CARATTERISTICHE DELL'ATTIVITA' EDUCATIVA
L’attività educativa per essere efficace deve svolgersi secondo delle modalità ben precise.
Dovrebbe essere:
RESPONSABILE
Che significa responsabile?
Significa che ogni educatore dovrebbe porsi nei confronti dei minori, in tutti i momenti, con gran tensione educativa. Dovrebbe chiedersi spesso quale valenza hanno, o potrebbero avere, i suoi atti e le parole sugli educandi. Dovrebbe spesso domandarsi quale tipo di messaggio, mediante le parole, i concetti espressi, i comportamenti manifestati, sta inviando. Scoprirà di comunicare a volte elementi positivi, utili e produttivi nei confronti degli altri adulti e soprattutto dei soggetti in formazione ed in evoluzione: bambini, adolescenti, giovani; oppure, al contrario, si accorgerà di inviare dei messaggi inutili, indifferenti o peggio dannosi.
Questo dovrebbe farlo in ogni momento, con costanza e continuità, anche se fosse grande la voglia di lasciarsi andare, anche se le condizioni ambientali dovessero risultare avverse o sfavorevoli.
CRITICA
L’educatore non può limitarsi ad osservare ciò che gli altri o la società fanno. Non può delegare gli altri.
Appiattirsi sui comportamenti altrui, è altrettanto deleterio che fuggire e isolarsi dagli altri e dalla società.
Educazione critica significa che non bisogna cadere nel pessimismo: “ Purtroppo le cose vanno così, il mondo va allo sfacelo, i giovani d’oggi sono fatti male, non possiamo fare nulla .”
Se gli altri hanno un certo tipo di atteggiamento o di comportamento, bi-sogna capire perché lo fanno, se è positivo o no, se serve o no agli educandi, a noi, alla società. Accettare il cambiamento in modo passivo, significa la-sciarsi trascinare dalla corrente, senza inserire il proprio individuale elemento critico e produttivo. Seguire la corrente, seguire il vento che spira, è facile e consolatorio, ma impedisce di pensare, impedisce di agire in maniera individuale e personale.
Molti danni sociali sono da imputarsi a questo lasciarsi andare agli atteggiamenti più comuni.
Anche nel campo educativo spira forte il vento delle mode. Pensiamo al nazismo, al fascismo, al comunismo che hanno sconvolto il secolo appena trascorso. Pensiamo al consumismo, all’edonismo, al permissivismo, al lassismo, all’individualismo, nella nostra moderna società occidentale.
Ognuno di noi, ogni famiglia, ogni genitore, ogni giovane è capace di dare una nuova e positiva impronta al vivere sociale, così come ognuno è capace di dare degli stimoli negativi.
Si può seminare del buon grano oppure della zizzania. La scelta, anche se le condizioni ambientali e culturali la rendono a volte difficilissima, appartiene a noi.
GLOBALE
L’educazione deve riguardare tutte le caratteristiche umane e non limitarsi solo ad alcune.
L’uomo, infatti, ha molteplici ed immense potenzialità: l’intelligenza, l’affettività, la socialità, la motilità, la sessualità, la spiritualità ecc..
Ognuna di queste aree deve essere sviluppata, stimolata e seguita in ma-niera opportuna, in modo tale che possa esprimersi al massimo delle sue potenzialità.
Purtroppo, non sempre ciò avviene. In alcune società, si tende a privilegiare una funzione rispetto ad un’altra, un aspetto rispetto ad un altro. Pertanto si tende a sviluppare, ad esempio, la cultura e la storia moderna, tralasciando i preziosi insegnamenti del passato; si tende ad arricchire le menti dei minori di scienza, professionalità o tecnica, a scapito degli elementi affettivi, spirituali e morali dell’individuo. Spesso si pongono in essere mille artifici ed impegni per lo sviluppo armonico del corpo, trascurando la crescita dell’anima e del cuore.
Ciò porta ad una crescita disarmonica. Grandi capacità o normale sviluppo in un settore, si contrappongono a gravi manchevolezze in altre aree, che risultano o iposviluppate o, in altri casi, alterate. Il risultato definitivo sarà pertanto disarmonico e poco efficace.
