Voglia di crescere nei disturbi psicoaffettivi

Voglia di crescere nei disturbi psicoaffettivi

 

 

 

Anche se “Voglia di crescere” è nato per aiutare lo sviluppo logico - cognitivo dei bambini con ritardo intellettivo, il suo utilizzo negli anni si è ampliato anche a patologie diverse. Sempre di più viene utilizzato, ad esempio, nei soggetti affetti da disturbi psicoaffettivi, forse perché sempre più spesso ci vengono segnalati da parte degli insegnanti e dei genitori, bambini portatori di problematiche psicologiche  più o meno gravi, che vanno dal disagio affettivo, al Disturbo da Deficit  di Attenzione, ai disturbi della condotta, ai disturbi d’ansia o ipocondriaci e, nei casi più gravi, alle psicosi infantili e ai disturbi generalizzati dello sviluppo, tra i quali il disturbo autistico.

 

Tutti questi bambini presentano sintomi vari ma facilmente riconducibili ad una situazione di disagio e/o chiara sofferenza psicologica. I sintomi più frequenti sono noti: discontinuità nell’impegno educativo, difficoltà nell’ascolto, nella comunicazione o nella rielaborazione personale, labilità nell'attenzione, difficoltà nella memorizzazione, scarsa autostima; difficoltà a controllare il loro comportamento nelle diverse situazioni scolastiche, labilità affettiva, difficili rapporti relazionali con i compagni e con gli insegnanti, insofferenza alle regole e norme scolastiche, disturbi psicosomatici, depressioni, e, nei casi più gravi fobie, stereotipie, ecolalie, distacco dalla realtà, notevole difficoltà nella comunicazione.

 

Le difficoltà nell’apprendimento da parte dei soggetti con disturbi psicologici si possono facilmente comprendere se si pensa che l’attenzione è necessariamente selettiva, pertanto, come dice John M. Daley, “…non siamo in grado di far fronte contemporaneamente a tutti gli aspetti potenzialmente percepibili dell’ambiente; tendiamo perciò a selezionare l’informazione in arrivo.”  Le ansie, le paure, i problemi interiori insoluti o conflittuali agiscono come stimoli che si sovrappongono agli apprendimenti. Stimoli che il soggetto a volte riesce a trascurare, mentre altre volte, a causa della loro intensità e pregnanza, impediscono che l’attenzione sia rivolta allo studio o alla richiesta dell’insegnante.

L’altra causa che rende difficile e a volte impossibile l’apprendimento, riguarda la difficoltà di fermare l’attenzione per quei momenti indispensabili alla comprensione e alla memorizzazione. Il bambino o l’adulto con gravi problematiche interiori si ritrova come un viaggiatore su un treno super veloce. Sballottato e trascinato dalla sua corsa non è in grado di cogliere, mediante la riflessione, tutti quegli elementi e quei particolari indispensabili per ottenere una buona comprensione.

Per tali motivi l’obiettivo primario in questi soggetti deve necessariamente riguardare la loro serenità interiore, perché è questa la premessa indispensabile per ogni apprendimento. Insistere, come spesso viene fatto, con minacce, rimproveri e ricatti affinché l’attenzione sia rivolta allo studio e all’apprendimento non comporta nulla di positivo. Infatti, anche se momentaneamente lo stimolo forte e violento che noi mettiamo in atto, cattura per un momento la sua attenzione, la violenza che stiamo esercitando peggiora di molto il suo mondo interiore.

I motivi della recrudescenza delle problematiche psicoaffettive li abbiamo ampiamente descritti in due nostri libri: L’educazione negata” Edizioni E.D.A.S. e "Il bambino e il suo ambiente"  al quale si può fare riferimento. Se dovessimo elencare le cause che portano sempre più spesso i bambini a manifestare più o meno gravi segni di sofferenza psicologica, potremmo così riassumerle.

