L’adulto diffidente e sospettoso ha quasi sempre un difficile rapporto con l’altro in quanto teme che questi lo voglia sfruttare, danneggiare o ingannare. Dubita della lealtà o dell’affidabilità sia degli amici sia dei colleghi e familiari. Egli prova difficoltà a confidarsi con chi gli è vicino, a causa di un timore ingiustificato che, quanto confidato, possa rivolgersi contro di lui. Scorge significati nascosti o minacciosi anche per piccoli rimproveri od osservazioni. Porta rancore in quanto ha difficoltà a perdonare il male fattogli dagli altri. Reagisce con rabbia e frustrazione agli attacchi al proprio ruolo. Sospettoso, teme della fedeltà del coniuge o del partner sessuale (DSM – IV – TR.).
L’incidenza che può avere un genitore diffidente e sospettoso nei riguardi dei propri figli è facile da comprendere. Un ambiente familiare è fatto di adulti che si fidano reciprocamente e vedono nell’altro un compagno, un amico, un sostegno, un’altra persona capace di ascoltare, capire e aiutare. Il comportamento e l’atteggiamento sospettoso porta facilmente i genitori allo scontro su varie tematiche. Sulla gelosia: “Tu non mi dici tutto di quello che fai durante la giornata, di come trascorri il tuo tempo fuori casa, per cui io temo che tu mi tradisca”. Sugli aspetti economici della vita familiare: “Non capisco cosa ne fai dei miei e dei nostri soldi. Forse li sperperi? Forse li conservi in un conto segreto tutto tuo? Forse li usi per fare dei regali alle tue amanti?” Nei rapporti con i figli: “Penso che le parole che dici, i comportamenti che tieni, le concessioni che fai, abbiano come fine una relazione privilegiata con nostro figlio, a scapito mio. Penso che tu voglia rubare tutto il suo affetto per legarlo maggiormente a te”.
Altrettanto problematici saranno i rapporti con i parenti dell’altro coniuge i quali, spesso, sono visti con sospetto: “Perché è venuta tua madre oggi? Cos’ha in mente? Non sopporto che quando io non sono in casa tua madre venga a spiare da noi. E poi, di cosa parlate insieme?” La sospettosità porta ad una scarsa fiducia che spesso si traduce in scontri occasionali, i quali possono diventare abituali, nel momento in cui l’altro, piuttosto che accettare un controllo sempre più invasivo, si ribella. Si viene allora a creare all’interno della famiglia un clima di scontro e di reciproche aggressività, che mette in serie difficoltà il normale sviluppo psicoaffettivo dei figli. Anche nei confronti di questi, la giusta attenzione dei luoghi, dei coetanei e adulti frequentati, può trasformarsi in un controllo eccessivamente inquisitorio che non lascia spazio ad un’adeguata autonomia e responsabilità.
Naturalmente la situazione peggiora quando dalla sospettosità si passa al delirio: di riferimento, di persecuzione, di gelosia ecc. In questi casi i minori sono costretti a confrontarsi con degli adulti i quali, piuttosto che lavorare per rendere concreta e chiara la realtà e la vita, con le loro parole e con i propri comportamenti la presentano in modo alterato e deformato. E ciò, inevitabilmente, porta ansia, confusione e angoscia nei minori.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Il bambino e l'ambiente"
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