CONTINUA
Poiché lo sviluppo umano è molto complesso, esso richiede tempi lunghi e grandi energie da spendere e utilizzare nel campo educativo.
Già prima di nascere il bambino avverte l’ansia, il disagio, la tensione dei genitori e dell’ambiente intorno a lui, così come avverte il benessere psicologico e l’armonia che lo circonda. E’ soprattutto nel periodo della prima infanzia che l’educazione richiede grandi energie e un costante e continuo impegno.
Anche successivamente però, specie nel periodo adolescenziale, l’apporto di tutti gli educatori e della società educante in senso lato, dovrebbe essere continuo, costante, attivo, sistematico ed incisivo.
E l’adulto? Anche l’adulto ha bisogno di vivere in una società e con altri adulti che riescono a fargli evidenziare gli atteggiamenti più consoni al vivere civile, più utili a se a gli altri, più responsabili, più corretti.
REALISTICA
Le illusioni alle quali, nel nostro periodo storico ci abbandoniamo, in quanto tendono a proteggerci dall’ansia e dal senso di colpa, sono numerosissime e tutte molto tragiche. Ne elenchiamo soltanto qualcuna delle più grossolane e diffuse.
• Ci illudiamo che ad un essere dai bisogni estremamente complessi, ma che nasce assolutamente immaturo, come l’uomo, per il suo sviluppo basti la presenza prezzolata di educatrici e baby-sitter ed i ritagli di tempo dei suoi genitori.
• Ci illudiamo che il giovane o anche l’adulto non abbia più bisogno di indicazioni e regole di comportamento o che sia impermeabile alle sollecitazioni positive o negative che provengono dagli altri adulti o dai mass -media.
• Ci illudiamo di poter moltiplicare le nostre energie tra casa, figli, lavoro, attività sociali, attività ludiche, in modo tale che nessuno ne soffra.
• Ci illudiamo che le nostre case e le nostre città sempre più inquinate e non fisiologiche per la crescita dei minori e per una vita sana degli adulti, riescano a soddisfare con l’opulenza delle vetrine gli uni e gli altri.
• Ci illudiamo che sia possibile un’attività educativa effettuata da un solo genitore.
• Ci illudiamo che il denaro, i beni materiali e le ricchezze di una società opulenta possano saziare il cuore di uomini, donne e bambini.
• Ci illudiamo che l’istinto possa guidare ogni uomo o donna che si sposi o voglia formare una famiglia, e che pertanto non sia necessaria una lunga e impegnativa preparazione da parte dei suoi genitori e degli altri educatori.
• Ci illudiamo che migliaia di situazioni scabrose, violente e diseducative non lascino traccia nella mente e nel cuore dei minori e degli adulti, solo perché virtuali.
• Ci illudiamo che i genitori possano controllare e selezionare tutti o almeno buona parte dei messaggi che entrano nelle case.
• Ci illudiamo che i disturbi psichici di cui soffrono sempre più numerosi adulti e bambini abbiano solo cause organiche o genetiche per cui usciamo assolti tutti: genitori, educatori, politici, giornalisti, registi ecc..
• Ci illudiamo che i problemi che sconvolgono e uccidono i nostri giovani: droga, morti del sabato sera, AIDS, gravidanze indesiderate ecc., possano essere risolti solo con l’informazione.
• Ci illudiamo di essere una società che rispetta il bambino solo perché lo ha scritto nella Carta dei suoi Diritti.
Accanto alle illusioni nate dalla buona fede, vi sono poi le bugie, le tante bugie con le quali vengono coperte finalità ed intenti poco nobili se non pro-prio truffaldini. Queste bugie vengono propinate con dovizia di mezzi di comunicazione pertanto, con il tempo, assumono caratteri di realtà e verità incontestabili anche nei confronti di persone colte ed impegnate.
LINEARE E COERENTE
Ciò significa che l’attività educativa non può essere contraddittoria. Non possiamo, infatti, dire o fare una cosa oggi e un’altra domani. Dire qualcosa e farne un’altra.
I bambini e i giovani sono molto attenti e richiedono una costante linearità e coerenza nel tempo, tra gli educatori, e soprattutto coerenza tra ciò che viene detto e ciò che viene fatto, quindi tra parole e comportamenti.