•    Cause legate agli educatori: immaturità; inadeguatezza al compito educativo e formativo; scarsa presenza o mancanza di uno o di entrambi i genitori; separazione; divorzio; convivenza; conflittualità coniugale.

•    Cause legate all’ambiente educativo: perdita di importanti valori sia personali che familiari, religiosi e sociali; aumento dei disvalori; influenza nociva dei mass- media; utilizzazione impropria dei servizi sociali.

Oggi, più che in passato, per quanto riguarda i disturbi che hanno una prevalente causa psichica, vengono frequentemente riproposte o sottolineate cause organiche o genetiche. I motivi di questo attuale orientamento organicistico sono diversi:

•    privilegiare le cause organiche o genetiche significa diminuire o cancellare ogni responsabilità educativa, sia da parte dei genitori e familiari sia da parte dell’ambiente sociale in genere;

•    privilegiare le cause organiche significa inoltre sostenere le costose ricerche di tipo medico alle quali vengono dedicate immense risorse;

•    mettere in primo piano gli elementi organici in questi disturbi stimola il pubblico e la classe medica ad un uso sconsiderato e diffuso di psicofarmaci, non solo nell’età adulta ma anche nell’età infantile. E questo, è evidente, fa la felicità delle case farmaceutiche.

Senza nulla togliere a questi studi, sarebbe bene concentrare la nostra attenzione sulle cause psicologiche di tipo educativo, affettivo e relazionale in quanto, a nostro avviso, sono le più importanti e frequenti ma, soprattutto, sono quelle sulle quali possiamo e dobbiamo intervenire con un atteggiamento educativo adeguato e con una presa a carico della famiglia del bambino.

Che siano le più importanti e frequenti ce lo dimostra la stessa clinica. Quando, anche se parzialmente, vengono rimossi alcuni atteggiamenti educativi errati o alcune cause che perpetuano continui  traumi psichici, quando al bambino viene data la possibilità di vivere più serenamente i rapporti con se stesso, con i genitori e con il mondo che lo circonda, i miglioramenti riscontrati sono notevoli in tutti i soggetti anche i più gravi.

Questo ci dimostra essenzialmente tre cose:

  1. la prima è che la sintomatologia manifestata non ha o ha in modo molto modesto cause organiche o genetiche;
  2. la seconda è che gran parte delle cause dei traumi infantili non deve essere ricercata nelle rare violenze perpetrate da orchi pedofili, ma in violenze più sottili e frequenti delle quali con difficoltà ci rendiamo conto che sono presenti in molti aspetti della nostra società e in tante, troppe famiglie “normali”;
  3. la terza è che il bambino ha notevoli capacità di miglioramento  solo che vengano rimosse o diminuite le cause che gli creano sofferenza.
 

Pertanto la prima e più importante cura verso i minori dovrebbe consistere nel rimuovere le cause che gli creano continuo disagio.

 

I genitori.

Per quanto riguarda i comportamenti ed il ruolo dei genitori, ricordiamo che l’armonia familiare è  fondamentale per lo sviluppo psicoaffettivo di ogni bambino e va  ricercata ad ogni costo, anche con l'aiuto degli specialisti che si occupano del disagio delle coppie e delle famiglie spesso presenti nei buoni Consultori Familiari. Gli attriti tra i coniugi, le incomprensioni reciproche, le accuse, i litigi o i continui atteggiamenti di freddezza, portano a uno sconvolgimento dell'animo del minore con conseguente insicurezza, ansia e paura. Il sentire invece che i genitori si vogliono bene, si rispettano e si sostengono vicendevolmente, stimola nel bambino sentimenti di gioia, serenità e fiducia nel mondo e negli altri.

