Le cause dei disturbi psicologici

Le cause dei disturbi psicologici

 

Autore: Emidio Tribulato

 

 

Famiglie sane e funzionali

Buona parte della serenità ed equilibrio interiore risiede nell’ambiente di vita del bambino e quindi, soprattutto nella sua famiglia. Se questa presenta delle buone caratteristiche riuscirà ad adoperarsi efficacemente nella strutturazione della personalità dell’Io dei minori presenti in essa e a lei affidati, giacché sarà capace di educare le nuove generazioni utilizzando un ambiente affettivo - relazionale ricco di serenità, stabilità, ascolto, dialogo e comprensione reciproca.

Nelle famiglie sane e funzionali l’amore caldo, gioioso e sicuro, presente nei genitori e negli altri adulti, facilita questa funzione, permettendo di offrire alle nuove generazioni la fiducia, la sicurezza, la serenità e la continuità che queste ricercano e si aspettano. Gli apporti di una famiglia sana e funzionale sono in grado di sviluppare e far crescere persone umane con un’armonica personalità e una ricca identità: persone quindi, non solo intelligenti e capaci, ma anche equilibrate, serene, mature e responsabili.

Una famiglia con caratteristiche adeguate ai suoi compiti riesce, mediante l’educazione e l’esempio, a far maturare nei minori le capacità necessarie per una buona ed efficace integrazione e socializzazione, poiché in quest’ambiente affettivamente sano ed equilibrato i minori sono profondamente rispettati, ma sono anche educati a rispettare gli altri. Accettando e rispettando le idee, i pensieri e i desideri degli adulti, le nuove generazioni hanno la possibilità di saper ben comunicare e dialogare. Queste qualità a loro volta faciliteranno molto tutti i processi e i livelli d’integrazione: inizialmente con i genitori, poi con gli altri familiari e infine con gli estranei.

Giacché all’interno di una famiglia sana e funzionale è attuato il miglior tirocinio verso la comunità, i minori sono stimolati ad essere responsabili e a limitare i propri desideri, imparando a confrontarli con i bisogni altrui e sono altresì capaci di riconoscere nei propri comportamenti le conseguenze positive o negative che da questi potrebbero scaturire nei confronti degli altri familiari, ma anche nei confronti dell’umanità in generale. In definitiva, in questo tipo di famiglia le nuove generazioni riescono a comprendere che la vera libertà si nutre di responsabilità e rispetto nei confronti di se stessi e degli altri.

Inoltre, questo tipo di famiglia è in grado di offrire a tutti i suoi membri, protezione e riparo dai pericoli esterni, così da essere porto sicuro nei confronti dei fattori negativi presenti nell’ambiente sociale. Inoltre riesce a costruire e tener viva una rete affettiva ricca, attiva, partecipe, collaborante: una rete in grado di supportare i genitori e che, nello stesso tempo, sa adoperarsi con delicatezza e attenzione nell’educazione dei minori in essa presenti.

Una famiglia sana e funzionale è in grado di sostenere e aiutare ogni suo membro nei momenti più difficili e delicati della propria esistenza: nelle inevitabili fasi di transizione della vita, negli eventi stressanti, nei casi di disabilità, nelle malattie, nella vecchiaia, in caso di lutto o in presenza di gravi difficoltà. In definitiva questo tipo di famiglia è in grado di assistere e curare, mediante la presenza amorevole e attenta degli adulti responsabili, non solo i minori, ma anche gli anziani, le persone sole, i disabili e gli ammalati che ne fanno parte.

Una famiglia con le caratteristiche che abbiamo descritto è capace, inoltre, di procurarsi i necessari beni materiali indispensabili alla sua vita personale e sociale, senza trascurare le funzioni affettive e relazionali. Inoltre, poiché almeno un terzo dell’identità e dei ruoli sessuali sono affidati all’ambiente affettivo relazionale nel quale il bambino vive, la famiglia sana e funzionale è in grado di sviluppare nelle nuove generazioni delle corrette identità e ruoli sessuali: identità e ruoli sessuali che sono indispensabili per instaurare con l’altro sesso dei sani e sereni rapporti amorosi.

