Una delle tante conseguenze della presenza di una continua e incessante lotta tra uomini e donne, è stata la scomparsa quasi totale di ogni indicazione che, nelle generazioni passate, era presente nel galateo tra i due sessi. Queste indicazioni imponevano agli uomini e alle donne una serie di precisi comportamenti, atti a proteggere, curare, rispettare, far stare bene e rassicurare l’altro. Queste indicazioni e consigli che venivano dati dalla società nel suo complesso, ma soprattutto dai genitori ai figli, permettevano a ogni uomo e donna di avere una base sicura dalla quale muoversi, nel momento in cui volevano confrontarsi con il sesso opposto, per intraprendere e costruire un rapporto armonioso, rispettoso e stabile.
Sia agli uomini sia alle donne, tenendo presenti le loro caratteristiche peculiari, erano indicate le migliori norme per proteggere, aiutare, rassicurare, gratificare, rendere sereno e per quanto possibile lieto, l’altro sesso. Queste istruzioni erano così cogenti e numerose, da apparire oggi assolutamente poco credibili e fuori luogo. L’episodio personale che qui descrivo ne è un esempio.
Il mio vecchio padre soffriva da molto tempo del morbo di Parkinson. Mi ero reso disponibile a curarlo personalmente ma, data la patologia cronica e ingravescente, i risultati erano stati modesti. Pertanto, tenendo conto della mia giovane età e della mia scarsa esperienza nel settore, mi chiese di prenotargli una visita presso un altro specialista, molto più anziano di me e sicuramente molto più illustre, che visitava a Roma. Naturalmente acconsentii subito alla sua richiesta e così prenotai anche l’aereo per la Capitale. Il viaggio di andata si svolse senza particolari problemi, tranne le continue attenzioni e l’aiuto che dovevo necessariamente fornire al vecchio genitore, quando era costretto a camminare, sedersi, alzarsi e, soprattutto, quando fu costretto a salire le scalette dell’aereo che, a quel tempo, erano piuttosto strette e ripide.
I guai cominciarono quando arrivammo nella clinica privata, dove visitava l’illustre collega neurologo. Data la fama di questi, i pazienti presenti nella sala d’attesa erano numerosi, per cui riuscii con difficoltà a trovare una sedia nella quale sistemare il traballante genitore. Contento e soddisfatto della mia impresa, aspettavo in piedi che la gentile segretaria ci chiamasse quando, dopo pochi minuti, alzando gli occhi dalla rivista che avevo appena iniziato a leggere, lo vidi alzarsi di scatto per cedere il suo posto a una donna molto più giovane e sicuramente molto più stabile di lui. Assolutamente conscio delle problematiche motorie e dello scarso equilibrio dell’anziano genitore non persi tempo nel cercare un altro posto dove farlo accomodare.
Cercando nuovamente di rilassarmi ritornai a leggere gli articoli della rivista quando, alzando gli occhi, lo rividi nuovamente in piedi, mentre il suo posto era occupato da un’altra donna. A questo punto non riuscii a trattenermi dal rimproverarlo, anche se in modo affettuoso, per quel gesto imprudente, facendogli notare che, a causa della sua instabilità motoria, rischiava di cadere da un momento all’altro. Fui tuttavia sopraffatto e bloccato dalla sua risposta ferma e decisa: “Io, uomo, non posso starmene tranquillamente seduto, mentre una signora è in piedi”.
Rassegnato, andai nuovamente alla ricerca di un’altra sedia!
Prima che arrivasse il suo turno, la stessa scena si ripeté più volte: immancabilmente mentre io mi affannavo a cercare e trovare una sistemazione più sicura per lui, in qualche poltrona o sedia che fosse, egli, con uno scatto fulmineo, anche se barcollando, si alzava per cedere il suo posto a ogni donna che entrava nella sala d’attesa.
