Poiché noi non pretendiamo di avere più elementi di verità rispetto a chi ci ha preceduto in questo affascinante ma ingrato compito, alla luce degli insegnamenti della storia e della psicologia umana cercheremo soltanto di indicare solo alcune strategie fondamentali utilizzate dai nostri progenitori, in molte parti del mondo e in diverse epoche, per raggiungere, se non tutti, almeno i più importanti obiettivi per raggiungere e mantenere una stabile unione di coppia..
A ben veder gli elementi che allontanano o che rendono difficile e conflittuale il rapporto uomo-donna sono più numerosi di quelli che, invece, tendono ad armonizzare i due sessi. Per tale motivo l’armonia di genere non è, come si pensa di solito, un fatto scontato se alla base vi è un sentimento amoroso, ma può e deve essere costruita mediante una serie di accorgimenti, senza i quali è pura illusione pensare che tra i due sessi vi possano essere rapporti sereni e di collaborazione, solo perché si è vissuto un sentimento d’amore o peggio si è stati innamorati.
Le strategie che le varie istituzioni sociali: sia laiche che religiose, nei millenni hanno trovato per favorire l’integrazione ed evitare la dissoluzione dei legami di tipo matrimoniale ed i conflitti più gravi tra i due sessi, sono complesse e numerose.
Sono strategie che, a volte, partono da molto lontano, muovendo addirittura dalla prima infanzia, altre si sviluppano nell’adolescenza, altre ancora nell’età adulta. Sono strategie messe in atto dai singoli componenti la coppia, dalle loro famiglie d’origine, dagli usi e costumi locali, dalle leggi civili e dagli insegnamenti morali e religiosi. Quando queste strategie sono presenti e sono attuate in modo corretto, la funzionalità della coppia e della famiglia è nettamente migliore di quando non sono presenti o sono attuate e realizzate solo in parte. Ancor peggio quando sono messi in atto leggi e comportamenti con caratteristiche opposte a quelle ritenute, in millenni di sperimentazione, più affidabili.
1. Norme e regole chiare.
La prima fondamentale strategia che le comunità, ma anche le società e gli Stati, hanno nei millenni utilizzato per favorire ed aiutare un cammino così arduo, difficile e delicato, ma anche così essenziale al futuro della società e alla sopravvivenza della specie, è stato quello di inserire nel legame di coppia tutta una serie di norme e regole per quanto possibile nette, chiare e lineari. Lo scopo è evidente. Se le persone interessate hanno chiarezza e certezza di quello che li aspetta, potranno meglio scegliere, potranno meglio organizzarsi, potranno meglio prepararsi, per poi meglio operare. Se, invece, le norme e le clausole che regolano i rapporti tra i coniugi sono eccessivamente generiche, poco chiare e precise, non può essere realmente compreso quali sono le caratteristiche specifiche del patto e del contratto che si sta firmando e quindi anche la disponibilità a questo patto sarà modesta e confusa.
2. Regole stabili nel tempo.
Si è cercato inoltre di fare in modo che questi obblighi reciproci fossero stabili nel tempo. E’ poco praticabile un percorso, così lungo ed impegnativo, come un legame matrimoniale, quando le regole del contratto possono cambiare da un momento all’altro o quando altri e non i contraenti possono interpretarle o modificarle. Come fidarsi dell’istituto matrimoniale se lo Stato, da una parte ti invita a firmare un contratto che ti lega per la vita, mentre dall’altra si riserva il diritto di cambiare o interpretare in ogni momento e a suo piacimento le clausole di quel contratto?.
Al fine della stabilità della coppia, non è di fatto funzionale, ad esempio la modalità con la quale è stato legiferato in Italia sui diritti e doveri dei coniugi, inserendo con il nuovo diritto di famiglia, con la legge sul divorzio o sull’aborto, delle nuove norme diametralmente opposte a quelle sottoscritte all’atto del matrimonio. Né ci sembra corretto che le coppie e le famiglie debbano sottostare alle decisioni dell’alta corte di cassazione, che hanno valore di legge, quando queste sconvolgono le clausole accettate e firmate dai due coniugi.
Questa modalità di legiferare o di interpretare le leggi, non può che comportare delle gravi conseguenze sui rapporti intrafamiliari e di coppia, mentre nel contempo scoraggia e impaurisce i giovani ad intraprendere un cammino e una strada avvertita come confusa, instabile, insicura e ad alto rischio.
