INFANZIA E ADOLESCENZA

Latest Tips & Tricks About Baby Care

Credibly benchmark worldwide applications before a plug play processes dramatically.

Le vostre domande e le nostre risposte

Le vostre domande e le nostre risposte

 

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In questa rubrica, rispondendo alle vostre lettere, cercheremo di affrontare in maniera semplice, breve e chiara, ma che speriamo sia lo stesso utile ed efficace, i temi, i dubbi e le difficoltà proposte dalle decine di migliaia di lettori e operatori che frequentano il sito: genitori, insegnanti, studiosi, operatori nel campo didattico. Speriamo sia un'occasione per uno scambio di idee, esperienze, riflessioni e dibattito sui temi che più ci stanno a cuore. 

 

Le vostre E-mail saranno pubblicate integralmente in maniera anonima tranne che non vi sia una richiesta specifica che ci autorizzi a pubblicare il luogo di residenza e di lavoro, il nome o anche il cognome. 

AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire, in alcun modo, la visita medica o psicologica diretta.

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Le tre necessità basilari di un bambino

 

piccolo

 

Buonasera Dottore,

Le scrivo per chiederle un consulto..

Ho un bambino di 2 anni appena fatti che ancora non parla.. ha iniziato a camminare a 13 mesi.. a livello motorio è molto agile; sale e scende le scale, salta, corre.. ma il resto desta un po’ preoccupazione.. ha iniziato ad indicare da un mesetto, esegue semplici comandi tipo dammi la mano, chiudi, prendi le scarpe, accendi la luce.. altri più complessi sembra non capirli.. si gira sempre se chiamato, non distoglie lo sguardo.. predilige giocare con le macchinine spingendole correttamente.. non ha molto

Interessi per altri giochi.. non fa gioco simbolico.. mi chiedo: da che età i bambini lo fanno? È una tappa obbligatoria?? Socializza con noi genitori.. se sta giocando mi prende per mano e vuole che io gli stia vicino.. con il fratello maggiore non gioca e così con gli altri bambini.. inizia un pochino ora ad interagire di più con i nonni.. frequenta il nido e ci va volentieri.. mangia e beve da solo, partecipa alle attività di gruppo ma ancora non gioca con i bambini.. a febbraio sono stata da una NPI ma mi disse che il bambino era ancora troppo piccolo per fare una valutazione dicendomi che ogni bimbo ha i suoi tempi.. lei che ne pensa? Che dovrei fare? Attendere ulteriormente?

Grazie mille dottore!!!!

 

Gentile signora

Nello sviluppo dei bambini vi è una larga fascia di normalità. Pertanto il vostro bambino potrebbe rientrare in questa fascia ma, per esserne certi, bisognerebbe approfondire meglio tutto lo sviluppo del piccolo.

Purtroppo in questo periodo "l'epidemia" di disturbi autistici preoccupa moltissimi genitori.
Se lei ci segue sul nostro sito o su Facebook avrà sicuramente letto che i bambini, per il loro sviluppo fisiologico, hanno delle precise necessità che possiamo così sintetizzare :

  • vivere in un ambiente sereno, piacevole e giocoso;
  • avere la presenza costante di almeno un genitore che sappia ben relazionarsi con lui, giocando ai suoi giochi e interagendo frequentemente e bene con il piccolo;
  •  
  • vivere durante i primi tre-quattro anni nel suo nido naturale che è rappresentato dalla sua famiglia e non nell'asilo nido.


Se lei e suo marito riuscite a offrire a vostro figlio queste tre basilari necessità fisiologiche non vi è motivo di preoccuparsi.

In ogni caso sono a vostra disposizione per approfondire il caso del vostro bambino.

Molti cordiali saluti


 

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Glenn Doman: un grande studioso.

 

Buongiorno, da ieri ho avuto modo di conoscere tutto il materiale (preziosissimo) presente sul Vostro sito web. Volevo ringraziarLa per lo splendido lavoro (molto accurato, utile e ben organizzato) che ha voluto condividere online. Anche perché, ahimè ho notato che è molto difficile trovarne, a questo livello poi..

Volevo solo domandare perché non menzionate mai il metodo Doman (ovvero la stimolazione celebrale attraverso la lettura di parole, di carattere rosso in corsivo grassetto, mostrate ai bimbi attraverso cartelli) ? 
di cui sicuramente, essendo esperto sul campo, ne siete già a conoscenza (mi aspetto pure delle efferate critiche al riguardo). 
 
Personalmente lo sto utilizzando con mio figlio (di 3 anni e mezzo) che, dalla nascita, riscontra problemi per fortuna piccoli e superabili (ma con una grande fatica..) a causa di una gravidanza problematica e un parto difficile.
 
Volevo sapere una sua opinione in merito: perché alcuni medici (specializzati sulle questioni riguardanti l'infanzia) me lo hanno sconsigliato, in quanto pensano che la mamma debba fare solo la mamma e non la maestra..
io cmq x il momento lo porto avanti lo stesso: x' noto grande beneficio ! 
 
Resto in attesa in una Vostra gentile risposta, qui x e.mail (appena avrò a disposizione una disponibilità è mia intenzione versare, con molto piacere, una donazione in Suo favore).
Cordiali saluti.

 

Gentile signora

Conosciamo molto bene il metodo Doman, anche perché siamo  partiti proprio dai suoi presupposti e indicazioni per strutturare il programma "Voglia di crescere".  Ci piace molto questo grande studioso, soprattutto perché basava la stimolazione del bambino sull'impegno dei genitori e non soltanto dei tecnici, poiché come lui scriveva: "Nessuno ha più interesse di un bambino dei propri genitori" (cito a memoria). In seguito, mediante moltissime prove effettuate su ogni scheda e su migliaia di bambini di varie età, abbiamo lavorato per costruire con "Voglia di crescere", un programma di stimolazione logico-cognitiva quanto più possibile, piacevole, interessante, vario e  graduato. In tal modo, pur ottenendo ottimi risultati su varie patologie, non è necessario impegnare  per troppe ore al giorno  i familiari e il bambino.

Per conoscere meglio questo metodo le consiglio intanto di leggere il libro guida di "Voglia di crescere" e, se pensa di utilizzarlo, si attenga alle sue semplici regole.

In ogni caso per qualunque dubbio o necessità ci scriva o telefoni. Se vuole, può anche collegarsi con noi mediante Skype.

Mentre la ringrazio anticipatamente per la donazione che intende fare, preziosa soprattutto in questo periodo di pandemia, la saluto cordialmente.

 

 
L'obiettivo principale nella cura di un  bambino con sintomi di autismo
 
 
Buonasera dott. Tribulato.
Spero di trovarla bene, nonostante il periodo turbolento che stiamo attraversando ancora una volta.
 
La disturbo perché ho un dubbio in merito all'applicazione della tecnica del gioco libero autogestito, che vorrei condividere con Lei.
 
Abbiamo acquistato dei giochi nuovi, che subito hanno conquistato l'attenzione di Giulio: la pista del treno e la plastilina. Da alcuni giorni, questi sono diventati i giochi prediletti. Ho notato però che il bambino vuole che siamo noi genitori a dirigere il gioco: dobbiamo costruire la pista piuttosto che le figure con la plastilina. Lui si limita a guardare e interviene poco nel gioco. È come se si divertisse a guardare noi giocare, mentre lui resta uno spettatore. La stessa cosa abbiamo notato nelle attività grafiche, ci chiede di disegnare animali o altre figure, ma raramente prende il mano i pennarelli se non per pochi istanti.
 
In secondo luogo, per questi giochi Giulio ha quasi un'ossessione. Tutto il resto (automobiline, incastri, costruzioni ecc ecc) non desta il suo interesse, nemmeno se prendiamo noi altri giochi e lo invitiamo a seguirci nell'attività. Cerca solo ed esclusivamente il treno e la plastilina.
 
Alla luce di quanto sopra, mi chiedo: è corretto assecondarlo? Oppure meglio togliere per un po' i suoi giochi preferiti per cercare di ampliare la sfera di interessi? Inoltre, come coinvolgerlo ad essere attore del gioco, e non solo spettatore? 
 
Credo che abbiamo intrapreso la strada giusta, ma a volte ci assalgono dei dubbi e temiamo di fare dei passi sbagliati.
 
Grazie fin da ora per il Suo importante supporto.
 
A presto e un saluto cordiale. 
 
 
 
 

Buongiorno signora

Intanto mi scuso per il ritardo con il quale rispondo alla sua mail a causa di un periodo di quarantena, che ho terminato proprio ieri, per un contatto avuto con dei positivi. Spero che anche voi stiate tutti bene.

Per quando riguarda le sue domande, l'obiettivo dal quale bisogna sempre partire è uno solo: riuscire ad avere, con il proprio bambino, che presenta sintomi di autismo, in ogni momento della giornata, una relazione la più piacevole, serena, gioiosa e gratificante possibile.

Il Gioco Libero Autogestito serve proprio a questo. E'  lo strumento migliore con il quale i genitori e gli operatori possono costruire con il bambino una buona relazione. Poiché, se noi ci divertiamo nel partecipare ai giochi da lui scelti, egli ci sentirà come persone vicine a lui e ai suoi bisogni. Persone che lo capiscono e gli vogliono bene, in quanto comprendono le sue difficoltà e le sue necessità, che sono il cercare di diminuire le sue ansie, le sue paure e la sfiducia nel rapportarsi con gli altri e con il mondo. 

Per tale motivo, se al bambino piace vedere noi giocare accontentiamolo con gioia. E lo stesso facciamo se vediamo che lui preferisce per molto tempo un certo tipo di gioco, piuttosto che un altro: accontentiamolo con gioia.

Il bambino che presenta sintomi di autismo cresce non per i giochi o le attività che effettua e che lo spingiamo o stimoliamo ad effettuare, ma per la fiducia che egli riesce ad avere in se stesso, in noi e nel mondo fuori di lui. E' solo questa fiducia che gli potrà permettere di abbandonare la sua condizione di chiusura autistica, così da aprirsi agli altri e al mondo e riprendere la sua normale crescita fisiologica. 

In questi ultimi mesi ho pubblicato un libro guida, per i genitori e gli operatori che hanno in cura un bambino con autismo: "Bambini da liberare - Una sfida all'autismo". Le consiglio di leggerlo e di seguire tutte le indicazioni presenti in questa guida.