In definitiva, se un maschio acquisterà piena e completa identità e ruolo sessuale, così da poter offrire alla donna amata e poi ai figli, gli importanti e ricchi doni della mascolinità come la forza e il coraggio, la determinazione e la comprensione, la coerenza e la linearità, sarà soprattutto merito della famiglia nella quale questi è vissuto è si è formato come uomo. Allo stesso modo, se una donna acquisterà piena e completa identità e ruolo sessuale, così da poter offrire all’uomo amato, ai figli e alla società le sue doti di femminilità come la dolcezza e la capacità di ascolto, la comprensione e la tenerezza, le capacità di cura e l’accoglienza, sarà soprattutto merito della famiglia nella quale è vissuta e si è formata come donna.

 In definitiva una famiglia sana e funzionale riesce a dare ad ogni suo membro ciò di cui ha bisogno e ciò di cui necessita, sia in campo materiale, sia in campo educativo e affettivo. Pertanto se le future generazioni saranno forti, ricche di beni materiali, culturali, spirituali e materiali, sarà soprattutto merito di questo tipo di famiglie.

La famiglie malate o disfunzionali

Al contrario, le famiglie malate o disfunzionali non sono capaci di svolgere una o più delle essenziali funzioni appena descritte.

 Poiché nei genitori ma anche negli altri familiari sono presenti ruoli confusi, contraddittori e spesso conflittuali e vi è scarsa attenzione e coinvolgimento nei bisogni degli altri, in questo tipo di famiglie sono frequenti le esplosioni di aggressività; le fughe dalle responsabilità e dagli impegni intrafamiliari; le difficoltà ad instaurare una comunicazione efficace e indifferenza o scarsa attenzione ai bisogni, soprattutto di tipo affettivo relazionale verso alcuni o nei confronti di tutti i suoi componenti.

Mancano in queste famiglie malate e disfunzionali la disponibilità all’accoglienza, il necessario calore emotivo, la possibilità di soddisfare i bisogni affettivi mediante un dialogo vero e profondo. Così come manca il piacere dello stare insieme e del gioco. Sono frequenti gli atteggiamenti e i comportamenti educativi errati, quali le punizioni e rimproveri eccessivi o troppo frequenti o al contrario sono attuati troppi comportamenti permissivi, che non danno la possibilità all’individuo d’introiettare i giusti valori e le sane regole del vivere sociale.  Queste famiglie presentano in definitiva importanti e costanti carenze affettive. Pertanto i vari soggetti presenti in esse non si sentono accettati, valorizzati, amati.

In queste famiglie i minori spesso sono costretti ad assistere e vivere delle relazioni poco serene, fatte di prolungati e frequenti conflitti tra i propri genitori oppure sono costretti a subire gli stress e i traumi dovuti a separazioni, divorzi o precoce inserimento fuori dalla famiglia, in asili nido pubblici o privati. Queste relazioni e situazioni familiari non felici apportano un grave disagio ai soggetti in età evolutiva, nei quali le paure della perdita affettiva, dell’abbandono, della non cura, della solitudine, si sviluppano e accentuano quando attorno ad essi non è presente la necessaria stabilità. Si sottovaluta ampiamente in questi casi la complessità dello sviluppo umano che richiede per molti, molti anni, degli armoniosi, precisi, intensi e continui punti di riferimenti affettivo - relazionali.

Nelle famiglie disfunzionali troviamo inoltre la presenza di persone che presentano disturbi psichici importanti, dai quali è difficile non essere influenzati. Queste persone non lasciano ai minori quel sufficiente spazio vitale che possa permettere al loro Io di esprimersi e affermarsi, a causa della loro ansia che si può manifestare nella vita d’ogni giorno con immotivate paure e per una molteplicità di eventi e situazioni. Ansia che si può diffondere su tutta la loro famiglia, sconvolgendo, come un vento impetuoso, l’animo delle persone coinvolte. I soggetti che soffrono di importanti disturbi psichici con facilità possono trasmettere nell’ambiente la loro malinconia, la loro tristezza, nonché l’apatia e l’astenia della quale possono soffrire. Questi sintomi depressivi possono diffondersi, come un fiume nero e vischioso, in ogni relazione affettiva da loro intrapresa. E ancora, come non soffrire a causa dell’aggressività, della disforia, dell’irritabilità o della grande variabilità d’umore, presente nei soggetti con turbe psichiche, quando queste rendono difficile, se non impossibile, il dialogo, l’ascolto e la relazione?