3. Evitare le eccessive idealizzazioni come anche le idee pessimistiche.
Le società e le comunità hanno poi cercato di fare in modo che la conoscenza degli obblighi reciproci non fosse offuscata da eccessive idealizzazioni presenti nelle fasi dell’innamoramento o al contrario, da idee pessimistiche e distruttive sulle capacità e sulle possibilità offerte dall’altro sesso o dall’istituto matrimoniale.
4. Inserimento di norme e regole di valore equivalente.
Si è poi nei millenni tentato, con ogni mezzo, di fare in modo che gli obblighi reciproci avessero un valore equivalente. Abbiamo detto “equivalente”, in quanto il valore degli obblighi non può essere misurato in astratto ma è indispensabile tener conto delle caratteristiche, capacità e qualità specifiche dei due generi sessuali.
Ad esempio, se per i maschi è molto più difficile tener fede alla fedeltà sessuale, per le femmine è più difficile mantenere la fedeltà sentimentale. Se per i maschi è più arduo tenere a freno le mani (violenze fisiche), per le donne è più difficoltoso tenere a freno la lingua (violenze verbali). Se per i maschi è più faticoso non rispondere alle provocazioni sessuali, per la donna è più difficile evitare tali provocazioni. Se gli uomini possono esprimere meglio le loro capacità sul piano economico, le donne possono meglio esprimere le loro potenzialità sul piano affettivo-relazionale. Se per gli uomini è più difficile un’attività lavorativa continuativa, per le donne è più difficile concentrare in pochi minuti una grande quantità di energia fisica e psichica e così via.
In campo legale vige il principio che “non si possono giudicare in modo eguale situazioni o cose che uguali non sono”. E come corollario di ciò “non vi è maggiore ingiustizia di quando vengono trattate in modo uguale persone o situazioni che uguali non sono”. Trattando e giudicando in modo uguale due realtà sessuali disuguali, per caratteristiche genetiche, si creano di fatto delle eclatanti disparità ed ingiustizie.
5. Protezione dei contratti.
Per evitare che gli accordi possano essere facilmente infranti, con grave danno per tutti, questo tipo di contratti è stato sempre protetto mediante severe sanzioni di carattere economico, morale, sociale e religioso da parte delle famiglie, da parte dell’ambiente sociale, da parte della religione e dalle leggi dello Stato. Per evitare inoltre possibili scappatoie, queste sanzioni, venivano già previste nel patto stesso.
Anche in questo caso lo scopo è facile da intuire. Se la rottura o l’infrazione a dei contratti non prevede alcuna sanzione o prevede delle sanzioni irrisorie o variabili a seconda del convincimento dei giudici e della bravura degli avvocati, l’attenzione e l’impegno nel salvaguardarli sarà notevolmente minore. Purtroppo anche in questo campo in molte nazioni del mondo occidentale, compresa la nostra Italia, non si nota alcun impegno legislativo coerente. In molte nazioni si può rompere il contratto matrimoniale quando e come si vuole, già dopo pochi mesi o qualche anno. Tra l’altro basta avere l’assistenza d’un buon avvocato per fare in modo che non solo il coniuge colpevole non abbia alcun addebito ma, se possibile, in sede di giudizio legale ottenga anche un premio!
6. Coinvolgimento familiare, sociale e religioso.
Un’altra strategia utilizzata da moltissime civiltà ed in ogni epoca, riguarda il coinvolgimento nella costruzione e, successivamente, nella gestione dei rapporti amorosi e delle famiglie, d’una molteplicità di soggetti: genitori, testimoni, reti affettive ed amicali, comunità civili e religiose.
Se infatti nei rapporti affettivi, sentimentali, sessuali e familiari sono coinvolti esclusivamente i due giovani, questi pur sazi di libertà ed autonomia saranno carenti d’una guida efficace e soprattutto saranno soli. Soli nelle scelte, soli nella conduzione dei rapporti, soli negli inevitabili momenti di crisi. I due giovani saranno sì privi del rischio di controlli oppressivi ma saranno anche carenti dell’indispensabile supporto, aiuto, protezione, sostegno e conforto dei genitori e dell’ambiente familiare, sociale e religioso vicino alle coppie.
In questa situazione di solitudine e privazione diventano molto più facili e frequenti le possibilità d’insorgenza di gravi o insanabili conflitti e quindi di rotture delle unioni, rispetto a quando, accanto alle coppie, si coinvolgono e si attivano con la necessaria capacità e saggezza, i soggetti sopra indicati.