Un caro saluto a voi tutti

 

 

Una bimba con difficoltà nella socializzazione?

 

 Buongiorno, sono un po’ preoccupata per la mia bimba di 13 mesi che sta avendo problemi di interazione con gli altri bimbi. 
Fin dalla nascita le ho sempre fatto vedere gente ed altri bimbi, fatto attività per neonati tipo nuoto, yoga con altre mamme e bebe... non ha mai avuto problemi ed è sempre stata una bimba serena ed allegra! 
Poi c’è stato il lockdown (lei aveva 7 mesi) quindi siamo stati in casa nello stretto nucleo famigliare, e credo questo non l’abbia aiutata! 
È una bimba che ha bisogno di tempo ma poi interagisce bene con gli adulti, sciogliendosi piano piano. Una volta sciolta gioca, fa la pagliaccia, ride, balla ecc ma con i bimbi è un disastro sopratutto ultimamente! 
Le piace guardarli da lontano, li indica, sorride quasi li chiama, ma se si avvicinano troppo o provano ad interagire inizia a piangere, anche se d'altra parte ha dei bimbi tranquilli e delicati, poco invadenti! 
È cresciuta in casa con 2 gatti che adora e con cui è coccolona, ma con altri gatti e cani fa uguale ai bimbi, se sono lontani sorride, lo chiama, li indica ma se si avvicinano e la sfiorano piange! 
Vorrei aiutarla a superare questa problematica... cosa posso fare? 
Grazie 

 

 

Gentile signora



Negli ultimi decenni è prevalsa l'idea che i comportamenti nascono dall'apprendimento. Per cui si stimolano i genitori a ricercare con tutti i mezzi  occasioni e situazioni che possono indurre certi tipi di comportamenti desiderati. La realtà è diversa.  Buona parte degli apprendimenti, soprattutto quelli sociali, si realizzano spontaneamente, senza la necessità di alcun apprendimento, quando sono presenti alcuni indispensabili presupposti.

Innanzitutto  l'età del bambino.

Ad esempio, certi comportamenti sociali sono strettamente legati all'età, per cui fino ai tre-quattro anni i bambini, come tutti i cuccioli di animali, hanno un timore, più o meno intenso, di tutto ciò che è estraneo o lontano dalle principali persone di riferimento. che sono poi i suoi genitori e i suoi familiari. E ciò è perfettamente normale.

Un altro elemento importante è dato dalla serenità interiore.

Più il bambino è sereno e gioioso, più facili e precoci saranno i suoi comportamenti sociali. In quanto maggiore sarà la fiducia che egli avrà nei confronti di se stesso, degli altri e del mondo in generale. Più sarà turbato, ansioso, triste, stressato, più difficoltà avvertirà nell'apririsi agli altri, soprattutto agli estranei e ai coetanei.

Data l'età della sua bambina non mi preoccuperei affatto di questi suoi comportamenti ma cercherei soltanto di creare attorno a lei un clima e un ambiente  il più sereno, gioioso e accogliente possibile, in modo tale che il suo approccio relazionale e sociale si sviluppi fisiologicamente  in maniera spontanea e senza alcun forzatura esterna.

Un cordiale saluto

 

Quale terapia per l'autismo?

 

 

Preg.mo dott. Tribulato,     ho un nipotino di quattro anni e mezzo con diagnosi di moderato autismo fatta da La Nostra Famiglia di Bosisio Parini al momento in terapia con tre ore settimanali di logopedia e tre ore settimanali di psicomotricità; frequenta a tempo pieno la scuola dell'infanzia ma non riesce ad avere rapporti concreti con gli altri bambini e tende a giocare da solo.
 
Ha cominciato a parlare circa sei mesi fa ed attualmente manca di fluidità nell'articolazione e non pronuncia diverse consonanti; mostra inoltre comportamenti ripetitivi soprattutto nel volere percorrere le stesse strade con insistenza pressoché costante.
 
Ho letto con molto interesse l'articolo "Le stereotipie e le resistenze al cambiamento nel bambino con disturbo autistico" del libro "Autismo e gioco libero autogestito" che ho già ordinato in libreria.
Le chiedo di volerci dare qualche informazione e qualche consiglio al riguardo ed anche sulla paura che il bambino manifesta nel toccare e  nel calpestare le foglie secche. Gli abbiamo spiegato e lui ha capito la loro origine però istintivamente continua ad averne paura e chiede di venire in braccio.
La ringrazio per il tempo che vorrà dedicare a tali quesiti per noi veramente importanti ed angoscianti.
 

 

 

 

 

Ho letto con interesse dei problemi del vostro nipotino. I bambini con sintomi di autismo. di solito sono trattati mediante varie terapie: logoterapia, psicomotricità, terapia occupazionale, terapia comportamentale. Queste e altre terapie simili partono dall'assunto che il bambino con autismo abbia dei deficit in alcune aree cerebrali da correggere o da colmare mediante una serie di esercizi.

La nostra visione è invece un'altra. Noi pensiamo che il bambino con sintomi di autismo abbia essenzialmente dei gravi problemi psicologici che devono essere diminuiti e, se possibile eliminati, instaurando con lui  delle relazioni efficaci, che rispettino i suoi bisogni, le sue paure e la sua estrema sensibilità.

Seconda la nostra visione dell'autismo quindi,  non abbiamo dei bambini che presentano dei deficit di vario tipo  da curare o correggere ma dei bambini che soffrono notevolmente per le loro ansie, paure e insicurezze che influenzano negativamente i loro comportamenti e i  loro apprendimenti.

Per tale motivo il modo migliore per affrontare questi problemi non è quello di educare il bambino a fare o a non fare determinate cose ma è quello di renderlo il più rapidamente possibile psicologicamente sereno, equilibrato e maturo, eliminando tutte le ansie, le paure e le insicurezze delle quali soffre. Secondo questa visione l'unica terapia che il bambino dovrebbe effettuare è quella che tutti i genitori e adulti sono in grado di applicare: ed è il Gioco Libero Autogestito: poiché questa è l'unica terapia che rispetta fino in fondo i bisogni del bambino e la sua sensibilità, così da dargli quella fiducia in se stesso e negli altri di cui ha estremo bisogno.

Naturalmente è necessario evitare, nel suo ambiente di vita,  tutte quelle situazioni che possono procuragli stress e traumi: conflitti fra i genitori, inserimento  scolastico non corretto, rimproveri, punizioni e così via.

Leggendo il libro sul Gioco LIbero Autogestito potrete meglio capire i bisogni del vostro nipotino e come meglio relazionarsi con lui.

In ogni caso io e gli altri operatori del Centro Studi Logos di Messina siamo sempre a vostra disposizione per ogni necessità.

 

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Una bambina da valutare e visitare
 
Buonasera sono la mamma di una bambina di 4 anni, lo scorso anno è stata inserita nello Spettro autistico dalla USL di Pistoia con una diagnosi che a noi genitori non convince, a distanza di un anno non sono stati fatti aggiornamenti ed è seguita in maniera superficiale dalla dottoressa.Ho letto con interesse il libro del Dott. Tribulato Autismo e gioco libero autogestito, vi chiedo se come centro fate visite ai bambini e valutazioni,abito in Toscana ma per essere valutata da persone di grande esperienza e umanità saremo disposti a spostarci a Messina o sapete indicarci dottori o centri che seguono il vostro approccio con i bambini con difficoltà 
cordiali saluti 
 
 
 
 
 

Gentile signora,
se ha la possibilità di venire a Messina sarò lieto di visitare e valutare personalmente la sua bambina, insieme all'equipe che mi aiuta, presso il Centro Studi Logos. Questa è un'associazione di volontariato, per tale motivo tutte le visite sono gratuite.
Basta prendere un appuntamento telefonando nelle ore pomeridiane allo 09046920.



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 Psicofarmaci e autismo

Buongiorno 

mi permetto di scriverle per una domanda riguardate l’autismo. 
Ho un bambino autistico e qui ci consigliano di dargli il Ritalin come medicamento.

 

Noi siamo ancora un po’ titubanti in quanto secondo noi il bambino potrebbe lavorare anche senza.
E’ vero che la mattina ha spesso ansia prima di andare a scuola, non vuole partecipare ai lavori di classe con gli altri bambini (ma bisogna dire che ha iniziato da solo 2 mesi, che in questi due mesi ha avuto anche 1 settimana di vacanze) e il tutto in una scuola esperta nel campo dell’autismo con 7 bambini, 2 maestri, 3 Maestre di sostegno e 1 psicologa e una dottoressa.

Una volta finita la scuola a casa è spesso tranquillo, dorme ad un orario normale (21h00). Abbiamo problemi nel portarlo dal dottore per i prelievi del sangue o andare dal parrucchiere o andare dal dentista.
Lei come esperto lo consiglierebbe il Ritalin o continuerebbe senza medicamento?

 

Il bambino è anche magro, ha 10 anni e pesa solo 26,5 kg essendo di ossatura fine.

 

Aspettando una sua pronta risposta le auguro una buona giornata

 

 

 

 

Buongiorno a lei

 

Gentile signore, quando si prende in cura un bambino che presenta sintomi di autismo si fa di tutto: si cerca di stimolare le aree nelle quali si pensa siano carenti mediante la logoterapia, la psicomotricità, la terapia occupazionale, la socioterapia, la terapia con gli animali, la terapia comportamentale e così via.

Se  con tutte queste e altre terapie non si riesce ad ottenere quanto voluto, si passa alle terapie con psicofarmaci.

Purtroppo però ci si dimentica di una cosa fondamentale il bambino con autismo desidera ardentemente solo una cosa: che gli altri e il mondo capiscano quello che lui vive dentro il suo animo (continuo stato di ansia spesso angosciante, paure che vanno fino al terrore, insicurezza, confusione, instabilità ecc.) e poi si attivino per diminuire e se possibile cancellare questa grave sofferenza che è dentro di lui e sconvolge il suo animo, fino a permettergli di ottenere quella serenità, pace, dialogo profondo, ascolto, che lui cerca e desidera. 