In definitiva quando un bambino vive accanto a dei familiari, soprattutto a dei genitori, che presentano disturbi ansiosi, depressivi, difficoltà di comunicazione e altre patologie importanti, con facilità la loro psiche potrà essere turbata da quest’ambiente non fisiologico al suo sviluppo. Per tali motivi è limitativa e parzialmente reale l’immagine che frequentemente viene diffusa dei genitori di un bambino o di un adulto aggressivo, e cioè quella di un genitore che malmena fisicamente o abusa sessualmente del figlio. Queste dolorose realtà, per fortuna, sono presenti solo in pochi casi. La sofferenza che frequentemente subiscono questi bambini è fatta di un male più sottile e meno visibile, del quale i genitori non sono coscienti e che è difficilmente rilevabile dall’esterno.

I segnali della disintegrazione e della scarsa funzionalità presenti nelle famiglie malate o disfunzionali coprono un ampio e variegato ventaglio di patologie psichiatriche e sociali. Frequenti sono nei suoi membri, soprattutto nei più piccoli, le paure, i disturbi del sonno e delle condotte alimentari, le lamentele per i disturbi fisici (cefalea, dolori addominali, vomito), le crisi di rabbia, le esplosioni emotive improvvise di aggressività verso gli adulti, i coetanei, gli oggetti e gli animali, o anche contro se stessi (autolesionismo). Sono inoltre evidenti nei minori le difficoltà nella comunicazione e nella socializzazione, i problemi nell’apprendimento, gli atteggiamenti oppositivi – provocatori, le fughe ma anche i comportamenti immaturi o le regressioni a delle fasi evolutive precedenti.

Anche nei giovani la presenza di una famiglia disfunzionale provoca numerose e gravi manifestazioni: chiusura in se stessi o nel branco; profitto scolastico scadente; condotte asociali o antisociali; fenomeni autodistruttivi e di sballo mediante l’abuso di alcool o droghe; una vita sessuale ed affettiva senza una reale progettualità e senza alcuna responsabilità sia verso gli altri che verso se stessi; disturbi del comportamento, delle condotte alimentari o dell’identità e del ruolo di genere. E ancora presenza di fughe, randagismo, sciatteria e aggressività, senza alcuna evidente motivazione; scarsa progettualità, anche solo di tipo lavorativo; diminuzione delle ore di sonno o perdita del sonno ristoratore; minore capacità d’attenzione e concentrazione; tentativi di suicidio; euforia alternata alla depressione; sensi di colpa o sentimenti d’indifferenza verso gli altri e verso i propri comportamenti; noia, apatia, astenia. Queste problematiche, trasferite nel contesto sociale, creano un danno economico e di funzionalità del sistema tanto più grave quanto più numerosi e importanti sono i problemi di questi giovani.

Le famiglie malate e disfunzionali, infine, non sono in grado di sviluppare adulti con identità sane e corretti ruoli sessuali, indispensabili per i rapporti d’amore da vivere con l’altro sesso ma anche nelle relazioni con i futuri figli. Per tale motivo gli uomini che si svilupperanno rischiano di essere deboli, insicuri, immaturi, fragili, scarsamente determinati o al contrario eccessivamente aggressivi e violenti, mentre le donne frequentemente saranno irritabili, ansiose, nervose, aspre, dure, incapaci di cura, tenerezza, accoglienza e ascolto.

Tutte le problematiche psichiche sono in netto aumento nell’attuale ambiente sociale, a causa delle notevoli carenze educative e a motivo del mancato rispetto della fisiologia del bambino durante la sua crescita.

 

Queste problematiche psicologiche sono soprattutto in aumento nelle coppie che intraprendono un cammino amoroso e sessuale poiché, quando si formano delle unioni affettive, manca qualsiasi filtro familiare o sociale che impedisca ai soggetti affetti da problematiche psichiche di legarsi con altre persone mediante il vincolo coniugale o semplicemente mediante una convivenza dalla quale possono nascere dei bambini, i quali, inevitabilmente, saranno influenzati dai disturbi psichici presenti in uno o in entrambi i genitori. Per tutti i motivi che abbiamo sopra elencato, quando era proposto un legame amoroso, il primo e più importante impegno della famiglia e della società era quello di scegliere per questo scopo dei giovani con scarse o assenti problematiche psicologiche, che avrebbero potuto rendere complesso non solo il rapporto tra i coniugi ma anche alterare e sconvolgere il dialogo e il rapporto educativo con i figli e la famiglia allargata.