La dimostrazione di ciò è facile. Basta osservare quanto è successo nella nostra società nel momento in cui, nel cammino della coppia, si sono ritirate o sono state quasi totalmente escluse le famiglie d’origine, le istituzioni statali e gli apporti della rete affettiva ed ambientale, mentre nel contempo, anche l’influenza dei dettami religiosi diventava minima. Presso i popoli nei quali si è scelta questa strada le crisi nelle coppie e nelle famiglie sono notevolmente aumentate di numero e gravità.
Inutile negare quanto questo rapporto con le famiglie d’origine sia difficile, anche perché molti gravi conflitti all’interno della coppia, sembrano scaturire dalle infinite discussioni riguardanti i comportamenti da avere ed i confini da stabilire con i propri familiari o con i familiari dell’altro. “Lui vuole andare a trovare suo padre tutti i giorni, Come volesse la sua benedizione per tutte le decisioni che, invece, dovremmo prendere noi due insieme”. “Sua madre si è stabilita da noi e, con la scusa di aiutare la figlia, non solo non vuole più ritornare nella sua casa, ma si intromette in ogni momento nella nostra vita privata”. “Questo andare tutte le domeniche a pranzo dai suoi mi stressa: non ne posso più!”
Queste sono le frasi più frequenti ascoltate in ambito consultoriale, in riferimento ai rapporti con le famiglie d’origine.
Vi è chi vede in questo persistente legame una dipendenza assolutamente negativa, un cordone ombelicale mai reciso a causa dell’immaturità dei coniugi, un comodo appoggio per ogni difficoltà, un mammismo esagerato e così via. Altri, al contrario, notano nella presenza e nel legame con le famiglie d’origine un fisiologico bisogno, sia psicologico che pratico e un aiuto e sostegno, se non un’ancora di salvezza nelle situazioni più difficili della vita di coppia e familiare. “Se non ci fossero loro come farei”? “Se mia madre e mio padre non mi aiutassero non riuscirei a fare fronte a tutte le necessità della famiglia”. “I consigli di mio padre e la sua esperienza mi sono indispensabili per capire meglio mia moglie ma anche i bisogni dei miei figli”.
Questo diverso modo di considerare i rapporti con le famiglie d’origine comporta atteggiamenti diversi e contrastanti. Non v’è dubbio che il problema sia complesso in quanto le esigenze, che in qualche modo è necessario soddisfare, sono numerose.
• Da parte dei giovani vi è il desiderio di mantenere con i propri genitori il legame affettivo e il dialogo profondo ed intimo che si è instaurato fin dai primi giorni dalla nascita, se non prima. E poiché sappiamo che i legami della prima infanzia sono quelli più solidi e importanti per gli esseri umani, questi legami sono i più difficili da recidere. Quando si propone di dare un taglio netto a queste relazioni, si chiede in realtà di effettuare qualcosa di estremamente doloroso, se non impossibile.
• Vi è la necessità d’un aiuto e un supporto di tipo affettivo, materiale, morale e spirituale, da parte di qualcuno che ci può offrire le sue braccia, il suo tempo, i suoi consigli, il suo cuore, utilizzando strumenti preziosi come l’amore, l’esperienza, la saggezza e la maturità.
• D’altra parte è innegabile che la costruzione d’una nuova realtà come quella familiare e di coppia richieda un parziale anche se sostanziale distacco. “I due lasceranno il padre e la madre e saranno una cosa sola”.
• A queste considerazioni bisogna aggiungere le necessità ed i bisogni di quei coniugi che, per motivi vari, non hanno stabilito alcun profondo legame con la famiglia acquisita. Queste persone, desiderando un rapporto più completo e totale con il coniuge, spesso sono gelosi dei legami precedenti e avvertono la presenza dei genitori dell’altro, come un’invasione ed un’intromissione nella loro privacy.
• Bisogna considerare, inoltre, le inderogabili necessità dei figli della giovane coppia. Questi hanno la necessità di arricchirsi dell’affetto, della presenza, della saggezza e maturità presenti nelle persone che compongono le due reti familiari.
• Vi sono infine, le esigenze dei genitori d’origine. Questi hanno tutto il diritto di continuare la relazione con il figlio o la figlia e con gli eventuali nipotini ma anche con il genero e la nuora che stanno accanto al figlio o alla figlia.
Dall’esame di tutte queste istanze, apparentemente contrastanti, la soluzione più drastica, con la netta esclusione delle famiglie d’origine, non è né praticabile, né tanto meno consigliabile o augurabile. Anche in questo caso le statistiche ci dicono che le coppie e le famiglie vivono meglio se hanno a disposizione un buon rapporto con le reti familiari di provenienza. Ma questo “buon rapporto” si può costruire solo se si accettano a priori, e si fanno proprie, tutte le esigenze sopra esposte, dando ad ognuna il giusto peso e la corretta considerazione.
