La corretta gestione delle differenze di genere.
Le differenze di genere sono numerose. Esse, se comprese, accettate e ben gestite, sono di notevole aiuto sia nei rapporti di coppia che nell’educazione dei figli e nella vita familiare. Se invece, come spesso accade oggi, si cerca di negarle cercando inutilmente, ma anche erroneamente, un’uniformità nei comportamenti e nei vissuti, i problemi connessi a queste differenze non solo non scompaiono per miracolo ma si accentuano notevolmente.
Dice infatti Albisetti: “Rimango dell’idea che la psicologia femminile e la psicologia maschile siano molto diverse tra loro e che questa profonda differenza di vivere se stessi, l’altro e il mondo circostante sia la ragione vera della stragrande maggioranza dei conflitti coniugali.[1] E ancora lo stesso autore scrive: “Se si partisse dall’idea di non voler mai cambiare l’altro, rendendosi conto che il coniuge appartiene a un altro sesso, molto diverso dal proprio, con una psicologia molto diversa dalla propria, e si prendesse tutto ciò come assioma, forse molte crisi, molti conflitti coniugali non esisterebbero”.[2] Se invece, così com’è stato fatto negli ultimi decenni, si vuole un’uguaglianza negli stili, nei comportamenti, nel modo di sentire e vivere, inevitabilmente si fa un torto sia agli uomini sia alle donne, in quanto si rischia di violentare o mortificare sia la natura maschile sia l’essenza femminile nel vano ed inutile, oltre che dannoso, tentativo di modificarne e livellarne le caratteristiche peculiari.
Se non si riesce ad accettare, valorizzare ed amalgamare le due diverse realtà, i conflitti ed i problemi che possono nascere nella comprensione e nella comunione tra i due sessi sono molteplici e rischiano di diventare sempre più numerosi.
Elenchiamo, in maniera sintetica, soltanto alcune delle tante differenze di genere che ritroviamo negli uomini e nelle donne educati in senso maschile e, rispettivamente, femminile.
- Gli uomini hanno più coraggio, linearità e fermezza; sono più agili; sono più amanti dei giochi violenti e corporei; hanno maggiore interesse per le auto, le moto, i giochi di costruzione, le armi e le invenzioni; sono più fedeli nelle amicizie ma si fanno meno coinvolgere affettivamente da queste; la loro aggressività viene espressa in modo fisico molto più che nelle delle donne; sono meno capaci di curare un bambino piccolo ma hanno più capacità di educare e seguire i figli nell’età adolescenziale e giovanile.
- Le donne hanno maggior cura della propria persona; sono più ricercate nell’abbigliamento; esprimono più dolcezza, pazienza e capacità comunicative; sono più capaci nell’allevamento e nella cura dei figli piccoli; sono più tranquille dal punto di vista motorio ma hanno un’emotività più accentuata e quindi sono più facili all’ansia e alla depressione; la loro aggressività viene espressa in modo più sottile e diplomatico utilizzando soprattutto il linguaggio ed il comportamento; il loro umore è molto più variabile e sono meno ferme nelle loro decisioni.
- La realizzazione di sé nella donna è legata all’instaurarsi di relazioni affettive positive con gli altri, mentre nell’uomo, la realizzazione di sé implica maggiore indipendenza, egocentrismo e riconoscimento sociale.[3]
- L’intelligenza femminile sembra maggiormente legata a capire la vita e ciò che è vivente; le donne hanno, pertanto, più interesse per le persone ed i sentimenti. L’intelligenza maschile si lega di più alla materia inanimata[4] e pertanto gli uomini sono più interessati agli oggetti soprattutto di tipo tecnologico.
- Nella donna emotività, affettività e sensibilità sono legate assieme, nell’uomo, no.[5]
- L’affettività femminile rende le donne più sensibili rispetto all’uomo, della qualità della relazione interpersonale.[6]
- E’ diversa l’immagine che hanno l’uomo e la donna del matrimonio. Per la donna questa istituzione è una situazione vitale ed essenziale da cui spera la realizzazione di sé, è lo scopo e il mezzo della sua realizzazione. Per l’uomo il matrimonio è un’altra fonte di realizzazione, oltre il ruolo sociale o di gruppo.[7]
- La psiche dell’uomo è orientata verso l’azione, verso la conquista, l’ordinamento, l’invenzione degli strumenti che gli servono, verso il dominio della società e della materia: costruire, fare la guerra, difendere, distruggere, edificare e pertanto l’uomo è essenzialmente atto, la donna è natura.[8]
- Gli uomini sono più interessati alle attività all’aperto, le donne alle attività al chiuso.
- Gli uomini vogliono raggiungere degli obiettivi che dimostrino le loro capacità, le donne voglio vivere delle situazioni e delle emozioni che le soddisfino.
- Gli uomini sono più razionali, le donne più intuitive.
- Gli uomini si gratificano per le loro abilità, le donne per l’interesse che gli altri hanno nei loro confronti.
- Gli uomini, quando hanno un problema, tendono a concentrarsi su questo e quindi a chiudersi. Le donne manifestano più apertamente ed in modo esplicito tutte le emozioni, soprattutto quelle negative. Non temono, come l’uomo, di comunicarle apertamente e nel farlo non sempre cercano una soluzione ma piuttosto un momento di sfogo, in quanto sanno che, parlandone, la virulenza di certe emozioni negative a volte si attenua fino a scomparire. L’uomo, invece, è meno incline della sua compagna a parlare dei suoi problemi, se ritiene che gli altri non possano fornirgli una soluzione immediata e soddisfacente. Essi, pertanto, cercano meno l’aiuto da parte degli psicologi e dei medici.
Esaminiamo adesso solo alcune delle differenze di genere che, se non ben gestite e valorizzate, possono causare notevoli conflitti.
La variabilità dell’umore femminile
L’umore femminile, a differenza di quello maschile, è molto variabile durante la giornata, durante il ciclo mensile, nel periodo della premenopausa e della menopausa. Questa variabilità mette a dura prova il proprio compagno che si ritrova a relazionarsi in alcuni giorni, in alcuni momenti della giornata o in alcuni periodi, con una persona affettuosa, sessualmente disponibile, paziente, tollerante, estremamente aperta; mentre in altri giorni, in altri momenti della giornata o in altri periodi, è costretto a convivere con una persona spigolosa, aggressiva, irritabile, sessualmente non disponibile, a volte depressa, insofferente o disforica. Questa variabilità è dovuta ai continui cambiamenti ormonali a cui sono sottoposti il corpo e la psiche femminile ma è causata anche da una maggiore sensibilità del cervello emotivo femminile alle variazioni metaboliche.