È inoltre indispensabile che entrambi i genitori (soprattutto la madre durante i primi anni di vita) siano presenti in modo pieno ed attivo nell’educazione del minore. È bene pertanto programmare le attività lavorative, in modo tale che siano perfettamente rispondenti alle necessità dei figli. Non è affatto vero che la qualità della presenza dei genitori possa controbilanciare la diminuita quantità; questa è solo la foglia di fico con la quale cerchiamo di coprire la vergogna di trascurare i nostri figli o è lo scudo con il quale ci difendiamo dai sensi di colpa. I bambini hanno bisogno di dedizione  continua, costante, attenta, da parte dei propri genitori per molti anni e niente e nessuno può efficacemente sostituire gli apporti dati dagli educatori primari.

  I bambini durante la loro crescita hanno bisogno della presenza serena e costante dei genitori in molti momenti della giornata, in modo tale da poter dialogare con loro e assimilare con gradualità e nel modo giusto gli elementi fondamentali dell’esperienza umana, dei valori e del vivere civile.  Pertanto i minori hanno bisogno di apporti elevati sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Affinché i figli abbiano serenità ed equilibrio interiore è  necessario che i genitori abbiano nei confronti di essi un atteggiamento affettuoso, sereno, gioioso, evitando rimproveri e punizioni inutili ed eccessivi.

Se si dovessero presentare dei problemi, si affrontino con spirito di amicizia e in un clima sereno, dal momento che accentuarne la gravità o colpevolizzare il minore non aiuta a risolverli, ma al contrario, li aggrava enormemente.

La coerenza e la linearità nel comportamento nelle varie occasioni aiuta moltissimo il bambino, in quanto gli permette di avere dei punti di riferimento precisi . 

È pertanto necessario che tutto ciò che i genitori ritengono giusto e utile venga concesso senza discussioni inutili, ma ciò che si giudica dannoso o non concedibile non sia mai concesso da entrambi i genitori. Evitare pertanto di cedere ai ricatti psicologici, dopo aver spiegato le ragioni del “no”. Un eventuale compromesso non deve essere deciso in presenza di crisi nervose, ma dopo un sereno ragionare insieme.

Si ricorda inoltre che un bambino sereno, che si sente accettato, amato, valorizzato, sarà stimolato a "fare" e ad "imparare". Un bambino a cui manchino queste esperienze di affetto, di calore, di sicurezza, tenderà a chiudersi nel suo mondo, a non aver fiducia in se stesso e negli altri, a "non fare", per paura di fare male o di non riuscire.

Inoltre è da tenere presente che ogni bambino ha bisogno per il suo regolare sviluppo di due figure genitoriali: un papà ed una mamma. I motivi vanno ricercati nella particolare complessità dell’essere umano.

Nel cucciolo d’uomo, le sue capacità affettive, le enormi potenzialità intellettive e relazionali, le grandi capacità comunicative, oltre che la sua sete di cultura, non possono essere soddisfatte solo da un genitore, ad esempio solo da una madre.

 Una donna, una madre, ha un patrimonio d’umanità immenso dentro di sé ed è capace di dare apporti preziosi per lo sviluppo del figlio. Le sue capacità comunicative, l’affettività, l’intensa sensibilità, le tenerezze che riesce a dare, sono fondamentali nell’educazione del minore. Ma anche un papà apporta e dà elementi insostituibili di carattere, d’intelligenza, d’affettività. La forza, la linearità, il coraggio, la sicurezza, la coerenza, la fermezza, caratteristiche di un buon padre, sono altrettanto importanti degli apporti materni in tutte le età.

Per tale motivo anche quando sia presente una situazione di separazione o divorzio è fondamentale lavorare con serenità, impegno e sacrificio per superare le divergenze, i dissapori, le differenze di carattere, le difficoltà  di dialogo che potrebbero aver causato la separazione. Bisogna tener presente che la vita della coppia può subire dei disturbi più o meno gravi come un normale organismo: può avere un lieve malanno, come può ammalarsi seriamente, pertanto, è giusto affidarsi ad un esperto che ci aiuti a guarire il nostro rapporto, prima di considerarlo finito.

In ogni caso, in situazioni di conflittualità o separazione tra i coniugi, sono indispensabili alcuni accorgimenti per limitare il danno psicologico al bambino.

