Un bambino buono
C’era una volta un bambino che aveva dieci anni e si chiamava Pasquale. Camminando per la strada ha incontrato un vecchietto che era un povero che cercava l’elemosina. “Salve! Le do un po’ di elemosina”. Ha dato l’elemosina. Il vecchietto ha detto: “Grazie per questa tua gentilezza”. Poi il bambino se ne andò a casa e incominciò a dire ai suoi genitori che lui era stato gentile con il poveretto e gli aveva dato l’elemosina. I genitori hanno detto: “Bravo nostro figlio, che è stato così bravo. Poi ha incontrato un altro vecchietto e poi gli ha detto di andarsene a casa. E poi il bambino ha detto: “Andate a casa e riposatevi”. È venuta una ragazza che ha detto al bambino: “Giochiamo un poco con il pallone?”. E poi il vecchietto ha visto una ragazza e un bambino giocare a calcio e ha detto. “È vero che è molto gentile questo bambino!”. Fine.
Peter, un bambino adottato, ha bisogno di dimostrare, prima che agli altri, a sé stesso, di essere un bambino bravo e gentile. Essendo in un’età preadolescenziale, spera anche che le sue buone azioni servano a fargli incontrare una ragazza che gli voglia bene e alla quale voler bene. Il malessere psicologico del bambino si intravede dalla struttura del racconto: poco lineare e con molte ripetizioni.
Filippa, una bambina di sette anni, dopo la separazione dei genitori, che era stata aggravata da accuse infamanti verso il padre, si era chiusa nel suo dolore, manifestando paure e comportamenti strani e inusuali per una bambina della sua età.
Un albero grande ha bisogno di cure e di compagnia
C’era una volta un albero grande, che si trovava in un giardino da solo. L’albero pensava che non aveva amici, perché non c’era nessuno. Allora noi andavamo a fare il picnic e abbiamo trovato l’albero, gli abbiamo dato l’acqua e mangiato con lui. Poi abbiamo fatto crescere un’altra pianta vicino; era piccola e poi cresceva. Quando siamo tornati era cresciuta ed abbiamo visto un fiore in ogni albero. Un giorno un cacciatore ha pestato il fiore, ha raccolto entrambi i fiori e li ha venduti. I fiori li ha comprati un poliziotto per darli alla moglie, che era contenta.
Proviamo a dare un’interpretazione a questo suo racconto, anche se l’impresa non è facile.
Nelle separazioni, molto spesso, chi rimane da solo è il padre (C’era una volta un albero grande, che si trovava in un giardino da solo). La figlia comprende che il padre è triste in quanto sentendosi abbandonato, avverte il bisogno di qualcuno che gli faccia compagnia e abbia cura di lui (Allora noi andavamo a fare il picnic e abbiamo trovato l’albero, gli abbiamo dato l’acqua e mangiato con lui). La bambina immagina anche che il padre abbia bisogno di un altro figlio o figlia, che gli stia accanto, per avere in modo stabile un po’ d’affetto e compagnia (Poi abbiamo fatto crescere un’altra pianta vicino, era piccola e poi cresceva).
Ora, sia il padre che il figlio o la figlia, hanno la possibilità di crescere e maturare (Quando siamo tornati era cresciuta ed abbiamo visto un fiore in ogni albero). Crescendo e maturando, i due alberi possono offrire qualcosa di buono e bello agli altri (Un giorno un cacciatore ha pestato il fiore, ha raccolto entrambi i fiori e li ha venduti. I fiori li ha comprati un poliziotto per darli alla moglie, che era contenta).
Probabilmente la bambina vorrebbe comunicarci questo concetto: “Se mio padre, accusato di tante nefandezze dall’ex moglie, maturando starà meglio e quindi sarà capace di essere tenero e affettuoso, se accanto a lui vi sarà un bambino o una bambina che può portare gioia a lui e a noi, mia madre sarà felice di accogliere quest’uomo che invece oggi tiene lontano da tutti noi”.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato: "I bambini raccontano - Interpretazione