Non è facile quantificare e mettere in relazione i disturbi psichici per evidenziare un loro aumento o loro diminuzione nel tempo e ciò per vari motivi:
a) la classificazione anche mediante l’uso di strumenti creati a questo scopo come il DSM, non sempre avviene in maniera corretta;
b) la valutazione quantitativa dei sintomi stessi è spesso affidata alla sensibilità ed agli strumenti comunicativi del paziente e del medico;
c) il maggior o minore uso di psicofarmaci, può essere causato, come per un qualsiasi prodotto, da un maggiore o minore benessere economico, dalla pubblicità che li accompagna, dalla maggiore o minore restrizione legislativa nella compilazione delle ricette dettata dai vari stati e governi.
Nonostante ciò, la sensazione che gli addetti ai lavori hanno (psichiatri, psicologi, pedagogisti), è che siano in netto aumento, nell’età evolutiva, i disturbi pervasivi dello sviluppo: autismo e disturbi aspecifici; i disturbi affettivi; la sindrome disattentivo-ipercinetica; i disturbi della condotta; i disturbi d’ansia; i disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia). Negli adulti sono in aumento i disturbi del sonno e della sfera affettiva: le depressioni, spesso accompagnate dalle sindromi ansiose.
Le citazioni che seguono ci possono dare un’idea della problematica.
“La depressione costituisce una condizione patologica molto frequente, con una prevalenza che giunge fino al 8% nella popolazione generale. Questo disturbo è anche associato all’emergenza di gravi deficit in svariate aree di funzionamento (familiare, lavorativo, sociale) e ad un elevato rischio di mortalità, dovuto principalmente alla possibile messa in atto di condotte suicidarie.” G. Levi – G. Meledandri, Epidemiologia dei disturbi psicopatologici nell’età evolutiva, FM 3 – 1994 , 11/75 e seguenti.
“ I tassi di prevalenza, indicati negli studi dell’ultimo decennio, mostrano una generale tendenza ad una maggiore diffusione dei disturbi dell’affettività in età giovanile. In ascesa sono anche, come sarà detto in seguito, i dati inerenti al parasuicidio e al suicidio e i legami tra queste situazioni di emergenza e la depressione in senso lato sono noti.”
Secondo un’indagine dell’Eurisco riportata dal prof. Bosio nel 1986 soffriva di insonnia il 21,2% degli italiani, due anni dopo, nel 1988 soffriva d’insonnia il 24,9% degli italiani. Rimaneva invece in pratica invariata al 40% il numero delle persone che soffrivano di tensione e stress.
“ Lo stress da lavoro, l’ansia, la vita logorante. Parole entrate a far parte ormai del vocabolario d’uso quotidiano, e a buon motivo. Il 70/80%, infatti, della popolazione dei paesi industrializzati ha sofferto almeno una volta nella vita di manifestazioni che si accompagnano all’ansia. Sudorazione, paura immotivata, timore di imprevisti, sensi di colpa.”
“ L’aumento del tentato suicidio in età evolutiva, che si registra in tutti i paesi industrializzati ne ha fatto un problema di primaria importanza, tanto che dal 1989 è considerato negli Stati Uniti un problema nazionale di salute mentale.”
“In un’indagine del centro ricerche sociologiche Labos sulla condizione giovanile si rileva che il 43% dei giovani in età compresa tra i 15 e i 20 anni ha grossi problemi affettivi e relazionali entro la famiglia, il che vuol dire che circa la metà delle famiglie con figli adolescenti non riesce a dare un adeguato supporto affettivo ai propri ragazzi. E questo costituisce un elemento di fragilità dei legami familiari che poi produce conseguenze di disagio. Infatti, per molti studiosi la povertà entro la rete familiare, soprattutto per quanto riguarda la situazione dei giovani, va misurata non soltanto per quanto riguarda cifre di consumi o di reddito disponibile, ma anche di relazioni affettive e di esclusione sociale.”