La variabilità dell’umore rappresenta in fondo il rovescio della medaglia delle maggiori capacità femminili di entrare in contatto con l’animo degli altri: marito, figli, familiari, persone sofferenti, persone bisognose o indigenti. Pertanto, se si ritengono utili, anzi preziose, queste qualità femminili, è giocoforza accettare di buon grado il rovescio della medaglia e cioè i problemi che la variabilità dell’umore procura al coniuge e alla vita familiare.
Il problema si evidenzia o s’ingigantisce quando gli uomini sono intrisi d’una cultura che vuole le donne con caratteristiche uguali alle loro. Da decenni ormai sulle riviste, nei film, come nei programmi televisivi è costantemente esaltato e valorizzato l’inserimento delle donne in tutti i lavori ed in tutte le attività anche le più rischiose.
Quasi ogni giorno quello che una volta era visto come il delicato, gentil sesso, è rappresentato da attrici che, senza battere ciglio, scazzottano, aggrediscono, sparano e uccidono, con il massimo della determinazione e della sicurezza. Difficilmente gli uomini, viste queste premesse, sono disposti ad accettare che le donne, tutte le donne, possano avere insieme a numerose e notevoli caratteristiche positive, anche dei limiti. Limiti dovuti non ad una particolare patologia, ma ad una fisiologica realtà femminile.
Ma anche molte donne, influenzate dai mass media, sono convinte ormai di essere come gli uomini, uguali agli uomini, in tutto e per tutto. Per tale motivo difficilmente sono disposte ad accettare le limitazioni imposte dalla costituzione genetica. Pertanto, se da una parte non si tirano indietro quando devono affrontare delle situazioni e dei lavori rischiosi, faticosi e stressanti, inadatti alla loro natura femminile, che mettono a dura prova o che sconvolgono il loro equilibrio psichico, cercano poi di nascondere o spostare la maggiore irritabilità, depressione e aggressività presente soprattutto nei giorni critici e nei periodi critici, dando la responsabilità del loro malessere alle persone più vicine e quindi, soprattutto ai figli e agli uomini che sono loro accanto: “Lui non capisce i miei bisogni, non collabora”. “Lui prima sporca, disordina e poi non mi aiuta come dovrebbe”. “Non mi accontenta mai”. “E’ un pantofolaio che non riesco a smuovere dalla poltrona quando è a casa”. “Non lo sopporto più, non fa altro che farmi arrabbiare”.
Per quanto riguarda la maggiore stabilità maschile le donne, esaltate dal concetto di liberazione e autonomia nei confronti dell’uomo, piuttosto che appoggiarsi ad essa, piuttosto che farsi aiutare da essa, accogliendone gli aspetti positivi e le opportunità, ne hanno paura, ne vedono i limiti e tendono pertanto a svilirla pur di non utilizzarla.
Per tale motivo, l’irritazione delle donne diventa furore, quando avvertono che “lui” non rimane coinvolto pienamente ed emotivamente di fronte ai problemi e ai bisogni dei figli, delle persone ammalate e degli altri. “Lui non capisce i problemi dei figli”. “Gli uomini si comportano come se avessero il ghiaccio in tasca”. “Sua madre potrebbe stare male, io potrei morire e lui non batterebbe ciglio”. Quella che dovrebbe essere una possibilità diventa un limite e può causare contrasti e accuse.
La comunicazione nei due generi
Anche le differenze nel modo di comunicare possono essere causa di conflitto. L’uomo comunica coi fatti piuttosto che con le parole. E quando usa le parole egli tende di più a comunicare sinteticamente ed in modo lineare gli avvenimenti, mentre la donna, accanto agli avvenimenti, inserisce il suo sentire e quindi infarcisce i fatti con un torrente di emozioni.
Può succedere allora che una donna si lamenti per sfogarsi o cercare comprensione e un appoggio affettuoso da parte del suo uomo, mentre questi si preoccupa e si attiva alla ricerca d’una soluzione al problema, pensando che le lamentele della donna abbiano il significato d’una perentoria e immediata richiesta d’intervento.
Inoltre il linguaggio maschile più lineare, asciutto, stringato, spesso contrasta con la cascata di parole, aggettivi, riflessioni, commenti, estrapolazioni, divagazioni, aggettivi e frasi subordinate, presenti nel linguaggio femminile.
Per tale motivo spesso le donne rimangono deluse e offese dai laconici commenti degli uomini quando questi sono interpellati nel dare un loro giudizio su una persona o una situazione o sono stimolati a raccontare un avvenimento. Altrettanto fastidio avvertono gli uomini sentendosi investiti da un fiume in piena di emozioni, parole e commenti da parte di donne che non danno spazio al ragionamento concreto.
Presi dal vortice di questo fiume di parole molti uomini non riescono ad individuare né il punto di partenza del problema, né la logica che sottostà alle parole e pertanto evitano di interloquire.
Ricordo a questo proposito una coppia che si era recata al consultorio familiare per una consulenza prematrimoniale. Dopo essersi accomodata, la ragazza mi riferì subito il motivo del loro conflitto: nella coppia era presente una comunicazione molto scarsa. Il ragazzo, a detta della donna, era troppo chiuso e non si apriva con lei. Dietro una piccola sollecitazione la giovane cominciò a parlarmi di sé, dei rapporti con i genitori, della sua vita familiare e sociale, del rapporto con il mondo delle amiche e con la rete familiare, della nascita del loro amore e delle difficoltà che attualmente avevano come coppia, a causa delle scarse capacità comunicative del giovane. Dopo quasi mezz’ora riuscii a fermarla per poter far parlare il ragazzo e così avere il quadro completo della situazione. Nel momento in cui chiesi all’uomo quale fosse la sua storia familiare, prima che potesse aprir bocca lei lo interruppe con: “Glielo dico io, dottore…” e giù a descrivere il carattere del ragazzo, la sua situazione familiare, la sua casa, i parenti; e poi ancora i suoi pregi, i suoi vizi e difetti, le sue aspirazioni.
