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Utilizzazione dei giochi

UTILIZZAZIONE DEI GIOCHI


      I giochi che presentiamo prevedono numerosi esercizi preparatori, utilizzando i materiali più diversi, dalla sabbia, alla creta, al computer. Ciò non solo permette la massima gradualità, ma consente delle scelte, sia nella gradualità stessa che nel tipo di esercizio da fare effettuare, a seconda della situazione clinica del bambino in esame.

      In alcuni casi particolari, ad esempio un bambino nevrotico, è possibile presentare contemporaneamente gli esercizi più semplici e quelli più complessi, ad esempio la schiuma da barba e la scrittura mediante il computer, in quanto la prima dà quella gratificazione manipolativa che non gli dà la seconda. Non è ammissibile e concepibile invece insistere nel preparare il bambino alla scrittura con esercizi e strumenti per cui non è pronto, sia psicologicamente che dal punto di vista neuro-motorio. L’utilizzo dei mezzi e tecniche improprie comporta infatti non solo un'inutile perdita di quel tempo che per il bambino disabile è invece prezioso, ma può inibire, in modo a volte irreversibile, ogni possibile conquista e acquisizione, sia nel campo specifico che nei settori collegati.

      In parole povere, se il bambino non è pronto ad utilizzare la penna o la matita, ma sarà costretto a farlo, è facile che gli diventino odiosi non solo questi strumenti ma anche tutte le possibilità espressive, spontanee e non, la sua insegnante, la sua scuola, sé stesso.

      Molto meglio quindi farlo giocare in modo spontaneo e guidato con materiali e oggetti a lui accettati, anche se spesso queste attività sono viste da parte dei genitori o di alcuni insegnanti come lontane dalla finalità preposta.

      «Le diverse forme di grafismo sono il risultato normale degli esercizi precedenti di liberazione e di educazione della mano. I grafismi anche se continuano ad esercitare la mano nel corso stesso della loro funzione, richiedono tuttavia, nella maggior parte dei casi, di essere preparati da esercizi che abitueranno la mano ad utilizzare i diversi strumenti per scrivere, proseguendo la sua educazione e preparando quegli esercizi di coordinazione estremamente fine che sono i grafismi stessi». (L.Picq- P. Vayer «Educazione psico-motoria e ritardo mentale» Armando Editore pag. 214).

     Per quanto riguarda i materiali, questi a volte costituiscono un ostacolo insormontabile. Le frasi “Io le utilizzerei, ma …”, “Io lo farei giocare se…”  sono le più usate dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori in genere, per dire che non è possibile utilizzare la creta, la sabbia, la farina, perché sporcano, costano, ingombrano, o perché la scuola non li fornisce.

      Tutte le difficoltà reali possono essere affrontate e risolte se abbiamo in noi la grinta e la fantasia necessarie. La grinta per richiedere alle autorità competenti, direzioni didattiche, amministrazioni locali e  genitori, tutto ciò che è utile e indispensabile, che non può essere sostituito in alcun modo; la fantasia di cercare, di scoprire, di creare con materiali e mezzi poveri strumenti utili.

      L’importante è, in definitiva, che il lavoro venga svolto con i mezzi che abbiamo previsto in quanto, nel campo rieducativo, se a volte uno strumento può agevolmente sostituirne un altro, molte oggetti rimangono indispensabili e insostituibili.

ESERCIZI PER LA FOCALIZZAZIONE DELLE DITA


Osservazione 

A volte notiamo che il bambino si comporta come se non conoscesse le capacità offerte dalle sue mani e dalle sue dita. Prende e stringe qualcosa, ma poi la butta o la mette in bocca.

Valutazione
Probabilmente non ha scoperto le possibilità delle sue mani e non sa coordinarle verso compiti meno istintivi e automatici. È necessario quindi che con il nostro aiuto arrivi a conoscere tutto ciò che questi meravigliosi strumenti sono capaci di compiere.

Indicazione

Per Finnie, come per altri autori, «è importante incoraggiare il bambino a guardarsi le mani». Ciò si può ottenere, come suggerisce tra l’altro la stessa autrice, stropicciandole, sbattendo tra di loro le palme, facendole sbattere su un tamburo o su un tavolo, disegnando delle immagini sul dorso, o sul palmo, oltre che facendolo giocare, come vedremo, con la farina, con l’acqua, la sabbia, la creta.

