Dott.ssa Simona Cardile - Psicologa.
Giacomo, un bambino affetto da Disturbo dello spettro dell’Autismo, viene accompagnato presso il Centro Studi Logos per la prima volta all’età di tre anni e mezzo. La sua storia è la dimostrazione di come non esista un “Autismo” ma molteplici forme di tale sindrome.
Abbiamo conosciuto Giacomo solo dopo che la madre, durante le sedute di riabilitazione logico-cognitiva della sua secondogenita, raccontava che il terzo dei suoi figli non aveva ancora sviluppato l’uso del linguaggio, non presentava il controllo sfinterico, era irritabile ed aggressivo. Nonostante questi segni la donna non evidenziava particolari problemi nel figlio. Il terapeuta consigliò alla signora di portare il bambino in visita per poter effettuare un’adeguata osservazione e, in caso di problemi, poter intervenire il più precocemente possibile.
Dall’anamnesi fornita dai genitori si evidenziava che il bambino era nato dieci giorni prima del termine dopo una gravidanza regolare e non aveva manifestato alcuna problematica in età neonatale. Lo sviluppo motorio e la produzione dei primi fonemi erano avvenuti in epoca regolare. Durante la frequenza della scuola materna, avvenuta all’età di tre anni, le insegnanti avevano però fatto notare ai genitori che il bambino presentava ritardo nel linguaggio, notevole irrequietezza e pianto, in particolare quando l’ambiente classe diventava troppo caotico. Le insegnanti evidenziavano che Giacomo tendeva a svolgere i giochi e le attività in maniera solitaria.
La madre riferiva, invece, che il figlio, nell’ambiente domestico, giocava con le sorelle, era eccessivamente dipendente da lei che chiamava “gioia” e “cucciola” e della quale ricercava spesso delle coccole.
Giacomo veniva, quindi, descritto dai genitori come un bambino eccessivamente legato alla madre, troppo vivace e nervoso <<Se non viene accontentato nelle sue richieste manifesta crisi di nervosismo>>. I rapporti con i familiari erano descritti come buoni, veniva però rimproverato a causa del suo comportamento disubbidiente e per la sua irrequietezza motoria. Con gli estranei, invece, si mostrava molto diffidente soprattutto all’inizio del rapporto. La madre affermava, inoltre, che il figlio era consapevole dei sentimenti altrui e che quando viveva dei momenti di disagio voleva essere consolato.
Nella prima osservazione effettuata si evidenziava che Giacomo presentava comportamenti aggressivi e irritabili, non accettava le frustrazioni e le piccole regole. Era evidente il suo ritardo nel linguaggio. Questo si manifestava con la produzione di vocalizzi incomprensibili. Era presente anche ritardo nel controllo degli sfinteri. Con i familiari, e in particolare con la madre, il bambino si mostrava affettuoso e presentava un’adeguata espressione delle emozioni, larghi sorrisi e contatto oculare.
Questi ultimi elementi avevano portato in un primo momento ad escludere la possibilità che Giacomo fosse affetto da Disturbo dello Spettro dell’Autismo, per cui era stata effettuata una diagnosi di Ritardo Mentale. Per aiutare Giacomo a sviluppare le abilità deficitarie si era deciso di utilizzare il programma base per lo sviluppo logico e cognitivo “Voglia di Cresce”.
Tuttavia, nei successivi incontri, era stato possibile notare nel bambino la presenza di sintomi caratteristici dell’autismo: notevoli stereotipie, in particolare nel gioco, che spesso risultava ripetitivo e stereotipato; estraniamento dalla realtà con isolamento rispetto all’ambiente attorno a lui; scarsa interazione sia con il terapeuta che con le tirocinanti; timore del contatto fisico. Inoltre, a ben vedere, il sorriso del bambino era stereotipato e privo di vera comunicazione. Questi elementi avevano dato l’input per effettuare una nuova diagnosi “Disturbo dello Spettro dell’Autismo”. Veniva allora proposto ai genitori di aiutare il figlio mediante delle sedute di psicoterapia con utilizzazione del Gioco Libero Autogestito. Questa tipo di terapia permette al bambino di scegliere l’attività da compiere, il luogo in cui compierla e con chi. Il bambino può quindi richiedere la partecipazione di qualcuno durante le sue attività, come può, al contrario, decidere di svolgerle in solitudine. Il terapeuta è presente in ogni momento senza forzare il bambino nella scelta del gioco e nel modo di svolgerlo pur essendo pronto ad aiutare, sostenere e incoraggiare il piccolo nei momenti di bisogno. Nello stesso tempo ci si propone di aiutare la madre a meglio gestire i comportamenti irrequieti, aggressivi e prepotenti di Giacomo.
