Quando la mattina restiamo come ipnotizzati ed incantati dalla dolce musichetta della sveglia elettronica, senza saperlo, senza farci caso, dentro di noi e accanto a noi viaggiano e si muovono due mondi. Due realtà nelle quali la nostra vita, il nostro corpo, il nostro cuore e la nostra mente, sono totalmente immersi. Il primo è il mondo degli affetti, dei sentimenti e delle relazioni: il secondo è il mondo dell’economia, dei commerci, dei servizi. Mentre sbadigliando cerchiamo di aprire il cuore e la mente ai piaceri, agli affanni e ai doveri della vita, che lo vogliamo o non, che ne abbiamo o non consapevolezza, queste due realtà ci accompagneranno, non solo per tutta la giornata, ma per tutta la vita.
Se siamo fortunati ad avere accanto una o più persone con le quali abbiamo instaurato una buona relazione ed un solido legame affettivo, persone insomma a cui voler bene e che ci vogliono bene, come possono essere i nostri genitori o un altro familiare: un nonno, una zia, un fratello, una sorella, una moglie o un marito, il nostro risveglio coinciderà con un bacio, una carezza o un semplice saluto da parte di questi.
Ma, accanto a queste manifestazioni legate al mondo affettivo, vi saranno sicuramente e si imporranno altre realtà forse meno tenere, dolci e affettuose ma sicuramente altrettanto pressanti e coinvolgenti.
Già quando sorseggiamo il primo caffè della giornata faranno capolino i pensieri e le realtà del lavoro al di fuori della famiglia, le normali faccende domestiche da affrontare, i servizi da utilizzare, le bollette e tasse da pagare. E così, durante tutta la giornata, queste due realtà ci faranno compagnia, a volte l’una, a volte l’altra, a volte insieme. In alcuni casi saranno realtà gioiose, in altri saranno realtà tristi o angoscianti.
Non sempre saremo in grado di distinguerle. Non sempre saremo in grado di sceglierle.
In molte situazioni vedremo i due mondi come fusi insieme, tanto da essere difficilmente separabili. Ad esempio, quando arriviamo in ufficio, il saluto ai colleghi può essere freddo e distaccato, perché solo di colleghi d’ufficio si tratta, oppure caldo e affettuoso, in quanto con questi si è anche stabilita un’amicizia sincera che va oltre i rapporti di lavoro. Un’amicizia che può prendere corpo nei fine settimana e nel tempo libero mediante il dialogo, le confidenze, le gite fatte insieme, i problemi condivisi.
Queste due realtà che accompagnano la nostra esistenza, a volte le distinguiamo chiaramente: come confondere un affettuoso incontro amoroso con il lavoro fatto al computer per far quadrare i conti della società in cui lavoriamo? Come confondere l’abbraccio e il bacio di nostra figlia sulla porta di casa al ritorno dal lavoro, con il saluto formale del commercialista che ci aspetta con la cartella delle tasse in mano?
Altre volte, invece, con difficoltà, riusciamo a capire se il nostro impegno, i nostri sacrifici, il nostro tempo, il nostro lavoro, è dedicato all’una o all’altra realtà. Quando facciamo un radioso sorriso al capo, di cui tutti parlano male, siamo certi dello scopo del nostro gesto? Quel sorriso serve a rendere il capoufficio più benevolo nei nostri confronti, affinché ci aiuti nella promozione tanto sperata, oppure il nostro caldo saluto è solo un modo gentile per far sentire noi e lui a proprio agio, rassicurandolo nel contempo della nostra disponibilità ed amicizia?
Confusione che si crea anche quando un’occhialuta collega ci regala uno sguardo malizioso e delle confidenze intime, e restiamo perplessi ed in dubbio se queste manifestazioni hanno lo scopo di conquistare il nostro interesse e il nostro cuore o sono soltanto un mezzo mediante il quale, la gentile donzella mira ad approfittare di un passaggio per ritornare a casa con la nostra macchina.
Come le due corsie dell’autostrada, questi due mondi a volte corrono paralleli l’uno all’altro, altre volte si allontanano, per poi incrociarsi e sovrapporsi, tanto che sembrano scambiarsi e confondersi.
In realtà sono sempre distaccati e divisi perché fondamentalmente molto diversi. Capiamo però che l’uno, il mondo affettivo e delle relazioni, si rivolge soprattutto al nostro cuore, ai nostri sentimenti, alle emozioni e sogni, ci consola e scalda, ci fa piangere e ridere, ci commuove ed esalta, ci rende felici e tristi.