Dopo essere riuscito, con molte difficoltà, a bloccare questo torrente in piena di parole, feci al ragazzo una seconda domanda riguardante il rapporto con la fidanzata. Anche questo tentativo fu infruttuoso in quanto, prima ancora che il ragazzo riuscisse ad aprire bocca, lei con un: “Glielo dico io, dottore…” mi aveva già informato su come lui la vedeva e vedeva il loro rapporto; su cosa lui desiderava e cosa lui cercava. E’ evidente che la diagnosi fatta dalla ragazza era esatta ma che il difetto nella comunicazione non era del giovane!
Non tutte le ragazze, per fortuna, sono così chiacchierine, ma questo divario esiste ed è spesso causa di conflitto.
A parte la quantità del dialogo, anche la struttura della comunicazione è diversa. La struttura del linguaggio maschile è ridotta all’essenziale, presenta pochi aggettivi, pochi collegamenti, frasi più brevi, concise, sintetiche e precise, con pochi particolari superflui. Essendo più lineare va subito al nodo del problema e ne cerca immediatamente la soluzione. Nella donna, invece, la comunicazione si arricchisce di mille commenti, perifrasi, infiniti particolari ed impressioni che rendono il suo racconto molto più ricco, ma anche, per la sensibilità dell’uomo, troppo dispersivo. Inoltre, mentre il dialogo maschile è povero d’emozioni, quello femminile scoppia d’emotività. Pertanto, le idee nelle donne sono solo uno degli elementi del dialogo, mentre per l’uomo sono il dialogo. Anche questo è motivo di contrasto in quanto l’uomo, investito da mille particolari ricchi d’emotività, non comprende esattamente qual è il bisogno della sua compagna, il suo desiderio o, semplicemente, il suo problema e se c’è un problema. Quando una moglie chiede al marito: “Cos’hai fatto oggi?” lui probabilmente risponderà con un “Sì, come al solito… in ufficio… tutto a posto”. Queste tipo di risposte lasciano la donna insoddisfatta, in quanto avrebbe voluto un ricco commento che le facesse rivivere la giornata di lavoro del suo uomo, in modo tale da gustare e partecipare ai suoi vissuti. La stessa domanda posta alla moglie avrebbe avuto una risposta molto più ampia ed articolata nella quale la donna, con ricchezza di particolari e commenti, avrebbe ricostruito non solo i contenuti essenziali della giornata ma anche le sue impressioni, i suoi sentimenti, le sue valutazioni. Un racconto ricco non solo di quanto detto e fatto da parte sua e da parte dei colleghi di lavoro ma anche di commenti: sulla ridicola cravatta del capoufficio, sulla gonna troppo corta della collega di stanza, sull’atteggiamento invadente dell’impiegata della scrivania accanto. Tutto o quasi sarebbe stato riportato, rivissuto e rivisitato senza tener conto che, per un ascoltatore uomo, molti di questi particolari sarebbero risultati non solo assolutamente inutili ed ininfluenti su quanto richiesto, ma avrebbero potuto, se non eccessivamente disponibile in quel momento, farlo sentire confuso e smarrito.
Questa diversità può portare a delle eclatanti sorprese.
Un giovane, raccontando la sua storia amorosa, si stupiva della notevole verbosità del genere femminile con la conseguenza che lui aveva assunto il ruolo di “ascoltatore” mentre la donna con la quale “stava” fino a qualche giorno prima, aveva il ruolo di “parlatore”. Avvenne allora che dopo sette mesi che stavano insieme, lei lo invitò a trascorre il fine settimana in un’amena località turistica. Quale fu la sorpresa della donna nel constatare che per lui non era possibile uscire nei fine settimana, per la semplice ragione che era sposato e che quei giorni canonici gli sembrava giusto dedicarli alla moglie e ai figli! L’uomo, accusato dall’inconsapevole amante di essere un uomo falso ed un emerito imbroglione, si giustificò candidamente dicendo che mai lei, durante quei sette mesi nei quali erano stati insieme, nel suo fiume di parole aveva inserito quella semplice ma essenziale domandina: “Sei libero o sposato?” .
Anche questa dimenticanza di lei fa parte della diversità di genere. La donna presume molto più di quanto faccia l’uomo. La donna immagina che un uomo che le piaccia, del quale è follemente innamorata, che sta con lei e che con lei ha rapporti sessuali e una vita intima, debba necessariamente essere libero come l’aria. Mentre per l’uomo non è sempre così. Se la domanda è diretta può essere facile che per salvare la propria immagine di “uomo d’onore e di parola” egli ammetta la sua condizione familiare ma, se non vi è una domanda diretta, gli uomini, da tempo immemorabile, preferiscono glissare sugli argomenti più spinosi riguardanti i legami sentimentali o peggio, matrimoniali.
Qualcosa di simile successe ad Elena, una ragazza la quale per otto anni era stata fidanzata con un giovane. Per lui aveva lasciato la sua città natia e si era trasferita nella parte opposta dell’Italia. Per lui cucinava ottimi pranzetti e profumate crostate di mele. Per far piacere a lui, quando andava a trovarlo, era felice di pulire e ordinare diligentemente la sua stanza di studente fuori sede, che appariva disordinata e puzzolente come una stalla.
Tutto era proceduto a meraviglia fino al momento in cui, avendo entrambi finito gli studi e trovato un lavoro e quindi potendo sposarsi, alla domanda diretta su quando avrebbero potuto convolare a giuste nozze, lui rispose che non poteva sposarla perché i suoi genitori non la vedevano di buon occhio. In realtà il giovane, ben edotto dai suoi genitori su come procedono oggi i matrimoni per i maschi, non aveva proprio alcuna intenzione di sposarsi. Egli si difendeva dicendo che mai lui, durante gli otto anni che erano stati insieme, aveva pronunciato la parola “matrimonio” e mai lei gli aveva fatto una domanda specifica a questo riguardo.
Anche in questo caso vi è una falsa presunzione da parte della donna. Se io faccio tutte queste cose per lui, se io gli do oltre alle crostate di mele, il mio corpo e tutto il mio cuore, è sottinteso che stiamo insieme con l’intento di sposarci appena avremo le condizioni minime per farlo.
Come abbiamo visto però, il modo di ragionare maschile non è esattamente uguale a quello femminile. Pertanto si possono avere gravi e sgradite sorprese, alla fine d’un percorso che può essere anche piacevole, ma che non porta spesso a nulla di quanto si era immaginato, desiderato, sognato ed atteso.
Le dimostrazioni d'amore nei due sessi
Anche il modo di esprimere interesse e amore è diverso per uomini e donne.
