Questa tematica è frequente nei racconti dei bambini e, soprattutto, degli adolescenti.
Amore per un albero morente
C’era una volta un albero bello, che stava per morire, perché non aveva acqua. Un giorno un contadino lo vide un po’ appassito e gli mise dell’acqua. E così rivisse e fece tanti frutti: le mele.
Il bambino identifica sé stesso, e tutti quelli che come lui soffrono per la mancanza di qualcosa di essenziale, in un albero che sta per morire per mancanza d’acqua (C’era una volta un albero bello, che stava per morire, perché non aveva acqua). Anche gli esseri umani possono morire in senso psicologico, quando soffrono per carenze affettive e sono privati di relazioni e cure essenziali per il loro sano sviluppo emotivo: come la dolcezza e la tenerezza; le dimostrazioni d’affetto e di amore; il dialogo e l’accoglienza.
Quando il contadino dà all’albero morente ciò di cui ha bisogno: l’acqua, la pianta ritorna a vivere, tanto da produrre frutti (E così rivisse e fece tanti frutti: le mele). Allo stesso modo quando a un bambino che soffre di carenze affettive sono di nuovo rivolte le attenzioni, le cure e l’amore delle quali ha bisogno, egli riacquista gradualmente la serenità perduta e può svilupparsi normalmente, tanto da poter offrire ai suoi familiari e alla società i frutti della sua umanità (E così rivisse e fece tanti frutti: le mele).
Nel disegno dell’albero effettuato prima del racconto, le problematiche psicologiche del bambino sono evidenti dalla mancanza di radici, dalla chioma molto schiacciata e dalla presenza di alterazioni nel tronco.
Lorenzo, un bambino di otto anni, che lamentava disturbi psicologici che si manifestavano con paure, irrequietezza, chiusura, inibizione, irritabilità e atteggiamenti aggressivi verso la sorella, riconosce, com’è giusto che sia, l’amore dei genitori più dai loro comportamenti che dalle parole.
Amore dai genitori
Un giorno eravamo a mare ed io stavo facendo vedere un tuffo alla mamma e ancora eravamo con i braccioli; quando ho fatto il tuffo si è rotto un bracciolo e dopo un po’ se ne sono accorti. E papà si è buttato con tutti i vestiti e con gli occhiali a salvarmi e nelle tasche aveva tutto, anche il telecomando del cancello.
Nell’episodio che racconta, egli riconosce l’attaccamento paterno nei suoi confronti nel momento in cui l’uomo, pur di salvare il figlio che temeva potesse annegare, si lancia in mare con tutti i vestiti, con gli occhiali e anche con l’importante telecomando del cancello di casa (e papà si è buttato con tutti i vestiti e con gli occhiali a salvarmi e nelle tasche aveva tutto, anche il telecomando del cancello).
Cettina - Primo racconto
Un abbraccio mancato
Si chiama Ines, ha cinque anni. Voleva abbracciare la sua mamma e la mamma gli dice: “Ma non mi abbracciare, perché mi sto facendo la doccia!”. La mamma non l’ha voluta abbracciare.
Cettina, come tutti i bambini, dà molto valore ai gesti, più che alle parole. La bambina manifesta chiaramente il suo cruccio verso la madre, quando questa le fa mancare quel gesto d’amore che lei si aspetta. In questi casi per i bambini non è molto importante che ci sia una valida motivazione: “Devo andare, al lavoro”. “Devo telefonare”. “Faccio tardi in ufficio”. “Ho fretta. Non posso trattenermi con te”. “Devo sbrigarmi”. Oppure come in questo caso: “Ma non mi abbracciare, perché mi sto facendo la doccia!” .
Cettina - Secondo racconto
Mamma, ti amo
C’era una volta una bambina che si chiamava Lorena, aveva sei anni, giocava con i suoi amici ed era tanto grande. Prendeva i colori e disegnava. Dopo aver finito di disegnare prendeva un giochino e ha scritto: “Ti amo” a sua mamma e la mamma ha detto: “grazie”.