In passato faceva da filtro la voce popolare che, conoscendo le caratteristiche di personalità dei giovani, sapeva suggerire e indicare quale ragazzo o ragazza aveva le qualità indispensabili per gestire una famiglia e un rapporto di coppia e chi invece non era in grado di fare ciò. Fungevano da filtro i genitori e i parenti dei due giovani i quali, essendo ritenuti responsabili della riuscita del legame e delle caratteristiche dei figli che proponevano in matrimonio, erano stimolati a selezionare chi era in grado di sposarsi e chi non era conveniente che facesse questo passo importante. Questi due filtri, quello sociale e quello familiare sono oggi totalmente assenti, in quanto sono i giovani che si cercano, si scelgono, decidono se avere o non avere rapporti sessuali, se avere o non avere figli, ma anche quale tipo d’unione stabilire tra loro: se di convivenza, di matrimonio o di semplice affettuosa amicizia. In definitiva, la piena e completa libertà sentimentale e sessuale presente nelle moderne società occidentali concede a tutti, anche alle persone più disturbate psicologicamente, di iniziare e portare avanti delle relazioni amorose e sessuali chiaramente patologiche, con conseguenze devastanti per i singoli elementi della coppia, per i figli, per le famiglie interessate e per la società nel suo complesso.

A volte si spera che la vita di coppia curi l’immaturità o i disturbi psicologici. Ciò è vero, ma solo in parte. Un buon rapporto amoroso può migliorare un lieve problema psicologico ma certamente non lo elimina, né lo risolve.

La supervalutazione delle nostre possibilità e capacità

Frequenti cause di stress e frustrazione vanno anche ricercate nella scarsa consapevolezza dei nostri limiti fisici e psicologici e nella contemporanea supervalutazione delle nostre possibilità e capacità.

Molti di noi, se non proprio tutti noi, desidereremmo avere qualità e capacità speciali ed eccezionali. Pertanto i video-giochi, i fumetti, i film e i telefilm, dov’è presente qualche super eroe, sono seguiti e amati non solo dai bambini ma anche dagli adulti, i quali rimangono estasiati nell’assistere alle incredibili performance di donne e uomini che compiono imprese strabilianti, identificandosi con essi,. Donne e uomini più simili agli dei, che non ai comuni mortali. Se poi dai mezzi di comunicazione di massa ci viene frequentemente suggerito che le nostre potenzialità sono molto superiori rispetto a quelle normalmente utilizzate nella vita di ogni giorno, il gioco è fatto: noi siamo certi di poter fare sempre di più e sempre meglio. E guai a chi cerca di ridimensionare i nostri sogni e le nostre aspirazioni suggerendoci ad esempio di fare “poche cose bene, piuttosto che tante cose male”!

Ciò vale per entrambi i sessi, ma da qualche decennio in questo bagno d’illusioni sono state immerse fino al collo le donne. Queste, secondo tante persone anche colte, come giornalisti, sacerdoti e studiosi della psiche umana, avrebbero tante e tali qualità da permettersi di affrontare una moltitudine d’incombenze quotidiane senza alcun problema. Il cosiddetto “genio femminile” e le strabilianti capacità “multitasking”, consentirebbero alle donne di affrontare con la stessa grinta, con lo stesso successo e senza particolari difficoltà, una molteplicità d’interessi, attività ed impegni.

Ogni donna potrebbe tranquillamente occuparsi dei propri figli, seguendoli attentamente nei vari momenti della vita. Potrebbe quindi allattarli con amore quando sono piccoli, educarli negli anni della loro crescita, seguirli negli apprendimenti scolastici, aiutarli nei momenti di difficoltà della loro esistenza. Ma ciò non basta. Le stesse donne, contemporaneamente, sarebbero però anche in grado di essere figlie attente ed affettuose verso gli anziani genitori, nonché consorti, compagne o fidanzate appassionate nei confronti dei loro uomini, così da offrire a questi non solo l’ascolto e le attenzioni necessarie ma anche l’amicizia e l’instancabile sostegno per affrontare le avversità della vita. Inoltre, sempre le stesse donne, se ben motivate, fuori dalle loro case e dalle loro famiglie, sarebbero in grado di dedicarsi in maniera efficiente, con intelligenza e capacità a qualunque tipo di lavoro da loro scelto, così da offrire alla società il proprio prezioso apporto.