La Psicoterapia del minore della durata di dieci mesi (da Settembre a Giugno) è stata svolta individualmente. Tuttavia veniva accettata la partecipazione della madre e delle sorelline ogni volta il queste ultime o il bambino lo richiedevano. Le sedute si sono svolte in media una volta alla settimana nei primi mesi di terapia, e successivamente, quando i miglioramenti di Giacomo sono risultati più evidenti, ogni quindici giorni. Ogni seduta aveva una durata di circa 45 minuti e si svolgeva in presenta del terapeuta e di uno psicologo osservatore. Al fine di poter meglio evidenziare i cambiamenti e lo sviluppo di Giacomo nelle diverse aree, l’intero periodo di psicoterapia è stato diviso in cinque sotto-periodi della durata di due mesi.
Area emotiva e relazionale
Periodo Settembre-Ottobre. Per quanto riguarda l’area emotiva e relazionale Giacomo si mostra aggressivo nei confronti della madre, della quale però, allo stesso tempo, ricerca il contatto fisico e verso la quale si mostra eccessivamente legato. In sua presenza il bambino si mostra molto teso, nervoso e irritabile; tra madre e figlio sembra presente un rapporto di amore ed odio. La sorellina si mostra, invece, molto protettiva nei confronti del bambino. Verso di lei Giacomo è più accondiscendente: accetta i giochi da lei proposti e la segue in un’altra stanza prendendola per mano. Con il terapeuta invece Giacomo mostra pochissimi e molto brevi momenti di scambio, ignorando ogni sua proposta e ogni tentativo di interazione. Solo verso la fine dei primi due mesi il bambino sembra accettare, anche se marginalmente e per un tempo esiguo, le interazioni del terapeuta. Sul piano emotivo Giacomo si mostra nervoso, irrequieto, emette dei gridolini quando lo svolgimento del gioco non procede come lui vorrebbe. Ogni volta che il terapeuta prende un oggetto poco prima utilizzato dal bambino, Giacomo in maniera decisa difende l’oggetto dicendo “E’ mio!”. Manifesta maggiore aggressività nei confronti della madre soprattutto quando, terminata la seduta, la madre cerca di far uscire il figlio il quale, invece, vorrebbe rimanere a giocare. È possibile notare sul volto di Giacomo la presenza di sorrisi stereotipati che non manifestano il suo mondo interiore ma sono emessi solo per far piacere ai presenti. Questi sorrisi appaiono come una maschera che il bambino indossa per evitare di manifestare agli altri dei quali non ha alcuna fiducia, il suo reale stato d’animo.
Periodo Novembre-Dicembre. Per quanto riguarda la capacità di relazionare con gli altri, Giacomo si mostra molto legato alla sorellina che trattiene dal braccio quando provano ad allontanarsi dalla stanza in cui si svolge la psicoterapia. Con il terapeuta l’interazione è migliorata, il bambino durante, lo svolgimento delle sue attività, ricerca anche se non costantemente l’aiuto in caso di bisogno e le gratificazioni quando riesce a portare a termine un gioco. È anche possibile notare un leggero disappunto quando alla fine delle sedute il terapeuta si allontana dalla stanza lasciandolo da solo a giocare. Disappunto espresso attraverso la produzione di piccoli lamenti simili a un pianto. Sul piano emotivo la madre riferisce che Giacomo è più calmo, lo stesso comportamento è possibile notarlo durante lo svolgimento della Terapia. Il bambino mostra infatti un numero maggiore di sorrisi soprattutto quando il terapeuta lo gratifica durante lo svolgimento delle sue attività.