La linearità nella società occidentale pluralista, individualista, soggettivista, viene trascurata in maniera evidente, ma anche incosciente. I genitori tesi a difendere ed affermare la propria individualità e personalità tendono spesso a comportamenti e ad atteggiamenti educativi difformi e contraddittori l’uno dall’altro e nei confronti degli altri educatori. Anche tra gli insegnanti e nella scuola manca una linea educativa comune e coerente sia al suo interno che nei confronti dei genitori.
Le accuse reciproche, spesso rivolte in presenza dei minori sono all’ordine del giorno. Non si comprende che, con tale atteggiamento, viene ad essere distrutta, agli occhi dei minori, la fiducia e l’autorevolezza di tutti gli educatori e degli adulti in genere. Per non parlare dei mass - media che, in nome della libertà d’espressione, tendono a diffondere e a propinare pensieri, immagini, comportamenti di ogni genere, spesso senza alcuna coerenza educativa. Se ciò confonde l’adulto, possiamo solo immaginare quello che avviene nell’animo di un soggetto in età evolutiva.
INTENSA
Ciò significa che l’azione educativa deve essere vissuta intensamente e come priorità da parte della società, da parte dei genitori, dei familiari e dalle altre agenzie educative.
Non possiamo dare a quest’azione così complessa, difficile e lunga, soltanto dei ritagli del nostro tempo o marginali energie come avviene ogni volta che, nella scala dei valori personali, sociali, familiari sono messi, al primo posto, non l’impegno educativo ma altri valori: ad esempio il benessere economico e finanziario, il proprio piacere o la gratificazione personale.
Molto spesso oltre che essere trascurato dalle politiche sociali, l’impegno educativo è visto dagli educatori primari stessi, dai genitori, come una gravosa e tediosa necessità da far disimpegnare, se possibile, agli altri. Quando si è costretti ad affrontarlo personalmente non è avvertito come un impegno gratificante, piacevole, gioioso, ma come un lavoro faticoso, da liquidare il più presto possibile, mediante risposte smozzicate, incomplete, frettolose e spesso purtroppo anche irritate, mentre si corre per assolvere i numerosissimi impegni, tra una scena del film e l’altra o durante la pubblicità televisiva.
GRADUALE
La gradualità è elemento indispensabile per ogni apprendimento teso ad una crescita armonica della personalità.
E’ fondamentale che gli apprendimenti seguano il principio di gradualità: per cui a qualcosa di più semplice, facile, immediato, segua qualcosa di più complesso, difficile, arduo. Solo se gli apprendimenti vengono effettuati in maniera graduale il bambino ed il giovane avranno la possibilità di crescere in maniera rapida ed armonica; se questo non avviene vi saranno difficoltà nell’acquisire nuovi concetti e nuovi comportamenti.
Anche questo principio è disatteso in maniera grossolana dalla nostra società. Molto spesso si mette il bambino di fronte ad immagini, pensieri, idee, realtà, molto lontane dal suo sviluppo e dalla capacità di capire, elaborare, utilizzare al meglio quelle informazioni. Pertanto il risultato non sarà per nulla un bambino maturo e consapevole della realtà esterna, ma un essere spaventato, triste, confuso, scandalizzato.
Ciò avviene quando il bambino viene messo precocemente o in modo sconsiderato in contatto con problematiche politiche, sociali, comportamentali e sessuali non adatte alla fase del suo sviluppo. Immagini, parole, scene ed atteggiamenti pregni di aggressività, violenza, tradimento e sessualità esplicita, non solo non l’aiutano nella sua crescita, spirituale ed umana, ma lo sconvolgono e lo turbano profondamente. Proporre queste realtà a piene mani in ogni film, in ogni cartone animato, nei giornali, alla radio, non serve, come spesso si dice, a far aprire gli occhi dei minori nei confronti della realtà della vita, ma contribuisce piuttosto a spaventarlo, sconvolgerlo, inaridirlo.
L’ambiente malsano che è costretto a respirare gli renderà difficile aprire il proprio cuore agli altri, al mondo, alla società, in maniera serena, fiduciosa, attiva, impegnata.