“ Nella casistica dell’autore del presente articolo, è stata riscontrata depressione nel 12,6% dei soggetti esaminati, cioè in 76 dei 600 pazienti abituali (360 donne e 240 uomini), che frequentano tale studio medico. Nielsen e Williams hanno riscontrato in pratica la stessa incidenza (12%) nello studio da loro svolto sull’assistenza medica ambulatoriale. Essi ritengono che la sindrome depressiva, spesso non sia diagnosticata: il 50% dei depressi che hanno formato oggetto del loro studio non erano stati riconosciuti come tali dal loro medico curante. Sempre secondo la statistica dell’autore, la depressione nelle donne è stata cinque volte più frequente rispetto agli uomini. ”
“ Elemento comune di tutti questi studi è stato quello di ribadire e amplificare ulteriormente il dato, già segnalato negli anni ‘50, di un’altissima prevalenza delle patologie legate ad ansia e depressione.”
“ I dati sono allarmanti. Stando alle statistiche diffuse dal comitato dei cittadini per i diritti dell’uomo negli ultimi 5 anni negli Stati Uniti il numero dei bambini che si sono suicidati è aumentato del 600%.”
La sofferenza psichica si manifesta anche mediante le risposte dirette ai questionari del rapporto Asper: il 22,2% dei maschi ed il 23,4% delle femmine tra i 15 ed i 25 anni dichiara di avere sofferto di crisi depressive; il 28,7% dei maschi ed il 31,0% delle femmine dichiara di avere sofferto senso di solitudine e abbandono.
L’aumento dei disturbi psichici (ansia e depressione) nella società occidentale contemporanea è soprattutto appannaggio della popolazione femminile e dei minori. Questo la dice lunga sia sui “miglioramenti della condizione femminile” dopo gli anni dell’emancipazione, sia sul futuro della società umana costituito dai bambini; ma dà anche delle indicazioni di tipo economico a quei politici e finanzieri che ragionano in termini di denaro. Una condizione psichica sfavorevole della popolazione comporta, e comporterà ancora di più nel futuro, dei costi sociali, relazionali ed economici considerevoli che tenderanno a perpetuarsi e ad accentuarsi nel tempo.
A. Costi economici.
Il disturbo psicologico ha dei costi economici notevoli che solo negli ultimi anni si è riuscito a valutare e quantificare correttamente, tanto che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità indica la depressione, e le malattie mentali come il gruppo di patologie che provocano i costi più alti per la società. Una persona in preda all’ansia, o alla depressione ha spesso necessità di terapie che si protraggono per anni; si assenta più frequentemente dal lavoro per visite mediche e ricoveri; rende notevolmente meno nella sua attività rispetto ad una persona serena ed equilibrata; infine spesso, una persona con disturbi psicologici inquina l’ambiente di lavoro con la sua tensione, il suo scetticismo, l’aggressività, la chiusura, l’apatia. Per tali motivi, anche l’impegno di chi gli sta attorno, tende a scadere. Se a questi si aggiungono i costi economici indiretti dovuti alle problematiche relazionali e sociali ci si accorge che le società miopi, che impegnano buona parte delle proprie energie nelle attività produttive ed economiche, nel tempo vengono ad essere pesantemente punite proprio negli aspetti finanziari che sono loro più cari.
B. Costi relazionali.
Una persona con problematiche psicologiche di una certa rilevanza ha difficoltà ad instaurare un rapporto affettivamente sereno, maturo, stabile, impegnato, aperto alla vita; anche quando ci riesce e quindi le si apre la possibilità del matrimonio o della procreazione, porta inevitabilmente i suoi problemi psicologici nel rapporto di coppia e nell’attività educativa con conseguenze disastrose sul benessere psicologico della famiglia, dell’altro coniuge e dei minori.
C. Costi sociali.
I costi dovuti all’impatto sociale possono essere molto pesanti quando personalità disturbate riescono ad assumere importanti ruoli politici, in quanto tendono ad utilizzare le altre persone ed il potere che detengono in modo incongruo e gravemente distruttivo.
D’altra parte anche i comportamenti asociali spesso hanno come protagonisti delle personalità disturbate, fragili, introverse.
Tratto dal libro "L'educazione negata" di Emidio Tribulato. Per richiedere questo libro clicca qui.