L'INCONTRO CON L'ALTRO
IL PIACERE E LA NECESSITA’ DELL’INCONTRO CON L’ALTRO
L’uomo diventa un animale socievole nel momento in cui inserisce nella sua vita, come valore primario, il rapporto con gli altri. Egli scopre, prima come individuo e poi come specie, che è molto importante e funzionale alla sua sopravvivenza fisica e al benessere psicologico e sociale la presenza, accanto a sé, di altri esseri viventi.
L’uomo scopre che per lui, come per tanti animali e vegetali, i benefici che da questo rapporto ottiene, sono numerosi ed importanti e che, il più delle volte, questi incontri sono ricchi di gioia, riempiono di piacere le giornate, danno interesse e scopo alle attività e agli impegni. Scopre, con piacere, che questi rapporti, se ben strutturati, sono preziosi in quanto permettono di confrontare e arricchire idee, scoperte e conquiste.
L’uomo scopre che nell’incontro, nel confronto e nella collaborazione con gli altri esseri umani, è più facile trovare le soluzioni più idonee ai problemi che lo tormentano; è più facile nel dialogo con gli altri accrescere le proprie conoscenze; è più facile nel rapporto con gli altri trovare stimoli per la sua crescita intellettiva e culturale.
L’uomo comprende che quando il dialogo e la comunicazione sono rispettose e attente al benessere dell’altro, la gioia e la serenità sbocciano o si accrescono nell’anima come, dopo l’acqua della pioggia, germogliano le foglie e i fiori. Egli capisce, mediante l’esperienza, che lo sfogo e l’accoglienza, intimamente vissute con un altro cuore, portano conforto, scacciano la solitudine, allontanano tristezze e pene, riempiono l’animo di speranza. Perché con l’altro si può insieme scherzare, commentare, giocare, ragionare. All’altro si possono confidare i propri pensieri, le proprie emozioni e sentimenti. L’altro può consolare le nostre pene, può asciugare le nostre lacrime, può essere un valido aiuto ed una spalla solida nei momenti di fragilità e bisogno.
Ma anche nel lavoro quotidiano, ed in generale nel muoversi e operare nel mondo, gli uomini notano che insieme agli altri è più facile portare a termine un lavoro; più facile trovare le soluzioni più idonee ai problemi. Con l’aiuto degli altri è meno faticoso lavorare la terra e raccogliere i suoi frutti; è meno difficile difendersi dai nemici o costruire un riparo, ed è più facile guarire le malattie e allontanare la morte se c’è qualcuno che ti medica, ti cura, ti sostiene ed assiste,
In questo senso gli uomini, come anche moltissimi animali, scoprono nell’altro un loro bisogno vitale.
Ogni rapporto, però, sia che si instauri con un essere umano, sia che si attui con un vegetale o un animale, comporta impegno, rinunce e sacrifici che sono direttamente proporzionali alla complessità dell’essere vivente, come anche alla profondità e all’intensità del rapporto. Ogni legame relazionale comporta, inoltre, l’assunzione di precisi ruoli e compiti ai quali si collegano inevitabili responsabilità.
Gli esseri umani hanno scoperto alcune regole universali, insite nelle relazioni.
1. Più complesso è l’essere vivente con il quale ci si relaziona, più questo rapporto è profondo e coinvolgente, più ricco e gratificante sarà lo scambio mentre, contemporaneamente, saranno maggiori e più pesanti anche gli impegni, le rinunce ed i sacrifici.
2. Più è semplice un essere vivente o più è superficiale il rapporto che con esso si stabilisce, meno sacrifici, impegni e rinunce saranno necessarie, ma meno gratificante e ricca di apporti positivi sarà la relazione.
3. Più complesso è l’essere con il quale ci vogliamo rapportare, più profonda e importante è la relazione che vogliamo instaurare e vivere, più qualità genetiche e/o acquisite dovremo possedere.
4. Più l’essere con il quale ci rapportiamo è complesso, maggiore e più intensa dovrà essere la preparazione a questo incontro e a questo rapporto.
La cura d’una pianta richiede molto meno impegno e molto meno sacrifici della cura d’un gattino o d’un cagnolino ma, a sua volta, la quantità di gratificazione e di scambio possibile è altrettanto limitata. Al culmine della gratificazione, del piacere e della gioia, nell’ambito delle relazioni umane, sta un rapporto d’amore stabile ed esclusivo con una persona dell’altro sesso. Ma così com’è alta la possibile gratificazione, così com’è potenzialmente notevole la gioia e il sostegno reciproco, altrettanto grandi saranno le difficoltà e gli impegni necessari; altrettanto importanti saranno i limiti che questo rapporto imporrà ai nostri bisogni individuali ed alla nostra libertà; altrettanto impegnativo sarà il percorso per raggiungere questo obiettivo.
Non abbiamo alcuna possibilità di sfuggire a queste fondamentali regole, né abbiamo la facoltà di utilizzare scorciatoie, in quanto sono norme insite nella natura stessa di tutte le relazioni.
Se poi, com’è giusto che sia, nell’ambito dei rapporti inseriamo anche quelli spirituali verso l’essere supremo: Dio, capiamo bene come la relazione con questo essere infinitamente buono, giusto, potente, generoso, comporterebbe altrettante infinite qualità. Qualità che nessuno di noi possiede e pertanto siamo costretti ad accettare che è solo la sua bontà, è solo la sua conoscenza dei nostri limiti, è solo il suo amore, che spinge questo essere supremo a venire incontro a noi, accettando un dialogo, un rapporto e un incontro amorevole.
Insita nel concetto di relazione è la scelta. Anzi la scelta reciproca. Noi scegliamo, in genere, le persone o gli altri esseri viventi con i quali ci vogliamo relazionare ma, come in tutte le scelte, in buona parte, siamo condizionati dalla nostra realtà interiore. Già i nostri geni ci condizionano. Vi sono persone geneticamente più aperte, socievoli e disponibili al dialogo, mentre altre sono geneticamente più chiuse e ritrose.
Nella scelta, i condizionamenti ambientali sono però più importanti e numerosi di quelli genetici. Un ambiente affettuoso, sereno, amichevole, che sa riconoscere e rispondere adeguatamente ai nostri bisogni più profondi, stimola ed invita all’apertura, così come un ambiente frustrante, pericoloso o rischioso, porta alla chiusura e alla difesa. E poiché l’humus ambientale più importante è dato dalla nostra famiglia, la qualità e la quantità di esperienze positive o negative vissute nel rapporto con i genitori e con la rete familiare, sono capaci di imprimere nella nostra mente, come nel nostro cuore, dei solchi indelebili, così da plasmare nel bene o nel male la personalità di ognuno di noi che risulterà, nelle relazioni con gli altri, adeguata o non adeguata, responsabile o irresponsabile, capace di dare frutti oppure sterile. La scelta può essere, inoltre, facilitata dall’ambiente sociale, politico e religioso nel quale viviamo, oppure può essere da questo ambiente alterata, ostacolata, resa difficile o impedita.
Rimane però sempre un margine, a volte molto ristretto, altre volte abbastanza ampio, nel quale possiamo esercitare il nostro libero arbitrio.
Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato
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