Ritardo mentale e ansia prestazionale

Dott.ssa Annalisa Pisano (Laurea in scienze della formazione).

"Relazione su un bambino con  Ritardo mentale di tipo lieve e disagio psicoaffettivo da ansia di prestazione”


C. è un bambino di nove anni che frequenta la classe IV della scuola primaria. E’ un bambino fisicamente ben sviluppato con normale altezza ma con un peso  un po’ eccessivo. C. nasce alla trentottesima settimana di gestazione con parto Cesareo, sottopeso e con problemi respiratori, viene ricoverato in Pediatria Neonatale per quasi un mese. La deambulazione comincia intorno ai nove mesi, la produzione dei primi fonemi si manifesta intorno ai dodici-diciotto mesi. A partire dai tre anni e sei mesi è stata effettuata terapia logopedica durata per circa due anni. Durante la prima infanzia C. è stato sottoposto a continue visite specialistiche e ricoveri, per accertare che il bambino non sia affetto da una malattia a carattere ereditario della quale i parenti paterni sono affetti. Le difficoltà maggiori di C. si riscontrano nell’ambiente scolastico, il bambino ha grosse difficoltà nel seguire il ritmo di apprendimento dei compagni, questo gli provoca ansia, la sua autostima è scarsa e il rifiuto di frequentare la scuola si acutizza.

Le insegnanti consigliano alla madre di richiedere l’insegnante di sostegno, così incomincia la lunga trafila di analisi e visite. Nel 2003 viene fatta diagnosi di “turbe del linguaggio”; nel 2004 “ritardo dell’apprendimento della lettura-scrittura e calcolo, delle competenze grafo-lessiche, immaturità emotivo-affettiva”. Attualmente è seguito presso l’AOU con diagnosi di “dislessia”, segue terapia di gruppo e psicopedagogica tre ore per tre giorni a settimana.

Visitato presso il Centro Studi Logos di Messina è stata fatta diagnosi di  “Ritardo mentale di tipo lieve con disagio psicoaffettivo da ansia di prestazione, a causa soprattutto delle difficoltà scolastiche.” Ai test  l’età mentale rilevata era di sei anni  e sei mesi.

 

Incontro C. per la prima volta nel luglio 2006, scelgo di andare nella sua casa per far sì che il bambino sia il più tranquillo possibile trovandosi nel contesto familiare.

C. mostra molto entusiasmo nel vedermi, giochiamo subito insieme, mi mostra la sua cameretta e comincia a parlarmi dei suoi giochi preferiti. L’esposizione è confusa, parla velocemente omettendo i primi fonemi di molte parole.

 

Comincio a seguire il bambino, in accordo con la famiglia per due giorni a settimana. Ogni incontro aveva la durata di sue ore. Dati i risultati dei test, in collaborazione con  gli operatori del Centro Studi Logos si decide di cominciare il programma Voglia di Crescere dal I vol. del V livello, scegliere un livello inferiore all’età mentale servirà per incoraggiare il bambino a collaborare serenamente alle attività partendo dalle abilità possedute e a sviluppare quelle emergenti.

Comincio l’attività sempre con qualche gioco: paperopoli, tris, braccio-di-ferro, carta-forbici-sasso ecc C. collabora serenamente alle attività, gli piace tanto raccontarmi tutto quello che fa durante la giornata, mi chiede di leggergli delle favole e spesso ne inventa un nuovo finale.

Regolarmente con scadenza quindicinale ci rechiamo al centro per monitorare l’acquisizione del programma, qui il bambino si impegna con serietà nel rispondere alle domande del dottore, per dimostrare tutto ciò che di nuovo ha imparato.

Proseguo il programma con il II e III vol. del quinto livello, C. riesce molto bene nelle sequenze logiche, nell’individuazione delle figure nascoste e nelle associazioni verbali, le difficoltà persistono nella lettura anche di brevi frasi.

Riesco a svolgere il programma contemporaneamente con due livelli differenti poiché le competenze del bambino sono migliori nelle attività logico-matematiche di conseguenza ho adoperato il livello 7° vol. III per la numerazione.