Avvertiamo invece che il mondo economico e dei servizi si rivolge soprattutto alla nostra ragione ed al nostro portafoglio: ci fa comprare le azioni piuttosto che i BOT, ci fa scegliere la lavatrice che è in offerta piuttosto che il forno a microonde; ci fa propendere per Giovanna, ricca ereditiera, piuttosto che per Francesca bella ma senza un soldo; ci fa trovare mille stratagemmi per pagare meno tasse o per non pagarle proprio; ci fa utilizzare gli ospedali più affidabili, i mezzi di trasporto più veloci ed efficienti, le strutture scolastiche più all’avanguardia.
Uomini e donne siamo entrambi immersi nell’uno e nell’altro. Entrambi lavoriamo, gioiamo e soffriamo per l’uno o per l’altro, anche se l’educazione, la preparazione e la gestione del mondo affettivo era affidata prevalentemente alla donna, mentre incontrastato re nell’educazione, preparazione e gestione del mondo economico e dei servizi era l’uomo.
Se dovessimo dare un colore a questi due mondi non vi è dubbio che daremmo il colore rosso come il fuoco dell’amore al mondo degli affetti e giallo come il colore dell’oro al mondo dell’economia.
Se poi dovessimo dargli una sede nel nostro corpo metteremmo il mondo degli affetti vicino e dentro il nostro cuore, mentre il mondo dell’economia, dei servizi e della politica lo inseriremmo nella nostra corteccia.
Queste due realtà, come bravi fratelli, a volte sembrano collaborare ed andare a braccetto, altre volte invece, come avviene oggi, li osserviamo litigare e scontrarsi violentemente cercando l’uno di prevalere sull’altro, quando invece sarebbe necessaria un'intenso legame e collaborazione.
La prima difficoltà che dobbiamo affrontare nel capire queste due realtà è, intanto, quella di stabilire che cosa fa parte del mondo affettivo e cosa fa parte del mondo economico.
Chi e che cosa possiamo includere nella realtà dell’anima, del cuore, delle emozioni, dei sentimenti, del dialogo intimo, delle gioie profonde e chi e che cosa, invece, fa parte del prosaico ma altrettanto appetitoso, eccitante, attraente e coinvolgente mondo economico.
La vita familiare, i figli, l’impegno educativo e di cura, il rapporto con la rete affettiva, la vita di coppia, la famiglia, i rapporti amicali, ma anche l’amore per un qualunque essere vivente, che sia un essere umano, un animale o un vegetale, istintivamente li poniamo nel mondo affettivo, mentre nel mondo economico inseriamo il lavoro, il denaro, i servizi sociali, i rapporti con i colleghi, la politica, l’economia, la difesa, i commerci.
In linea di massima, possiamo constatare che il mondo affettivo è fatto prevalentemente di rapporti e relazioni profonde con esseri viventi, soprattutto con esseri umani, mentre il mondo economico, al contrario, è ricco soprattutto di oggetti, di beni materiali e di numeri[1], mentre i rapporti con e tra le persone sono finalizzati alla produzione, al commercio e alla gestione di imprese e servizi.
Ma le cose non sono così semplici e schematiche come appaiono. L’infermiera che passa facendo frusciare il bianco vestito inamidato tra i letti di un ospedale e il burbero maestro che si sgola dalla cattedra, dove inserirli?
La risposta non è difficile, né per gli ammalati né per i giovani discenti. Questi riconoscono subito se i due operatori riescono a stabilire, oltre ad un buon rapporto professionale, anche un caldo contatto umano verso gli utenti, oppure no. La risposta è facile anche per gli operatori stessi i quali sanno, o dovrebbero sapere, cosa e quanto della propria ragione o del proprio animo e del proprio cuore stanno mettendo nel loro lavoro. In teoria, ma solo in teoria, nei servizi potrebbero convivere entrambe le due realtà. In pratica spesso prevale l’apporto tecnico e professionale, mentre è marginale quello affettivo – relazionale. E’ per questo motivo che abbiamo inserito i servizi nel mondo economico.
E la sessualità?
Anche in questo caso la risposta non è difficile per le persone che la vivono. Se quello che scambiamo con l’altro è solo piacere o se, addirittura, questo piacere lo stiamo barattando, lo stiamo vendendo o in qualche modo comprando, non c’è dubbio che siamo nel mondo economico. Se la sessualità è dialogo, ascolto, dono o manifestazione d’amore verso l’altro, siamo sicuramente nel mondo degli affetti e delle relazioni.