•    Evitare assolutamente, davanti ai bambini, screzi e aggressività anche solo verbali. Teniamo presente che il mondo del bambino è tutto nella sua casa e nei suoi genitori. Quando nella sua casa o tra i suoi genitori vi è palese conflittualità, disistima e violenza, la vita interiore del bambino viene segnata negativamente.

•    Evitare di parlare male dell'altro coniuge in presenza del bambino ma anzi sottolineare tutti i lati positivi, in modo tale che egli non avverta né odio, né rancore, né desiderio di ripicca e vendetta nelle nostre parole e nelle nostre azioni.

•    Favorire e non ostacolare in alcun modo il rapporto del figlio con l'altro coniuge, in quanto per una buona crescita affettiva ogni bambino ha bisogno di entrambi i genitori.  Per ottenere ciò sarebbe importante che il coniuge affidatario preparasse queste visite con atteggiamenti di gioia, sottolineando, così come abbiamo detto prima, gli aspetti positivi dell’altro coniuge. Questi, a sua volta, dovrebbe riuscire ad inserirsi con delicatezza e serenità in un dialogo con il bambino, fatto di giochi, di sorrisi, di affettuose dimostrazioni.

•    Sarebbe, inoltre, molto importante permettere al bambino di vivere con entrambi i genitori quanto più  ore e occasioni possibile, nel caso essi non siano manifestamente ostili l’uno nei confronti dell’altro.

•    Il modo di gestire il rapporto con i figli non dovrebbe tanto basarsi sugli accordi legali, quanto sulle necessità affettive del minore; in quanto un bambino non è un oggetto da possedere perché se ne ha diritto o da non cedere per gli stessi motivi, ma una persona che si ha il dovere di aiutare a crescere con equilibrio, affetto costante, delicatezza e giusto criterio.

Molti altri consigli per un migliore approccio educativo si potranno trovare nel nostro libro “L’educazione negata.” 

 

Gli insegnanti.

Altra figura fondamentale nell'educazione dei minori è l'insegnante. Questa molto spesso è la prima figura d’adulto con cui il bambino stabilisce un rapporto affettivo e di dialogo, al di fuori della famiglia. L'insegnante è, inoltre, l'adulto che più d’ogni altro, può aiutare il bambino a rapportarsi ed integrarsi in maniera positiva ed efficace con i coetanei e con l’ambiente extrafamiliare.

Egli è anche uno dei fondamentali attori nella trasmissione della cultura alle nuove generazioni. Dopo la famiglia, è anche il primo e principale adulto, con cui i minori possono approfondire e confrontare le idee e i concetti che man mano acquisiscono. L'insegnante, inoltre, aiuta e media il passaggio del minore dalla famiglia alla società, al mondo del lavoro.

Dopo quella dei genitori, la figura del maestro infatti si affaccia nell'animo del bambino come immagine ideale di uomo e donna adulti e spesso vi permane, in senso positivo o negativo, per tutta la vita. Il poter instaurare un buon rapporto con una o più figure di insegnanti è per lui importante in quanto ha bisogno di introiettare delle valide e serene figure di adulti. Per il bambino, infatti, trovare qualcuno che comprenda i suoi bisogni essenziali, che non lo giudichi severamente, che sappia dargli gioia, sicurezza e fiducia in se stesso, è fondamentale.

Perché avvenga tutto ciò è necessario comprendere e accettare una realtà fondamentale: a questi bambini, ai bambini con problematiche psicologiche, anche se involontariamente, è stato fatto del male.