La donna ama i gesti e le parole legate alle consuetudini, all’uso locale o alla moda del momento. I fiori sono sicuramente uno dei mezzi più antichi e tuttora efficaci per dimostrare l’amore. Ma anche gli inviti a cena, specialmente se a cucinare è lui o l’invito è per un elegante ed esclusivo locale, sono mezzi efficaci di seduzione. Allo stesso modo i regali, specie se hanno il colore dell’oro o contengono quelle piccole brillanti pietruzze chiamate diamanti, sono capaci di arrivare al cuore della donna più coriacea e contribuiscono a farle capire l’amore provato dall’uomo.
Purtroppo però, anche in questo caso vi è il rischio di vedere lucciole per lanterne. Il luccichio d’un solitario non sempre, a ben guardare, è così intenso e puro come quello d’un immaginario e desiderato diamante!
Per lei sono fondamentali gli anniversari. In queste date fatidiche vede dei punti fermi della sua vita e del suo rapporto con la persona amata. “Lui mi ama. Si è ricordato del nostro primo appuntamento, del nostro primo bacio, della festa di San Valentino, del mio compleanno, dell’anniversario del nostro matrimonio”.
Per l’uomo per il quale gli anniversari, ma in parte anche i regali, hanno un’importanza modesta, le cose stanno in modo totalmente diverso. Anche per lui esiste il ricordo ed esiste l’evento, ma questo ricordo e quest’evento non sono necessariamente inseriti in un contesto di anniversari. Il giudizio dell’uomo per quanto riguarda l’amore della sua donna si avvale di altri elementi: “Io so che lei mi ama perché in questo periodo è stata carina con me; mi ha fatto un buon pranzetto, abbiamo fatto spesso all’amore; mi ha guardato dolcemente negli occhi; non è stata sgarbata; non mi ha fatto ingelosire né è stata seccante e irritante; accetta i miei hobby ed i miei bisogni; ha cura di me, dei nostri figli e della nostra casa; non mi sommerge di richieste o di lamentele”.
Al contrario: “Poiché lei è stata sgarbata, nervosa, irritabile, aggressiva, scontrosa, poco attenta ai miei bisogni, sempre pronta a chiedere o ha lamentarsi, vuol dire che lei non mi ama”. Come si vede, i punti di vista e le prospettive sull’essere amati o non risultano sostanzialmente diversi. Per la donna le manifestazioni d’amore sono legate a date e a comportamenti rituali ben precisi; per l’uomo è importante e decisivo, nel sentirsi amato, l’attuale complessivo comportamento della donna nei riguardi del suo benessere fisico e psicologico.
Un uomo, venuto per consultazione a causa d’una grave crisi di coppia, si lamentava della moglie definendola “una pazza isterica”. A dimostrazione della follia della consorte portava il caso dell’ultima lite che aveva provocato la rottura. “Dopo una giornata di lavoro, tornato dall’ufficio, entro in casa e, come al solito do a Franca, mia moglie, il bacetto di benvenuto. Mi siedo sulla mia poltrona preferita e le chiedo semplicemente cosa aveva preparato da mangiare per la sera. Lei, inviperita, prima mi guarda con astio, dritto negli occhi, come a volermi incenerire, poi sbotta a gridare mentre contemporaneamente si torce le mani e butta i piatti in aria ripetendo come un’ossessa: Tu mi chiedi cosa si mangia questa sera! Tu hai il coraggio di chiedermi cosa si mangia questa sera, stravaccato sul divano! Tu non sei un uomo… tu sei un verme schifoso”. Investito da quel fiume di contumelie, non riuscivo proprio a capire quale terribile peccato avessi commesso. Finalmente, quando non c’erano nel lavabo più piatti da rompere, piangendo e singhiozzando come fosse morta la sua mammina adorata, mi rivelò la tragica verità: mi ero dimenticato che quel giorno era il nostro anniversario di matrimonio e che lei, come tutti gli anni, si aspettava una “serata speciale”, con invito a cena in un ristorantino appartato. Tra l’altro, proprio per festeggiare questo anniversario era andata dal parrucchiere e si era già preparata ed agghindata, cosa che io non avevo affatto notato. Si aspettava inoltre che, come al solito, le portassi un mazzo di rose rosse. Ma io, dottore, con tutte le cose che avevo quel giorno per la testa potevo mai ricordare anche queste cose dell’anniversario, della cena e delle rose rosse?”
La diversità nell'affrontare i problemi
L’incomprensione tra uomo e donna spesso nasce dalla diversa valutazione degli stessi eventi. Se un figlio si è fatto male in quanto, guidando imprudentemente, la sua auto ha subito un incidente, la madre focalizza l’attenzione sul danno che ha sofferto il figlio e soprattutto sul dolore che questo figlio ha provato o prova. E, pertanto, straziata dalla pena, abbraccia il figlio, piange, si dispera e cerca un aiuto immediato, qualunque sia. Vive con tutta l’angoscia del suo cuore di mamma quella che immagina sia la drammatica realtà del giovane rampollo.
L’uomo, il padre, in una circostanza simile, si sofferma invece a valutare la quantità del danno accaduto al giovane e all’auto; riflette sul modo migliore per affrontare il problema; cerca di capire quale mezzo d’emergenza potrebbe fare al caso suo e, soprattutto, pensa quale atteggiamento educativo errato suo o della moglie, può aver causato tali drammatiche conseguenze.
Questo comportamento, considerato troppo razionale e “disumano” spesso dà fastidio alla moglie, la quale vorrebbe che il marito si coinvolgesse maggiormente sulla sofferenza del figlio e non sui problemi pratici da affrontare. D’altra parte l’uomo non riesce a comprendere come la moglie si fermi a coccolare il figlio ferito, piuttosto che cercare di risolvere i suoi problemi e prevenirli per il futuro.
Anche nel caso d’un figlio tossicodipendente, da una parte la madre, in pena per il giovane che si è incamminato su questa brutta strada, soffre, rimprovera il figlio, lo minaccia, cerca di fargli capire l’errore fatto e la sofferenza che questo tipo di comportamento arreca a lei e a tutta la famiglia ma poi non riesce a dimostrarsi nei fatti, abbastanza dura, lineare e decisa nell’affrontare e rimuovere le cause del problema. Il padre, invece, se sufficientemente maturo ed educato correttamente, cerca invece di attuare i necessari provvedimenti anche se dolorosi. Provvedimenti che spesso la madre non condivide perché vissuti come troppo drastici, penosi e limitanti per il figlio.
Come abbiamo visto, uno stesso evento è vissuto, affrontato e considerato in modo a volte totalmente diverso da parte maschile e da parte femminile.