Dopo la breve visita, ritornando all’aeroporto, m’illusi che i problemi dovuti all’estrema sua disponibilità e cortesia nei confronti del genere femminile fossero terminati, anche perché, nelle sale d’attesa, vi erano molti posti liberi. Tuttavia qualcos’altro colpì la sua attenzione. Proprio accanto a noi si era seduta una donna di non più di quarant’anni. Dopo aver saputo che la signorina viaggiava da sola, nel mio vecchio padre emerse immediatamente il mai sopito istinto cavalleresco, pertanto non poté esimersi dal prendere la donna sotto la sua ala protettrice.
Le richieste nei miei confronti affinché nulla mancasse alla solitaria viaggiatrice erano categoriche: “Lo sai che negli aeroporti vi possono essere dei ladri? Che aspetti a sistemare la valigetta della signorina accanto a noi?” “Non rimanere lì impalato, vai al bar a comprare quello che la signorina desidera, non può certamente rimanere a digiuno!”. “Chiedile se deve andare ai servizi e in tal caso accompagnala”.
Anche durante l’imbarco egli non riuscì ad esimersi dal prestare il suo sostegno e i suoi servizi da perfetto gentiluomo alla donna. Pertanto, agli osservatori si offrì uno spettacolo che oggi apparirebbe assolutamente incredibile: quello di un giovane figlio, costretto a tenere con una mano una valigia, mentre con l’altra cerca di aiutare il vecchio padre disabile che, sbilenco, si arrampica sui gradini di una ripida scaletta di aereo, rischiando in ogni momento di cadere, mentre questi, dal canto suo, non può esimersi dal tenere ben stretta in mano, la valigetta d’una giovane donna la quale, con fare spedito, sicuro e leggiadro, precede tutto il gruppo!
Il compito del vecchio gentiluomo terminò soltanto quando, arrivati all’aeroporto di Catania, poté consegnare al genitore della signorina, sana e salva la figlia, che aveva curato e protetto per tutto il tempo del viaggio.
Dicevamo una scena poco credibile oggi, giacché tali comportamenti, non soltanto non sono valorizzati, ma da molto tempo sono aborriti e anche completamente aboliti sia dagli uomini sia dalle donne. Ognuno, uomo o donna che sia, non importa se giovane o anziano, si sente in diritto di comportarsi nei confronti dell’altro sesso, così come gli aggrada in quel momento, senza tener presente la sensibilità e le attese di chi dovrebbe rispettare e, soprattutto, senza tener in alcun conto i bisogni e le necessità di chi ha di fronte o si trova accanto a lui. Se gli uomini non pensano affatto a cedere il posto alle donne sull’autobus o in metropolitana, né sono disposti a pagare il conto dell’amica al ristorante o portare i libri della compagna quando si recano insieme a scuola, le donne,da parte loro, non sono assolutamente disponibili a ricambiare con qualche altra gentilezza o cortesia l’altro sesso. Ognuno di loro, chiuso nel suo egoismo, pensa piuttosto a come difendersi e offendere piuttosto che al modo migliore per aiutare, assistere e far piacere all’altro.
Con tali comportamenti è facile capire come tra i due sessi siano diventati molti più frequenti gli atteggiamenti che fanno soffrire piuttosto che quelli che fanno gioire. Altrettanto facile immaginare quanto siano più numerosi i comportamenti che rendono insicuro, irritabile e aggressivo chi ci sta accanto, piuttosto che i gesti e le parole atti a rassicurare, rasserenare e proteggere. La disponibilità a un piccolo o grande sacrificio, pur di essere vicini e aver cura dell’altro, è considerata retaggio di lontani periodi storici, quando uomini e donne erano schiavi di questi comportamenti ed atteggiamenti altruistici e cavallereschi.
Tutto ciò è avvenuto, lo sappiamo benissimo, nel momento in cui l’uguaglianza nella dignità e nella responsabilità dei sessi è stata trasformata in uguaglianza nei ruoli, nei comportamenti, nelle aspirazioni, nei desideri, negli atteggiamenti e nei comportamenti. “Se la donna che sta accanto a me, uomo, è come me, perché dovrei cederle il mio posto in autobus o in metropolitana? Perché dovrei usare un linguaggio attento alla sua sensibilità? Perché dovrei esentarla dagli impegni e lavori più difficili, gravosi, sporchi o pericolosi? Perché mai dovrei proteggerla e rassicurarla? Si arrangi!”