  Questi materiali, infatti, aderendo alle mani stimolano l’attenzione del bambino su di esse, in quanto provocano delle sensazioni che a volte cercherà di risentire e a volte di allontanare pulendosi le dita.

Naturalmente è bene iniziare a fargli utilizzare prima le due mani insieme e successivamente una sola mano

Inoltre, mediante oggetti vari cercheremo di concentrare la sua attenzione non solo sulla mano, ma anche sulle dita e sui  loro movimenti. Tra i tanti giochi ricordiamo:

•    Trillini colorati di varia forma. Per ascoltare il loro suono sarà stimolato a muoverli ed è facile quindi che non si accontenti soltanto di metterli in bocca. Prendendone noi uno in mano e facendogli vedere il movimento e sentire l’effetto, per imitazione è possibile che faccia altrettanto.

 

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•    Animaletti da schiacciare e che suonino schiacciandoli. Con questi giocattoli il bambino sarà stimolato al movimento di tutta la mano e delle dita per sentire il rumore (preparazione alla presa palmare)

•   Bambole e animaletti che si muovono tirando una cordicella con anello. Gli metteremo il dito nell’anello in modo tale da fargli avvertire che è il movimento delle sue dita che fa muovere le bamboline o gli animaletti.

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•    Giochi con la luce. Illuminiamo le sue dita con una lampada tascabile a luce colorata, in modo che si accorga che il loro movimento fa compiere dei giochi di luci ed ombre (preparazione all’indipendenza delle dita).

•    Giochi con le nacchere. Mettiamo delle nacchere nelle sue dita: il bambino sarà portato a  muoverle in modo coordinato per farle suonare.

Giochi con la lampada tascabile a pile.

Osservazione

Il bambino sa stringere le cose, ma ancora non muove la mano in modo coordinato. Rifiuta i giochi con la schiuma da barba e con il borotalco.

I giochi precedenti l’hanno aiutato a compiere dei movimenti grossolani della mano e delle dita. Per stimolarlo ad una coordinazione più fine, sono necessari altri tipi di attività.

Per quanto riguarda il rifiuto dei giochi con il borotalco o con la schiuma da barba, questo si può spiegare con l’immaturità  del bambino che ama ancora i giochi di movimenti che rifiuta di fissare la sua attenzione su un attività focalizzata e limitata ad un solo luogo oppure può essere dovuta alla presenza di  problematiche psicologiche che rendono "schifiltoso" il bambino.

Indicazione  

                                    I giochi  con la lampada  tascabile a pile gli permettono di muoversi liberamente, e di avere  a sua disposizione grandi superfici e molti oggetti. Si consiglia di utilizzare una lampada tascabile a torcia, che egli possa impugnare bene e che si illumini anche con vari colori.

Tipi di attività  

                               Il bambino  sarà felice di illuminare dapprima in modo disordinato tutte le cose presenti nella stanza per poi focalizzare la sua attenzione su alcuni oggetti o sulla persona della madre o dell’educatore. Possiamo a questo punto giocare con lui a :

  • Illuminare il viso della madre o il suo, oppure altre parti del corpo, che noi denomineremo.

  • Fargli focalizzare la luce sugli oggetti e le persone presenti nella stanza, in modo più ordinato: prima gli oggetti e le persone che si trovano in una parete, poi quelli presenti in un’altra parete. Approfitteremo di questo gioco per stimolare il bambino a denominare gli oggetti che vede. Se non  lo fa, denominiamoli noi.

  •  Rincorrere la luce    ci muniremo di una lampada tascabile e seguiremo sia la sua

 luce con una di colore diverso. Questo gioco a rincorrersi potrà essere invertito sarà quindi lui ad inseguire la nostra luce.

  • Possiamo disegnare  infine  con un trattino di matita, sul muro, il percorso che fa la sua luce, se lui sarà così bravo da farla muovere piano. A questo punto, anche  

          se con  un mezzo così inconsueto resterà una traccia di ciò che il bambino avrà eseguito.

Preparazione alla scrittura: punti fondamentali

PUNTI FONDAMENTALI


Un programma di preparazione alla scrittura si deve necessariamente basare sull’osservazione del bambino.

