Tutti noi cerchiamo ambienti ricchi di luce e calore. Tutti noi cerchiamo affetto, tenerezza e gioia. Tutti noi cerchiamo di vivere in un ambiente ricco di parole e comportamenti che ci facciano stare bene.
Questo desiderio è ben espresso nei seguenti racconti.
Aspettando l’estate
C’era una volta una bambina a casa sua in inverno, e non vedeva l’ora che arrivasse l’estate, così era più felice, e stava meglio. Lei voleva addormentarsi; poi si sveglia e c’era l’estate ed era felice, perché tutto andava bene.
Luisa, una ragazza di tredici anni, aspetta il calore e la luce dell’estate per stare bene. Anche perché d’estate non c’è la scuola e con la scuola i compiti; non ci sono i compagni che ti prendono in giro; non ci sono gli insegnanti che ti rimproverano. Inoltre, durante l’estate, i genitori non sono assenti per lavoro e per le tante occupazioni del vivere quotidiano! Nel disegno (figura 36), la bambina inserisce un sole molto grande, proprio per dare l’idea dell’importanza della luce e del calore del sole.
La scelta
Vi era un bambino che si trovava a volte in un ambiente caldo, altre volte in un ambiente freddo. Ma non era contento di ciò. Un giorno fece una scelta: “Preferisco il caldo.” Se ne andò per trovare il caldo e viverci a lungo. La sua scelta era giusta. Il freddo lo rendeva triste. Il caldo lo faceva sentire forte e felice.
In questo racconto e nel disegno che lo accompagna, almeno apparentemente, Ivan, un bambino di otto anni, discute con sé stesso, su un tema del quale si dialoga, a volte, tra amici: “Si sta e si vive meglio in un periodo caldo, come durante l’estate, o quando vi è freddo, come in inverno?” Tuttavia, conoscendo il bambino, la sua famiglia, e gli altri racconti da lui prodotti, possiamo interpretare questo dilemma di Ivan in modo più profondo, intimo e personale. Per il bambino vivere in un ambiente caldo può significare ritrovarsi, in ogni momento, investito dall’ansia genitoriale, dalle paure nei confronti di qualche malanno che può colpire i nonni, dalle tensioni tra mamma e papà e tra loro e i nonni. Vivere in un ambiente freddo, invece, può indicare la necessità di proteggersi e allontanarsi, almeno psicologicamente, da un ambiente troppo pregno di emozioni intense e dolorose. Ma questa scelta costringerebbe Ivan a limitare le proprie relazioni e quindi la propria vita. Se l’interpretazione che abbiamo dato è corretta, questo bambino, in quel momento, si trovava a scegliere tra chiudersi in sé, in modo tale da proteggersi dalle emozioni troppo dolorose e frequenti presenti nel proprio ambiente, oppure lasciarsi andare a queste emozioni e a queste esperienze, con il rischio di soffrire intensamente.
In questo racconto, la scelta che egli fa: “Preferisco il caldo”, potrebbe essere stata possibile dal fatto che i genitori e i familiari, aiutati dai terapeuti, avevano modificato i loro comportamenti, migliorando i rapporti di coppia e costruendo attorno al bambino un ambiente sufficientemente sereno e adeguato ai suoi bisogni. Un ambiente, quindi, che permetteva a Ivan di accettare e aprirsi al suo ambiente di vita.
Felicità è bere una tazza di latte al bar
C’era una volta una ragazza che adorava tanto andare al bar e prendersi una tazza di latte caldo. E le piaceva bere il suo latte caldo all’aperto. Però un giorno decisero di chiudere il bar, e appena la ragazza seppe che il bar era chiuso, lei si rattristì molto, perché era il suo bar preferito. E allora cercò di andare nel bar chiuso per farlo aprire a qualunque costo. E allora non volevano aprirlo. Però lei poi era davanti ad un mercato e vide un braccialetto che era un portafortuna, allora lo comprò ed esprime un desiderio e desiderò che il bar aprisse di nuovo, per bere il suo buonissimo latte caldo. Il sogno si realizzò e allora lei, tutte le mattine, andava a prendere il suo latte caldo, bevendolo all’aperto.
Katia ha un desiderio: andare la mattina al bar preferito e bere una tazza di latte caldo.
Questo desiderio può essere interpretato letteralmente, poiché tutti noi abbiamo bisogno di iniziare la giornata con un evento usuale e piacevole, come può essere prendere al bar un buon latte caldo o un caffè, che ci dà una carica di energia e ottimismo, sufficienti ad affrontare una giornata di studio o lavoro. Tuttavia, se cerchiamo di interpretare in maniera più profonda e personale, questo bisogno così intenso di Katia, possiamo pensare che il suo bisogno di latte caldo si riferisca a qualcosa di molto più importante. Infatti, il desiderio più grande e intenso che la bambina manifestava, quando dialogava con noi, era quello di rivedere il padre, stare con lui, essere da lui abbracciata, essere da lui coccolata e protetta. Tutto ciò, purtroppo, a Katia era negato, in quanto la madre giudicava il padre, dal quale era separata da tempo, un poco di buono, da allontanare non solo dalla propria vita ma anche da quella della figlia. Pertanto, le impediva di vederlo, anche solo per un saluto, anche solo per un abbraccio e un bacio. E Katia soffriva molto di questa privazione.
Se consideriamo che qualche volta, all’inizio della separazione, la madre abbia permesso alla bambina e al padre di vedersi in un bar, per stare un po’ insieme e nello stesso tempo fare colazione, possiamo facilmente immaginare che quel latte caldo, che la bambina voleva bere tutte le mattine, assuma una valenza particolare. Quel latte caldo, sorbito in quel particolare bar, potrebbe avere per la bambina il significato di potersi ritrovare, almeno nella fantasia, ogni mattina accanto al padre.
Questa interpretazione è avvalorata dal fatto che la bambina, nel suo racconto desiderava ardentemente che quel particolare bar e non un altro, riaprisse (E allora cercò di andare nel bar chiuso per farlo aprire a qualunque costo).
Tratto dal libro di Emidio Tribulato: "I bambini raccontano - Interpretazione