Se è facile capire come degli educatori depressi, aggressivi, irritabili, ansiosi, nervosi, possano, senza volerlo, creare delle problematiche psicologiche ai propri figli, è, invece, difficile immaginare come degli educatori molto, troppo buoni e accondiscendenti possano nuocere ai minori. Questi ultimi fanno di tutto per evitare ogni dispiacere ai bambini di cui hanno cura. Cercano di accontentarli in ogni richiesta, non li rimproverano mai, anzi aggrediscono ferocemente chi osa fare ciò: non importa se estranei, amici, parenti o insegnanti. Sono pronti ad esaudire ogni loro bisogno e desiderio prima ancora che sia espresso e quindi, in definitiva, amano viziarli fino all’inverosimile.
Spesso, nel dialogo, si sforzano di mettersi a livello dei figli. Nelle decisioni fanno appello alla loro coscienza e alla loro capacità di scelta, piuttosto che alle norme e alle regole. Giustificano tutto e sono troppo tolleranti nei confronti dei minori affidati alle loro cure. Credono fermamente nelle capacità educative dell’esperienza, per cui i loro “no” sono rari.
Le cause dei comportamenti permissivi da parte dei genitori e degli educatori sono numerose:
- intanto vi sono delle cause storiche. Spesso, nella storia umana, ad un periodo di notevole autoritarismo si contrappone un periodo di permissivismo, come a voler bilanciare gli eccessi precedenti;
- entrano in gioco, inoltre, nelle società occidentali, diffuse teorie e idee riguardanti il concetto di libertà, vista come libertà dell’individuo da ogni condizionamento, da ogni limite e da ogni norma;
- nelle società occidentali è confusa, sfumata o totalmente assente la figura autorevole del capo famiglia. Non essendo più stata data al padre la responsabilità ultima della conduzione sociale della sua famiglia egli, per evitare continue discussioni, contrasti e conflitti con il coniuge, preferisce lasciare alla sola figura femminile i compiti educativi, relegando in compiti marginali il suo ruolo paterno. La madre, a sua volta, non potendo utilizzare l’autorevolezza del padre, tende ad oscillare tra momenti di esasperazione, nei quali esprime chiaramente collera e aggressività, con conseguenti eccessive punizioni e rimproveri, ad altri di completa accettazione dei comportamenti dei figli;
- inoltre, poiché negli ultimi decenni, l’autorevolezza è stata scambiata per autoritarismo, i genitori e gli altri educatori, in primis gli insegnanti, sono condizionati dall’ambiente sociale, oltre che dalle istituzioni, così da usare atteggiamenti molto condiscendenti, piuttosto che essere accusati e denunciati per uso eccessivo della proprio autorità;
- v non è da sottovalutare la scarsa o tiepida visione morale ed etica della vita, che si è diffusa in tutti gli strati sociali. Pertanto, in molti genitori, ma anche in molti sacerdoti, appare notevolmente ridotto e sfumato il concetto di peccato e di male. Ogni atteggiamento tende ad essere capito, accettato e giustificato, in nome della libertà di espressione dei propri impulsi, sia nella gestione della propria vita privata sia nei rapporti umani;
- la maggiore ricchezza e il benessere materiale hanno indotto vasti strati sociali ad essere economicamente più liberali con i propri figli e nipoti, senza tener conto che una facilità di accesso al denaro può di molto aumentare il rischio di un suo uso improprio;
- si è, infine, notevolmente sottovalutato il concetto che nelle società umane, come in quelle di molti animali superiori, segno di maturità è sapere accettare le norme, i limiti, i divieti che sono utili al buon andamento del gruppo sociale, mentre è segno di immaturità il non accettare alcun limite.
Le conseguenze negative sul benessere dei minori sono altrettanto numerose:
- essere eccessivamente indulgenti di fronte alle richieste dei figli significa spegnere in loro il piacere del desiderio, del sogno, dell’attesa e della conquista. Dare in eccesso significa anche far utilizzare male quanto viene offerto: giocattoli, cibo, divertimento, tempo libero o denaro;
- il dare troppo e troppo facilmente ai figli limita la spinta alla maturazione e all’autonomia, soprattutto nel campo dell’indipendenza economica. Questi minori, giacché non hanno mai imparato ad accettare la vita come dovere, collaborazione e sacrificio, dimostrano, in definitiva, scarso impegno nei confronti degli altri;
- crescere nella bambagia, senza dover lottare per conquistare quanto desiderato, comporta inoltre una maggiore fragilità e debolezza di fronte alle frustrazioni e ciò espone i minori a maggiori difficoltà e disavventure quando sono costretti ad affrontare coetanei più agguerriti e decisi. Questi minori non protetti da un forte carattere, limitati dal proprio individualismo, rischiano di non riuscire, da adulti, ad impegnarsi nei riguardi di tutte quelle attività sociali, politiche e lavorative che richiedono sacrificio e rinunce;
- poiché l’essere umano ama l’azione e le conquiste, il minore prova piacere nel superare le difficoltà, se queste non sono eccessive e se sono presentate con gradualità. L’avere tutto e subito rischia di produrre insoddisfazione, mancanza di equilibrio interiore, incoerenza, instabilità emotiva, immaturità;
- quando i genitori e gli educatori rinunciano al loro ruolo educativo, pur di mettersi quasi come coetanei accanto ai minori e ai loro capricci, con il loro atteggiamento impediscono a questi ultimi di introiettare dagli adulti dei ruoli di responsabilità, nei confronti del prossimo;
- poiché i genitori permissivi suppongono nei figli più maturità, più capacità di giudizio, più controllo nell’uso della volontà, rispetto a quanto realmente posseduto, i rischi di tipo fisico, morale e sociale che questi genitori ed educatori fanno correre ai minori sono nettamente superiori a quelli affrontati dai coetanei, ai quali viene concessa solo quella libertà e possibilità di scelta che sono in grado di ben gestire. Pertanto le esperienze negative, a cui frequentemente vanno incontro e che accumulano nel tempo, rischiano di segnarli negativamente per la vita;
- questi minori vissuti in un ambiente permissivo, manifestano spesso comportamenti ed atteggiamenti provocatori ed irritanti. Sono frequenti in loro disturbi del comportamento, per scarsa capacità di autocontrollo. Inoltre, non avendo introiettato le indispensabili norme e regole del vivere civile, durante il periodo adolescenziale e giovanile, in questi minori può evidenziarsi la comparsa di atteggiamenti asociali o chiaramente devianti;
- v infine, l’uso che questi genitori fanno del ricatto morale, piuttosto che dei rimproveri e punizioni, per farsi ubbidire o per far accettare dei limiti e dei divieti, espone i minori a maggiori sensi di colpa e conflitti interiori.
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Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Il bambino e l'ambiente"
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