 

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      L’osservazione deve evidenziare il funzionamento di tutte quelle strutture psichiche e neuromotorie indispensabili a questa funzione. È compito del neuropsichiatra infantile evidenziare le cause, prossime o remote, della difficoltà nell’apprendimento della scrittura.

      Compito dell’educatore, anche se in possesso della relazione del neuropsichiatra infantile, sarà quello di rilevare le condizioni attuali delle capacità del bambino e le sue potenzialità di adattamento, sia di tipo psicologico che cerebrale e neuro-muscolare.

      Il rendersi conto personalmente più che delle cause remote, delle conseguenze pratiche che queste comportano, potrà permettere di individuare i metodi, i tempi e le tecniche educative, oltre che effettuare una realistica prognosi.

      Nel caso in cui ad esempio una cerebropatia spastica abbia provocato disturbi gravi nella coordinazione motoria, poiché spesso, nonostante tutti i tentativi di rieducazione, permangono delle difficoltà insormontabili che rendono la scrittura, anche se possibile molto faticosa e difficile, è attuabile una scelta di tecniche che portino il bambino all’uso di mezzi espressivi diversi, piuttosto che inutili faticosissimi tentativi con la penna o la matita.

      In un caso diametralmente opposto, nel caso ad esempio di un bambino nevrotico, sia la scelta delle tecniche che i modi per avvicinare il bambino alla scrittura sono diversi. In questo caso ci si dovrà rendere conto che i giochi preparatori con la sabbia, la creta, la plastilina, rimangono lo stesso utilizzabili, anche se per questi bambini non hanno una funzione di stimolo della coordinazione motoria ma si pongono invece come strumenti più facili e accettabili per avvicinarli all’uso di mezzi sentiti freddi e stressanti, come la penna o la matita.

      Questo potrà comportare a volte, se il bambino migliorerà nel rapporto con sé stesso e con gli altri e sarà quindi più sereno, dei salti spontanei nell’acquisizione di questa capacità in quanto le abilità manuali preesistevano e noi con i nostri interventi abbiamo soltanto permesso lo sbocco di tali  possibilità.

      A questo proposito ricordiamo che è di enorme importanza associare agli esercizi-gioco da noi proposti quelli di tipo psico-motorio proposti da vari autori indispensabili per l’indipendenza e il rilassamento delle braccia e delle spalle, il controllo di muscoli delle dita e della mano, la consapevolezza tattile e cinestetica delle forme e delle posizioni, gli esercizi di ritmo.

La scrittura

LA SCRITTURA


      A differenza del disegno, che lascia ampia libertà di moduli espressivi, la scrittura richiede movimenti dei muscoli del braccio, del polso e della mano, molto precisi, e coordinati. Proprio per questo il disegno è un mezzo espressivo molto più spontaneo, immediato, adeguato alla capacità del bambino piccolo o handicappato più di quanto lo sia la scrittura che è invece la  rappresentazione grafica dell’attività parlata e richiede pertanto una capacità di simbolizzazione e di astrazione che il bambino non può avere.

      Per poter scrivere questi infatti deve aver raggiunto una completa maturazione di alcune capacità motorie e deve possedere una buona capacità di discriminazione visiva, di coordinazione oculo-manuale, di organizzazione spaziale.

      Tali condizioni psico-fisiche, indispensabili alla scrittura, il bambino normale le raggiunge verso i cinque-sei anni.

      Ciò nonostante, molto prima, a partire dai due anni e mezzo, molti bambini cercano di imitare la scrittura tracciando linee orizzontali per tutta la larghezza del foglio; successivamente il tracciato assume un andamento ondulato, più simile alla scrittura.

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A tre anni sviluppano la tendenza a chiudere le forme aperte. A quattro anni i bambini disegnano alcune lettere dell’alfabeto (specie le maiuscole a stampatello) e le sanno collegare a persone loro vicine o ad oggetti per loro importanti (ad es. dicono “Ho scritto te” rivolgendosi al padre dopo avere tracciato la lettera “P” ). Non sono capaci però di mantenerle su una linea di base.

      A cinque anni spesso il bambino impara a tracciare diverse lettere e, in relazione alle stimolazioni e all’aiuto che riceve dall’adulto, può imparare a scrivere il proprio nome o semplici paroline, anche se a caratteri grandi e irregolari.