Dopo quattro mesi dall’inizio delle attività su richiesta della madre le ore vengono dimezzate, di conseguenza il programma viene svolto per un’ora due volte a settimana, purtroppo con minor tempo a disposizione molte attività di gioco sono state sospese. Svolgere questo tipo di lavoro a domicilio comporta inevitabilmente sia aspetti positivi che negativi: è positivo perché si ha la possibilità di conoscere l’ambiente familiare, si può interagire con esso, comprendere le dinamiche ambientali e avere a disposizione un quadro completo delle abitudini familiari, inoltre i bambini si sentono protetti se possono lavorare all’interno del proprio ambiente naturale a cui sono legati affettivamente comportandosi di conseguenza in maniera più naturale. L’altro lato della medaglia è un’inevitabile interferenza da parte dei genitori nel lavoro dell’educatore con continui controlli “ a sorpresa”, disapprovazione per le pause di gioco (considerate perdita di tempo) ecc

In concomitanza con l’inizio delle attività scolastiche osservo dei cambiamenti nel comportamento del bambino: si rifiuta di leggere le schede, ha crisi di rabbia, di pianto, comportamenti aggressivi, insonnia, enuresi notturna ed encopresi.

A scuola segue un programma individualizzato, anche se non gli è stato riconosciuto il sostegno. Durante i colloqui avuti con le insegnanti mi viene riferito che il bambino è molto docile, collabora attivamente e con impegno, cerca di essere veloce nel portare a termine le consegne ma spesso non si concentra e commette molti errori, si registrano prestazioni inferiori nell’esposizione sia scritta che orale.

Il rifiuto per la scuola si ripercuote su tutto il comportamento del bambino che vive questo disagio in maniera intensa e generalizzata, a scuola socializza poco coi compagni, rimane tutto il tempo seduto e in silenzio anche durante la ricreazione. L’ansia e la tensione accumulate durante le ore scolastiche C. le scarica in famiglia e nel poco tempo libero.

Questo periodo critico di tensione, rabbia e aggressività da parte del bambino si protrae per circa quattro mesi durante i quali il bambino rifiuta del tutto la mia presenza.

Il mio intervento è stato rivolto alla modifica del comportamento problema, ho fatto leva sulla relazione interpersonale, dedicando del tempo alla conversazione, cercando di far venir fuori gli eventi spiacevoli del giorno e analizzando insieme le sue reazioni alle richieste del mondo circostante (scuola, famiglia, terapisti, educatore…); ho progettato dei momenti di gioco (nascondino) da fare al mio arrivo, in tal modo aspettarmi è diventato un momento ludico, affrontato con allegria, serenità e leggerezza. Per incoraggiare lo svolgimento delle attività sono stati utilizzati rinforzi positivi, premi alimentari (dolcetti, chewing gum), che vengono dati come ricompensa per l’attività svolta, mentre, per rinforzare l’impegno continuativo nel tempo, dopo ogni incontro, il comportamento viene premiato con una stellina di cartoncino che viene messa da parte fino a raggiungere un numero di venti, a questo punto potrà chiedere ai genitori un regalino scelto da lui. C. si diverte a contare le stelline raccolte, questo metodo è ottimo perché rende il bambino capace di monitorare da sé l’andamento delle attività.  

La maturità acquisita dal bambino è osservabile nell’aver appreso strategie di autocorrezione e nel rispondere positivamente anche ai rinforzi sociali.

Attualmente vengono utilizzati il livello 7° vol. I come prosecuzione consecutiva del programma e il livello 6° vol. IV per la produzione sia scritta che orale di frasi semplici.

Nell’ultimo aggiornamento, dopo nove mesi dalla prima osservazione, i risultati ottenuti nei test sono notevolmente migliorati: alle Matrici Progressive il Rapporto di Crescita Attuale (R.C.A.) è ora di 4,19, con una Differenza del Rapporto di Crescita (D.R.C.) rispetto alla prima osservazione di 3,49 ;  nel NEMI il R.C.A è salito a  2,09, con una D.R.C. di 1,44 ; nel TPV il R.C.A. è stato di 1,97 , con una D.R.C. di. 1,29 ; nel Goodenough  si è avuto un R.C.A. di  5,68 , con una D.R.C, di 5,05.

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