Se, ad esempio sono chiamate a svolgere in una scuola la preziosa attività di docenti, saranno sicuramente pronte ad ascoltare, insegnare e seguire per molte ore ogni giorno con amore, pazienza e dedizione gli alunni a loro affidati. Se invece vorranno dedicare il loro impegno alla produzione di beni e servizi, presso qualche fabbrica o presso un ufficio pubblico o privato, non mancheranno certo di offrire alle ditte e alla società il prodotto delle loro mani e del loro ingegno. Se poi vorranno svolgere dei compiti ancora più ardui, stressanti e fisicamente impegnativi, compiti che un tempo erano eseguiti solo dal sesso forte, come pilotare un aereo o condurre, da militari, qualche importante, ardua e pericolosa missione all’estero, non si tireranno certamente indietro e utilizzeranno tutte le loro personali doti fisiche e psichiche per portare a buon fine ogni compito ad esse affidato. Insomma a ogni donna tutto dovrebbe essere possibile e tutto potrebbero far bene, se solo venissero a lei concessi, da parte della società, la necessaria disponibilità, fiducia e sostegno.

Lo stesso discorso potrebbe valere per gli uomini, se questi riuscissero a scrollarsi di dosso una certa innata pigrizia ma anche la nostalgia del bel tempo antico. Vizi questi che tendono a legarli e restringerli a vecchi e sorpassati ruoli. Anche loro, come le donne, potrebbero contemporaneamente essere in grado di allevare ed educare i bambini anche piccoli; cucinare e attivarsi in tutti i lavori di casa; essere entusiasti, divertenti e ottimi compagni per le loro donne, e certamente non mancherebbero di assistere amorevolmente i propri genitori, oltre ad offrire, naturalmente, il loro ingegno anche nel campo del lavoro, nell’agone politico, nel sindacato. Infine perché no? nel tempo libero potrebbero impegnarsi anche nel volontariato!

I benefici immaginati e sognati che, almeno in teoria, si potrebbero ricevere da una molteplicità d’impegni sono tanti:

  • Si potrebbero ottenere maggiori gratificazioni.
  • Si avrebbe la possibilità di produrre maggiore ricchezza, così da offrire alla società e alle nuove generazioni migliori possibilità culturali, sociali ed economiche.
  • Utilizzando le varie esperienze offerte dalle attività intraprese, ci si potrebbe arricchire sia materialmente che culturalmente.

Nonostante questi benefici sembrino a prima vista concreti e a portata di mano, tuttavia non sempre le cose procedono come desiderato, cercato e sperato. I motivi sono tanti.