Sono bambini che manifestano una sofferenza interiore più o meno grave. Sono bambini che hanno nel loro animo paure e ansie. Sono bambini spesso spaventati, sfiduciati, disillusi. Vanno allora non educati ma liberati. Liberati dalle loro paure, dalle ansie, dalla sfiducia che hanno verso gli altri, il mondo, l’umanità. L’apprendimento o l’aspetto educativo verranno in seguito. Dopo, quando saranno più sereni. Dopo, quando saranno più ottimisti. Dopo, quando avremo conquistato la loro fiducia. Pertanto:

1.    è necessario che tra la scuola e la famiglia si instauri un rapporto di effettiva ed efficace collaborazione. È bene che gli insegnanti valorizzino nel loro animo e nei confronti dei genitori l’immagine del bambino sottolineandone le qualità positive e le capacità. Per far ciò è indispensabile avere un atteggiamento di fiducia nella propria possibilità di ottenere i risultati voluti e nella possibilità che il bambino si relazioni in maniera positiva e produttiva. I genitori dovranno, a loro volta, comprendere, sostenere e collaborare con la scuola e i docenti mettendo in risalto, nei confronti del figlio, le capacità, l’impegno ed il sacrificio degli insegnanti;

2.    nel programmare gli apprendimenti i docenti dovranno considerare attentamente lo sviluppo del bambino. Proporre delle attività troppo complesse non solo non aiuta lo sviluppo psicologico del minore ma anzi, lo inibisce e lo rende più difficile;

3.    il rapporto da stabilire con questi bambini che presentano problematiche psicologiche, dovrebbe avere quindi come base il rispetto e l’ascolto. L’ascolto della loro sofferenza ed il rispetto per i bisogni fondamentali. Mentre nel rapporto educativo prevale la richiesta: io ti chiedo di fare qualcosa, con questi bambini dovrebbe prevalere l’ascolto: io cerco di capire qual è in questo momento il tuo bisogno e, se vuoi, partecipo con te a qualcosa che tu mi proponi. Il protagonista deve essere pertanto lui, il bambino non l’educatore;

4.    nei bambini poi, con rilevanti problematiche psicoaffettive, come l’autismo, le psicosi infantili o le gravi forme di nevrosi, gli obiettivi didattici hanno ancora più scarsa valenza, in quanto l'obiettivo principale dovrà puntare ad ottenere una maggiore serenità interiore, che è premessa insostituibile di ogni apprendimento. L’impegno principale non può essere di tipo didattico, ma relazionale. Per tale motivo è necessario che l'insegnante ed i genitori cerchino di avere nei confronti del minore un atteggiamento sereno e gioioso che nasce da una reale accettazione e comprensione delle sue difficoltà. In questi casi si suggerisce una partecipazione attiva ai suoi giochi ed alle sue attività, anche se queste dovessero sembrare poco costruttive o inadeguate rispetto ai classici obiettivi scolastici. L'alleanza con il bambino, infatti,  può permettere di fargli sentire il nostro affetto, la nostra disponibilità e apertura nei suoi confronti. Il costringerlo ad effettuare attività non desiderate, invece, potrebbe essere avvertita da lui come un’ulteriore violenza e quindi potrebbe aggravare la chiusura e i comportamenti abnormi;

5.    quando l’alleanza si è attuata e stabilizzata sarà possibile proporre delle attività gradevoli e graduate come quelle presenti in “Voglia di Crescere” partendo da un livello sicuramente facile per il minore. Bisogna però essere sempre attenti alla situazione di estrema fragilità emotiva di questi bambini; pertanto, si eviterà di insistere quando si rendono manifesti i primi segni della stanchezza o della tensione.

L’utilizzo di “Voglia di crescere” nei disturbi psicoaffettivi non ha certamente lo scopo di migliorare le capacità logiche e percettive che, in molti  casi, se non è presente una situazione di regressione, sono perfettamente normali. Questo programma si inserisce invece in alcuni bisogni fondamentali del bambino con disturbi psicologici: il bisogno di un’attività giocosa, la necessità di evitare le frustrazioni dovute agli errori, la difficoltà di prestare un’attenzione lunga e costante.

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Voglia di crescere" Guida per i genitori e gli operatori.

Per scaricare gratuitamente sul vostro computer questo libro cliccate qui.

 

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