Ma per fare ciò ha bisogno di stare bene con le persone che hanno cura di lui. Ciò abbiamo visto è possibile solo se gli adulti: genitori in primis, ma anche gli insegnanti e gli altri educatori,  utilizzano uno strumento fondamentale per ogni bambino: il gioco. Ma non il gioco libero con gli altri bambini che loro non potrebbero effettuare ma il  Gioco libero Autogestito che permette loro di essere protagonisti e non vittime di quello che gli altri vogliono che faccia o non faccia. 

Per tali motivi non credo sia utile il Ritalin o altri psicofarmaci, ma sia fondamentale riuscire a stare bene con il proprio figlio giocando con lui per almeno un'ora al giorno. Si scoprirà allora che le loro carenza scompaiono come per miracolo e che il bambino, mano a mano che il suo suo Io cresce e matura, abbandonerà tutti i sintomi che sono di solito collegati all'autismo.

Le consiglio pertanto di leggere attentamente il nostro libro "Autismo e gioco libero autogestito" e di attenersi alle semplici regole che questo libro suggerisce. Regole che anche gli psicologi e gli insegnanti della scuola dovrebbero seguire.

 

Nel momento in cui riuscirete ad entrare in sintonia con vostro figlio, mediante il Gioco Libero Autogestito, vi accorgerete di quanto sia bello stare con lui, rapportarsi con lui, comunicare e dialogare con lui.

 

Se pensate di applicare questo tipo di approccio tenetemi informato.

 

Molti auguri per il benessere di vostro figlio e un caro saluto

 

 

 

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Un bambino con un'alimentazione molto selettiva
 

Buongiorno, ho un bimbo di tre anni che da quando è nato non passino 10 giorni che si ammala, sono stata da due pediatri i quali mi hanno detto che il piccolo sta bene, ogni 10 giorni si ammala con la febbre o con la pancia o con la stomatite, è nato di kg3,180 per un altezza di 54 cm oggi ha tre anni pesa kg 12,900 per un altezza di 1 metro e 02 centimetri, adesso sono sette giorni che non apre bocca non vuole neanche bere, ieri pomeriggio sono stata dal pediatra il quale mi ha detto che ha una stomatite leggere, il piccolo può' stare tanto tempo senza bere e ne mangiare? quando mi devo incominciare a preoccupare? Secondo lei lo devo portare in ospedale? a marzo del 2017 ho fatto tutti i prelievi ed è uscito solo un po' di anemia ma per il resto tutto ok.Il piccolo mangia poco anche quando sta bene le dico adesso una sua giornata non prende latte Dottore mi scusi e mi perdoni ma sono notti che non dormo, percheé il mio piccolino con oggi sono sette giorni che non vuole mangiare sarà anche per la stomatite senza bolle, ma la cosa strana e che vuole solo ed esclusivamente fette biscottate e acqua, ma fino a quando può resistere senza mangiare , appena vede il piatto piange non vuole nemmeno le cose che a lui piacevano prima, ha un rifiuto contro il cibo, io non so più cosa fare. lo devo portare in ospedale ? sono terrorizzata, sono stata di nuovo dal pediatra il quale mi ha CHE HA LA GOLA ARROSSATA E MI HA DATO L’ANTIBIOTICO, il problema è che non vuole proprio mangiare se no fette biscottate, salatini, corn flek e pane

grazie

 

Gentile signora

Quando un bambino non mangia, o meglio ha un'alimentazione molto selettiva, com'è il caso di suo figlio che  si alimenta solo con alcuni cibi e non altri, dopo aver escluso le possibili cause organiche, bisogna necessariamente pensare alla presenza di problematiche psicologiche che alterano il rapporto del bambino nei confronti dell'alimentazione. Le consiglio pertanto di farlo visitare da un buon neuropsichiatra infantile e di seguire le indicazioni educative e psicologiche che questi sicuramente le darà. L'ospedale o i ricoveri non sono la soluzione migliore in quanto potrebbero peggiorare le sue problematiche psicologiche.

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Un campus assolutamente non adatto a una bambina con ritardo mentale

 

 

 

Buona sera sono una mamma di una bimba di 6 anni nella quale è stato riscontrato un deficit mentale circa 3 anni fa,in incontri frequento tra neuropsichiatra psicologa logopedista il problema sussiste sempre,c'è un leggero miglioramento,la mia domanda è un altra ,quest'anno stiamo frequentando il campus estivo e trovo una netta difficoltà nel capire i modi degli istruttori,mi spiego meglio :in qualsiasi attività che fanno se mia figlia non ascolta viene messa in punizione,se fa un dispetto a una bimba viene messa in punizione ecc ecc in poche parole ogni cosa che fa sbagliata a un bambino (normale) lei viene messa in punizione senza svolgere l attività! Ora mi chiedo se mi consigliate come devo comportarmi grazie in anticipo

 

 

Gentile signora

 

 

 

Ogni bambino ha bisogno di vivere in un ambiente il più sereno, gratificante e accettante possibile. I bambini con problemi, ancor più, hanno bisogno di attenzione, dolcezza e delicatezza. I comportamenti di questi istruttori, così come lei li descrive, non sono assolutamente adeguati ai bisogni di sua figlia. Le consiglio pertanto di farle sospendere immediatamente la frequenza di questo campo estivo e di cercare per la bambina altre soluzioni che le facciano vivere ora per ora, giorno per giorno,  dei momenti gioiosi e sereni. Il rischio concreto è che,  al problema del ritardo, si aggiunga anche un problema psicologico che aggraverebbe di molto il suo benessere interiore.

 

L'ideale sarebbe farle vivere l'estate con i genitori o almeno con qualche familiare che sia attento ai bisogni psicologici della bambina.

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  Una splendida idea!

 Buondì dottor Tribulato, 
Le scrivo per ringraziarla del suo lavoro e della disponibilità a distribuire gratuitamente il materiale prodotto dal vostro grande lavoro. So quel che dico 
Mi occupo di senzatetto da vent'anni con un'associazione di volontariato che distribuisce la cena alle stazioni Termini ed Ostiense di Roma (Unità di Strada Notturna) e spesso mi trovo a comunicare con i ragazzi immigrati attraverso gesti o suoni (e tante risate). Non è una mera distribuzione, ci sono sguardi ed emozioni universali, sorrisi e piccole carezze. Molti non parlano se non il loro dialetto ed occorre una lunga serie di intermediari e passaparola per riuscire a dare indicazioni elementari. Questo gioco di imitare il tacchino per spiegare cosa contiene il panino, o gesticolare per indicare la strada e l'ufficio ci diverte e ci lega ma sarebbe utile riuscire a trasmettere loro rudimenti di italiano che li aiutino a destreggiarsi in città e negli uffici cui devono rivolgersi. 

Dato che docenti e fondi non se ne vedono e che la sintassi ed il gerundio non risolvono molto, avevo pensato ad un altro gioco: una sorta di maestro di strada, utilizzando un tablet ed i volontari -anche senza esperienza di insegnamento. L'idea me l'ha suggerita lei con Voglia di crescere: le figurine con didascalia, come le scuole di una volta! 

E sarà un progetto valido su più fronti: le  figure con testo in italiano ed inglese le preparerà una ex insegnante di inglese (anziana e disabile), un nostro volontario consulente informatico le caricherà sul pc , un altro volontario le illustrerà in strada dopo la cena. Ovviamente altri volontari ancora provvederanno a recuperare fogli e penne per gli esercizi... 

Un altro grazie: mi sono scaricata tutti i suoi libri ed ho ritrovato emozioni, sentimenti e valori che mi son stati trasmessi in famiglia e che io - persino in stazione coi tossicodipendenti - ritrasmetto. E ci rispettano e ci vogliono bene ("finalmente è sabato e ci siete voi") 
Prometto che farò girare il suo materiale a fini etici e lo userò anche durante gli incontri di formazione ai volontari ed agli operatori di parrocchie e/o case famiglia con le quali collaboro e condivido l'impegno (Le allego il nostro "chi siamo") 

Ancora tante grazie ed auguri di buon lavoro a Lei ed a tutto lo staff 

 

 

Gentile collega 

Mi permetta di chiamarla "collega" in quanto volontaria come me, che ha ben compreso e che vive ogni giorno la gioia  del dare gratuitamente a chi ne ha bisogno.

Conosco bene la Stazione Termini e il mondo di umanità che la circonda in quanto quasi ogni sera passavo da quelle parti per andare a San Lorenzo dove abitavo durante gli anni della specializzazione. La sua idea mi sembra ottima e spero tanto che funzioni. Non pensavamo proprio, quando abbiamo creato  il programma "Voglia di crescere" che sarebbe servito per imparare l'italiano ma ne siamo felici.

Grazie quindi a lei e agli altri volontari per il vostro splendido lavoro. Dopo che avete creato e testato il materiale se ce lo inviate possiamo pubblicarlo nel nostro sito in modo tale che  anche altre associazioni lo possano utilizzare.