L’amore per i genitori si può esprimere in maniera molto semplice, scrivendo semplicemente “Ti amo”. Ma ciò è possibile e avviene se vi sono dei presupposti relazionali e di comprensione dei bisogni dei figli. In questo caso Cettina ne descrive alcuni: lei aveva la possibilità di giocare con i suoi amici; poteva disegnare e colorare; le era stata data la possibilità di sviluppare normalmente la sua personalità e sentirsi grande. Da notare nel disegno, la notevole sproporzione tra gli arti e il tronco dell’omino, forse per il suo desiderio di sentirsi grande, mentre in realtà aveva soltanto cinque anni.
Cettina - Terzo racconto
I fiori nei capelli
È un albero. Sta fuori. L’ha messo un signore. L’albero parla con un suo amico Peppe e gli dice: “Dove stai andando? E Peppe risponde: “Sto andando a mangiare fuori”. E l’albero: “Ma non si può andare perché piove! Non si può andare perché è freddo”. E l’albero è andato a dormire. Ha fatto bei sogni. Ha pensato di sposarsi con la sua fidanzata. La fidanzata aveva i fiori nei capelli.
Molto tenero e poetico quest’altro racconto di Cettina. Lei immagina due alberi che parlano, come potrebbero fare due amici. Sono discorsi da persone grandi e non certo da bambini (“Dove stai andando? E Peppe risponde: “Sto andando a mangiare fuori”) e l’altro ribatte (“Ma non si può andare perché piove! Non si può andare perché è freddo”). Così come da persone grandi sono i sogni che fa l’albero (Ha pensato di sposarsi con la sua fidanzata. La fidanzata aveva i fiori nei capelli).
È evidente come questa bambina di appena cinque anni proietti i suoi pensieri ad un’età molto superiore alla sua. Altrettanto palese è la sua maturità intellettiva e affettiva che le permette di costruire dei racconti brevi, ma emotivamente molto ricchi e stilisticamente maturi. Non così le sue capacità nel disegno, le quali manifestano chiaramente la sua età cronologica.
Amore per i nonni
Un ragazzo di nome Giuseppe, che viveva lontano dai tre quarti della famiglia. Lui viveva solo con papà e mamma. Per Natale tutti facevano dei regali. Scrisse una lettera ai nonni, facendo gli auguri di Natale con il proposito che si sarebbero visti presto. Con i nonni c’era un legame forte. Ricevette molti regali di Natale, ma lui voleva solo quello dei nonni. Aldo, il postino, gli portò un regalo con il motorino. Un giorno lo vide spuntare con un camion per una consegna speciale: era un immenso regalo dei nonni: una bicicletta. Nonostante i suoi genitori non volessero mandarlo a Miami, dove vivevano i nonni, lui scrisse un biglietto ai suoi genitori, dicendo che sarebbe andato dai nonni. Questi l’accolsero e poi tornò nella sua città, felice di avere rivisto i suoi nonni.
L’amore verso i nonni, se questi sanno ben relazionarsi con i nipoti, è molto importante per i bambini i quali li sentono come una componente essenziale della famiglia, dalla quale non possono fare a meno (Un ragazzo di nome Giuseppe che viveva lontano dai tre quarti della famiglia. Lui viveva solo con papà e mamma).
In questo, come in tanti altri casi, quando il rapporto con i genitori non è dei migliori, il legame che si stabilisce è notevolmente forte, tanto da far dire a questo bambino che “Ricevette molti regali di Natale ma lui voleva solo quello dei nonni”. L’amore per questi nonni era talmente grande da spingerlo a fuggire di casa per andare a trovarli a Miami, in America.