ARMONICA
L’educazione armonica rifugge dagli eccessi ed evita ogni estremismo. Ad esempio tra un’educazione permissiva ed una autoritaria, vi è una via di mezzo, sicuramente più consona e corretta ad un buon stile educativo.
Eppure non riusciamo spesso a seguire questa via intermedia. Nel volgere di poche decine d'anni, siamo passati da atteggiamenti educativi improntati a durezza, rigidità, formalismo, scarsa attenzione ai bisogni di tenerezza dell’animo umano, ad altri di gran permissivismo, e d’accettazione di comportamenti sempre più deviati e devianti, poco consoni ad un corretto vivere civile. Comportamenti che portano ad atteggiamenti sempre più a rischio personale e sociale.
In pochi anni siamo passati da uno stile educativo in cui i bambini e i giovani non avevano diritti ma solo doveri, ad altri in cui tutto possono chiedere, tutto si può e si deve concedere, “ vietato vietare”, senza chiedere nulla in cambio. Senza che i genitori e gli educatori possano pretendere ciò di cui hanno sacrosanto diritto: l’ubbidienza, il rispetto, un piccolo ma costante aiuto ed una precoce partecipazione agli impegni e alle attività familiari.
Lo stesso è avvenuto nella quantità e nell’uso del tempo libero. Nel secolo appena trascorso siamo passati da un uso limitatissimo, anche per ragioni economiche, di attività ludiche e goderecce, per cui i bambini e i giovani erano spesso costretti ad un impegno costante sia di tipo lavorativo che scolastico, ad un periodo, come il nostro, in cui il tempo libero si è allargato a dismisura, sia durante il giorno, che, soprattutto, durante la notte, mentre i doveri richiesti sono diminuiti progressivamente.
Accettiamo situazioni assurde come quella di studenti, specie universitari, che vivono da fuori- corso gli anni più produttivi della loro vita umana, bighellonando da una festa all’altra, da un “divertimento” all’altro, da un piacere all’altro, senza che i genitori riescano a pretendere da loro un impegno costante, un sacrificio necessario.
Come dice la Harding: “Vivere secondo l’unico principio del piacere porta inevitabilmente alla sazietà e alla noia. L’uomo non è solo animalità in cerca di appagamento; egli è anche spirito vivente che può trovare soddisfazione soltanto nella dedizione di tutte le sue energie ad un fine che sia al di là del piacere personale.” [1]
Si è rapidamente diffusa un'educazione che gli specialisti definiscono con netta prevalenza dei “codici materni.”
Nei cosiddetti “codici paterni” prevalgono la linearità e le norme morali: "Questo è giusto, questo non è giusto." "Questo si può fare, questo non si può fare." "Questo è bene questo è male.” E’ evidenziata anche la responsabilità di ognuno nei confronti degli altri e del vivere sociale; è valorizzato l’impeto, la forza ed il coraggio nell’affrontare le diverse situazioni della vita.
Nei codici cosiddetti materni, in quanto prevalenti nelle donne e nelle figure più materne, prevale il dialogo, l’accoglienza, la comprensione, il perdono, la giustificazione.
I primi spingono soprattutto verso l’indipendenza: “Cerca d’essere maturo e responsabile.” "Sei grande, fatti la tua strada, trovati un lavoro, una casa.” I secondi hanno un effetto dolcemente consolatorio e protettivo.
Entrambi questi codici dovrebbero, in ogni educatore e in ogni atteggiamento educativo, essere fusi insieme e armoniosamente integrati in un equilibrio dinamico.
Spesso però nelle varie epoche, l’equilibrio si rompe, per cui prevale, a volte l’elemento maschile, altre volte quello femminile. In questo periodo storico, nella nostra opulenta società occidentale, vi è la netta prevalenza dei codici materni: che tutto giustificano, perdonano, accolgono, accettano. E’ il prevalere del “Tira a campa’ ” e del “Vogliamoci bene, non ti preoccupare, a tutto pensa la tua mammina o il tuo potente papà.”
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Tratto dal libro "L'educazione negata" di Emidio Tribulato. Per richiedere questo libro clicca qui.