Voglia di crescere nei bambini sordi

Voglia di crescere nei bambini sordi

 

 

 

 

Chi è il sordo?

Prima di rispondere a questa domanda diciamo subito chi non è:

•    non è un malato in quanto non ha bisogno di cure;

•    non è un bambino che non parla perché affetto da mutismo elettivo, autismo o altri problemi psicoaffettivi;

•    non é un bambino che non parla perché ha disturbi fonatori;

•    non ha alterazioni di altre funzioni sensoriali oltre l’udito;

•    non é un bambino che non parla perché affetto da ritardo mentale, anche se la sordità, in un certo numero di casi, può associarsi al ritardo mentale.

Quando è presente solo il deficit uditivo il bambino sordo potenzialmente  potrebbe recepire, elaborare e rispondere adeguatamente a qualunque messaggio.

Abbiamo detto potenzialmente. In realtà se questi bambini non sono aiutati adeguatamente, il deficit potrebbe impedire lo sviluppo del pensiero, la crescita interiore, le possibilità dello sviluppo sociale, affettivo e intellettivo del soggetto.

La sordità limita la possibilità di comprendere e decodificare la realtà che in cui viviamo.

Noi, attraverso l’udito, controlliamo l’ambiente che ci circonda 24 ore al giorno. Da queste informazioni siamo stimolati a ragionare e a dare le risposte più adeguate.

La vista, da sola, ci fa constatare la realtà, ma non ci fa capire le cause. Abbiamo quindi bisogno delle parole e dei pensieri. Il suono desta in noi curiosità, desiderio di sapere, bisogno di approfondire le conoscenze.  Suscita la fantasia; favorisce la creatività, ci coinvolge emotivamente; ci arricchisce culturalmente; ci dà il senso del pericolo; dà chiarezza al tempo e indicazioni dello spazio; ci permette di classificare e selezionare.

È, insieme agli altri organi di senso, il fondamento dello sviluppo intellettivo e psicoaffettivo. Il bambino matura perché sente, in quanto il suono dà input per la maturazione corticale mediante le normali acquisizioni delle esperienze che, giorno dopo giorno, vanno a costituire il suo patrimonio intellettivo.

È strumento basilare della comunicazione con la quale entriamo in contatto con gli altri.

Se con il bambino sordo non riusciamo a superare i problemi di percezione e decodificazione, in modo tale che egli possa apprendere e arricchire la sua mente di parole, pensieri e riflessioni, abbiamo fallito il nostro scopo. Vi è il rischio, in questi casi, che la percezione dell’Io corporeo sia compromessa e approssimativa. Il bambino avrà difficoltà di astrazione. Avrà una elaborazione concettuale molto limitata, concreta, rigida, personale; non sufficiente per valutare e incidere sulla realtà in modo efficace. Avendo difficoltà nel capire e farsi capire tenderà a irrigidirsi ed a chiudersi in se stesso. Anche la comunicazione e l’intesa tra genitori e figlio potrebbe essere compromessa.

    La frustrazioni nel sentirsi diverso e non compreso potrebbe provocare degli atteggiamenti sospettosi e aggressivi verso i normali, con conseguenti difficoltà relazionali con i genitori e con gli estranei e quindi emarginazione.

Purtroppo l’handicap uditivo, già grave anche nelle società semplici, diventa sempre più limitante a mano a mano che la società diventa più complessa ed avanzata a causa di linguaggi specifici o tecnici.

Basta leggere un giornale o un libro che parla di economia, di informatica, di sociologia, ingegneria o altro per capire come i linguaggi specifici ed i sottocodici siano in grande aumento. In una società contadina, com’era quella preindustriale, il vocabolario indispensabile per una buona comunicazione era molto più ridotto e quindi per i sordi era tutto molto più semplice.

Da tutto ciò si desume che il benessere psicologico e le possibilità di integrazione reale di questi soggetti dipendono dalla loro capacità comunicativa e dalla ricchezza del loro vocabolario. In questo senso “ Voglia di crescere” e "Voglia di essere" possono risultare molto utili in quanto in questi due programmi sono presenti un gran numero di schede per lo sviluppo culturale, della comprensione e del linguaggio espressivo. Per questo motivo, con riguardo ai soggetti sordi, qualunque sia la loro età mentale, si consiglia di effettuare il programma base a partire dal primo livello, in modo tale da utilizzare al meglio tutti gli stimoli culturali e verbali presenti in ogni tipo di attività. Per l'apprendimento della lettura può essere utilizzato proficuamente "Leggo anch'io" in quanto questo sussidio utilizza una metodologia (le sillabe e non le lettere dell'alfabeto) molto adatta nelle situazioni di sordità. La ricchezza di immagini e l'estrema gradualità faciliteranno, inoltre, di molto l'apprendimento della lettura e della scrittura.

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Voglia di crescere" Guida per i genitori e gli operatori.

Per scaricare gratuitamente sul vostro computer questo libro cliccate qui.

 

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