  1. Innanzi tutto il tempo necessario per fare tutto quanto si vorrebbe e si è stimolati a fare, spesso non c’è e quando si riesce a ritagliarlo, si ha spesso la netta sensazione che si tratti appunto di “ritagli”, che ci si affanna a dedicare a se stessi, ai figli, ai vecchi genitori, al lavoro, alla politica, alle amicizie, agli amori ecc. E con i ritagli, lo sanno bene le sarte, è difficile confezionare un vestito che si rispetti, tranne che non si voglia cucire un ridicolo abito d’Arlecchino, buono soltanto a far ridere gli amici durante le feste di carnevale.
  2. Spesso, quando le nostre occupazioni e i nostri impegni sono numerosi ed eccessivi e rincorriamo il tempo che tuttavia avvertiamo sfuggirci di mano, ci rattristiamo e disperiamo, notando che le nostre azioni mancano dell’entusiasmo, dello spessore e della ricchezza necessari. Insomma, avvertiamo chiaramente di non riuscire ad andare oltre la superficie delle cose e delle relazioni.  Ciò è più evidente e pregnante quando siamo costretti a occuparci più di persone che non di oggetti. In questi casi siamo ben consapevoli di non avere il tempo necessario per tessere amori e relazioni profonde, attenzioni e legami solidi e proficui. In questi casi siamo costretti a constatare che la stanchezza e lo stress accumulati, giorno dopo giorno, ci impediscono di dialogare e ascoltare gli altri con la serenità e la disponibilità necessarie. Stress, stanchezza e fretta ci rendono inoltre difficile approfondire i problemi che di volta in volta dovremmo saper affrontare e risolvere. In definitiva ci accorgiamo con sgomento che queste relazioni sono carenti non solo nella quantità ma anche nella qualità.
  3. Quando siamo impegnati oltre le nostre possibilità psichiche e fisiche, ci accorgiamo ben presto con sgomento che le gratificazioni sperate vanno in fumo, mentre aumentano sia gli insuccessi che le frustrazioni. Anche perché, prima o poi, gli altri ci faranno notare o ci rinfacceranno in maniera brutale più le nostre carenze che i nostri successi. Ad esempio, ci rinfacceranno l’ansia con la quale ci relazioniamo, la fretta eccessiva e la superficialità con la quale cerchiamo di affrontare i vari impegni. Ce lo faranno notare i nostri figli: “Perché, mamma, corri sempre anche quando sei a casa e non parli e giochi mai con me?” “Perché papà è sempre in ufficio fino a tardi e non lo vedo se non la sera, per il bacio della buona notte?” “Perché quando la mattina dobbiamo alzarci dal letto gridate sempre e ci fate tanta premura?” Ce lo rinfacciano i nostri partner, il marito, la moglie, il nostro compagno, la nostra compagna, la fidanzata, il fidanzato: “Non ti vedo mai e quando sei con me, sei sempre di fretta e hai la testa tra le nuvole”. “Perché tieni sempre tra le mani questo tuo maledetto Smart fon? Non ti accorgi di accarezzare più lui che me?”. “ Perché pensi sempre al tuo lavoro, anche quando siamo insieme?”. Si lamentano anche i nostri anziani genitori che ci supplicano con le lagrime agli occhi di essere un po’ più presenti, così da poter alleviare la loro solitudine. Ce lo faranno notare in ufficio i nostri superiori quando ci scoprono disattenti, stanchi, ansiosi o con la mente che vaga lontana dal lavoro da svolgere e per cui siamo pagati, tanto che sono costretti a riprenderci: “Cos’ha, ragioniere? Perché mi guarda e non sembra ascoltare quanto le dico? Come mai ha commesso tanti imperdonabili errori per i quali meriterebbe il licenziamento?” Gli alunni descrivono in questi termini ai loro genitori i comportamenti della loro insegnante che ama fare mille cose: “Anche oggi, mamma, la maestra era nervosissima e sgridava tutti, non capisco perché? Anch’io ho pianto sentendola gridare come una pazza”. Se siamo medici, ce lo fanno notare i nostri pazienti. “Io le parlo dei miei malanni e lei, dottore, non mi visita affatto, anzi non mi guarda neppure e pensa solo a scrivere ricette!”
  4. D’altra parte, le speranze e i sogni di maggiori entrate economiche spesso vanno in fumo, poiché per i datori di lavoro, avendo a disposizione una marea di richieste, piuttosto che dare dei buoni stipendi a pochi, è fin troppo facile diminuire gli stipendi e offrire retribuzioni da fame a molti.

La realtà che non riusciamo ad affrontare è che la possibilità di moltiplicare le nostre energie tra casa, figli, lavoro, impegni sociali, attività ludiche, in modo tale che nessuno ne soffra, è più un’illusione che qualcosa di concreto e reale.

 La realtà che non vogliamo assolutamente prendere in considerazione e non accettiamo è che le nostre energie fisiche e psichiche sono limitate. Pertanto quando abusiamo di esse e cerchiamo di strafare negli impegni, è molto difficile se non impossibile fare tutto e bene, poiché la fatica e l’ansia che dobbiamo gestire ci limitano e bloccano in modo inesorabile.

Sono numerose le difese che spesso mettiamo in atto pur di non accettare che ci stiamo impegnando al di sopra delle nostre possibilità e dei nostri limiti.

La prima difesa, che oggi è molto utilizzata, anche se pochi sono disposti ad ammetterlo, è quella di fingere, prima davanti a noi stessi e poi di fronte agli altri, di poterci e saperci occupare di tutto, quando invece riusciamo a fare male anche le cose più semplici.

In questi casi simuliamo di impegnarci in mille occupazioni, mentre in realtà, consciamente o inconsciamente abbiamo fatto delle precise scelte. Scelte delle quali però ci vergogniamo e che non siamo disposti ad ammettere neanche sotto tortura. Pertanto utilizziamo buona parte delle nostre energie fisiche e psichiche per affrontare alcune attività, ad esempio il lavoro, mentre consciamente o inconsciamente abbiamo deciso di trascurare la famiglia o, al contrario, dedichiamo le nostre migliori energie alla famiglia, mentre trascuriamo il lavoro o gli altri impegni.