Un girasole d’amare
C’era una volta un girasole, che era il più bello del mondo e lo volevano tutti; si trovava in un castello, perché una volta questo girasole era una persona. Poi una strega lo trasformò in girasole. Si diceva che chi riusciva a staccare questo girasole dall’erba, il quale non si staccava facilmente, era il suo vero amore. Un giorno un ragazzo, ricercato dalla polizia, voleva provarci. Riuscì a staccarlo e rimase stupito perché, dal centro di questo girasole, uscì una bellissima ragazza, che era una principessa. Il ragazzo rimase ancora più stupito e la ragazza gli disse: “Grazie, mi hai fatto uscire, allora sei tu il mio vero amore”. Lui non sapeva che cosa risponderle e scappò.
Poi, la bella principessa diventò di nuovo un girasole, perché ci voleva il bacio del suo vero amore. Poi questo ragazzo si pentì, pensando che sarebbe diventato un principe e ricco, ma quando tornò dal girasole non riuscì più a staccarlo. Poi, un giorno, passò di lì un altro ragazzo e quando dal girasole uscì la bella principessa, anche se rimase stupito, la baciò. Era il suo vero amore e si sposarono.
Pina dimostra di avere delle idee chiare nel campo amoroso. Non basta incontrare un ragazzo qualunque, specialmente se non ha una buona reputazione, per lasciarsi andare a una storia d’amore. Ci vuole qualcosa di più e di meglio: ci vuole un vero amore.
Un amore in riva al mare
C’era una volta un uomo e una donna, entrambi giovani; erano innamorati. Sono andati al mare e guardavano il tramonto. Lui aveva venti anni, di nome Gigi. Aveva un gatto e viveva da solo. Lei si chiamava Sara, aveva 19 anni, viveva con i suoi genitori che erano buoni, ma non la capivano tanto. Lei era un po’ infelice.
In questo racconto Fabrizio, di undici anni, mette in evidenza la possibilità che hanno due giovani di volersi bene e stare insieme per sostenersi e aiutarsi a vicenda, dandosi reciproca comprensione e amore, anche se entrambi lamentano dei problemi: il ragazzo ha soltanto la compagnia di un gatto e la ragazza vive con dei genitori buoni, dai quali, però, non viene capita.
La solitudine e la tristezza del ragazzo si evidenzia anche dal suo disegno, nel quale il colore è assente e il sole è come nascosto dalle montagne molto appuntite, che fanno pensare all’aggressività. Inoltre, in alcune di esse, si scaricano fulmini e temporali, come se la natura non solo non lo volesse accogliere ma dimostrasse nei suoi confronti sentimenti di aggressività e violenza.
Pina era una bambina di nove anni che presentava disturbi psicoaffettivi, che si manifestano con somatizzazioni ansiose, paure, comportamenti invadenti nel gioco e nei rapporti con i coetanei, ridotta autostima, eccessiva selettività alimentare, notevoli difficoltà nella scrittura e nella lettura.
Pina - Primo racconto.
Lupi mannari e vampiri
C’era una volta una ragazza di nome Bella, e la madre la manda a vivere dal padre. A scuola incontra Edward, bellissimo, che è dietro il suo banco. Lei si gira, lui la guarda. Le amiche di lei le dicono che non si potrà mai fidanzare con Cullen, perché è un vampiro. Bella si siede con Edward e lui le dice di allontanarsi. Poi si fidanzano e lui le dice che è un vampiro. L’amico di Bella, Jacob, è un lupo mannaro, e i lupi mannari e i vampiri non vanno d’accordo e lottano. Poi c’è un vampiro di nome Vittoria, cattiva, che vuole uccidere Bella per farla diventare un vampiro. Edward deve partire e Bella rimane con Jacob e vuole andare con lui sul motorino e si fa male alla testa. Lui, come sempre, si toglie la maglietta, perché è un lupo mannaro, e gliela mette sulla fronte. Lei si butta da uno scoglio alto. Poi incontra Vittoria: la cattiva. E poi Jacob salva Bella. La sorella di Edward prevede il futuro e dice che Bella sarebbe morta. Poi Alice incontra Bella e le dice che Edward vuole uccidersi per amore.
