Efficacia del Gioco Libero Autogestito nel bambino  con Disturbo Autistico

Efficacia del Gioco Libero Autogestito nel bambino con Disturbo Autistico

L’utilizzo della tecnica del “Gioco Libero Autogestito”  ha la possibilità di modificare, in maniera sostanziale, il nostro modo di vedere e di relazionarci con i bambini con Disturbo Autistico.

Intanto viene ad essere corretto il modo di definire questi bambini come “inaccessibili”, mentre inaccessibili non lo sono affatto. Utilizzando questa tecnica ci si accorge, in breve tempo, che il contatto ed il rapporto con questi bambini non solo è possibile ma è relativamente facile attuarlo, se soltanto si accetta il loro modo di comunicare e di relazionarsi. Infatti, ai loro occhi, e soprattutto al loro cuore, gli adulti non sono tutti uguali. La loro estrema sensibilità e reattività li fa rifuggire da tutte quelle persone che hanno difficoltà ad accettarli e a sapersi ben relazionare con loro. Al contrario si legano rapidamente, si aprono e diventano attenti, disponibili ed affettuosi, verso tutti quegli adulti che dimostrano verso di loro pazienza, disponibilità e rispetto del loro mondo interiore.

Essi acquistano fiducia e hanno grande stima e affetto verso gli adulti che comprendono la loro necessità di mettere in atto tutte quelle difese atte a evitare di essere travolti dall’ansia che proviene dal mondo interno e da quello esterno, quest’ultimo da loro vissuto come cattivo e pericoloso. Adulti, quindi, che non attuano forzature al fine di eliminare le difese messe in atto, ma che sanno aspettare che siano i bambini stessi a rompere tutte le difese da loro utilizzate per proteggersi.

 

Essi si legano facilmente agli adulti che riescono a relazionarsi con loro come una “madre buona”. Una madre che sa entrare in empatia con il loro mondo, così da permettere al loro Io difeso, rattrappito e lacerato, di sviluppare tutte le sue potenzialità.

Essi hanno fiducia verso gli adulti che evitano di stimolarli a fare o a non fare determinati gesti e attività, ad avere o non avere determinati comportamenti, ma li lasciano liberi di percorrere la loro personale strada verso la normalità, aiutandoli soltanto con una presenza e con un sostegno affettuoso, gioioso, attento, vicino e disponibile.

Essi amano gli adulti che sanno accogliere tutte le espressioni della loro sofferenza, anche quelle che possono sembrare strane e inusuali.

 

 

L’utilizzo del “Gioco Libero Autogestito” ci ha permesso di scoprire che questi bambini hanno la capacità di costruire un loro percorso terapeutico personalizzato, diverso da ogni altro, ma perfettamente aderente ai loro specifici bisogni, così da ottenere dei miglioramenti di tipo armonico in tutte le aree interessate dal disturbo.

Purtroppo, non sempre il desiderio che hanno questi bambini di ben relazionarsi con le persone che li sanno accogliere, si traduce automaticamente in una possibilità. Ciò in quanto le sofferenze subite lasciano nella loro mente e nel loro cuore dei residui che, come delle ferite, impediscono loro di tradurre in realtà il loro desiderio. Per ottenere il risultato voluto è necessario, allora, curare con pazienza e amore queste ferite fatte di ansie, inquietudine, eccessiva reattività, difficoltà ad accettare le frustrazioni.

Queste lacerazioni sono meno profonde e meno stabili quanto più il bambino è piccolo, mentre sono più solide e difficili da guarire quanto più grande è il minore. Non è un caso, infatti, che i bambini che presentiamo in questo lavoro abbiano tutti iniziato la terapia del “Gioco Libero Autogestito”  ad un’età non superiore ai dieci anni!

L’utilizzo di questa tecnica terapeutica ci ha permesso di scoprire, inoltre, che è altrettanto facile giocare con loro se sono accolti e valorizzati i loro giochi e le modalità con le quali essi li vogliono condurre, senza mai metterne in discussione l’utilità o la bontà. In tali occasioni di gioco abbiamo notato che le attività da loro intraprese  diventano notevolmente numerose, ricche, varie e mutevoli nel tempo, nel momento in cui diminuisce la loro ansia e sono un po’ più liberi dall’angoscia che li pervade. Allo stesso modo abbiamo potuto constatare come la tipologia dei giochi sia perfettamente aderente al loro sviluppo psicoaffettivo, per cui quando l’adulto riesce a porsi come un compagno gioioso e disponibile nei loro confronti, insieme alla serenità e alla fiducia negli altri, in se stessi e nel mondo, migliorano, di pari passo, le caratteristiche dei giochi utilizzati e delle attività intraprese.

Abbiamo inoltre potuto constatare che, se da una parte l’abnorme eccitazione neurale causata dalle ansie e dalle paure rende notevolmente difficile l’interazione con i coetanei e con gli adulti anche quando il bambino desidererebbe intraprendere una relazione con loro, dall’altra l’acquisizione di una maggiore serenità interiore permette loro un’interazione sociale e una comunicazione più duttile ed efficace.

 

 

L’utilizzazione della terapia del “Gioco Libero Autogestito” ci ha permesso, inoltre, di evidenziare come le stereotipie e gli atteggiamenti ripetitivi di qualunque tipo: verbali, motori e nei comportamenti, siano gradualmente ma sistematicamente abbandonati, nel momento in cui il bambino acquista maggiore serenità, mentre si stabilizzano o aumentano se si cerca di reprimerli o si ha verso il piccolo che li attua, degli atteggiamenti di riprovazione o di fastidio. Pertanto è inutile, anzi controproducente, continuare a farli rilevare o peggio punirli, nella speranza che possa decidersi ad estinguerle, in quanto il loro non è un problema di volontà, ma di possibilità.

Tale tecnica terapeutica ci ha permesso di chiarire anche le cause di questa patologia. Cause che possono essere numerose, ma che sono in buona parte riconducibili all’ambiente nel quale è vissuto e vive il bambino. Cause che, pur potendo essere diverse, tutte, in definitiva, provocano al piccolo una grave, precoce sofferenza dalla quale nascono tutti i sintomi che sconvolgono il suo Io. Pertanto, se questo ambiente è ancora, per qualunque motivo, patogeno, è indispensabile provare a modificarlo in senso positivo. Ma ciò, abbiamo constatato, non basta. Accanto alla modifica d’ambiente, è necessaria anche una psicoterapia individuale, mediante la quale il bambino possa vivere con il terapeuta quel rapporto totalmente accettante, comprensivo e libero, simile a quello vissuto dal neonato che ha accanto una madre particolarmente buona, sensibile ed empaticamente accogliente.

Abbiamo, infine, potuto notare come i miglioramenti ottenuti con questo tipo di psicoterapia individuale, siano capaci di innescare una maggiore accettazione e una migliore accoglienza da parte dell’ambiente dove vive il bambino: famiglia, scuola, gruppo dei pari. Il che innesca un circolo virtuoso che si traduce in una più rapida conquista di maggiore benessere. 

 

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato

 

"Autismo e gioco libero autogestito"

 

 

 

(Una nuova prospettiva per comprendere e aiutare il bambino autistico) - Franco Angeli Editore.

 

 

 

 Autismo e gioco libero autogestito. Una nuova prospettiva per comprendere e aiutare il bambino autistico

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