Periodo Gennaio-Febbraio. In questi due mesi si evidenziano in Giacomo diversi cambiamenti. Intanto la relazione con il terapeuta è diventata sempre più intensa. Diversamente dal periodo precedente in cui il bambino mostrava leggero disappunto quando il terapeuta si allontanava dalla stanza della psicoterapia per poi dedicarsi nuovamente alla sua attività come se nulla fosse, in questo periodo invece non appena termina la seduta, Giacomo segue il terapeuta nel suo studio abbandonando il gioco che sta svolgendo. Prima di lasciare il Centro Studi Logos il bambino si lascia accompagnare per mano nella stanza della terapia così da poter scegliere un gioco da portare con sé. Anche l’espressione delle emozioni si è lievemente modificata, Giacomo mostra un volto più rilassato ed ampi sorrisi durante lo svolgimento delle attività, sorrisi che alle volte, come detto in precedenza, sono stereotipati, altre volte invece si mostrano reali e coerenti col momento vissuto. Nonostante non sia visibile dalle espressione facciali del bambino, Giacomo vive uno stato di sofferenza interiore e rabbia che è possibile osservare nella sua continua tendenza a creare scompiglio nella stanza vuotando tutti i giochi sul pavimento, per poi riordinarli. Questa attività l’abbiamo interpretata come un modo per liberarsi dai pensieri e dai sentimenti negativi e aggressivi che prova scaraventando a terra i giocattoli, per poi poter fare di nuovo ordine sia nella stanza che nel suo animo.
Periodo Marzo-Aprile. Prendendo in considerazione l’area relazionale Giacomo mostra ulteriori cambiamenti: in particolare la relazione con il terapeuta diventa sempre più solida. In un’occasione ad esempio, mentre la madre sta parlando nello studio con il terapeuta, il bambino li raggiunge, apre la porta, e scambiando uno sguardo e un grande sorriso con il terapeuta la richiude aspettando dietro la porta che lui lo raggiunga. Non appena il terapeuta esce nel corridoio Giacomo si lascia rincorrere sino alla stanza della psicoterapia, sorridendo in un gioco ricco di complicità. Anche durante lo svolgimento del gioco il bambino richiede la partecipazione del terapeuta ma, al contrario delle sedute precedenti, non per ottenere un aiuto, ma per condividere un’attività piacevole da fare insieme. La relazione con la madre è migliorata, la donna descrive il figlio infatti come “più calmo”. Il bambino si intrattiene piacevolmente anche con le tirocinanti mentre aspetta che il terapeuta lo raggiunga. Le emozioni espresse sono principalmente di gioia: Giacomo mostra grandi sorrisi e un volto sereno. Nonostante ciò continua a sfogare la sua aggressività attraverso il gioco dapprima disordinando i giocattoli, per poi successivamente riordinarli.
Periodo Maggio-Giugno. Giacomo è riuscito ad istaurare un’adeguata relazione con il terapeuta, ricerca attivamente la sua presenza per condividere interessi, giochi, attività ed emozioni piacevoli provati. Nel corso dell’ultima seduta è stato possibile per la prima volta udire il bambino ridere in maniera spensierata, coerente e complice insieme al terapeuta mentre, sistemando dei birilli in un apposito scaffale, questi continuavano a cadere. Sempre per la prima volta è stato possibile osservare il vero volto di Giacomo libero dal sorriso stereotipato che mostrava per compiacere e difendersi dagli altri. Il bambino, ad un tratto, ha interrotto il suo gioco si è mostrato serio in volto, come assente e perso nei suoi pensieri. Il percorso psicoterapeutico ha migliorato in maniera evidente la relazione tra madre e figlio: Giacomo spesso, svolge la sua terapia in sala d’attesa dove, battendo su una stufa, ed utilizzando la sua fantasia finge di suonare un tamburo così da inscenare un intero spettacolo apposta per lei. La madre riferisce inoltre che a casa il bambino ricerca la sua presenza per giocare insieme ad esempio al gioco del nascondino.
Linguaggio e comunicazione
Periodo Settembre-Ottobre. Il bambino accompagna le sua attività emettendo delle vocalizzazioni incomprensibili e continue. Sembra che Giacomo parli da solo, a voce alta, utilizzando una lingua a noi sconosciuta. Solo rare volte pronuncia qualche parola che ripete diverse volte e in modo non coerente con il contesto. Quando invece il bambino si arrabbia emette grida di fastidio.
Periodo Novembre-Dicembre. Le capacità comunicative di Giacomo sono ancora molto scarse, continua a produrre le sue vocalizzazioni costanti ed incomprensibili. Solo raramente pronuncia qualche parola ripetuta in maniera monotona. Per quanto riguarda la comunicazione non verbale è possibile notare come il bambino riesca a farsi comprendere quando necessita dell’aiuto di un’altra persona. Ad esempio, se ha bisogno di aiuto nell’effettuare un gioco, lo porge al suo interlocutore rendendo chiaramente comprensibile ciò di cui ha bisogno.