Il racconto che effettua la bambina, molto spezzato e in alcuni tratti poco chiaro, riporta probabilmente una storia vista in qualche film o cartone animato. Com’è evidente, gli elementi che predominano nel racconto sono la violenza, la morte e la cattiveria. È come se la bambina avesse introiettato e poi espresso, o meglio vomitato nel suo racconto, una serie di elementi tratti dai film dell’orrore ai quali, durante la notte, sistematicamente assisteva insieme alla sorella.
Secondo racconto
Lagrime d’amore
C’è una donna che piange lacrime d’amore, perché amava una persona che per lei era fantastica. Non aveva mai incontrato una persona così. Un giorno, quando è uscita, ha visto questa persona, è ritornata a casa e si è messa a piangere. La madre la guardava in modo strano, perché non capiva perché piangeva. E la figlia le disse che amava questa persona, ma non un amore come tutti gli altri. La madre la prese per pazza, perché non capiva cosa aveva veramente. Un giorno uscì e rivide questa persona, poi le disse: “ciao” e lui gli domandò dov’era una certa via. Lei, come scusa, gli disse che anche lei doveva andare in una certa via. Così si sono messi a parlare e hanno raccontato di loro. Poi lei era arrivata a casa e si è chiusa dentro una stanza, ha preso un pupazzo e ballava per tutta la casa con questo pupazzo. La madre la guardava strana e le disse se aveva fame e la figlia le disse: “Mamma, mi sono completamente innamorata”.
Il giorno dopo è andata a scuola e vide che il nuovo ragazzo, che c’era in classe, era quello che lei amava. Quando tornò a casa vide che lui abitava vicino a lei e poi fecero sempre più conoscenza e un giorno lui le chiese se voleva diventare la sua ragazza. Poi lei è scappata. È andata a casa e si è messa a urlare di gioia. Poi è ridiscesa da lui e gli ha detto un gran “sì”.
Questo racconto e il disegno che lo accompagna, sul tema dell’amore, è di Pina, la stessa ragazzina che aveva fatto il precedente racconto carico di aggressività e violenza. La terapia rivolta nei confronti dell’ambiente familiare aveva modificato in meglio la psiche della ragazza, dandole maggiore serenità. In particolare, i genitori di Pina erano riusciti a modificare i loro comportamenti, così da offrire alla figlia un ambiente più sereno e fisiologico, nel quale la figlia poteva meglio sviluppare la propria personalità.
Com’è facile notare, questo racconto, oltre ad avere contenuti diversi, molto più sereni e adeguati, è nettamente più organizzato nella sua struttura linguistica.
Amore per la pace
C’era una volta un missile che partiva per la guerra ed è tornato colorato con tanti colori diversi. Allora il suo amico Ciops gli ha detto: “Sei bellissimo!”. E lui gli ha detto: “Quando sono andato a fare la guerra sono passato da un arcobaleno e siccome stavo perdendo i colori, a causa della guerra, mi ha donato tutti i suoi colori”.
Roberto vuole esprimere in questo racconto, e nel disegno che lo accompagna, l’amore per la pace, che è insito in quasi tutti i bambini che rientrano nell’ambito della normalità. Questi vorrebbero che attorno a loro, nelle loro famiglie, la serenità e la pace fossero sistematicamente e frequentemente presenti.
Amore, abbandono, tradimento e riconciliazione
C’era una bambina che andava in cerca del suo cagnolino sperduto. La bambina, di nome Melissa, voleva trovare il suo cagnolino Buy. Quando trovò il suo cagnolino, la mamma chiamò Melissa per cenare. Era notte, Melissa lasciò là il cagnolino e lui (il cagnolino), pensando che non lo voleva più, se ne andò lontano, in America, dove trovò un’altra bambina che disse: “Che bel cagnolino”! (La bambina) lo voleva portare a casa. Melissa andò di nuovo a cercarlo ma, non avendolo trovato, chiese alla madre di comprarne un altro. Il cagnolino, in America, pensò a lei, ma la bambina con il nuovo cagnolino si divertì, ma poi lo lasciò nel bosco, dove un lupo lo mangiò. Ma poi tornò a riprenderlo ma la madre la chiamò: “Lo cercherai domani il cagnolino”. L’indomani la bimba andò a scuola. Al suono della campanella tornò a casa con la mamma, e cercò di nuovo. Melissa, sentì un suono pensando che fosse il lupo, ma sapeva che fosse solo una storia. Il cane in America tornò e chiese di essere ripreso e lei accettò vivendo felici e contenti, senza comprare mai più cani.