Per quanto riguarda gli oggetti anche loro possono rientrare nel mondo degli affetti, se riescono a comunicare qualcosa al nostro animo. Non regaliamo forse un anello, meglio se con un brillante sopra, quando vogliamo far capire alla persona amata che il nostro cuore è tutto per lei? Non ci leghiamo forse anche a delle realtà non viventi quando queste sono simbolo o messaggeri di ricordi che ci portano con la loro presenza emozioni e sensazioni che fanno vibrare la nostra anima? La casa della nostra infanzia, le cui stanze ci hanno visti bambini; il ricordo di parole, giochi, rimproveri e baci, non fa emergere forse intense emozioni nella nostra anima? L’auto in cui ci accompagnavamo con l’amore della nostra vita, non emana ancora il suo profumo? La bomboniera del battesimo di nostra figlia, non ci commuove ancora mentre la guardiamo?
E d’altra parte dove inserire il mondo dell’arte, che è sicuramente una merce, perché ogni opera ha un prezzo e un costo, mentre il suo contenuto spesso ha una grande valenza emotiva ed affettiva?
Per quanto riguarda invece la religione, è possibile inserire nell’uno o nell’altro mondo solo alcuni aspetti, i più esteriori di questa, mentre gli elementi più profondi e specifici che legano la nostra anima ad un essere trascendente costituiscono una realtà a parte della nostra esistenza.
Anche se, come abbiamo visto, non sempre è possibile fare una netta distinzione tra queste due realtà, giacché sia nel mondo affettivo sia nel mondo dell’economia e dei servizi si muovono persone e con le persone si muovono affetti, legami, desideri, passioni ma anche più prosaici interessi, pur tuttavia dobbiamo riuscire a capire dove finisce l’uno e comincia l’altro. Quando siamo impegnati e coinvolti per l’uno e quando stiamo lavorando per l’altro. Che cosa diamo all’uno e che cosa diamo all’altro. Quali apporti riceviamo dall’uno e quali apporti riceviamo dall’altro.
Perché è da questa consapevolezza che dipende la ricchezza o povertà del nostro Io e molti dei nostri comportamenti presenti e futuri.
Infatti, numerose nostre scelte personali, familiari, politiche, giuridiche e religiose, vengono ogni giorno indirizzate dalla consapevolezza e poi dal valore che diamo a queste due realtà.
E’ per questo che dobbiamo riuscire a capire come alimentare e far crescere l’uno e l’altro. I limiti che dobbiamo dare all’espansione dell’uno o dell’altro affinché l’una realtà non fagociti l’altra, l’una realtà non faccia soffrire l’altra, l’una realtà non sottometta l’altra.
Lo scopo finale non è quindi il capire se l’uno è più importante dell’altro, né il cercare di far prevalere l’uno sull’altro, ma la gestione corretta di questi due mondi, affinché nessuno dei due venga sacrificato, trascurato o limitato.
Questa comprensione e questa gestione non sono state mai facili.
Già gli eroi omerici: come il furbo Ulisse, il grande Ettore ed il Pelide Achille, si ponevano questo problema ogni volta che anteponevano l’una realtà all’altra o nel momento in cui restavano coinvolti o impegnavano le loro vite e le loro esistenze per l’una o per l’altra. Ulisse, sicuramente, si sarà chiesto se era più importante andare in guerra per difendere la patria e l’onore del popolo acheo o restare nella propria isola accanto alla fedele moglie e al figlioletto Telemaco. E nel ritorno a Itaca, quante volte la scelta ed il conflitto avranno turbato la sua anima: se era più importante lasciarsi trasportare dallo spirito d’avventura e scoprire nuove terre, nuovi mari e nuova gente o tornare al più presto nella propria casa, tra i propri cari. Ma anche Achille, mentre combatteva sotto le mura troiane, si sarà chiesto se era il suo dovere di soldato, l’amor di patria o il desiderio di vendetta per la morte dell’amico Patroclo, a dargli veemenza, decisione e forza. Ma anche lo stesso Ettore, non ha forse dovuto scegliere tra la difesa della patria e i doveri di marito e padre?
Nella moderna società occidentale il problema si è ingigantito tanto che la gestione di queste due fondamentali realtà della nostra vita personale e sociale, in molti campi ci sta sfuggendo di mano.
A
[1] “Il lato commerciale di ogni società inizia e finisce con un’analisi intransigente dei propri numeri”
B. GATES, Business alla velocità del pensiero, Mondadori, Milano, 1999, p.203.
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