Periodo Gennaio-Febbraio. Nel corso di questi due mesi è possibile notare in Giacomo dei cambiamenti nelle sue capacità comunicative. Mentre a Gennaio il bambino produceva ancora vocalizzazioni incomprensibili, attualmente si possono udire parole e frasi come “no”, “ecco”, “ci siamo quasi”, pronunciate coerentemente col contesto. Verso la fine di febbraio abbiamo notato che una progressiva diminuzione delle vocalizzazioni che sono poi del tutto scomparse. Giacomo, infatti, ora svolge le sue attività senza produrre alcun suono inusuale. In questa fase aumenta l’utilizzo della comunicazione non verbale, il bambino porge i giocattoli al terapeuta quando desidera essere aiutato nello svolgimento delle sue attività, o indica gli oggetti che vuole far vedere agli altri.
Periodo Marzo-Aprile. Giacomo ha sviluppato adeguate capacità comunicative. Il bambino ripete più volte le stesse parole e frasi coerenti con l’attività che sta svolgendo (“Apre” facendo capire al terapeuta che vuole essere aiutato ad aprire una scatola; “abbraccio” mentre prende in braccio dei bambolotti; “pronti, partenza” quando spinge velocemente un passeggino giocattolo come se fosse una macchinina con cui effettuare una gara; “dov’è?” rivolto verso il terapeuta quando insieme cercano la tessera mancante per completare il puzzle con cui stanno giocando). Altre volte invece Giacomo ripete le parole appena udite dal terapeuta, come per allenarsi nella pronuncia dei vocaboli per lui nuovi. La comunicazione non verbale è sempre più utilizzata dal bambino. Giacomo infatti indica gli oggetti, li mostra e li porge all’interlocutore facendo capire di cosa ha bisogno.
Periodo Maggio-Giugno. Negli ultimi due mesi è possibile notare come la comunicazione e il linguaggio di Giacomo siano molto migliorati rispetto all’inizio della terapia. La produzione inusuale di vocalizzazioni ha lasciato il posto alla produzione prima di parole, poi di piccole frasi pronunciate in maniera coerente ed adeguata al contesto (ad esempio: “che bel disegno” mentre osserva il puzzle che ha terminato di costruire). In alcune occasioni è ancora possibile notare l’uso della terza persona anche se la frase è rivolta a se stesso “mette a posto!” mentre sta riordinando dei giochi in uno scaffale. Anche la comunicazione non verbale è molto presente Giacomo indica ciò di cui ha bisogno al fine di rendere partecipe il terapeuta.
Contatto fisico e oculare
Periodo Settembre-Ottobre. Giacomo presenta fin dalla prima seduta contatto oculare anche se non per un tempo prolungato. Per quanto riguarda il contatto fisico, il bambino non accetta invece un’eccessiva vicinanza con il terapeuta. Giacomo infatti si allontana o irrigidisce il corpo quando qualcuno prova ad avvicinarsi. Con il trascorrere delle sedute però il bambino accetta sempre più il contatto fisico con il terapeuta. Il contatto fisico con la madre e le sorelline è invece presente, il bambino ad esempio si siede sulle gambe della madre, o si lascia accompagnare, tenuto per mano, dalla sorellina nella stanza dove si svolge la Psicoterapia.
Periodo Novembre-Dicembre. Il contatto oculare è sempre più prolungato nel tempo, in particolare quando Giacomo vuole condividere la gioia di essere riuscito a svolgere l’attività che sta effettuando (il bambino ad esempio guarda il terapeuta in maniera prolungata non appena inserisce l’ultima tessera del puzzle che sta completando attendendo da lui un gesto di gratificazione). Non accetta però ancora pienamente il contatto fisico con il terapeuta anche se si avvicina sempre più durante i momenti di gioco. Il bambino richiede invece la vicinanza della sorella durante lo svolgimento delle sue attività.
Periodo Gennaio-Febbraio. Lo sguardo di Giacomo diventa sempre più agganciabile, il bambino guarda molte volte il terapeuta durante il gioco, sia per ricercare il suo aiuto che per condividere con lui momenti di gioia e piacere. Anche il contatto fisico è aumentato rispetto ai mesi precedenti, il bambino svolge i suoi giochi avvicinandosi sempre più al terapeuta o sedendosi accanto a questi sul divano. È ancora possibile notare la presenza di una postura rigida quando si trova seduto vicino al terapeuta, il bambino infatti sfugge ai suoi gesti d’affetto.