      Il processo di apprendimento della scrittura, così avviato, evolve, in genere, senza particolari problemi fino a che il bambino, raggiunta la padronanza delle regole ortografiche, grammaticali e sintattiche, riesce ad esprimere agevolmente per iscritto qualsiasi contenuto. S il disegno è più immediato e spontaneo quando il bambino è piccolo mentre successivamente con l'aumentare dell'età diventa più stereotipato, la scrittura, al contrario è molto più legata alle richieste degli adulti quando il bambino è piccolo ma diventa più spontanea, ricca e personale con la maturazione dell'essere umano.

      Si riscontrano tuttavia nell’esperienza scolastica molti casi di bambini con difficoltà nell’apprendimento della scrittura.

      Le cause della disgrafia possono essere molteplici: cerebropatia, ritardo mentale, disturbi della coordinazione dinamica, laterizzazione incerta, disturbi del linguaggio e percettivi, disturbi della strutturazione spazio-temporale, nonché della sfera affettiva e relazionale.

      Per il bambino che soffre interiormente per ansie, paure, difficoltà di adattamento verso i genitori o l’ambiente, per conflitti interiori non risolti, lo scrivere diventa estremamente difficile e a volte impossibile, in quanto gli manca quella serenità necessaria che gli permetta di staccarsi dal proprio mondo interiore e dai propri pressanti problemi e concentrarsi sull’attività che gli viene richiesta, ma di cui egli non avverte né la necessità, né l’urgenza.

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Prescrittura

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""""""""""""""""""  BUONA PARTE DEI TESTI DI QUESTA SEZIONE SONO STATI TRATTI DAL LIBRO "PREPARAZIONE ALLA SCRITTURA -  DI EMIDIO TRIBULATO - ANNA NEGRI - MARGHERITA RIOLO   """""""""""""""""""""

Fin dai primi mesi di vita, il bambino prende coscienza della propria esistenza, della possibilità di imporre la propria presenza, di incidere sull’ambiente estero e di modificarlo, quando comincia a lasciare le prime tracce, un “qualcosa” da lui prodotto che è osservabile, riconoscibile e identificabile da sé stesso e dagli altri.

      All’inizio queste tracce sono rappresentate dai suoni che egli emette e che man mano modifica, perfeziona e differenzia sino a farne un vero e proprio linguaggio, una prima rudimentale forma di comunicazione. In seguito, nel processo di esplorazione dell’ambiente, il bambino viene a contatto con dei materiali, dapprima non strutturati allo scopo (acqua, saliva, sabbia, polvere…) e quindi successivamente con gessi, matite, penne utilizzando i quali, in un modo qualunque, può lasciare una traccia grafica.


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Dal compiacimento che prova nello scoprire i segni da lui prodotti, nasce l’interesse e il desiderio di riprodurli, così egli inizia a scarabocchiare, anche se non ha ancora raggiunto un sufficiente controllo motorio.

      Inizialmente l’attività grafica è grossolana, coinvolge tutto il corpo, i movimenti sono molto larghi, si espandono in diverse direzioni, a seconda della posizione in cui si trova il bambino.

      Ad un certo punto questi scopre la corrispondenza che esiste tra i suoi movimenti e i segni ottenuti: il gesto, dapprima istintivo o casuale, diventa intenzionale ed il bambino comincia a indirizzare i suoi movimenti e a variarli, perfezionando la sua abilità e la coordinazione visuo-motoria.

      Lo scarabocchio rappresenta per il bambino uno dei mezzi con il quale egli manifesta i suoi stati d’animo. Esprime la sua aggressività attraverso l’intensità maggiore o minore con la quale segna il foglio o lo strappa con dei segni violenti, molto netti, decisi e irregolari. Manifesta la sua gioia attraverso linee che si espandono  e si modellano in modo dolce e armonioso sul foglio; esprime le sue paure attraverso piccoli segni cui attribuisce un potere magico.

 

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      Ciò avviene senza alcuna pretesa di rappresentazione della realtà. Tuttavia fin dall’inizio lo scarabocchio non è solo un evento cinetico che provoca un piacere fine a sé stesso, privo di elementi intellettivi o affettivi, ma già in esso possiamo evidenziare alcuni aspetti della vita interiore e del carattere del bambino stesso. 

Sottocategorie

 

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Cosa possiamo fare per preparare il bambino alla scrittura?

 

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