I cambiamenti di abitazione sono vissuti in maniera diversa in base a molti fattori: le paure del bambino nei cambiamenti; i suoi vissuti nell’abitazione precedente; le speranze in qualcosa di più e di meglio presente nei cambiamenti. Per tali motivi alcuni bambini temono di allontanarsi da un’abitazione conosciuta e amata, per andare a vivere in un’altra casa, forse più bella e grande, ma sconosciuta e lontana dalle persone e dagli ambienti fisici con i quali avevano stabilito un forte legame affettivo.
Altri bambini, invece, vedono il cambiamento di abitazione come speranza di poter vivere in un ambiente a loro più favorevole e congeniale.
Un esempio di difficoltà ad affrontare i cambiamenti ci è offerto da questo racconto di Damiano
Timore del trasferimento
C’era una volta una famiglia composta da una mamma un papà e un bimbo di nome Marco, che trascorreva molto tempo nella sua cameretta. I genitori gli dissero che dovevano cambiare casa e questo bambino era molto triste, perché voleva rimanere là. I suoi genitori gli dissero che avrebbe continuato a vedere i suoi amici. Arrivò il giorno in cui dovevano andare e, arrivati nella casa nuova, c’erano tanti giocattoli. (la casa) Era grande. Marco dopo un po’ di tempo si abituò, e quando era grande si comprò la vecchia casa.
Da notare in questo racconto le ultime frasi. Damiano riconosce che nella casa nuova vi sono delle realtà positive (Arrivò il giorno in cui dovevano andare e arrivati nella casa nuova, c’erano tanti giocattoli. (la casa) era grande), tuttavia il forte legame esistente con la vecchia abitazione che avevano lasciato, gli fa dire: “Marco dopo un po’ di tempo si abituò, e quando era grande si comprò la vecchia casa”.
Nel disegno (figura 105), è presente un garage, un luogo della casa amato dai maschietti, poiché in questo locale è possibile inventare, costruire o aggiustare degli oggetti o degli strumenti. Nella casa disegnata vi è pure una mansarda, un luogo caldo e protetto nel quale rifugiarsi nei momenti di tensione e tristezza. ^
Una casa in campagna
C’era una volta un bambino il quale un giorno ebbe un’idea: “Andiamo ad abitare in campagna.” Nella città la casa era brutta, non dormiva la notte. I genitori dissero: “Aspettiamo fino a domani.” La ditta dei traslochi mise tutto negli scatoloni e si trasferirono. Il bambino poteva scorrazzare come voleva e riposarsi nel fresco degli alberi.
Era contento. Anche i suoi erano contenti. “Hai avuto un’idea geniale” gli dissero. Comprarono lampade e vestiti nuovi, adatti alla campagna. Il bambino cambiò scuola e visse felice in questa nuova casa. Il bambino non aveva fratelli ma aveva degli amici. I suoi genitori erano felici del trasloco e fecero delle nuove amicizie. Anche loro erano più rilassati.
Ivan, come tanti bambini che per vari motivi hanno sofferto, ricerca attorno a sé le cause della propria sofferenza e le trova nella vita frenetica, e, a volte, disumana delle città (Nella città la casa era brutta, non dormiva la notte). Al contrario, la casa in campagna, nella quale egli immagina di vivere, possiede tutti i requisiti per stare bene (Il bambino poteva scorrazzare come voleva e riposarsi nel fresco degli alberi). Questo immaginato cambiamento risulta felice sia per lui che per i suoi genitori, i quali hanno la possibilità di acquistare una buona serenità (Era contento. Anche i suoi erano contenti. ‹‹Hai avuto un’idea geniale›› gli dissero. Anche loro erano più rilassati).
Antonio - Primo racconto
I difficili cambiamenti di abitazione
C’era una volta uno che si voleva vendere la casa con tutto il giardino. Ha messo l’annuncio sul giornale, poi l’ha venduta a una famiglia, perché lui abitava distante e non poteva venire. E se n’è andato in una casa migliore, che ha la piscina, gli alberi. In questa casa c’erano mamma, papà e figlio e andavano d’accordo. Un giorno hanno ammazzato uno vicino alla casa, e quelli sono scappati, e sono andati in un’altra casa, dove c’era il caminetto e la casa era più bella di quella precedente e andavano tutti d’accordo.
In questo racconto di Antonio c’è certamente la speranza che il cambiamento di abitazione possa apportare un miglioramento, rispetto alla situazione precedente (E se n’è andato in una casa migliore, che ha la piscina, gli alberi. In questa casa c’erano mamma, papà e figlio e andavano d’accordo), tuttavia, è evidente anche il timore presente nell’animo del bambino che il cambiamento possa apportare anche delle situazioni negative (Un giorno hanno ammazzato uno vicino alla casa).
Antonio tuttavia, alla fine del racconto, apre il suo animo alla speranza, immaginando che queste situazioni negative potranno essere affrontate attuando ulteriori cambiamenti, fino a trovare la serenità e la pace tanto desiderata (e sono andati in un’altra casa, dove c’era il caminetto e la casa era più bella di quella precedente e andavano tutti d’accordo).
Antonio – Secondo racconto.
Un figlio monello
C’era una volta una famiglia composta da papà, mamma e figlio. Papà e mamma erano buoni, il figlio era monello, perché gli piaceva e perché era nervoso. Vivevano in una casa in una bella campagna, però era affittata e c’erano alberi, montagne. Un giorno la persona che gli aveva affittato la casa è morto, e allora hanno cambiato casa, ma non si trovavano bene perché sporca e brutta e allora chiedevano ai loro parenti se avevano qualche casa da affittare. Poi gli hanno affittato la casa. Loro stavano bene, l’hanno comprata.
Antonio riconosce di essere monello e in questo si dà una parte di responsabilità (perché gli piaceva), comprende molto bene che come causa dei suoi comportamenti disturbanti vi siano anche le sue problematiche psicologiche (perché era nervoso). Come si può ben vedere, se a volte i bambini introiettano i giudizi negativi dei genitori e degli adulti, dall’altra capiscono che i loro comportamenti problematici dipendono anche dalla loro condizione psicologica. Purtroppo, non tutti i genitori accettano questa realtà, tanto che molti preferiscono negare le cause psicologiche dei disturbi comportamentali dei loro figli, al fine di evitare ogni loro responsabilità e sottrarsi alla necessità di mettersi in gioco, accettando di modificare il loro stile educativo o l’ambiente di vita del bambino, quando esso non è idoneo alla normale crescita affettiva ed emotiva di quest’ultimo.
Anche in questo racconto per questa famiglia non è facile trovare un luogo in cui stare tutti bene se non dopo varie peripezie (Un giorno la persona che gli aveva affittato la casa è morto, e allora hanno cambiato casa, ma non si trovavano bene perché sporca e brutta).
Tratto dal libro di Emidio Tribulato: "I bambini raccontano - Interpretazione