L’uomo osserva il problema in maniera razionale: cos’è successo? Perché è successo? Cosa fare per risolvere il problema adesso? Come comportarsi per prevenire il problema nel futuro? Quali le cause e le responsabilità educative presenti e passate?
La donna lo avverte in senso affettivo – relazionale: chi soffre? Quanto soffre? Come lenire questa sofferenza in questo momento?
La discordanza nella valutazione dello stesso evento, nella prevenzione e nella soluzione del problema o dei problemi diverge sensibilmente.
Questo diverso atteggiamento e questa diversa valutazione, sono spesso causa di alterchi anche violenti tra l’uno e l’altro sesso, se non si accetta che possono, anzi debbono coesistere, ottiche e modi di sentire diversi e complementari tra l’uomo e la donna, tra il padre e la madre.
I conflitti che nascono da un modo diverso di vedere e affrontare i problemi si accentuano notevolmente in presenza di leggi, come quelle attuali sul nuovo diritto di famiglia, le quali con la responsabilità condivisa costringono gli uomini e le donne ad interminabili, estenuanti ed in definitiva fallimentari e sterili discussioni e trattative. Molte di queste discussioni e trattative sfociano spesso nella peggiore delle decisioni: non decidere nulla per non darla vinta all’altro.
La volubilità nelle decisioni
Sia gli uomini che le donne hanno buone capacità nel prendere delle decisioni utili a se stessi, alla coppia, alla famiglia e alla società ma, mentre l’uomo messo di fronte ad un problema esamina rapidamente tutte le variabili e poi prende rapidamente e risolutamente la decisione che gli appare più opportuna e agisce di conseguenza, la donna, di fronte agli stessi problemi, ha un approccio diverso. Ella tende ad esaminare un numero di variabili molto superiori, non solo, ma include in queste variabili anche molti elementi di natura affettivo-relazionale.
Ciò comporta un tempo di riflessione più lungo di quello necessario ai maschi, ma soprattutto ha come conseguenza, a volte, un ingorgo nel trovare e attuare le decisioni più opportune. La donna sovente ritorna sulle decisioni prese, modificandole più volte tanto che i suoi sì diventano facilmente dei no, per poi ritornare ad essere sì, conditi però da molti “forse”, “vedremo”, “può darsi”, “non so!”.
Questa diversa modalità nell’esame e nelle soluzioni da dare ai problemi, mette l’uomo nella situazione d’un naufrago che cerca un appiglio ma si accorge che tutte le tavole e gli oggetti che galleggiano sul mare non offrono alcuna presa stabile.
In queste situazioni, mentre l’uomo tende ad accusare la donna di non decidere rapidamente, come egli vorrebbe, lasciando lui e la famiglia in una situazione di stallo, la donna, invece, tende ad accusare l’uomo di prendere delle decisioni affrettate che non sempre sono le migliori. Pertanto, l’addebito più frequente da parte dell’uomo verso la donna è di volubilità e immobilismo, mentre l’accusa più consueta da parte della donna verso l’uomo è di faciloneria.
La soluzione non sta sicuramente in una maggiore arrendevolezza maschile. Spesso le donne avvertono il bisogno d’una sponda maschile determinata, lineare e forte che permetta loro di confrontare più opinioni, così da fare delle scelte con maggiore sicurezza.
Il caso che riferiamo può meglio far comprendere questo concetto.
Dario si lamentava della moglie Teresa accusandola di non sapere mai quello che voleva, mentre lei si lamentava di lui incolpandolo di non essere capita ed aiutata nelle decisioni, che era costretta a prendere sempre da sola.
Spesso succedeva che lei, mentre lui sonnecchiava sul divano, coinvolgesse il marito nelle decisioni da prendere. Ad esempio, di come trascorrere il fine settimana. “Ho pensato che potremmo andare nella villetta che i miei hanno a Taormina, così i bambini possono liberamente scorrazzare sul prato, tu puoi aiutare mio padre in qualche suo lavoretto in giardino, mentre io mi faccio spiegare bene da mia madre come si fa la parmigiana; cosa ne pensi? A questa domanda diretta da parte della consorte, lui rispondeva spesso con un:“Sì cara, sono d’accordo”.
Tuttavia lei, stranamente insoddisfatta, continuava:“Oppure, se a te fa piacere, potremmo far visita ai nostri amici Francesco ed Agata che hanno avuto un bambino e così ci liberiamo di questa incombenza. Mi sembra giusto ricambiare dopo che loro ci hanno fatto sempre dei regali per la nascita dei nostri figli. Tu cosa ne pensi?” Anche a questa sensata proposta lui rispondeva: “Benissimo, se vuoi, andiamo da Francesco e Agata”.
Ma la cosa non finiva qui. A questo punto lei tirava fuori un’altra ipotesi su come trascorrere il fine settimana: “Sai, però che è da tanto tempo che non passiamo un fine settimana per conto nostro? Ti piacerebbe essere liberi di alzarci tardi e andare dove ci pare?
Anche a questa proposta Dario, per evitare possibili scontri, rispondeva invariabilmente d’essere d’accordo.
Stranamente però, nonostante questa notevole condiscendenza, la moglie non sembrava affatto soddisfatta delle sue risposte, tanto che sbottava spesso con parole aggressive e pianto dirotto, accusandolo di non capirla e di non aiutarla nelle scelte. Per il pover’uomo, questo comportamento femminile era e rischiava di rimanere, un mistero insondabile!
Si ripeteva spesso in che cosa sbagliasse se, a differenza di tanti uomini accusati dalle consorti di non accontentarle mai nei loro desideri, lui era disposto a fare esattamente quanto proposto.
Il povero Dario non aveva ancora compreso che le donne non vivono le situazioni di scelta come gli uomini e che il bisogno della moglie non era di avere l’assenso del marito alle sue proposte, ma desiderava un serio e impegnato contraddittorio che le permettesse di chiarirsi fino in fondo qual era il desiderio più forte o la cosa più giusta da fare, in modo tale da prendere con più sicurezza la decisione definitiva. Cosa che, da sola, non riusciva a fare. Pertanto si aspettava che il marito fosse decisamente a favore d’una soluzione, escludendo tutte le altre, in modo tale da spingerla ad uscire dal blocco mentale nella quale si cacciava quando era incerta sulla scelta migliore da praticare.