Un caro saluto

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Grave ritardo nel linguaggio in un bambino di quattro anni

 Salve sono la mamma di un bambino di 4 anni,vorrei spiegare la sua situazione,ha iniziato a camminare a 20  mesi,abbiamo fatto tutti gli accertamenti dovuti all'ospedale Besta  di milano e andava tutto bene tanto che dopo pochi giorni dalla visita medica ha iniziato a camminare,e anche se è abbastanza impacciato cammina fa le scale abbastanza bene,il suo problema è che non parla dice mamma, papà,si,no tè e basta e queste parole e da pochi mesi che li dice perchè prima non diceva niente,lui sta facendo il primo anno di materna ma purtroppo e capitato in una classe che abbiamo avuto delle incomprensioni con le insegnanti che l'hanno abbandonato a se stesso e l'hanno etichettato come un ritardati infatti l'anno prossimo li cambieremo classe,da più di un anno l'abbiamo portato in neuropsichiatria infantile preoccupati che non parlava e il neuro psichiatra da allora l'ha visto 4_5 volte e secondo lui non è un bambino che ha qualche problema neurologico o psicologico e solo un bambino che ha un ritardo nel parlare e va stimolato il più possibile,da 5 mesi con consiglio del neuropsichiatria ha iniziato a fare psicomotricità e vediamo dei progressi,cmq lui e un bambino che capisce tutto e si fa capire benisspresto,che se non parla,cmq quando vediamo i suoi coetanei notiamo che lui è più dietro nel fare le cose che fanno quelli della sua età, fa molti capricci e io fino a picco tempi fa lo accontentavo in tutto ed è stato il mio sbaglio,lui e il secondo dei miei tre figli,anche la mia figlia maggiore ha iniziato a parlare verso due anni e mezzo ma poi e partita e adesso e all'ultimo anno della materna ed è bravissima,io e mio marito non sappiamo più che altro fare con lui,la logopedia secondo il neuropsichiatria è ancora presto per farla,se mi può consigliare qualcosa che possiamo fare più di questo che sta facendo,mi scuso degli errori ortografici che magari avrò fatto perchè sono straniera e mi scuso anche della mail lunghissima ma spero che mi risponderete al più presto.grazie

 

Gentile signora

Il ritardo nel linguaggio può essere causato da vari problemi. I più frequenti riguardano la presenza di un ritardo mentale o la presenza di problemi psicologici abbastanza gravi e importanti. L'istituto o il neuropsichiatra che hanno avuto o hanno in cura il bambino sicuramente avranno fatto una diagnosi precisa che lei può e deve chiedere per iscritto. Nel caso in cui vi sia un ritardo mentale questo può essere affrontato molto bene con il nostro programma "Voglia di crescere" che può essere scaricato e utilizzato da lei stessa o dagli insegnanti della scuola materna. In questo caso le conviene iniziare dal primo livello e, successivamente, affrontare i livelli successivi. Nel caso in cui il ritardo sia dovuto a importanti problematiche psicologiche queste devono essere curate creando attorno al bambino un ambiente gioiosa, dolce, affettuoso, sereno e gratificante. E' soprattutto importante giocare con lui ai giochi che lui preferisce effettuare. E' questa  la tecnica del "Gioco libero autogestito" che abbiamo sperimentato essere molto adatta a diminuire la grave tensione interiore presente nei bambini con problemi psicologici mentre nel contempo permette di instaurare una migliore intesa tra gli adulti : genitori, insegnanti, operatori e il piccolo.

Spero di esserle stato d'aiuto.

Cordiali saluti

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Bambino con disturbo generalizzato dello sviluppo

Buongiorno,

sono la mamma di Alberto, un bambino di 9 anni che frequenta la classe terza della scuola primaria. La storia clinica di Alberto inizia a 3 anni con cicli di logopodeia e psicomotricità presso enti pubblici e presso strutture private. Soltanto alcuni mesi fa mi è stata data una diagnosi. Alberto ha un disturbo di carattere evolutivo generalizzato, nulla di specifico, il suo quoziente intellettivo è pari a 80 legato anche al fatto che è un bambino con una forte inibizione. In questo periodo sta seguendo una terapia psicomotoria. La psicoterapetua sostiene che se a scuola venisse stimolato e supportato nel modo corretto potrebbe superare buona parte dei suoi problemi senza dover ricorrere all'insegnante di sostegno. Ieri ho avuto un colloquio con le maestre che, come mi aspettavo, leggendo la relazione in cui si dice che Alberto ha un quoziente intellettivo limite sostengono che per aiutare al meglio il bambino dovrebbe avere un insegnante di sostegno. Sottolineo il fatto che tale ipotesi è sostenuta soprattutto dall'insegnante di lingua, insegnante ormai alla soglia della pensione con un metodo d'insegnamento spesso criticato e non sempre vicino alle esigenze dei bambini. Al contrario l'insegnante di storia, geografia e scienze sostiene che Alberto è un bambino molto intelligente con enormi potenzialità che vanno fatte emergere. Per quanto mi riguarda non sono assolutamente d'accordo con il sostegno, non per un caso come mio figlio, sono sicura che per lui sarebbe un ulteriore disagio. Concordo con un PDP dove si attuino tutte le misure necessarie per aiutare il mio bambino.

Gradirei una vostra opinione.

Cordiali saluti

 

Gentile signora

Questo tipo di problematiche può essere affrontato essenzialmente mediante due modalità. La prima, che è quella oggi più diffusa mira a migliorare i vari sintomi del bambino mediante delle terapie specifiche: nel suo caso è stata consigliata la logoterapia e la psicomotricità. Ma vi è a nostro parere un modo diverso per affrontare queste problematiche ed è quello di focalizzare la nostra attenzione e il nostro impegno non sui sintomi del bambino ma sulla sua sofferenza interiore che, a nostro avviso, è quella che provoca i sintomi. Con questa diversa visione cercheremo in tutti di creare attorno al bambino un ambiente gioioso, sereno, accogliente e  accettante, in modo tale che  la sua sofferenza gradualmente possa diminuire. E sarà questa diminuizione della sofferenza interiore che gli permetterà di sviluppare e  accrescere tutte le sue funzioni.  Per ottenere ciò è indispensabile che egli viva bene e con gioia il suo rapporto con i genitori, gli insegnanti  e gli  altri adulti. Questi per meglio rapportarsi con il bambino potranno utilizzare la metodica che abbiamo sperimentato nel nostro centro che abbiamo  chiamato Gioco LIbero Autogestito.  Le consiglio pertanto di leggere e far leggere il libro da noi scritto "Autismo e gioco libero autogestito" nel quale descriviamo tale metodica, in modo tale che tutti gli adulti che si relazionano con il bambino l'acquisiscano correttamente.

 

Molti auguri per la sua famiglia e per suo figlio.

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Come aiutare un figlio che presenta difficoltà nella concentrazione, umore nero, scarso rispetto per le regole 

 

Buon pomeriggio,
Sono la mamma di due bambini di 7 e 3 anni.
Ho molta difficoltà con il maggiore, frequenta la seconda elementare, in classe sono 10 bambini e hanno un compagno con disturbi caratteriali che non è seguito corretame.
Da gennaio mio figlio fa fatica a concentrarsi e svolge malvolentieri i compiti, è sempre di pessimo umore e risponde male. Non rispetta le regole della casa, sia io che mio marito non sappiamo più come comportarci. Castighi e urla sembra che non lo spaventano.
Se potete darmi un consiglio.
Grazie

Gentile signora

 

Quando un bambino presenta dei sintomi di sofferenza come quelli da lei elencati: difficoltà nella concentrazione, umore nero e scarso rispetto per le regole, come lei stessa ha sperimentato, in questi casi, le urla, le punizioni e i rimproveri non solo non sono utili ma possono peggiorare il vissuto interiore del bambino e di conseguenza i  suoi comportamenti.

Prima di effettuare qualsiasi intervento bisognerebbe invece fermarsi per qualche giorno per riflettere su quali possono essere i motivi  di stress o peggio di trauma che il bambino ha subito o subisce attualmente.

Certamente un compagno che disturba in classe può provocare una continua tensione anche negli altri alunni in quanto stimola gli insegnanti a continui rimbrotti o grida. Tuttavia i motivi di stress o trauma possono provenire da altre fonti che è bene indagare: frequenti o intensi conflitti coniugali, uso eccessivo dei mezzi audio visivi o dei giochi elettronici, scarsa quantità di gioco libero durante il giorno, atteggiamenti educativi eccessivamente severi che non tengono conto dei bisogni relazionali e affettivi del piccolo, e così via.

In questi casi la terapia migliore è quella di impegnarsi a creare attorno al bambino un ambiente gioioso, sereno, affettuoso, dialogante. Un ambiente nel quale i genitori hanno non soltanto il compito di dettare e far applicare delle regole ma anche e soprattutto il compito di creare e mantenere nell'animo del bambino un'atmosfera fatta di rassicurante serenità, fiducia e gioia.

Per tale motivo la tecnica del Gioco Libero Autogestito nel quale uno o meglio entrambi i genitori si lasciano andare con piacere a partecipare al gioco che il  bambino ama in un determinato momento, ristabilisce quel legame di affetto e di fiducia che è la base della sicurezza del figlio.

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Come comportarsi con un bambino aggressivo e violento
Ho un disperato bisogno di aiuto per mio figlio di cinque anni e mezzo è iperattivo ma la cosa grave che a scuola è violento e aggressivo e non so che fare....aiutatemi
 
L'aggressività e la iperattività dei bambini possono avere varie cause. La più frequente è quella che riguarda una sofferenza interiore che provoca tali comportamenti. In questo caso è necessario rimuovere tale sofferenza eliminandone le cause e aiutando il bambino a ritrovare la perduta serenità. Le invio il link di un nostro articolo che può leggere. In ogni caso siamo disponibili a esaminare il bambino e a seguirlo, se potete portarlo presso la nostra sede di Messina.
L'aggressività nel bambino

http://www.cslogos.it/sito/index.php?option=com_content&view=article&id=303:l-aggressivita-nel-bambino&catid=33&Itemid=161
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Cosa fare quando la mamma è eccessivamente ansiosa
Buongiorno, sono molto preoccupata per mia sorella e la sua famiglia. Lei ha 45 anni e un bimbo di 5. È sempre stata una persona molto ansiosa , ricordo che affrontava i compiti e la scuola con grande agitazione o, per fare un semplice esempio, se non fosse stata per l' insistenza di mia mamma lei non avrebbe neanche fatto la patente. Le cose ora però sono a mio avviso particolarmente peggiorate. Da quando è mamma l'ansia che la accompagna  da sempre è diventata estenuante, è dimagrita tantissimo, piange spesso e sembra sempre arrabbiata con tutti e tutto. Girando per la rete in cerca di illuminazione mi sono imbattuta nel vostro articolo" genitori ansiosi" e mi sembrava parlaste proprio di lei. Naturalmente chi mi preoccupa di più è mio nipote che temo possa crescere non serenamente. È un bambino che ha grosse difficoltà con l'alimentazione e che si ammala molto frequentemente scatenando nella mamma scene di disperazione incontrollabili. Ora so perfettamente che mia sorella dovrebbe rivolgersi ad uno specialista ma lei si rifiuta sostenendo che questo è il suo carattere e nessuno può aiutarla. Io mi sento assolutamente impotente! Come posso fare ad aiutarla? Aspetto una vostra risposta e vi ringrazio per l'attenzione, saluti. 
Purtroppo come abbiamo scritto in quell'articolo sull'ansia materna eccessiva, questa condizione disturba notevolmente lo sviluppo dei figli. Per tale motivo è necessario che chi ne soffre si faccia aiutare mediante una buona psicoterapia individuale, meglio se di tipo analitico. Penso che se il marito e gli altri familiari sono vicini a chi presenta questo disturbo, la persona che ne soffre sarà felice di eliminare da sé questa condizione che è causa di grave sofferenza personale e familiare. 