Periodo Marzo-Aprile. Come detto all’inizio Giacomo ha sempre presentato il contatto oculare col terapeuta, anche se nel corso delle sedute è evidente un aumento degli sguardi sia nel numero che nella durata. In questo periodo però il bambino rende partecipe delle proprie gioie anche lo psicologo tirocinante che segue le sue sedute, sostenendo per lungo tempo lo sguardo. Attende le consuete gratificazioni fatte di sorrisi e parole d’affettuose, quando riesce nelle sue attività. Inoltre bisogna sottolineare come lo sguardo che Giacomo scambia con il terapeuta stia diventando uno sguardo di complicità. Per quanto riguarda il contatto fisico il bambino accetta maggiormente le coccole da parte del terapeuta, soprattutto nei momenti in cui appare più sereno (ad esempio mentre ascolta la dolce musica proveniente da un carillon).
Periodo Maggio-Giugno. Giacomo presenta contatto oculare sostenuto nel tempo, utilizza molto lo sguardo per comunicare sentimenti ed emozioni. Per quanto riguarda il contatto fisico il bambino accetta la vicinanza sia con il terapeuta che con l’osservatrice lasciandosi coccolare, ma mostrandosi intimidito e vergognato. Anche durante le attività di gioco Giacomo si avvicina al terapeuta sedendosi accanto o appoggiandosi alle sue gambe per giocare.
Giochi ed attività
Periodo Settembre-Ottobre. Giacomo nei primi due mesi di terapia ha svolto un esiguo numero di giochi; in particolare impiega gran parte della seduta a costruire il puzzle di “Toy Story” contenente 10 tessere. Il bambino però non riesce ad incastrare i pezzi adeguatamente e spesso prova a caso ogni tessera da posizionare senza seguire una logica precisa. Giacomo solitamente si lascia aiutare dalle sorelle e dal terapeuta, ma non permette però una vera partecipazione dell’altro nella propria attività. Al contrario decide lui sempre quale pezzo dovrà essere inserito nell’apposito spazio per poi porgerlo al suo “terapeuta aiutante”. Un altro gioco che il bambino svolge spesso è l’utilizzo della tavoletta e dei chiodini che vanno inseriti negli appositi buchi. Il bambino però non utilizza il gioco con lo scopo per cui è stato costruito, ma si limita a porgere al terapeuta i singoli chiodini, uno per volta, per poi tornare nuovamente a posizionarli nell’apposito contenitore. I giochi che Giacomo svolge appaiono adeguati al sesso ma non all’età, essi sono ripetitivi e stereotipati. Inoltre le rarissime volte che prendendo la palla in mano decide di giocare con il terapeuta i suoi movimenti appaiono goffi e poco coordinati.
Periodo Novembre-Dicembre. Il numero di giochi che Giacomo svolge è lievemente aumentato rispetto ai due mesi precedenti, inoltre risulta più prolungato nel tempo. La composizione del puzzle di “Toy Story” rimane la sua attività preferita, Giacomo compone il puzzle e subito dopo staccandone qualche tessera ricomincia a montarlo. Questo gioco si ripete durante tutte le sedute per un elevato numero di volte, Giacomo infatti sa che non appena inserita l’ultima tessera riceverà dal terapeuta una lode per l’attività svolta. Per questo motivo il bambino non scompone mai l’intera puzzle in quanto è consapevole che non riuscirebbe nuovamente a montarlo, si limita allora a staccare solo qualche tessera. Nonostante il gioco sia quindi stereotipato e ripetitivo, è possibile notare come sia finalizzato al raggiungimento di uno scopo : “ottenere delle gratificazione dal terapeuta”.
Periodo Gennaio-Febbraio. In questo periodo è possibile osservare dei miglioramenti nei giochi che il bambino svolge. Per prima cosa il numero di attività effettuate è molto aumentato. Giacomo mostra di preferire ancora il gioco del puzzle, non si limita più a completare solo quello di “Toy Story”, ma ne completa anche altri in particolare quello di “Winnie the Pooh” composto da 40 tessere. Inizia, quindi, ad impegnarsi nello svolgimento di attività più complesse. È possibile anche notare come al contrario dei mesi precedenti il bambino permette al terapeuta di avere un ruolo più attivo durante lo svolgimento del gioco, lasciandogli inserire delle tessere, ricercando nell’altro oltre che un aiuto anche la condivisione dell’attività a lui piacevole. L’altra attività che il bambino svolge per una buona parte della seduta è quella di vuotare piccoli oggetti (pedine della scacchiera, tessere dei puzzle, lego) sul pavimento, per poi raccoglierli uno alla volta, e una volta raccolti vuotare il contenitore nuovamente sul pavimento. Tale attività svolta in maniera stereotipata e ripetitiva sembra essere un modo per creare scompiglio nella stanza e successivamente rimettere ordine al caos creato. È possibile immaginare che lo stesso disordine che il bambino crea nella stanza sia presente in lui, e in quel modo Giacomo possa liberarsi dal caos che l’opprime per poi mettere ordine nella sua interiorità.
