La gelosia

AMORE E GELOSIA

 

Nella componente passione è compresa la gelosia. Questo sentimento si potrebbe definire come il timore di perdere l’altro o qualcosa dell’altro: la sua presenza, il suo amore e gli apporti materiali, affettivi o spirituali che ci elargisce.

E’ questo uno dei sentimenti più discussi. Si dibatte se, nei rapporti di coppia, la gelosia debba essere accettata e accolta oppure no: “ La gelosia è il veleno dell’amore”. “Se si è gelosi vuol dire che non si ha fiducia nell’altro e quindi non si rispetta l’altro”. “ La gelosia distrugge l’amore perché innesca conflitti che possono addirittura sfociare in tragedie”. Negli anni ’70, in nome della rivoluzione sessuale anche la gelosia è stata bruciata nelle piazze insieme ai reggiseni delle donne, ed il geloso veniva bollato come uomo represso o malato uscito dal paleolitico.

La tesi opposta, al contrario, recita: “Se non vi è gelosia non vi è amore”. “ Un po’ di gelosia fa bene alla coppia, perché lusinga il partner facendolo sentire importante e quindi la gelosia è gratificante per l’altro perché dimostra che non si è indifferenti nei suoi riguardi”. 

Diciamo subito che quando un sentimento è presente nella stragrande maggioranza delle persone e. soprattutto, quando è presente in tutte le età e in tutte le relazioni, è difficile poterlo definire come un sentimento patologico o negativo. A causa della selezione naturale le patologie, tutte le patologie trasmesse geneticamente e i comportamenti negativi per la specie, nel tempo sono gradualmente ridotti, cosicché il loro numero, alla fine, risulta sempre modesto.

Tutto ciò non è avvenuto per la gelosia.

E’ geloso il bambino quando nasce il fratellino o quando il papà bacia la mamma. E’ gelosa la madre quando il figlio osa dare più baci alla nonna o alla tata che a lei. E’ gelosa l’amica quando a scuola la compagna del cuore le fa il torto di sedersi con un’altra bambina. E’ geloso anche l’impiegato quando il capufficio mette vicino a sé nella sua stanza un altro dipendente.

Pertanto, se questo sentimento è così diffuso è difficile definirlo patologico o almeno è difficile definire patologico e non funzionale ogni sentimento di gelosia.

Poiché in tutte le relazioni è sempre presente il sentimento d’appartenenza, la paura di perdere qualcosa che sentiamo come nostra, è fisiologica ma è anche indispensabile, perché mette in moto l’istinto di difesa che tende a proteggerci e a tutelarci dalla perdita di un elemento importante o fondamentale per la nostra vita o il nostro benessere: psicologico, fisico o spirituale.

Nonostante ciò, la crociata contro questo sentimento e contro i comportamenti consequenziali a questa emozione, negli ultimi decenni è stata massiccia. L’impegno per estirpare questo “cancro del cuore” è stato notevole e degno di miglior causa. E così a scuola alcune maestre, per evitare che si instaurino dei legami eccessivi tra compagni, fanno cambiare di posto ogni settimana i loro alunni; è punito dalla legge, perché viola la privacy, il marito o la moglie che guarda nel telefonino del partner o fa controllare e fotografare l’altro per escludere o confermare un tradimento; è beffeggiato il marito o la moglie, il fidanzato o la fidanzata, che osa manifestare sospetti sulla fedeltà del partner.

E’ l’effetto dell’individualismo spinto ai massimi livelli, ma è anche un mezzo con il quale il mondo economico e dei servizi cerca di proteggersi dalle intrusioni di mogli, mariti e fidanzati che, a causa di questo sentimento, potrebbero creare problemi ai dipendenti e agli altri lavoratori delle aziende o degli uffici. Quest’atteggiamento è anche il frutto della confusione che viene fatta tra gelosia fisiologica e patologica.

Quest’ultima la si riconosce facilmente in quanto, le sue manifestazioni, non solo non sono legate alla realtà ma sono il frutto di percorsi psicologici interiori disturbati o alterati, facilmente evidenziabili mediante un approfondito colloquio psichiatrico.

Francesca, moglie d’un casellante, quando ancora vicino ai passaggi a livello vi erano questi impiegati delle ferrovie che provvedevano ad abbassare e alzare le sbarre all’arrivo dei treni sulla linea ferrata da loro controllata, ogni giorno vedeva passare molti locomotori e quindi anche molti macchinisti. Uno di questi la colpì per il suo bel viso, per il sorriso smagliante e, soprattutto, per l’affettuoso saluto che le elargiva affacciato al finestrino della cabina ogni volta che transitava con il treno. Saluto molto diverso da quello che le dava il marito un po’ musone ed introverso.

Un bel giorno ella si accorse dal cuore che le batteva forte quando si avvicinava l’ora del passaggio del treno e dal fatto che non riusciva più ad alzare lo sguardo verso la motrice e tanto meno a rispondere al saluto, di essersi innamorata di questo giovane e bel macchinista. L’assalì la vergogna per aver provato questo sentimento peccaminoso ma poi, dopo qualche giorno, a poco a poco, la vergogna sparì e fu sostituita dall’aggressività e dalla gelosia nei confronti del marito, che accusava di averla tradita. Le accuse erano assolutamente inconsistenti ma il delirio di gelosia del quale soffriva rendeva la convivenza impossibile..

 

In questo caso, come in molti altri, era stato l’impulso al tradimento che aveva fatto scattare la molla della gelosia patologica con la quale la giovane casellante si difendeva, trasferendo sul marito i suoi turbamenti.

Giacché le emozioni ed i sentimenti non possono essere cancellati, ma solo repressi, come conseguenza di questa crociata contro la gelosia sono diminuite le manifestazioni più fisiologiche di questo sentimento, mentre sono notevolmente aumentate di numero le manifestazioni più gravi e patologiche. Per cui, se il coniuge non può controllare il telefonino o le e-mail dell’altro per prevenire ed evitare un iniziale rapporto che potrebbe portare all’adulterio, quando poi questo si è attuato ed ha squassato la coppia e la famiglia interessata, la stessa legge è costretta ad intervenire sulle sue conseguenze: liti tra i coniugi, separazione, divorzio, affidamento dei figli, problematiche psicologiche dei minori e delle persone interessate, il tutto con notevole aggravio del malessere dei cittadini e delle spese sociali.

Purtroppo la società così attenta a difendere la privacy dei singoli, in un momento successivo è costretta ad intervenire anche sui cosiddetti “drammi della follia” nei quali, mariti esasperati e umiliati feriscono, aggrediscono o uccidono i figli o le mogli.

Altrettanto estremi sono i comportamenti delle donne ferite dalla gelosia. Queste per disperazione o come segnale di estrema aggressività e vendetta, se più raramente organizzano la morte del marito, il più spesso si vendicano nei confronti del partner privando questi del rapporto con i figli mentre, nei casi estremi, rivolgono verso questi ultimi la loro rabbia e il loro livore aggredendoli o abbandonandoli.

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

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