Spesso utilizziamo il sistema delle deleghe: siamo padri e madri ma i nostri figli sono curati, ascoltati, assistiti ed educati da altri: dalle baby sitter, dal personale dell’asilo nido, della scuola materna, dall’insegnante di doposcuola e così via. Siamo figli che dovrebbero occuparsi dei loro anziani genitori, ma affidiamo l’assistenza e la cura di questi alle badanti o a qualche casa di riposo. Dovremmo cucinare per la famiglia, ma non abbiamo tempo e compriamo i cibi surgelati, già preparati o addirittura già cotti. Siamo impiegati dello stato, ma cerchiamo in tutti i modi di non andare al lavoro utilizzando mille espedienti. Siamo impiegati in una qualche ditta privata, ma sappiamo come far impegnare al nostro posto qualche novellino trimestrale che darebbe l’anima per essere assunto, mentre noi ci distendiamo giocando e chattando al computer o con lo Smart - fon.

Un’altra difesa consiste nel colpevolizzare gli altri delle nostre mancanze e delle nostre responsabilità. In questi casi i più bersagliati sono le persone che ci stanno vicine: la moglie o il marito; la compagna o il compagno; i figli o i genitori, i colleghi di lavoro o i superiori. Tutti questi, biasimiamo ingiustamente per essere indolenti, pigri e poco avvezzi a mettersi in gioco nelle mille occupazioni quotidiane e li critichiamo accusandoli di essere poco disponibili nel sostenerci, aiutarci o sostituirci, quando serve e quando riteniamo sia necessario.

Pertanto se siamo sposati o conviventi, la frase più frequente è: “Io potrei fare tutto e bene se soltanto lui o lei collaborasse con me di più”. Se si è separati, questa difesa è ancora più facile: ”Non riesco a fare tutto e bene a causa del mio ex, che pensa solo a divertirsi con la sua nuova fiamma e non si occupa per nulla dei nostri figli”. In altri casi la responsabilità è accollata ai figli, che non collaborano con il necessario impegno e l’indispensabile sollecitudine; ovvero ai figli che non ubbidiscono, sono indolenti e ci costringono a rallentare ogni attività che vorremmo intraprendere. L’accusa può essere rivolta anche ai propri genitori, che non s’impegnano sufficientemente nella cura dei nipoti o che sono sempre troppo permissivi o incapaci di ben educare i piccoli a loro affidati o che si lamentano di tante malattie immaginarie pur di farci perdere tempo.

Se proprio non vogliamo accusare nessuno, utilizziamo uno strumento di difesa più sottile, che in questo periodo storico è molto in auge. Si può tranquillamente adoperare l’avallo della scienza, anzi della “pseudoscienza”. Questa negli ultimi decenni viene generosamente in soccorso alle singole persone o alle famiglie molto problematiche, con mille studi e ricerche poco credibili, se non proprio palesemente false. Se, ad esempio, qualcuno ci fa notare che i nostri figli sono trascurati, se non imparano a leggere e scrivere bene, se crescono con comportamenti da bulli, se le paure, le ansie, la depressione e l’angoscia li fanno stare male, se sono diagnosticati bambini con disturbo oppositivo – provocatorio, dislessici, autistici, depressi, con la sindrome ADHD o soggetti con disagio adolescenziale, la difesa più frequente è quella di spostare l’origine del problema ad altre cause che escludono noi, la nostra stanchezza, il nostro tempo limitato, le nostre mancanze o il nostro inadatto impegno. In tutti questi casi la pseudo – scienza ci aiuta a scovare, come cause dei problemi, qualche gene specifico che potrebbe aver causato il disturbo o le patologie dei nostri figli. La stessa pseudoscienza ci rassicura sul nostro mancato o inadatto impegno suggerendo che probabilmente vi sarà un’area cerebrale che per qualche microlesione non rilevabile agli esami clinici e strumentali, non fa il proprio dovere come dovrebbe. Oppure che la patologia è dovuta a qualche strano collegamento con l’indiscutibile inquinamento dell’aria e del mare. Per non parlare delle possibili influenze negative dei vaccini o di qualche alimento verso il quale i nostri figli sarebbero intolleranti.

Purtroppo però, nonostante tutte le difese psicologiche messe in atto, la verità tende a fare capolino nella nostra mente, creandoci malessere e frustrazione.

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Ti odio!", Conflitto, aggressività e violenza tra i sessi.  Per scaricare gratuitamente l'intero libro clicca qui.

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