In questo racconto Martina, una bambina di sei anni, traccia molto bene, utilizzando la sua sensibilità squisitamente femminile, la grande tematica della complessità e instabilità delle relazioni affettive e amorose. In queste relazioni, come ben sappiamo, sono presenti a volte sentimenti poco coerenti e, a volte, contrastanti: un grande amore spesso viene sostituito da un altro; un legame iniziato rischia di essere sciolto e abbandonato; la fedeltà promessa può essere violata dai tradimenti; un amore che sembra finito può ritornare a farsi vivo nel cuore dell’innamorato, per cui dalla rottura di una relazione e dall’abbandono si può ritornare a una riconciliazione.
Una bambina va in cerca del suo cane Buy, che si era perduto. Lo trova ma poi, appena la madre la chiama, lo lascia, anche se è notte, e quindi in qualche modo lo abbandona (C’era una bambina che andava in cerca del suo cagnolino sperduto. La bambina, di nome Melissa, voleva trovare il suo cagnolino Buy. Quando trovò il suo cagnolino, la mamma chiamò Melissa per cenare. Era notte, Melissa lasciò là il cagnolino).
Le conseguenze di questo suo atto sono prevedibili in quanto, se qualcuno viene lasciato dalla persona che dovrebbe averne cura, può giustamente presumere di essere stato abbandonato e rifiutato, pertanto è indotto ad andare via, il più lontano possibile. Non solo. Chi è abbandonato facilmente potrà accettare, anche se a malincuore, le attenzioni e le cure che un’altra persona è disposta a dargli (pensando che non lo voleva più, se ne andò lontano, in America dove trovò un’altra bambina che disse: “Che bel cagnolino”! (La bambina) lo voleva portare a casa).
Anche la persona che ha interrotto le cure, inizialmente cerca di consolarsi, cercando di legarsi e provare piacere e gioia instaurando un altro rapporto affettivo (Melissa andò di nuovo a cercarlo ma, non avendolo trovato, chiese alla madre di comprarne un altro). E così, nonostante il cagnolino in America pensasse alla bambina, lei si divertiva con il nuovo cagnolino (Il cagnolino, in America, pensò a lei, ma la bambina con il nuovo cagnolino si divertì).
Tuttavia, anche se tardivamente, affiora nella bambina il pentimento per le omissioni compiute (non essersi occupata del cagnolino e successivamente non averlo cercato). Pertanto, abbandona il nuovo cucciolo il quale fa una tragica fine, poiché viene mangiato da un lupo (ma poi lo lasciò nel bosco, dove un lupo lo mangiò).
Dopo gli abbandoni e i tradimenti la bambina inserisce un lieto fine tra lei e il suo primo amore: il cane ritorna dall’America e chiede di essere ripreso e la bambina lo accetta (Il cane in America tornò e chiese di essere ripreso e lei accettò vivendo felici e contenti senza comprare mai più cani). Tuttavia, come abbiamo visto, non vi è un lieto fine per il cagnolino che avrebbe dovuto consolare le sue esigenze amorose, perché viene mangiato da un lupo.
Le ultime parole sono come un monito che la bambina rivolge a sé stessa (e lei accettò vivendo felici e contenti senza comprare mai più cani): cioè non lasciarsi trascinare dal piacere della novità di un nuovo amore e non tradire mai più.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato: "I bambini raccontano - Interpretazione