 

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Come comportarsi con una bambina che presenta sindrome autistica

 

Buongiorno

Da una settimana io e mio marito siamo disperati.

Alla nostra bambina di tre anni è stata fatta diagnosi di autismo. Ci sono state consigliate delle sedute di logoterapia e psicomotricità che dovremmo cominciare fra qualche giorno.

Pensate che queste terapie potranno risolvere i problemi che mia figlia ha nel linguaggio e nel relazionarsi con gli altri bambini ma anche con noi genitori?

Pensate inoltre che dobbiamo lo stesso fare le altre vaccinazioni alla bambina?

Grazie anticipate per la vostra risposta 

 

Gentile signora

Purtroppo su questa sindrome  le idee sono tante e spesso sono poco coerenti e costruttive. 

La nostra esperienza  ci conferma ogni giorno di più che il problema maggiore presente in questi bambini è la loro sofferenza interiore che li sconvolge e dà loro un'immagine degli altri e del mondo paurosa e negativa nei loro confronti.

Per tale motivo l'obiettivo di base dovrà essere quello di diminuire questa sofferenza creando attorno alla bambina un clima il più sereno, accettante e gioioso possibile. 

Il gioco libero autogestito che proponiamo permette a questi bambini di scoprire attraverso gli adulti che giocano con lui accettando e partecipando con gioia al suo gioco che gli altri e il mondo non solo non sono cattivi ma gli sono vicini in ogni momento. 

Il libro Autismo e gioco libero autogestito da noi pubblicato vi potrà aiutare a capire meglio come la bambina vive la realtà che la circonda e come aiutarla a scoprire la gioia della relazione con gli altri.

Per quanto riguarda le vaccinazioni le può effettuare tranquillamente. Sarebbe bene però evitare visite e terapie non strettamente necessarie per diminuire la sofferenza della quale scrivevo prima.

 

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 Voglia di crescere interattivo

salve volevo chiedere informazioni per voglia di crescere interattivo. Non riesco a scaricarlo sul computer o sul tablet, mi sapete spiegare come mai?  Grazie
 

 

 

Voglia di crescere interattivo è stato disabilitato in quanto non era più compatibile con le nuove piattaforme. Si consiglia di utilizzare la forma cartacea anche perché abbiamo constatato essere più utile nell'instaurare un miglior rapporto con i minori.

 

 

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Lo spirito con il quale operare con "Voglia di crescere"

 

Grazie mille! Trovato e stampato! Ho iniziato con il livello dei 3 anni, la bambina risponde bene, ma quanto tempo rimango su ogni livello? Ovvero: mi risponde su ogni singola parola che conosce, ma alcune le pronuncia male e non usa l'articolo.  Giorno dopo giorno insisto sulle stesse parole finché non avrà imparato la corretta pronuncia e l'articolo? 

Quando passo a un'altra scheda (sempre restando sui 3 anni)?

Consideri che si annoia presto, più di 5 minuti non lavora perché li  vive come un compito invece di un gioco...anche l'attenzione sui suoi libri è limitata.
Grazie ancora

 

Gentile signora

Leggo con piacere che ha potuto stampare il livello tre di Voglia di crescere.

Come potrà leggere sul libro guida di Voglia di crescere che potrà scaricare dal sito e stampare liberamente, questo programma è stato strutturato in modo tale che per il bambino sia come un gioco piacevole da fare con la propria mamma, con il proprio papà  o con l'educatore che si occupa di lui. Per raggiungere questo scopo è necessario entrare in empatia con il bambino facendo effettuare con piacere e gioia reciproca le varie schede senza essere minimamente pedanti o pesanti.  

Questo significa, ad esempio, che non bisogna assolutamente rimanere sulla stessa scheda se non per pochi secondi ma siglare il livello raggiunto, com'è indicato all'inizio di ogni volume, e procedere  con le schede successive. Solo in un secondo tempo o in un altro giorno si riprenderanno le schede nelle quali la sua bambina presenta delle difficoltà per completarle e perfezionarle. 

Poiché tutte le schede di un livello hanno un grado simile di difficoltà si può anche passare da un gruppo di schede all'altro o da un volume all'altro senza alcun problema. Si potranno, inoltre utilizzare i volumi dei livelli precedenti, nel suo caso le schede del secondo livello, per dare alla bambina la netta sensazione che riesce e che è brava in questo gioco. L'importante è che l'attività resti sempre un gioco piacevole da fare insieme.

Ad esempio nelle schede del primo volume del terzo livello si trovano delle schede di "Linguaggio parole singole". Inizialmente è sufficiente che la bambina pronunci qualche sillaba simile al nome dell'immagine per dirle brava e abbracciarla felici del suo risultato. Solo in momenti successivi, che nel caso del linguaggio potranno essere anche molto lontani nel tempo, le stesse schede potranno essere riprese per migliorare la frase detta dalla bambina.  
Spero di averle fatto comprendere lo spirito con il quale bisogna operare con "Voglia di crescere". Per ogni difficoltà o problema ci contatti pure. Intanto le invio molti cordiali saluti.


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Bambini con difficoltà nella lettura e
 
difficoltà nello scaricare "Leggo anch'io"
Buongiorno.
Sono un’insegnante di italiano di una prima classe della scuola primaria.
Nella mio gruppo di 21 alunni ci sono: due bambini anticipatari, uno ipoacusico, uno ipovedente, due stranieri che non conoscono una parola di italiano, altri due stranieri che però si fanno capire, linguaggi pluridislalici e, per non farsi mancare nulla, varie problematiche comportamentali. Fin da subito sono emerse difficoltà di organizzazione spaziale. 
A fronte di tutto ciò, alcuni genitori insistono affinché i loro figli, quelli “BRAVI”, imparino al più presto a leggere e a scrivere in corsivo. Naturalmente i tempi li decidiamo noi, ma è necessario trovare il modo per gestire il tutto in modo equilibrato.
Adesso mi chiedo come superare le difficoltà di coloro che, avendo imparato le vocali, non riescono a unire i suoni appresi con la prima consonante (ho dovuto iniziare dalla “M” date le problematiche dei più).
Hanno difficoltà nella fusione dei due suoni: leggono M, leggono A, ma non sanno leggere MA.
Come devo procedere? Avete suggerimenti per me?
Grazie per l’attenzione.


p.s.: non sono riuscita a scaricare il testo “Leggo anch’io"

 


Gentile insegnante
Non tutti i bambini, anche se d'intelligenza normale, a cinque - sei anni sono in grado di effettuare l'analisi e la sintesi sillabica. Sintesi e analisi indispensabili per effettuare la scrittura e la lettura. Queste capacità in alcuni bambini si sviluppano dopo questa età. Ed è per questo motivo che noi proponiamo per i bambini che hanno delle difficoltà la lettura sillabica nella quale al bambino sono insegnante le sillabe e non le lettere dell'alfabeto. In tal modo il bambino non ha la necessità di fondere- sintetizzare la consonante con la vocale durante la lettura.
Per quanto riguarda gli album di  "Leggo anch'io". Non dovrebbe essere difficile scaricarli se si segue questa metodologia:
  1. Andare in Download dove tutto il materiale da scaricare è depositato.
  2. Cliccare su questo
  3. Cliccare su Download italiano
  4. Scegliere la sezione schede didattiche .
  5. Se ad esempio andiamo su leggo anch'io - Completo
  6. comparirà una pagina  nella quale è scritto Leggo anch'io - Completo e sotto vi sarà una freccia verde con accanto scritto scarica.
  7. Cliccare sulla freccia verde e tutti gli otto album di Leggo anch'io saranno scaricati sul Download del suo computer in modo compresso. Dopo basta decomprimerli con un programma  apposito.
  8. Una volta decompressi bisogna stampare e rilegare gli otto volumi.


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Difficoltà nello scaricare il materiale messo a disposizione nel sito
salve, 
mi chiamo Genny e sono prossima alla laurea magistrale in pedagogia e progettazione educativa... navigando in internet mi sono imbattuta nel vostro lavoro e credo sia fatto in maniera scrupolosa e scientifica.
ho letto il vostro libro e mi complimento sinceramente, non solo per la cornice scientifica entro cui si snoda il manuale, ma soprattutto per la dedizione nel vostro lavoro che traspare.
vorrei scaricare tutto il materiale, ma non riesco...
potreste aiutarmi per favore ?
cordiali saluti,
genny
 
 
 

Gentilissima Genny
Grazie intanto dei complimenti che sicuramente ci fanno piacere.
Per quanto riguarda il modo con il quale è possibile scaricare il materiale che mettiamo a disposizione bisogna seguire una metodologia che risulta facile per chi è abituato a utilizzare spesso internet ma  può risultare complessa per chi non è solito fare ciò. In ogni caso basta seguire queste istruzioni:

  1. Andare in Download dove tutto il materiale da scaricare è depositato.
  2. Cliccare su questo
  3. Cliccare su Download italiano
  4. Scegliere la sezione di ciò che si vuole scaricare ad esempio libri, relazioni, schede didattiche ecc.
  5. Se ad esempio abbiamo cliccato su  schede didattiche comparirà una pagina  nella quale è scritto Concetti relazionali e sotto vi sarà una freccia verde con accanto scritto scarica.
  6. Cliccare sulla freccia verde e le schede Concetti relazionali saranno scaricate sul Download del suo computer
  7. Arrivati a questo punto basta stamparle e rilegarle.

Se il materiale, per motivi di spazio, è compresso bisogna decomprimerlo prima  di stamparlo .