Se, infatti, nelle famiglie estremamente allargate vi è il problema di perdersi come coppia all’interno d’un nucleo preesistente molto ampio, forte e stabile, nelle famiglie nucleari vi è il rischio opposto di non utilizzare, per un’eccessiva difesa dell’esclusivo rapporto di coppia, tutti gli aiuti ed i preziosi apporti che possono provenire da parte delle famiglie d’origine.
E’ necessario, quindi, un attento e saggio impegno di tipo relazionale al fine di armonizzare le varie esigenze ed i vari bisogni. Quest’impegno dovrà necessariamente essere a carico dei genitori d’origine ma, contemporaneamente, dovrà essere assunto anche dalla giovane coppia.
Affinché quest’impegno arrivi a buon fine:
• è necessario che tutti gli interessati possiedano e mettano in atto molto buon senso, tatto, maturità, disponibilità e apertura ma anche sufficiente capacità affettivo-relazionale;
• è importante che questo impegno finalizzato ad una felice integrazione ed intesa, diventi un obiettivo prioritario sia della coppia sia delle famiglie interessate;
• è presupposto per una buona integrazione la necessità che già durante la fase di fidanzamento sia intrapreso un corretto, sano ed equilibrato rapporto con la famiglia del partner. Così come è indispensabile che anche tra le famiglie dei giovani interessati siano intrapresi un dialogo ed un’intesa. Se invece, come spesso oggi accade, il rapporto con le famiglie d’origine sia nel momento della scelta, sia durante tutta la fase del fidanzamento è scarso o non esistente, sarà poi molto difficile che il dialogo e l’intesa siano in seguito creati e ben gestiti;
• ulteriore presupposto per una relazione serena e produttiva nei confronti delle famiglie d’origine è una sana ed equilibrata vita interiore in tutte le persone interessate. Se persistono invece delle situazioni psicologiche di immaturità o dei legami nevrotici con uno o con entrambi i genitori, è facile che questi legami patologici influenzino negativamente i rapporti all’interno della coppia e tra questa e le rispettive famiglie;
• l’ultima condizione riguarda l’apporto delle istituzioni statali. Queste hanno il compito di evitare, mediante opportune leggi, lo smembramento delle reti familiari. In caso contrario il numero dei coniugi e delle famiglie deprivate del rapporto con i genitori d’origine tenderà ad aumentare sempre di più.
Non diverse, anche se di più modeste dimensioni, sono le problematiche riguardanti il rapporto con gli altri familiari: fratelli, sorelle, zii, nonni ecc.. Anche loro hanno bisogno di partecipare e vivere pienamente il dialogo e la comunione con i giovani coniugi. Anche loro possono dare preziosi apporti alla famiglia che si sta formando. E’, quindi, necessario un attento impegno d’ogni componente la rete familiare, finalizzato ad ottenere le migliori relazioni possibili in modo tale da soddisfare questi fondamentali bisogni reciproci.
7. Responsabilità di settore divise.
Altra strategia utilizzata da molti popoli sia del passato che dell’attuale periodo storico è stata ed è quella di separare le competenze, dando ad ogni settore un unico responsabile. Affidando la competenza e la prevalente responsabilità del mondo affettivo-relazionale alla donna e quella del mondo economico e dei servizi all’uomo, si ottiene il risultato d’impegnare le famiglie nella preparazione dei bambini e poi dei giovani in modo tale che possano affrontare, nel miglior modo possibile, il proprio ruolo specifico, facendo tesoro e valorizzando le particolari caratteristiche e qualità genetiche presenti nei due sessi.
Con tale modalità di gestione si ottiene, inoltre, lo scopo di impedire o diminuire di molto la conflittualità in quanto, ogni componente della coppia, lascia con piacere all’altro, più preparato e competente le scelte specifiche.
Quando invece si persegue il criterio dell’uguaglianza dei ruoli, l’esperienza di questi ultimi decenni ci dice che la preparazione si concentra soprattutto sul mondo economico e dei servizi, mentre è trascurato, quasi completamente, il mondo affettivo-relazionale che rimane, pertanto, deprivato. Nello stesso tempo, utilizzando questa irrazionale metodica, si alimenta il conflitto tra i coniugi e poi tra i due generi, in quanto ognuno dei due, al fine d’imporre il proprio giudizio e i propri valori, si ritrova a lottare contro l’altro su ogni decisione anche se non attinente o scarsamente legata al proprio ruolo.
