma ti voglio bene”).
Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Il bambino e l'ambiente"
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[1] Wright C., C., Strawderman et al.,(1996), “La depressione negli studenti in difficoltà: identificazione precoce e intervento”, Difficoltà di apprendimento, Vol.2, n° 2 , dicembre, p. 181.
[2] Militerni R., (2004), Neuropsichiatria infantile, Napoli, Editore Idelson Gnocchi, p. 394.
[3] Militerni R., (2004), Neuropsichiatria infantile, Napoli, Editore Idelson Gnocchi, p. 395.
[4] De Negri M. et al., (1970), Neuropsichiatria infantile, Genova, Fratelli Bozzi Editori, p. 127-128.
[5] Bowlby J., (1982), Costruzione e rottura dei legami affettivi, Milano, Raffaello Cortina Editore, p. 73.