Sperando di esserle stati d'aiuto la salutiamo cordialmente e restiamo a sua disposizione per ogni necessità

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Un ragazzo con difficoltà nel pagare e dare il resto

 

salve, già Vi ho scritto un po di anni fa ed ebbi dei buoni suggerimenti,  mio figlio  di anni 17  soffre di sindrome non verbale, adesso ha delle difficoltà nel pagare e dare il resto  negli acquisiti. Lo vedo in questo periodo molto nervoso ed ho capito che questa difficoltà lo sta isolando dagli amici che faticosamente ero riuscito a farlo accettare. come posso aiutarlo. nel senso che oltre alla calcolatrici che sa usare in modo del tutto autonomo, c'è qualche altro sistema oppure soluzione informatiche. grazie per l'attenzione.

gentile signore

Siamo lieti di esserle stati d'aiuto in passato, . Per quanto riguarda la difficoltà attuali che ha il suo ragazzo nel pagare e dare il resto, nel nostro sito può trovare delle schede che possono essere utilizzate da suo figlio. Schede che abbiamo chiamato "Conoscenza e uso dell'EURO" che può trovare nel Download e delle quali le mando il l'indirizzo...
 http://www.cslogos.it/sito/index.php?option=com_remository&Itemid=&func=fileinfo&id=40
Per quanto riguarda il  nervosismo del figlio, questo può sicuramente essere dovuto alle sue difficoltà ma può avere anche altre cause. Un buon colloquio con un neuropsichiatra infantile potrà sicuramente essere utile.
Spero tanto che il ragazzo possa ritrovare una buona serenità. In ogni caso ci consideri sempre a sua disposizione.
Molti cordiali saluti 

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 Una bambina con difficoltà nelle relazioni sociali

Vorrei capire dove stiamo sbagliando nell'educazione di nostra figlia visto che secondo noi si relaziona in maniera sbagliata nei giochi sociali e di gruppo, manifestando comportamenti di disturbo e istigazione verso gli elementi del gruppo stesso a lei non graditi. Abbiamo anche un altro figlio di 5 anni di cui la sorella è gelosa.

 

Gentile signora
E' sicuramente difficile dare dei consigli che abbiano un certo valore con così pochi elementi.
In genere le difficoltà nelle relazioni sociali nascono da problematiche psicologiche, le quali,  a sua volta, derivano da frustrazioni, traumi e stress eccessivi subiti.


Sarebbe pertanto importante valutare l'ambiente di vita della bambina per scoprire le eventuali cause della sua sofferenza interiore, cause che poi si ripercuotono sui suoi comportamenti, così da cercare di eliminarli.


Insomma la cosa più utile è cercare di creare attorno alla bambina un ambiente sereno, accettante, morbido e caldo così che lei si possa sentire sicura e a proprio agio. 


Il sentire l'amore dei genitori, il non essere rimproverati eccessivamente, l'essere accettati e gratificati, questi e altri accorgimenti simili spesso riescono a creare nell'animo dei minori quel clima sereno e sicuro nel quale è bello muoversi e relazionarsi.

Spero che queste poche righe possano aiutarvi nel vostro difficile impegno educativo.
In ogni caso sono a vostra disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

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COME AVERE IL MATERIALE DIDATTICO
DEL CENTRO STUDI LOGOS DI MESSINA ?

Gentile associazione logos sono un insegnante curricolare della scuola dell infanzia che per questo anno svolgo insegnamento di sostegno sono interessata al vostro programma "voglia di crescere" e vorrei sapere come posso fare per acquistarlo se gentilmente mi inviate ulteriori informazioni sulle schede operative per la prelettura ed il

precalcolo avendo il bambino che seguo molte difficoltà nell'associazione di numero e quantità aspettando vostre notizie anticipatamente ringrazio

Gentile professoressa
Ci fa piacere il suo interesse nei confronti del nostro programma "Voglia di crescere".
La nostra è un'associazione di volontariato per cui non vendiamo le nostre pubblicazioni ma le mettiamo gratuitamente a disposizione di tutti mediante il nostro sito.
Pertanto si colleghi al sito del centro Studi  Logos di Messina e scarichi e stampi autonomamente  tutto ciò che le può interessare. Ad esempio le schede  per l'associazione dei numeri con le quantità le può trovare  nel Download in "Quantità e numeri" il Link della pagina è http://www.cslogos.it/sito/index.php?option=com_remository&Itemid=&func=fileinfo&id=28.
Per trovare altri argomenti che le possono interessare può usare  Il CERCA.......................che si trova a destra nella parte alta delle pagine del sito.

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 BAMBINO AFFIDATO CON PROBABILE RITARDO MENTALE

Buonasera
sono la mamma di tre bimbe con le quali, per ora, non ho avuto problemi quindi per me è tutto una novità. Da quasi 3 mesi fa parte della nostra famiglia un bimbo di 7 anni che ci è stato dato in affido famigliare. lui è tanto bravo e sembra sia con noi da sempre. E' ubbidiente e si adegua bene alle abitudini famigliari. I problemi si manifestano con la scuola. Oggi abbiamo avuto un colloquio con la psicologa che ci ha comunicato i risultati dei test. Il suo QI è di 65. Non ha voluto certificare un ritardo data la delicata situazione emotiva. Verrà rivalutato dopo almeno 1 anno di permanenza in un ambiente stimolante. Nella sua vita ha provato pochissime esperienze, non è abituato a dialogare, non riesce a usare agilmente le mani (stiamo imparando a fare le corna) conosce pochi termini.
 La mamma ha un lieve ritardo come anche la sorella maggiore.
Le insegnanti notano pochi miglioramenti mentre a me sembrano tantissimi. E' arrivato che contava fino a 3 ...ora arriva anche fino a 30.... anche se non riconosce i numeri in ordine sparso... ma conta 27 numeri in più.
Lui si è dovuto adeguare a noi, perfetti sconosciuti.
Vorrei TANTO poterlo aiutare... farlo in modo sensato.
Potreste darmi dei consigli su come utilizzare i vostri metodi e su quali attività possono essere utili in casi simili.
Grazie per l'attenzione.

 

Gentile signora
é bello leggere che una famiglia che ha già tre bambine apra la propria casa ed il proprio cuore all'affido di un altro bambino.
Credo che voi possiate fare molto per questo bambino. Oltre all'amore, all'accoglienza e alla gioia che sicuramente già gli state dando, potete aiutarlo a crescere anche dal punto di vista intellettivo e cognitivo utilizzando i nostri sussidi didattici.
Se il ritardo è reale, e non è dovuto ad una difficile situazione psicologica, potete iniziare a fargli effettuare, come un bel gioco da fare insieme, "Voglia di crescere" cartaceo, a partire dal terzo-quarto livello che potete scaricare dal nostro sito.  Solo dopo aver effettuato bene tutto il quinto livello potete iniziare a proporgli la lettura mediante il nostro metodo "Leggo anch'io" iniziando dalla prima parte,  primo volume.
Per quanto riguarda la scuola sarebbe bene che gli insegnanti si impegnassero nello stesso  programma, evitando di mettere il bambino in difficoltà con attività non adeguate alle sue capacità.
Spero di essere stato chiaro in ogni caso potete consultarci telefonando allo 09046920.
Molti auguri per la vostra calda e generosa famiglia e cordiali saluti
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COME AFFRONTARE I DISTURBI PSICHICI IN UN RAGAZZO CON RITARDO MENTALE  

 

 

Salve, sono una mamma di Napoli, disperata perché non so come gestire mio figlio di 19 anni.

Premetto che è nato con asfissia ed è stato aiutato ad uscire con il forcipe. Ha iniziato a camminare verso 1 anno e 3 mesi circa ed ha parlato in modo più chiaro verso i 2 anni.

All'asilo era introverso e socializzava poco ed ha avuto sempre questo atteggiamento fino ad ora che frequenta l'ultimo anno delle superiori.    Devo precisare che abbiamo dovuto optare    per una scuola privata affinché    conseguisse il diploma, visto che è poco    interessato allo studio e ha già perso due    anni delle superiori.  Ripeto, a scuola è    sempre stato timido e poco socievole, quindi diventava oggetto di esclusione, bullismo e sfottò da parte dei compagni, anche se ha  cominciato a reagire e a difendersi alle  superiori, assumendo man   mano un atteggiamento di sfiducia ed   aggressività  non solo verso i compagni di scuola ma anche verso gli amici che frequenta  abitualmente (oratorio, palestra, ecc.). In    famiglia è un mal vivere per tutti perché   sfoga nell'ambito familiare tutto ciò che   non riesce fuori casa. Iniziando dal   provocarsi crosticine sul viso e sul corpo,   tic di ogni genere, paranoie,  disattenzione,   lentezza nei movimenti, scarsa curiosità ,  non distingue bene ciò che è giusto da ciò   che è sbagliato, diventa sempre più  intrattabile ed anche a volte violento...l’unica cosa che lo esalta e lo appassiona è  la tecnologia (cellulari, computer, tablet,   ecc)...ma poco fb, whatsapp....più giochini, in pratica si rifugia in un mondo  suo, ma  virtuale. Preciso che nel corso  degli anni ci  siamo rivolti a numerosi  psicologi della mutua, i quali hanno semplicemente espresso un lieve ritardo mentale, ma non   ci hanno mai descritto chiaramente di che   entità fosse ne' ci hanno fornito gli   strumenti adatti per guarirlo o almeno  migliorarlo. Mi rivolgo a voi per essere  guidata sulla giusta strada affinché il  ragazzo possa vivere una esistenza  adeguata. Vorrei sapere, cortesemente, se  esistono, nelle mie zone, centri adatti a cui  rivolgermi che hanno i mezzi adatti a  risolvere queste problematiche. Ringrazio anticipatamente e vi prego a rispondermi presto, perché la situazione peggiora di giorno in giorno. Saluti.

 

 

 

Gentile signora
Ho letto la sua accorata lettera con la quale mi descrive le difficili realtà di suo figlio e, consequenzialmente, di tutta la famiglia.
Da quanto lei mi dice credo che sia proprio il caso di affrontare tali problematiche più sul piano dei vissuti psichici di suo figlio, che non sugli aspetti scolastici e cognitivi in genere. In altre parole  credo che suo figlio, per motivi vari, manifesti con i suoi sintomi una notevole sofferenza interiore.