Periodo Marzo-Aprile. Le attività ripetitive e stereotipate che Giacomo attuava nei mesi precedenti stanno scomparendo per lasciare spazio ad attività più complete e complesse. Il bambino ha quasi abbandonato il gioco del puzzle, che svolge rare volte, mentre ora preferisce dedicarsi ad altri giochi. Anche il suo creare disordine nella stanza sta scomparendo, solo per pochi minuti nel mezzo delle sedute Giacomo vuota sul pavimento piccoli oggetti, per poi tornare a dedicarsi ad altre attività giocando in maniera tranquilla. Il bambino si mostra attratto dai giochi adeguati al suo sesso e all’età: gioca con delle macchinine lasciandole correre sul pavimento; utilizza un cane giocattolo al quale fa trasportare sul dorso dei pupazzi; gioca con la palla insieme al terapeuta. Giacomo mentre svolge queste attività osserva attentamente i giocattoli utilizzati, in particolare ne guarda girare le ruote quasi a voler comprendere il funzionamento. Da sottolineare come il bambino svolga le attività insieme al terapeuta per il piacere di condividere il gioco con lui.
Periodo Maggio-Giugno. È possibile notare come il gioco di Giacomo sia molto cambiato: In questo periodo il bambino non svolge giochi stereotipati, ma al contrario effettua attività sempre più complesse. Il numero di giochi è diminuito, per cui ogni gioco viene svolto in maniera prolungata, ma con molte variazioni. Importante sottolineare che come tutti Giacomo, come tutti i bambini della sua età, non utilizza, se non per poco, il giocattolo con la funzione per cui è stato ideato, ma svolge con questo svariate attività provando tutte le possibilità insite nel giocattolo stesso. Il gioco è per lui un modo per sviluppare le capacità cognitive e relazionali. In quasi tutti i giochi infatti Giacomo richiede la presenza del terapeuta e se questi non è presente nella stanza richiede la partecipazione dello Psicologo tirocinante utilizzando la comunicazione non verbale e verbale (ad esempio durante la realizzazione di un puzzle, Giacomo, rivolgendosi al terapeuta ha affermato “Mi aiuti?”, chiedendo quindi esplicitamente la sua partecipazione).
Accettazione delle frustrazioni
Periodo Settembre-Ottobre. Giacomo non accetta le frustrazioni, si arrabbia quando durante il gioco non riesce a svolgere questo in maniera corretta, per cui, ad esempio, non riuscendo a comporre il puzzle, lo distrugge allontanandosi bruscamente. Inoltre il bambino non accetta volentieri i consigli degli altri durante le attività. È infatti Giacomo a voler decidere quale sarà la tessera del puzzle da inserire nonostante non sia quella corretta. Il bambino non accetta alcuna imposizione o regola neanche dalla madre. Ad esempio quando alla fine della seduta Giacomo deve lasciare il Centro Studi Logos, il bambino fa i capricci, per cui si assiste in questa occasione a una disputa tra madre e figlio, Giacomo da una parte urla e si irrigidisce, la madre dall’altra lo sgrida animatamente trascinandolo fuori dal centro.
Periodo Novembre-Dicembre. Come previsto dalla tecnica del Gioco Libero Autogestito, sono pochi i divieti e le regole che vengono imposti al bambino; è raro quindi che durante la seduta di psicoterapia Giacomo viva delle occasioni e delle situazioni difficili da gestire che provocano frustrazione. A detta della madre il bambino si mostra più calmo e meno aggressivo, da sottolineare il comportamento di Giacomo alla fine della seduta, il bambino infatti si allontana dal Centro con maggiore facilità, contrariamente a quanto avveniva nei mesi precedenti.
Periodo Gennaio-Febbraio. Non è possibile osservare particolari differenze rispetto alle sedute precedenti; è possibile infatti notare come il bambino si mostri ancora infastidito se l’altro prende l’ iniziativa durante lo svolgimento del gioco. È infatti Giacomo a decidere quale gioco effettuare e in che modo. Nel caso in cui il terapeuta prende anche solo una piccola iniziativa il bambino si mostra infastidito ed abbandona subito l’attività.