8. Responsabile familiare unico.
Inserendo poi un unico responsabile della gestione della famiglia, anche quelle poche decisioni che rimangono fuori dalle competenze individuali e che riguardano gli indirizzi più generali, sono con più facilità e serenità discusse e accettate. In tal modo si riducono notevolmente i motivi di scontro e di conflittualità.
9. Un’età adeguata.
Importante per la riuscita del matrimonio è il momento dell’incontro. L’inizio di questo camminare insieme mano nella mano può avvenire ad un’età fisiologicamente adeguata in quanto, sia dal punto di vista psicologico che fisico vi sono le condizioni migliori per vivere con gioia, entusiasmo, capacità e dedizione un rapporto coniugale, oppure questo cammino comune può iniziare ad un’età eccessivamente precoce o tardiva.
Se la maturità è troppo scarsa è difficile vivere bene il rapporto, il dialogo, la maternità e la paternità; al contrario, se vi è una maturità eccessiva, diminuisce l’entusiasmo, il piacere legato all’intimità, alla sessualità e alla conquista d’un nuovo ruolo e status sociale, mentre nel contempo diventa più difficile la procreazione, così com’è difficile abbandonare stili di comportamento e abitudini personali per consolidare abitudini e comportamenti comuni.
Fino a qualche decennio fa i problemi maggiori erano sul versante dell’età immatura dei giovani. Ci si sposava o si fuggiva assieme ad un’età molto precoce. Si bruciavano le tappe per allontanarsi da una famiglia troppo rigida o per cercare, al più presto, un’autonomia ed un ruolo più maturo e impegnativo. La giovane età, se per alcune coppie non era un grave limite, per altre costituiva una difficoltà sia per la scelta del partner, che poteva essere a volte troppo affrettata, sia per l’assunzione di responsabilità in un’età nella quale la maturità e le capacità potevano essere ancora poco idonee ad accogliere il peso d’una famiglia, d’una casa e d’un rapporto coniugale. Insomma, vi era il rischio di avventurarsi nelle strade dell’amore con molto entusiasmo ma con scarsa esperienza, con gambe troppo deboli e fragili e con compagni poco adatti.
Attualmente, in tutte le società occidentali, il problema è opposto. Da una parte si vivono ad un’età molto precoce amori, legami sentimentali e sessuali per lo più inconcludenti e vuoti che spesso, dopo qualche giorno o qualche mese, finiscono nel nulla, oppure si portano avanti per molti anni rapporti sentimentali o soltanto sessuali che, frequentemente, finiscono per esaurimento del desiderio e della spinta passionale e sentimentale verso i trent’anni, quando vi dovrebbero essere tutte o quasi tutte le condizioni economiche e professionali per arrivare al matrimonio. Scottati dalla fine di questo lungo, estenuante fidanzamento, molti giovani, soprattutto i maschi, tirano i remi in barca, rinunciano ad intraprendere altri rapporti seri che possono coinvolgerli e portarli al matrimonio e cercano solo delle relazioni superficiali e poco impegnative. Altri, soprattutto le donne, spinte dal desiderio di maternità e di famiglia tentano d’instaurare, spesso inutilmente, un rapporto duraturo e stabile. Purtroppo però, quando la maturità è eccessiva e vi è già il balenio del tramonto, l’aria diventa più fredda, la luce meno viva, l’entusiasmo si affievolisce, i sogni svaniscono, mentre le ombre della sera avanzano.
La formazione d’una coppia stabile è rimandata non solo a causa dei maschi “mammoni” che non vogliono allontanarsi dalla comoda sistemazione familiare ma anche per la ricerca, da parte delle donne, d’una sistemazione lavorativa stabile che tende sempre di più ad allontanarsi nel tempo.
Per quanto riguarda poi il divario d’età tra i coniugi, il buon senso e l’esperienza vorrebbero che quest’età non fossero eccessivamente diverse. Oggi, invece, a causa dei tanti amori nati dalle ceneri di altri rapporti precedenti finiti miseramente, si intraprendono rapporti amorosi nei quali le differenze d’età sono notevoli. Spesso sono gli uomini maturi a cercare una donna molto più giovane per dare slancio all’entusiasmo sentimentale e sessuale, ma per “par condicio”, anche le donne, soprattutto se ricche e famose, non disdegnano la corte di giovani rampolli, alla ricerca di benessere e notorietà, per gli stessi motivi.
I rischi sono notevoli. Dopo l’entusiasmo iniziale spesso queste coppie si sfaldano sia per la mancanza di vero amore che per esigenze e bisogni notevolmente diversi e contrastanti.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"
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