Cerebropatia perinatale e ritardo cognitivo globale

Cerebropatia perinatale e ritardo cognitivo globale

Dott. Giovanni  Giannetto ( educatore professionale extrascolastico).


 

“Relazione su un caso di cerebropatia perinatale e ritardo cognitivo globale”

Il bambino in fase iniziale presentava diverse problematiche che spaziavano dalla sfera relazionale a quella specificamente cognitiva. Da quanto evidenziato dal primo colloquio con i genitori, la patologia sembrava derivare da una malattia di natura virale che, colpendo alcune zone cerebrali aveva provocato un ritardo cognitivo grave. In concomitanza con tale patologia, si riscontravano altre problematiche che riguardavano l’area del linguaggio, sia dal punto di vista della produzione che della comprensione. Si notavano, inoltre, notevoli alterazioni del comportamento caratterizzate da chiusura al mondo circostante, degeneranti in atti di autolesionismo, che sembravano essere causati sia da un basso grado di autostima che da un’alterata percezione del sé rispetto al mondo circostante e agli altri.

Inizialmente ho adottato un’ osservazione al fine di potere strutturare una programmazione il cui scopo fosse quello di risolvere le problematiche sopra esposte, creando un clima di serenità. Ciò si poteva ottenere agendo su interessi da lui manifestati; ovviamente la conoscenza della patologia mi permetteva di prendere coscienza delle tematiche da sviluppare ed i limiti da essa postimi. A tal proposito ho agito mediante le seguenti tappe sequenziali:

Stabilire un contatto empatico con il bambino.

Creare un clima di serenità.

Strutturare le attività secondo spazi temporali definiti.

Proporre le attività in modo non invasivo, utilizzando una metodica d’apprendimento di tipo ludico.

Utilizzare un programma di stimolazione logico-cognitiva graduata, in particolare “Voglia di crescere”.

Il primo punto si è ottenuto tramite l’accettazione della mia figura in modo graduale, questo al fine di evitare un rifiuto repentino da parte del bambino.

Il secondo punto è direttamente sequenziale al primo: una volta superato il momento di iniziale diffidenza, si creano i presupposti per una collaborazione e complicità su diversi fronti.

Dal terzo punto entriamo direttamente nella sfera programmatica vera e propria: grazie ai dati desunti durante il periodo di osservazione, ho potuto evincere i suoi interessi e soprattutto l’indice di gradimento di questi ultimi.

Il quarto ed il quinto punto sono tra loro collegati: le attività che ho proposto avevano il fine di sviluppare e/o potenziare la memoria a breve termine, le abilità fini - motorie e le capacità percettive  tramite:

Associazioni di immagini uguali o simili.

Associazioni logiche e di figure geometriche.

Individuazione di particolari mancanti, inerenti ad una determinata figura.

Completamento di labirinti e percorsi.

Denominazione di figure.

Le sedute terapiche hanno una durata di due ore. All’interno di queste si alternano momenti destinati all’apprendimento e momenti in cui il bambino gioca liberamente. Alternare attività e gioco garantisce che il soggetto possa di volta in volta riposarsi adeguatamente, in modo che i livelli di interesse e attenzione siano sempre accettabili. Grazie a verifiche bisettimanali condotte dal dott. Tribulato del Centro Studi Logos di Messina, è stato possibile valutare il grado di incidenza che le diverse attività esercitano sul soggetto. In tal modo ho avuto la possibilità di correggere o inserire altri spunti didattici. Attualmente si riscontrano miglioramenti dal punto di vista relazionale grazie ad un aumento del grado di autostima con una progressiva scomparsa degli atteggiamenti autolesionisti, maggiore competenza dal punto di vista della produzione linguistica, buona percezione del sé rispetto allo spazio circostante.

 

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