Il diverso modo di vivere e gestire la sessualità
Una donna nell’abbigliarsi, per seguire la moda, utilizza solo dei parametri femminili scoprendo delle zone del suo corpo esteticamente gradevoli come le gambe, i fianchi o il seno, che, per la sensibilità maschile sono fonte di eccitazione sessuale, mentre lei avverte solo un lieve imbarazzo, compensato dal fatto di sentirsi bella, desiderabile e adeguata alla moda del momento. Giacché nell’uomo l’eccitazione sessuale nasce soprattutto dalla vista, la donna che scopre il suo corpo, difficilmente potrà percepire e capire il tumulto d’emozioni, desideri e pulsioni che nascono nella mente e nel corpo maschile alla presenza anche d’un parziale nudo femminile. Inoltre, poiché l’uomo ha molte difficoltà a tenere a freno e incanalare correttamente questi desideri ed emozioni, è facile che ai suoi occhi e alla sua sensibilità, questo tipo d’atteggiamento possa essere considerato un esplicito messaggio sessuale, un’immorale provocazione, una spudorata o incosciente esibizione e così via.
Come conseguenza di ciò, se la parte più istintiva e carnale del maschio godrà dell’eccitamento dovuto alla visione del nudo femminile, l’altra componente maschile, quella legata alle norme e alle regole, tenderà ad incasellare questo comportamento utilizzando dei giudizi quasi sempre poco lusinghieri per la donna. Il comportamento successivo del maschio sarà inevitabilmente consequenziale a queste emozioni e considerazioni: da una parte egli avrà una forte e violenta attrazione sessuale verso quel corpo esposto, dall’altra, l’immediato giudizio negativo lo spingerà ad avere nei confronti di quella donna, che in modo impudico espone il proprio corpo ai suoi sguardi ed ai suoi desideri, solo una relazione di tipo epidermico.
Se a quel punto i comportamenti maschili saranno sboccati o eccessivi, è difficile che l’uomo non sia giudicato in modo negativo dalla donna, in quanto questa avrebbe desiderato un interesse diverso: più serio, stabile, concreto, più aperto ai sentimenti, più rispettoso della globalità della sua persona. Se poi i comportamenti dell’uomo diventeranno offensivi o peggio, sessualmente aggressivi, anche i mass media, oltre che la legge e le istituzioni, giudicheranno quest’uomo un poco di buono, un approfittatore, se non un violentatore.
Come conseguenza di tutto ciò l’immagine del “maschio”, in generale, peggiorerà e si deteriorerà non solo agli occhi della donna importunata o vittima ma anche, il che è peggio, agli occhi delle donne in genere. Queste tenderanno a giudicare, non solo quell’uomo che ha avuto quel comportamento ma tutti gli uomini come degli sporcaccioni, se non degli aggressivi violentatori. Le associazioni femminili, nate per proteggere le donne, in questi casi cercheranno ancor più di alimentare un’immagine maschile deteriore, mettendo in guardia e sottolineando gli aspetti peggiori di quei comportamenti.
Da parte degli uomini le cose non andranno meglio. Essi, pur comprendendo il comportamento istintivo del maschio interessato all’avvenimento, tenderanno o a giudicare negativamente se stessi come appartenenti al genere maschile o le donne che, se da una parte provocano i maschi, dall’altra sono poi pronte ad accusarli di volgarità e violenza. Il rapporto uomo-donna rischia, in questi casi, di deteriorarsi in quanto minato da pregiudizi e da fantasie abnormi, che nulla hanno a che fare con l’amore, con il dialogo, con il dono e con il reciproco rispetto e ammirazione.
Vi è un’altra strada ancora più deleteria che la psiche maschile potrà seguire ed è quella di sterilizzare, per quanto possibile, l’impatto di quelle immagini, nei confronti della sua sensibilità e del suo desiderio. Questa seconda strada porterà il maschio ad innalzare al massimo la sua soglia di eccitazione, con la consequenziale diminuzione del desiderio sessuale che, nei casi più gravi, potrebbe causare impotenza o eiaculazione precoce.
La non accettazione delle differenze nel modo con il quale gli uomini e le donne vivono la sessualità può causare altri conflitti. Molti autori di libri dedicati alle coppie, pur di non ammettere che esistono realtà diverse, per molti anni hanno continuato a descrivere il desiderio femminile per nulla inferiore o diverso da quello maschile; pertanto, se problemi vi sono, questi sono causati dall’uomo troppo frettoloso, egoista, immaturo, che non tiene nel giusto conto le necessità della donna, per cui secondo le teorie di questi autori, “non esistono donne sessualmente tiepide, frigide o anorgasmiche ma uomini impreparati”. Ancora una volta il colpevolizzare l’uomo, il maschio, è lo sport preferito dagli studiosi di entrambi i sessi.
In realtà tra uomo e donna vi è una netta diversità nella quantità del desiderio che risulta, globalmente, molto più intenso nell’uomo rispetto a quello avvertito dalla donna. I segnali di questa maggiore intensità della sessualità maschile sono numerosi: la masturbazione è molto più frequente nei maschi che nelle donne; i maschi pensano al rapporto sessuale più frequentemente delle femmine; prendono più iniziative in questo campo; nei loro sogni, a differenza che nelle donne, la sessualità è molto più presente.
D’altra parte questa diversità, nell’ambito della selezione naturale, ha una sua logica: la donna per curare al meglio il prodotto del concepimento, che rappresenta poi il futuro dell’umanità, non deve essere eccessivamente interessata all’attività sessuale in quanto ciò potrebbe comportare una scarsa attenzione alla prole già nata, ma anche un numero eccessivo di gravidanze rispetto alle sue possibilità di cura ed educazione.
Il voler coprire la verità a qualunque costo, per una spasmodica ricerca dell’uguaglianza, non ha fatto altro che complicare il rapporto delle donne con se stesse e con il proprio uomo. “Se io non sono una donna ardente vuol dire che c’è qualcosa che non va in me oppure in mio marito o nell’amore che sentiamo l’uno per l’altro”.
In ogni caso incolpare sé stessi, l’altro o il sentimento provato, non risolve i problemi ma li complica. La maggiore aggressività verso il marito giudicato incapace o egoista, non migliora di certo il rapporto. Tradirlo alla ricerca dell’uomo capace di suscitare “scintille”, non fa altro che peggiorare il legame coniugale mettendolo in crisi. Ancora peggio è svalutare se stessi.