Periodo Marzo-Aprile. Giacomo al contrario che nei mesi precedenti è maggiormente capace di accettare le frustrazioni e le piccole regole che gli vengono imposte. Il bambino permette al terapeuta di aiutarlo nell’attività ed accetta che gli sia spiegato il funzionamento di alcuni giocattoli. Alla fine della terapia lascia la stanza ubbidendo alla madre che gli chiede di salutare l’osservatrice con un gesto della mano.
Periodo Maggio-Giugno. Giacomo adesso accetta e rispetta piccole regole e i divieti che gli vengono imposti. Come detto sopra si lascia aiutare e consigliare durante lo svolgimento delle attività. Inoltre si mostra ubbidiente verso la madre anche se la donna riferisce che Giacomo a casa è meno passivo, si impone e fa valere di più i propri desideri, insistendo fino ad ottenere ciò che desidera.
Attenzione e Concentrazione
Periodo Settembre-Ottobre. Giacomo si mostra attento e concentrato durante lo svolgimento delle sue attività. La sua attenzione sul compito è eccessivamente presente e porta il bambino ad isolarsi e a non mostrare interesse o ad avere reazioni verso ciò che avviene nella stanza: ad esempio non si gira a guardare chi entra nella stanza. Mostra inoltre poca attenzione verso l’ambiente e i vari giochi presenti limitandosi ad utilizzare sempre gli stessi materiali in maniera stereotipata.
Periodo Novembre-Dicembre. Il bambino presenta ancora eccessiva concentrazione ed attenzione selettiva verso l’utilizzo di determinati giochi, ignorando gli altri a sua disposizione. Sono però diminuiti i periodi di isolamento durante i quali Giacomo svolgeva la sua attività preferita (comporre un puzzle)ignorando i presenti nella stanza. È infatti possibile notare come dopo qualche tempo nel quale il bambino completa il puzzle in maniera solitaria, in un secondo momento coinvolge il terapeuta nel suo gioco uscendo dal suo isolamento.
Periodo Gennaio-Febbraio. Giacomo è sempre molto attento alle attività da lui svolte ma, nonostante questo, è possibile notare come la sua attenzione verso l’ambiente stia aumentando: durante una seduta, ad esempio, udendo lo squillo del telefono Giacomo si è voltato verso il terapeuta che si era allontanato dalla stanza. In tale occasione il bambino ha mostrato un atteggiamento di risentimento e tristezza per essere rimasto da solo. Atteggiamento che non era stato notato nelle sedute precedenti durante le quali invece Giacomo era completamente assorto nelle sue attività e non si girava neanche se chiamato per nome.
Periodo Marzo-Aprile. Giacomo mostra elevati livelli di attenzione nei confronti dell’attività svolta e dell’ambiente in cui si trova: Non si osservano momenti di isolamento, ma al contrario il bambino coinvolge fin dall’inizio della terapia i presenti nei suoi giochi. È possibile anche notare come Giacomo si mostri attento nei momenti in cui il terapeuta gli spiega il funzionamento di alcuni giocattoli per poi poterli utilizzare subito dopo seguendo le istruzioni avute.
Periodo Maggio-Giugno. I livelli di attenzione del bambino sono sempre elevati verso il gioco e l’ambiente. Al contrario che nelle sedute precedenti Giacomo mostra particolare attenzione a non ferire se stesso e gli altri durante i suoi giochi, pone maggiore attenzione all’ambiente e in particolare a non calpestare gli oggetti presente sul pavimento. In passato invece Giacomo abbandonava i giochi appena effettuati in terra per poi calpestarli durante i suoi spostamenti nella stanza rischiando più volte di cadere.
Stereotipie fisiche e verbali
Periodo Settembre-Ottobre. Giacomo non presenta stereotipie fisiche e motorie, al contrario invece presenta stereotipie verbali in particolare produce vocalizzazioni inusuali e continue per l’intera durata della seduta. il bambino manifesta, inoltre , interessi ristretti e stereotipati per giochi ed attività come la composizione del puzzle di “Toy story” e il gioco con la tavoletta e i chiodini.
Periodo Novembre-Dicembre. Non è possibile notare evidenti cambiamenti rispetto al periodo precedente, Giacomo infatti completa per gran parte della seduta lo stesso puzzle probabilmente perché è l’unico che conosce e riesce a completare ottenendo gratificazioni da parte del terapeuta e diminuendo così il suo stato di malessere interiore. lo svolgersi ripetitivo di questo gioco può quindi essere considerato, al pari di una stereotipia, come un modo per ridurre l’ansia e la tensione interiore. Per quanto riguarda le stereotipie verbali queste sono ancora presenti e costanti durante tutta la seduta di terapia.