D’altra parte, se non tutte, anche molte donne rese, almeno apparentemente, sicure e forti delle loro idee di uguaglianza, non accetterebbero più di essere trattate con la delicatezza e l’attenzione riservate alle loro madri e nonne del passato; così come non accetterebbero di essere esentate dai lavori più pericolosi e gravosi; né tantomeno vorrebbero essere escluse dall’ascoltare i racconti, le parolacce e le barzellette più spinte e piccanti.
Questi comportamenti maschili, che una volta erano spontanei e naturali, oggi sarebbero giudicati come un venir meno dei principi di uguaglianza e quindi significherebbe per loro sentirsi trattate come “donnicciole d’altri tempi” e non come delle donne forti, sicure di sé, coraggiose, impavide, pienamente libere ed emancipate, che non hanno alcun bisogno di protezione e cura da parte del sesso opposto.
La stessa cosa avviene per il sesso femminile: “Se l’uomo che è accanto a me è come me, se uomini e donne siamo uguali, perché dovrei essere attenta ai suoi bisogni? Perché dovrei rispettare la sua sensibilità nei riguardi dei temi e delle situazioni che più possono turbarlo o metterlo in difficoltà? Perché dovrei stare attenta a non sollecitare la sua gelosia? Per quale motivo dovrei rispettare la sua dignità, la sua virilità e il suo onore? Perché dovrei rinunciare a vestire come mi pare, usare il linguaggio che desidero, comportarmi con il cameratismo che mi aggrada, solo perché a lui e agli altri uomini, queste cose danno fastidio? E poi perché dovrei aver cura di lui, preparargli da mangiare, lavare e stirare la sua biancheria, se tutte queste cose lui le potrebbe fare da solo, con le sue mani?”
Quest’altro episodio può meglio chiarire quali tipi di rapporti tra i sessi, in questi anni abbiamo contribuito a costruire.
Com’è risaputo oggi quando siamo in treno, in autobus o in metropolitana, volenti o nolenti siamo costretti ad ascoltare quello che il vicino di posto comunica usando il suo cellulare. Di solito cerco di astrarmi e non seguire quanto viene detto attorno a me, sia per il fastidio che ciò mi provoca, sia per un certo senso di pudore. Tuttavia in un mio recente viaggio in treno non sono riuscito a fare ciò. Troppo strane e bizzarre erano le frasi che ascoltavo dall’uomo seduto di fronte a me, per riuscire ad escluderli dalla mia mente. Quest’uomo, sulla cinquantina, ben vestito e rasato, con un viso allegro e soddisfatto, che tra l’altro, ho saputo in seguito, eseguiva un’importante e responsabile attività lavorativa, non faceva altro che registrare e inviare messaggi vocali con frasi davvero strane: “Sai cosa fai, Salvatore?, Quel gatto della tua ex, buttalo fuori di casa e poi puoi sempre dire a lei che è scappato”. E subito dopo un altro messaggio: “Oppure, ascoltami bene, Salvatore, puoi fare ancora meglio: invita la tua ex moglie a pranzo e servile il gatto cotto al forno con contorno di patatine, ma non le dire niente se non alla fine del pranzo”. E ancora: “Va bene, se non vuoi farlo tu, lascia entrare il gatto quando il tuo pitbull è libero, in giro per la casa e aspetta che sia lui a sbranarlo”.
Durante il viaggio, ridendo, ci tenne a spiegarmi che l’ex moglie del suo amico era andata in vacanza e aveva lasciato a quest’ultimo la cura del suo gatto. E poiché questo compito non era gradito all’amico, lui si era sentito in dovere di dargli qualche prezioso e utile consiglio!
Naturalmente il tutto era detto con un sorriso e c’è da sperare che non dicesse sul serio quando incitava l’amico a far gustare all’ex moglie quel particolare menù. Tuttavia i segnali del tipo di rapporti che oggi spesso sono presenti tra uomini e donne, specie tra separati, sono a volte di questo tenore.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato: “Ti odio!”- Conflitto e aggressività e violenza tra i sessi”.
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