Crediamo sia più saggio aiutare le coppie ad accettare la diversa realtà, in modo tale da viverla insieme con amore e comprensione reciproca, aiutandosi e sostenendosi a vicenda. Tra l’altro è una sciocca illusione che la frequenza dei rapporti sessuali completi rappresenti il grado d’amore, di passione o d’intimità della coppia.[9]
Per quanto riguarda l’uomo, anche lui fisiologicamente, con l’avanzare dell’età, ha un calo del desiderio anche se questo calo è più lento e graduale di quello femminile. Il considerare in questo caso l’uomo malato pur di vendergli le costose pillole azzurre, procura sicuramente lauti guadagni alle case farmaceutiche, ma ciò non migliora certamente il rapporto con se stessi e soprattutto non migliora la vita di coppia. Questa dovrebbe vivere l’autunno della vita con la stessa serenità e gioia con la quale ha vissuto le altre stagioni, senza cercare comportamenti e prestazioni non fisiologiche.
La diversa prospettiva storica
Altri motivi di contrasto tra uomo e donna nascono spesso dalla diversa prospettiva storica.
La donna è più legata alla realtà presente, alla moda del momento, ai valori attuali, al modo con il quale gli altri vedono, vivono e affrontano gli avvenimenti in un dato momento storico. In questo si ritrova più in sintonia dell’uomo con l’attuale società dei consumi, tutta proiettata sul “qui e ora”. “Compra, spendi, prendi, serviti, ora, in questo momento”.
La visione maschile della realtà copre un arco di tempo più vasto di quello femminile in quanto tende a spaziare, più della donna, su temi e realtà non solo del presente ma anche del passato e del futuro. Temi ai quali il genere femminile pone scarsa attenzione. In definitiva l’uomo, se sufficientemente maturo e responsabile, è molto più tradizionalista delle donne e, nell’affrontare i problemi, tiene maggiormente conto delle tradizioni, della cultura del passato e dei bisogni futuri. Nella ricerca delle soluzioni tende a costruire con passione ed impegno le premesse per qualcosa che possa proiettare effetti positivi in anni e periodi anche molto distanti e lontani. Tanto che, a volte, addirittura lega i suoi comportamenti ad un futuro che scavalca le generazioni.
Questa predisposizione genetica è probabilmente il frutto dei diversi ruoli che uomo e donna hanno avuto nella società e nella famiglia. La donna-madre era costretta a risolvere le impellenti necessità del momento. “Cosa ora posso dar da mangiare ai miei figli e a mio marito”? “Come posso oggi risolvere il problema dell’acqua”? “Dove trovare questa sera un riparo per la notte”?
L’uomo, più impegnato nel campo politico e sociale, nell’affrontare e risolvere problemi più a lunga scadenza aveva la necessità di guardare molto più lontano verso il futuro e nello stesso tempo doveva tener conto delle preziose esperienze del passato. “Costruisco una strada affinché possa essere utile per trasportare più facilmente le mie merci, quelle dei miei figli e nipoti, ma anche quelle degli altri, se mi pagano un giusto pedaggio”.
Questa diversa prospettiva temporale è spesso motivo di scontro, sia quando bisogna prendere delle decisioni di tipo economico, sia nelle scelte di tipo educativo. E’ meglio rimodernare la casa e il guardaroba o investire per mettere da parte un gruzzoletto per il futuro? E’ meglio punire i comportamenti poco ubbidienti del bambino oggi o aspettare che questi comportamenti diventino molto più gravi domani? E’ meglio, per la figlia che si sposa, programmare un matrimonio da favola o utilizzare gli stessi soldi per dare l’anticipo per il mutuo della casa, dove dovrà abitare insieme al marito?
Anche in questo caso non vi sono modi corretti e modi errati, ma prospettive diverse. Se entrambi riescono a tenere nella giusta considerazione e a valorizzare le due prospettive, quella maschile e quella femminile, dalle quali viene osservata la realtà con i problemi ad essa connessi, non solo queste differenze non sono di ostacolo alla vita della coppia e della famiglia ma possono essere di grande aiuto nella conduzione familiare, in quanto si completano a vicenda. Anche in questo caso, però, è necessario che vi sia un’accettazione reciproca in modo tale che ogni componente della coppia possa dare il suo apporto e svolgere pienamente e liberamente il ruolo per il quale la natura lo ha preparato.
Il diverso modo di gestire le attività lavorative
Vi è poi il diverso modo di affrontare gli impegni e le attività lavorative. Mentre la donna è capace di gestire le sue energie centellinandole, anche per un tempo molto lungo, in lavori ripetitivi senza stancarsi eccessivamente, l’uomo svolge i suoi impegni lavorativi “a strappo”. Mette cioè una grande quantità d’impegno, energia fisica e psichica in quello che fa, tanto che in poco tempo riesce ad effettuare una gran mole di lavoro ma, subito dopo, ha bisogno di qualche minuto di pieno relax per recuperare le abbondanti energie spese.
Questo impegnarsi in modo altalenante è spesso malvisto dalla donna che gli rimprovera di poltrire mentre lei sfaccenda in casa. Non si tratta d’invincibile pigrizia del genere maschile, ma d’un modo diverso di affrontare l’impegno e la fatica.
D’altra parte il senso della casa è diverso per l’uomo e per la donna. Per l’uomo, da tempo immemorabile, la casa rappresenta il rifugio, la serenità, il luogo dove lui può recuperare le energie abbondantemente spese all’esterno. Per la donna la casa rappresenta, invece, il luogo di lavoro. Lavoro come massaia e lavoro relazionale e dialogante come madre e moglie. Per tale motivo la donna, al contrario dell’uomo, vede l’uscire di casa come un momento di relax.
Sempre nel campo del lavoro l’uomo, per impegnarsi, ha bisogno di motivazioni profonde. Quando queste motivazioni non sono presenti il suo impegno scade molto.
Inoltre egli ha l’istinto a costruire, inventare, creare, qualcosa di nuovo e di diverso ma anche di valido mettendo a frutto il suo ingegno, la sua fantasia, la sua abilità manuali, la sua forza. Pertanto, non ama i lavori ripetitivi o troppo semplici.
Anche questo contrasta con i desideri di molte mogli che, se accettano a volte di malavoglia, che il loro marito si sbizzarrisca in un piatto o un menù prelibato, non sopportano che, finita l’attività “creativa”, il loro uomo non voglia rigovernare la cucina e lavare i piatti. In realtà i lavori casalinghi, tranne che non si tratti di riparare un impianto elettrico, ridipingere le pareti o ristrutturare una stanza, spesso non entusiasmano affatto gli uomini.