Sofferenza che è necessario affrontare sia modificando il suo ambiente di vita, in modo tale che sia il più dolce, sereno, accogliente e affettusoso possibile, sia mediante una psicoterapia individuale che miri a lenire questa sua sofferenza interiore,  modificando l'immagine negativa che egli ha di se stesso e del mondo che lo circonda. Mondo che, a quanto leggo, non è stato tenero nei suoi confronti. 
Per modificare il suo ambiente di vita, cercate, voi genitori, di vedere  e sentire con i suoi occhi e con il suo cuore, così da eliminare tutte quelle situazioni che gli potrebbero creare stress, fastidio e sofferenza, mentre nel contempo vi sforzerete di fargli vivere, mediante il vostro amore, quante più situazioni possibili capaci di procurargli gioia e serenità.
In questi casi anche la scuola, se è fonte continua di stress, disagio e frustrazione andrebbe messa, almeno per qualche tempo, in secondo piano.
Per quanto riguarda dei centri specialistici, non credo che in queste situazioni siano molto utili. Meglio affidarsi a un buon neuropsichiatra infantile.

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PROBLEMI DI LETTURA IN UN BAMBINO CON RITARDO MENTALE MEDIO-GRAVE 

 Buonasera,

 sono una docente di scuola media di primo grado e vorrei chiedervi qualche consiglio su un mio alunno disabile con un ritardo medio grave. Ultimamente sto provando molti tentativi nella lettura, se per esempio detto una parola lui la scrive con facilità, facendo errori di doppie o non riconosce il gruppo Sci, chi, che....

 Nella lettura non riesce, legge sola la sillaba staccata dalla parola, quando indico la parola legge la sola lettera, senza sillaba, anche se io ripeto la sillaba non riesce a fare l'unione di parola.

 Cosa potete consigliarmi?

 Un caro ringraziamento

 Arianna

 

 


Gentile insegnante
La lettura e la scrittura richiedono delle capacità intellettive sufficienti per eseguire una serie di processi mentali abbastanza complessi. Quando è presente un ritardo mentale, specie di tipo medio-grave, spesso tali capacità non sono sufficienti.

E' necessario, in questi casi, impegnarsi il più precocemente possibile nello sviluppo della capacità logiche anche mediante un programma globale come il nostro "Voglia di crescere", iniziando dal livello appena inferiore all'età mentale del bambino. Se ad esempio il bambino che segue presenta, ai test effettuati, un'età mentale di cinque anni bisogna iniziare dal quarto livello, invece se la sua età mentale è di quattro anni bisogna iniziare dal livello terzo di "Voglia di crescere" e poi proseguire per i livelli successivi.
Mi piace paragonare le capacità intellettive a un recipiente come potrebbe essere un'anfora e gli apprendimenti al contenuto che vogliamo mettere in quest'anfora. E' impossibile mettere più contenuto di quello che l'anfora può contenere! Bisogna allora allargare il contenitore.

Se l'età mentale del bambino che le è stato affidato è di almeno quattro anni oltre che effettuare come base per il suo sviluppo le schede di "Voglia di crescere" può utilizzare il nostro sussidio "Leggo anch'io" creato apposta per i bambini con ritardo mentale, partendo dal primo volume della prima parte, che permette ai bambini con un'età mentale di almeno quattro anni di leggere e capire ciò che viene letto.
Spero di essere stato chiaro. In ogni caso siamo sempre a vostra disposizione.
Cordiali saluti e buon lavoro
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PROBLEMI NELLA LETTURA

 

Buongiorno,

ho trovato il Vs. riferimento curiosando un po’ sul sito di cslogos (molto interessante!).

Sono la mamma di una bimba di 6 anni che frequenta la prima elementare.

La bimba ,prima dell’inizio della scuola primaria, ha effettuato terapia logopedica per circa 1 anno e mezzo per correzione di alcuni fonemi :R,L,ST,SC,SV..perfettamente recuperati.

Ora che la logopedia si è conclusa, la bimba incontra delle difficoltà nella fusione sillabica e quindi nell’automatismo della lettura di parole.

Riconosce i singoli fonemi..ma nel riconoscimento di sillabe..fa ancora un lavoro mentale di spelling fonemico cioè:

sillaba  ME prima dice M E e poi ME..pertanto anche nella lettura per esempio della parola ME LA ..si perde un po’..

 

A scuola utilizzano il metodo analogico simultaneo..e l’insegnante di sostegno presente nella classe, non a supporto di mia figlia, ma di un disabile ..sostiene che bisogna lavorare a casa attraverso il gioco soprattutto oralmente nelle fusione sillabica di parole e sul riconoscimento veloce di sillabe ..e per fare cio’..al fine di non annoiarla..di proporre il tutto attraverso il gioco.

 

Potrei avere dei consigli in merito su materiali, attività simpatiche che abbiano queste funzioni?

 

Ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti.

 

  

Gentile signora
Grazie intanto per complimenti. Per quanto riguarda i problemi di sua figlia, purtroppo non sono rari i casi di difficoltà nei bambini che iniziano l'apprendimento della letto-scrittura. Ciò è spesso dovuto a lieve immaturità dei centri corticali deputati all'analisi e alla sintesi uditiva. Questa immaturità comporta nella lettura la difficoltà ad unire le varie lettere dell'alfabeto  per formare le  sillabe e quindi le parole e, nella scrittura, la difficoltà ad analizzare  i fonemi presenti nelle parole così da scomporle nelle varie lettere.
Questi problemi possono essere superati servendosi del nostro metodo di lettura  Leggo anch'io, che utilizza una tecnica sillabica molto facilitata. Questa tecnica permette a bambini che abbiano almeno quattro anni di età mentale di poter leggere e scrivere senza problemi.   Scarichi quindi dal nostro sito e utilizzi e faccia utilizzzare a scuola solo questo sussidio didattico iniziando dal primo volume della prima parte per proseguire di seguito poi con gli altri volumi.
Le faccio molti auguri per la sua bambina e la saluto cordialmente.
D

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Gentilissimi, sono un maestro elementare calabrese in servizio da alcuni anni in provincia di Bologna.

Utilizzo il vostro lavoro di grammatica e di altro con i miei alunni di 5^ elementare. Sono molto orgoglioso che esista al Sud un sito come il vostro, un sito che offre una quantità di proposte utilissime per chi lavora con le persone, specie con quelle più deboli: bambini, anziani ecc. Grazie Buon lavoro

Gentilissimo maestro
Non possiamo che ringraziarla per le sue espressioni di elogio per il nostro lavoro.
La nostra gratificazione  e la riconpensa è tanta quando ci accorgiamo che il nostro impegno è utile a tanti operatori e a tanti piccoli e grandi utenti.
Se vuole può iscriversi e fare iscrivere i suoi colleghi al nostro sito e alla nostra pagina Facebook così da poter essere sempre aggiornati sulle attività del centro.

http://www.facebook.com/pages/Centro-Studi-Logos/368663963181169?fref=ts

Rimaniamo a sua completa disposizione per ogni esigenza didattica.

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UN DIFFICILE RAPPORTO MADRE -FIGLIO 

 

Buonasera dottore, sono alla ricerca di un'aiuto per mio figlio di 8 anni e per tutta la mia famiglia.Ho avuto una gravidanza abbastanza turbolenta e un post gravidanza con un intervento di distacco di retina a causa della gravidanza. sono stata e sono un genitore molto autoritario al contrario di mio marito che e' molto permissivo.Dopo due anni e mezzo ho avuto una seconda gravidanza,e il mio primo bimbo l'ha presa molto male. ancora oggi dopo vari incontri con una neuropsichiatra (che ha diagnosticato  in mio figlio una carenza psicoaffettiva) mi ha confermato una gelosia da manuale che il mio primo figlio ha nei confronti del secondo.Sono una mamma che dedica tempo ai bimbi in termini quantitativi e forse non qualitativi, l'approccio con la scuola è stato  una catastrofe perché ho trasmesso ansia al bimbo e dopo vari tentativi mio marito si è fatto carico di seguire il bimbo e sembra che la cosa stia migliorando. MA la mia preoccupazione è che mio figlio ha    un rapporto di odio /amore con me, non ha un' amico ed ha dei momenti che secondo la neuropsichiatra possono definirsi depressivi.  So che il problema ce l'ha con me e che dovrei essere più affettuosa con lui, ma spesso i suoi gesti violenti nei confronti del fratello(portato varie volte in ospedale)non mi fanno avvicinare a lui con gesti d'amore ma solo di rimprovero.la neuropsichiatra ci ha consigliato un percorso familiare ed io non so a chi rivolgermi. La mia paura è anche portarlo da uno psicologo perché ho paura di non trovare una persona adeguata  che segua bene il bimbo. Mi può consigliare ... aiutare...Grazie

Gentile signora
Non è facile consigliare ed aiutare senza un approfondito esame del caso ma la sua E.mail è abbastanza ricca di elementi e, quindi, ci permettiamo di darle qualche consiglio anche perché lei ha ben focalizzato il problema e anche la soluzione del problema quando dice di essere un genitore autoritario e che vorrebbe essere più affettuosa con suo figlio.
Certamente il compito educativo è molto difficile soprattutto nella nostra società notevolmente stressante e competitiva, ma è sicuramente possibile se ci si propone di modificare in modo sostanziale il proprio stile relazionale ed educativo.
Spesso nella relazione genitore - figlio si instaura un circolo vizioso nel quale ad un atteggiamento poco sereno, duro, e frustrante del genitore il figlio reagisce con uno stato di sofferenza e malessere che lo porta ad essere più irritante, aggressivo, disubbidiente, scarsamente disponibile, poco attento agli altri e ai suoi doveri. Questa condizione spinge, a sua volta il genitore ad essere maggiormente punitivo e rimproverante. La qual cosa peggiora i vissuti interiori del bambino e deteriora ancor più la relazione sia con l'adulto sia con tutte le altre persone con il quale il bambino si relaziona, nel suo caso l'altro figlio minore.
Bisogna allora rompere questo circolo vizioso ed instaurarne uno virtuoso nel quale il protagonista non può che essere il genitore il quale deve riuscire a sostituire ai rimproveri le lodi, ai castighi i premi.
Io consiglio in questi casi ai genitori che si trovano in questa situazione di segnare su un quaderno il numero dei rimproveri e dei castighi dati al figlio in un giorno e la quantità di lodi, di baci, di abbracci, di gratificazioni dati nella stessa giornata e poi imporsi di dimezzare ogni giorno il numero dei rimproveri e dei castighi e di raddoppiare il numero di lodi, baci, abbracci e gratificazioni dati senza tener conto dei comportamenti del bambino fin quasi ad annullare le punizioni ed i rimproveri.
Bisogna però intraprendere questo percorso non come una delle tante prove effettuate per risolvere il problema ma come una strada da percorrere con l'obbiettivo di rimarginare nel tempo che può essere anche lungo, le ferite presenti nell'animo del figlio al fine di migliorare con il suo benessere la fondamentale relazione genitore-figlio.
In questa percorso, a volte, è necessario che il genitore chieda ed accetti di essere aiutato mediante una terapia psicologica o farmacologica che abbia come obbiettito una maggiore serenita e una minore irritabilità.
Una psicoterapia del figlio potrebbe essere sicuramente utile ma in aggiunta a quanto detto sopra.

