L’educazione attuata direttamente o indirettamente dai fratelli è fondamentale, ma è stata molto trascurata dalla psicologia in quanto questa, influenzata dalla psicoanalisi freudiana, ha soprattutto sottolineato la rivalità e gelosia esistente tra questi, trascurando gli elementi dinamici positivi.
Essere fratelli significa rapportarsi con nostri pari con cui si condivide anche una stessa realtà biologica, un medesimo ambiente fisico ed educativo, fatto da adulti (genitori, nonni, zii), con cui vi sono dei legami di parentela molto stretti. Essere fratelli significa quindi vivere, partecipare ed affrontare insieme, ogni giorno e per molti anni, molteplici realtà: liete e felici, oppure tristi e drammatiche.
Sicuramente questi vissuti non possono essere indifferenti sul piano educativo.
Condividere una stessa realtà biologica, essere, come volgarmente viene detto, dello “stesso sangue”, significa avvertire attorno ed accanto a sé una presenza similare e rassicurante, di notevole impatto emotivo. Rapportarsi giorno dopo giorno ed in uno stesso ambiente, con altri minori con cui si stabilisce una grande valenza affettiva, fa sicuramente sorgere contrasti, conflitti, rivalità. E’ bene, però, ricordarsi che nell’infanzia sono fondamentali le esperienze ed il tirocinio effettuati in un contesto protetto, solido, affettivamente positivo.
Questo tirocinio farà sì che i sentimenti, le emozioni, e i momenti di conflittualità che si incontreranno poi al di fuori della famiglia e quindi in una situazione molto più difficile da affrontare, risultino facilmente superabili.
Per tale motivo anche i conflitti, se ben gestiti dalla presenza serena, rassicurante e dialogante dei genitori sono occasione e momento di crescita. L’esistenza di fratelli obbliga inoltre il bambino a confrontarsi con la realtà esterna, lo incentiva a liberarsi dagli atteggiamenti egocentrici per assumere comportamenti più elaborati e aperti. Mediante il tirocinio di semplici pratiche sociali, in virtù delle quali si abitua a stabilire un giusto equilibrio tra se stesso ed il mondo circostante, egli apprende ad equilibrare le sue richieste con quelle degli altri ed ad assumere atteggiamenti di indipendenza ed autonomia.
Tra l’altro, se è vero che esiste il conflitto tra fratelli, sono presenti sicuramente tra loro altri sentimenti più caldi e rassicuranti come il dialogo, il piacere della comunanza, il senso di protezione e di sicurezza.
Avere dei fratelli dà, inoltre, la possibilità di frequenti e basilari momenti di confronto, di gioco e d’emulazione.
Il gioco è uno dei mezzi usati spontaneamente dai bambini per effettuare un’azione autoeducatrice ed autoterapeutica. I minori se ne servono per creare, per crescere e sviluppare tutte le potenzialità umane, ma anche per compensare le sconfitte, le sofferenze, per liberarsi dalle frustrazioni e dai traumi subìti. Nel gioco vengono liberate tendenze represse come l’aggressività, la distruttività, la gelosia, ma anche i bisogni: d’amore, di tenerezza, d’ascolto che i bambini provano difficoltà a manifestare o che si vergognano di esprimere.
Tra fratelli, quando la differenza di età non è notevole, il gioco non è un fatto episodico od occasionale ma diventa parte integrante di molti momenti della giornata. Sicuramente, insieme al gioco, c’è il confronto, la rivalità, lo scontro, ma questi, se a volte fanno parte del gioco stesso, quando hanno caratteristiche di veri scontri e di vere rivalità permettono di rafforzare il carattere dei minori per meglio affrontare le difficoltà della vita.
Avere dei fratelli di sesso diverso significa inoltre poter vivere, conoscere, sperimentare e confrontarsi, giorno dopo giorno, con una realtà sessuale diversa dalla propria. Per un fratello vivere con una sorella significa scoprire e capire la femminilità, abituarsi a relazionare con lei. Al contrario per le femminucce.
Per quanto riguarda il confronto, un fratello maggiore è qualcuno da imitare perché più grande, più forte, ed è portatore di un’esperienza che, a differenza di quella dei genitori e degli adulti, è molto vicina ed è legata all’attualità. Quest’esperienza però, a differenza di quella dei compagni è più protettiva e si pone in modo più responsabile e attento.
Un fratello maggiore tende a difendere, ad essere solidale, a proteggere dai pericoli. D’altra parte per un fratello maggiore un fratellino o una sorellina da accudire e seguire, permette esperienza di cure, tirocinio educativo e relazionale, indispensabili per la sua maturazione. C’è un cucciolo d'uomo nella casa, e partecipare, insieme ai genitori, alla sua crescita in modo attivo è fondamentale nell’acquisizione delle metodiche e delle tecniche educative e di cura. L’occuparsi dei fratelli insegna un elemento fondamentale dell’esistenza umana e cioè che le nostre azioni individuali non si esauriscono in noi stessi, ma devono essere proiettate sugli altri sotto forma di aiuto e di sostegno.
Molte ragazze e molti ragazzi oggi diventano padri e madri senza avere vissuto questo tirocinio ed i risultati sono disastrosi sia sul piano della cura materiale, sia sul piano relazionale e educativo. E’ come se un giovane si mettesse alla guida senza aver fatto prima un buon tirocinio sulla strada con la macchina di papà o con la scuola guida.
Tratto dal libro "L'educazione negata" di Emidio Tribulato. Per richiedere questo libro clicca qui.