Periodo Gennaio-Febbraio. Le vocalizzazioni prodotte da Giacomo sono quasi del tutto scomparse, lasciando il posto alla produzione di piccole parole spesso ripetute in maniera ecolalica. Il suo gioco stereotipato è invece ancora presente, il bambino svolge diversi giochi ma quasi sempre il fine è quello di vuotare gli oggetti sul pavimento per poi sistemarli negli appositi contenitori e subito dopo ricominciare tale attività.
Periodo Marzo-Aprile. Le stereotipie di Giacomo sono quasi del tutto scomparse. Il bambino non produce più vocalizzazioni, ma parole che ripete solo raramente. Anche i suoi interessi stereotipati sono scomparsi, il bambino infatti svolge durante la seduta svariati giochi per una sola volta.
Periodo Maggio-Giugno. Come nel periodo precedente le vocalizzazioni stereotipate sono del tutto scomparse lasciando il posto alla produzione di parole e brevi frasi pronunciate in maniera comprensibile e coerentemente con il contesto. Durante il gioco nonostante Giacomo utilizzi per l’intera seduta lo stesso giocattolo, a differenza che nei periodi precedenti è possibile notare come l’uso che fa dell’oggetto è sempre diverso, le sue attività sono sempre nuove e maggiormente complesse ad ogni nuova prova.
Conclusione
L’esperienza effettuata con Giacomo ci ha permesso, come detto all’inizio, di osservare le diverse manifestazioni con cui una stessa patologia può presentarsi. Il contatto oculare, ma soprattutto i grandi sorrisi e l’attaccamento alle volte morboso che il bambino presentava nei confronti della madre hanno reso difficoltoso diagnosticare il disturbo che Giacomo presentava, in quanto si è soliti ritenere che questi elementi siano assenti in bambini affetti da Autismo. Nonostante i cambiamenti avvenuti durante i primi quattro mesi della terapia sono stati qualitativamente e quantitativamente esigui, nei mesi successivi il bambino ha mostrato uno sviluppo rapido e visibili in ogni seduta effettuata. Ad ogni incontro Giacomo era diverso, più libero da ciò che lo opprimeva, dalle ansie e paure, più libero di esprimere le sue vere emozioni e di condividere attività ed esperienze piacevoli con gli altri. In particolare il bambino ha mostrato evidenti miglioramenti sul piano affettivo, relazionale e linguistico. I suoi giochi costantemente accompagnati da vocalizzazioni inusuali e non pronunciati con lo scopo di ravvivare le proprie attività, hanno lasciato, con il trascorrere dei mesi, il posto a giochi più complessi e sempre nuovi accompagnati dalla pronuncia di frasi coerenti che animavano l’attività svolta dal bambino. È cresciuta in Giacomo la voglia di comunicare con l’altro, di esprimersi ed entrare in relazione oltre che utilizzando la comunicazione non verbale, soprattutto attraverso la comunicazione verbale nonostante la terapia non si sia mai dedicata allo sviluppo di tale abilità. Il bambino quindi non presentava un disturbo linguistico da riabilitare, ma un rifiuto a comunicare con l’altro che probabilmente in occasioni passate era stato per lui fonte di paura ed ansia, dalla quale bisognava difendersi per non soccombere. Per quanto riguarda la capacità emotiva Giacomo riesce a manifestare e controllare le proprie emozioni. I suoi atteggiamenti aggressivi sono diminuiti, il bambino accetta piccole regole e frustrazioni mostrandosi più ubbidiente. I cambiamenti in Giacomo hanno portato cambiamenti nella madre, nel suo umore e carattere. La signora si mostra infatti meno screditante nei confronti dei figli e più serena, il suo volto appare rilassato, vive le marachelle di Giacomo con tranquillità raccontandole al terapeuta con un sorriso sul volto, quasi come se quelle fossero piccole conquiste del figlio. Si è stabilita tra madre e figlio una relazione sicuramente migliore di quella esistente in precedenza. Il bambino infatti raggiunge spesso, durante la terapia, la madre nella sala d’ attesa interagendo con lei, rendendola partecipe di ogni gioco che effettua, mentre attende da parte sua una parola di plauso dolce e affettuosa.
Per maggiori informazioni sulla terapia del Gioco Libero Autogestito si consiglia di consultare il libro del Dott. E. Tribulato
"Autismo e gioco libero autogestito"
(Una nuova prospettiva per comprendere e aiutare il bambino autistico) - Franco Angeli Editore.
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