Il diverso approccio nelle attività educative
Per quanto riguarda le attività educative i contrasti maggiori nascono dal modo diverso di educare e dai differenti obiettivi. Per la madre l’attività educativa è fatta di relazione e dialogo, di comprensione e ascolto, di accettazione e partecipazione. L’obiettivo prioritario è quello di dare ai figli, in quel momento e in quella situazione, il maggiore e migliore benessere fisico e psicologico; la migliore protezione dai pericoli; la più grande accettazione e accoglienza.
Per il padre, giacché i suoi obiettivi sono quelli di stimolare nel figlio: forza, linearità, coraggio, sicurezza, coerenza, fermezza e rispetto delle norme sociali, in modo tale che, in un futuro, sappia inserirsi con responsabilità, correttamente e bene nei ruoli da lui scelti o assegnati dalla società, l’attività educativa è fatta sì di dialogo, comprensione, ascolto e partecipazione ma è fatta soprattutto di regole e norme da rispettare e da far rispettare. L’attività educativa e formativa è fatta di stimoli a migliorarsi, affrontando il futuro e gli ostacoli con coraggio e determinazione, senza tentennamenti e senza ripensamenti, con la grinta e la sicurezza necessarie per affrontare persone, avvenimenti e situazioni anche molto difficili.
Come conseguenza di ciò la madre raramente mette dei limiti e dei divieti assoluti in quanto, la sofferenza del figlio che spesso diventa la sua sofferenza, le impedisce una linea di condotta troppo drastica e lineare. Per il padre, che meno e più difficilmente si coinvolge nella situazione emotiva dei figli, è più facile porre dei paletti ben definiti entro i quali, a seconda dell’età, essi possano muoversi liberamente. Per lo stesso motivo è, in genere, più fermo e risoluto nel far rispettare regole e norme.
Anche la madre mette, soprattutto quando i figli sono piccoli, dei paletti, ma questi sono molto più elastici in quanto più legati alle ansie e paure del momento che non a degli obiettivi molto ampi e precisi o ai bisogni dei figli proiettati nel loro avvenire di futuri cittadini, di futuri uomini e donne, di futuri genitori. Pertanto, soprattutto quando i figli si avvicinano all’età adolescenziale e non sono più sensibili ai ricatti affettivi, le difficoltà educative della madre si evidenziano maggiormente.
Anche in questo caso, se la coppia agisce come una squadra con diversità di ruoli e funzioni, non solo viene raggiunto più facilmente l’obiettivo o gli obiettivi che entrambi si erano proposti, ma si evitano contrasti dolorosi. Al contrario, se ogni elemento della coppia o della famiglia agisce senza un ruolo specifico, non solo sono compromessi gli obiettivi ma, soprattutto, si accentua enormemente il contrasto tra i coniugi.
La cura della persona
Sappiamo che le donne, nella cura della persona, sia per quanto riguarda la pulizia sia per l’aspetto estetico, utilizzano molto più tempo, energie e denaro dell’uomo. Ciò può provocare piccoli ma ripetuti screzi quando, ad esempio, l’uomo è costretto a stare, per un tempo che a lui appare interminabile, davanti alla porta del bagno nel quale si è chiusa la sua dolce metà. O quando, davanti alla porta della scala, egli attende impaziente che ella sbrighi tutte le sue “cosette” prima di decidersi ad uscire di casa.
L’uomo, invece, è spesso accusato di non prestare la giusta attenzione alla cura del corpo ed al suo vestiario. “Quella cravatta fa a pugni con il colore della giacca”. È la classica notazione femminile. “Il nocciola della camicia che stona con il nero delle scarpe mi fa disperare”. Dice sconfortata la moglie al marito.
Oggi che le cure estetiche hanno un costo considerevole, il conflitto si è spostato sul piano economico. “Non ci possiamo permettere che ti rifaccia il seno”. “Non ci possiamo permettere l’abbonamento al centro estetico” dice l’uomo alla donna mentre questa ribatte: “Sei un tirchio, il marito di Maria, per il suo compleanno le ha regalato un bellissimo naso!”
L’educazione egualitaria degli ultimi decenni ha fatto aumentare il numero degli uomini che hanno del tempo e della cura del corpo una concezione molto vicina a quella della donna, ma ciò non ha fatto diminuire i conflitti in quanto le accuse reciproche sono sempre ben presenti e attuali.
Il diverso uso del tempo
Anche il modo di gestire il tempo è motivo di frequenti crisi. Il tempo o l’orario degli appuntamenti ha per molte donne una valenza molto relativa. Se una donna dice: “Usciamo alle quattro pomeridiane”, non significa che alle sedici in punto la donna sarà davanti alla porta di casa, pronta per uscire. Significa soltanto che verso quell’ora “potrebbe” essere pronta per uscire. L’uomo, più metodico e più attento alle regole, sente questi comportamenti come una mancanza di puntualità e rispetto, pertanto, come un animale in gabbia, all’ora stabilita cammina indispettito avanti e indietro tra la stanza della consorte, la porta di casa e l’ascensore. Sa che non può fare troppa premura alla donna, perché lei si arrabbierebbe, d’altra parte non riesce a comprendere il perché non riesca ad essere puntuale all’ora da lei stessa indicata.
La diversità nei gusti e nelle scelte
Anche i gusti e le scelte nell’utilizzo delle risorse economiche sono notevolmente diverse. Le donne amano utilizzarle per migliorare il benessere affettivo, individuale e familiare comprando oggetti per la persona o per la casa: vestiti, biancheria, mobili, quadri, tappeti; mentre l’uomo preferisce oggetti elettronici e meccanici: un nuovo televisore, il più recente tipo di DVD, un’auto o una moto più potente e grintosa.
Purtroppo, il maggior benessere economico e la pubblicità stimolano gli uni e gli altri a comprare e utilizzare cose che li dividono e non li uniscono.
[1] ALBISETTI, V., (1994), Terapia dell’amore coniugale, Paoline, Milano, p.71.
[2] ALBISETTI, V., (1994), Terapia dell’amore coniugale, Paoline, Milano, p.138.
[3] MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 42.
[4] MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale. Città Nuova Editrice, Roma, p42.
[5] MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 43.
[6] MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 42.
[7] MUCCHIELLI, R.,(1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 42.
[8] MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 46.
[9] ALBISETTI, V., (1994), Terapia dell’amore coniugale, Paoline, Milano, p.42.