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INSERIMENTO SCOLASTICO  E RITARDO MENTALE

 

Gent.mo Centro Logos
Vi scrivo per un consiglio riguardo alla bambina di cui avrò cura questo anno scolastico (sono un insegnante di sostegno) e che dalle mie primissime osservazioni (è da 3 giorni che la conosco) mostra delle difficoltà nella lettura oltre che ad un lieve RM.
La bimba ha cronologicamente 7 anni (frequenta la II primaria), ma mentalmente credo (non ho visionato ancora la documentazione) ne abbia appena 5: un indicatore di ciò è il fatto che non ha ancora acquisito il fonema -R (sostituito con la L).
La bambina ha difficoltà nell'individuare l'inizio e la fine di una riga e a colorare (esce dai contorni e non segue mai una direzione specifica).
L'inserimento nella scuola primaria l'anno scorso è stato difficoltoso. Le maestre mi hanno infatti riferito che tutta prima parte dell'A.S l'avevano dedicato al graduale passaggio dall'una altra realtà scolastica (ingressi posticipati, uscite anticipate, ecc.). La bambina si mostrava irritata nello stare seduta e in classe, scappava, si spogliava ... insomma mostrava evidenti segnali di disagio. Le insegnanti hanno perciò dedicato gran parte del tempo alla sua graduale scolarizzazione, e forse a discapito dell'alfabetizzazione.
Tuttavia la bambina è riuscita ad imparare le lettere dell'alfabeto, a scriverle sotto dettatura e a ricopiarle dalla lavagna e/o dal libro. Il problema era ed è rimasto la LETTURA. Finché si tratta di riconoscere e leggere lettere singole non mostra problemi, ma quando si tratta di sillabe la situazione si complica, bloccando il processo di lettura.
Alla luce della situazione che vi ho prima esposto e degli obiettivi che noi insegnanti ci siamo poste (la lettura di sillabe e quindi parole), cosa mi consiglia? Come mi posso muovere?

Grazie di cuore,

Gentilissima insegnante 
Il caso che lei ci propone ha un duplice aspetto: da una parte vi è una bambina più piccola della sua età (forse come lei ha detto ha cinque anni di età mentale) che è costretta a rimanere in un ambiente, la scuola elementare, per il suo sviluppo psicoaffettivo ancora poco idoneo, che le provoca, quindi, una notevole sofferenza, dall'altra la stessa bambina dovrebbe impararare la tecnica della lettura e della scrittura con il metodo analitico, il quale metodo è ben noto comporta notevoli difficoltà come lei ha evidenziato, sia nella sintesi sia nell'analisi sillabica.
Se si vuole essere d'aiuto a bambini come questi bisogna adattarsi alle loro possibilità e non  cercare di farli adattare ai nostri metodi standard.

Pertanto:
1) adattiamo il numero di ore da trascorrere a scuola al suo sviluppo psicoaffettivo. Meglio poche ore trascorse bene che tante ore trascorse male.
2) facciamo in modo che quando è stanca di stare in classe possa allontanarsi da questa per trascorrerre qualche momento di gioco libero  nel cortile o nel corridoio.
3) avviciniamola all'apprendimento della lettura e della scrittura con un metodo adatto per la sua età mentale: un metodo sillabico facilitato. Può scaricare dal nostro sito "Leggo anch'io" prima e seconda parte.
4) miglioriamo le sue capacità logiche mediante il nostro programma "Voglia di crescere" iniziando dal quarto livello. In questo programma troverà anche molti apprendimenti curriculari.
5) instauriamo con la bambina un rapporto nel quale sia prevalente la comprensione, il gioco, lo stare bene insieme piuttosto che il dovere e l'impegno in quanto, se si sta bene con un'insegnante o con un adulto in genere, si impara molto di più e molto meglio.

Spero di esserle stato d'aiuto. Per qualunque cosa siamo a sua disposizione.
Approfittiamo dell'occasione per inviarle cordiali saluti.
 

 

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DISAGIO NEI CONFRONTI DELLA SCUOLA

Egregio Dott. 

 

Mi perdoni per la mia ulteriore richiesta di chiarimenti. Ma il percorso scolastico del mio piccolino mette un po' in ansia a me e mia moglie, con ulteriori tensioni.

 

Ieri abbiamo incontrato le maestre per la pagella del quadrimestre, in particolare l'insegnante di italiano ci ha riferito che dal mese scorso (più o meno data precedente mail) ci sono stati dei considerevoli miglioramenti.

 

Pero': 

 

- alcune volte si blocca su delle parole, anche semplici e già conosciute, e come se andasse in panico alla ricerca di aiuto;

- rispetto alla classe e' più lento e quindi a volte lui se ne rende conto e questo lo inibisce ancor di più;

- nella lettura e' migliorato molto, pero' la mattina prima di andar a scuola gliela facciamo ripetere più volte, per farlo sentire più sicuro. Facciamo bene?

- la maestra ci dice che nello scrivere sotto dettatura va benino pero' se lo deve fare di  sua iniziativa e' più in difficoltà.

 

Nelle altre discipline, matematica disegno linguaggio non ha problemi. Nemmeno nel socializzare con gli altri. Lo vediamo molto sensibile, e la maestra mi dice cha appena arriva a scuola vuole andare in bagno, e lo accontentano.

 

Forse soffre un po' l'ambiente scolastico? Cosa ci consiglia? Aspettiamo? Possiamo fare qualche intervento di sostegno specifico? Specialistico?

 

Il bambino ha sei anni e 8 mesi. Prima elementare.

 

SE PUO' gliene sarei grato.

 

GRAZIE COMUNQUE

 

E' difficile, se non impossibile, senza poter effettuare una valutazione globale di vostro figlio, rispondere adeguatamente alle vostre domande. 
Da quando posso capire dalle vostre parole il bambino sta progredendo, anche se più lentamente degli altri coetanei, nell'apprendimento della lettura e della scrittura. Questo lo fa rientrare sicuramente nella norma.
Per quanto riguarda il suo stato d'animo mi sembra di capire che vi sia un certo disagio nei confronti della scuola che potrebbe essere causato da un vostro atteggiamento troppo ansioso nei confronti delle attività didattiche. Bisognebbe considerare la scuola come una delle tante componenti della vita di un bambino e non la componente più importante, nè tantomeno l'unica.
La vita di un bambino dovrebbe essere fatta di dialogo allegro, affettuoso e spontaneo con i propri genitori; di gioco libero effettuato sia con gli adulti che con gli altri bambini. Nella sua vita di ogni giorno, inoltre, non dovrebbe mancare il contatto con la natura: piante ed animali.
Alle attività scolastiche bisognerebbe dedicare non più di un terzo delle ore pomeridiane in quanto un bambino sereno, allegro e riposato impara rapidamente e bene, un bambino stressato e stanco o non impara o impara con molte difficoltà sprecando una enorme quantità di energia psichica.
Vi consiglio, pertanto, di focalizzare la vostra attenzione più sul benessere psicologico del bambino che sui suoi impegni scolastici. Questi impegni, inoltre, quando sono indispensabili, affrontateli sempre come un gioco da fare insieme: padre con il figlio, madre con il figlio, piuttosto che come dei pesanti, insopportabili doveri da compiere.
Spero di esservi stato d'aiuto.
Vi invio molti cordiali saluti.

 

 

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RITARDO O DISTURBI PSICOLOGICI?

Buongiorno , sono la mamma di un bimbo di 7 anni che non va per niente volentieri a scuola e fatica a svolgere le attività scolastiche se non è continuamente sollecitato, circa 2 mesi fa abbiamo fatto tutti i test per capire se anche lui , come suo fratello, ha un disturbo dell’apprendimento e da questi test è risultato un Qi di 64, ma la psicologa non gli ha dato il ritardo mentale perchè ci ha detto che ci sono troppe interferenze emotive,  adesso lo stiamo portando da una psicologa che in effetti ci ha confermato lo stato emotivo molto forte di mio figlio, vorrei chiederle se veramente un problema emotivo può dare  un risultato dei test così basso e se ci sono dei percorsi che posso utilizzare per aiutarlo. La ringrazio molto  e la saluto caramente.

 

Gentile signora

E' molto importante stabilire se i problemi che ha il suo bambino siano di origine psicologica o  sono dovuti ad un ritardo mentale in quanto gli obiettivi e gli strumenti per superare l'uno o l'altro sono notevolmente diversi.

Penso che un buon neuropsichiatra infantile potrà capire abbastanza facilmente ciò indagando sulla storia del bambino e sulla sua attuale vita relazionale ed affettiva, ma anche voi genitori stessi se riuscite ad osservare con obiettività il bambino potete capire se questi è sereno e tranquillo oppure è turbato da problemi psicologici.

In realtà uno stato emotivo alterato può influire negativamente sui test di livello in quanto la mancanza di serenità interiore rende difficile se non impossibile una buona utilizzazione delle proprie capacità intellettive.

Cerchi di avere una diagnosi più precisa e poi ci scriva.

Intanto voglia gradire cordiali saluti.

 

 

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QUALE MATERIALE UTILIZZARE PER UNA RAGAZZA CON RITARDO MENTALE LIEVE

Salve, siamo i genitori di una ragazza ( 16 anni ) con ritardo cognitivo lieve, dopo aver visitato il vostro sito abbiamo deciso di scrivervi questa mail per farci consigliare in modo dettagliato e inerente all'età della ragazza, il tipo di materiale da scaricare.

 

GRAZIE anticipate a tutti voi che volontariamente e gratuitamente mettete a disposizione questo materiale pregiato per noi genitori.

 

 

 

La stimolazione logico-cognitiva nel ritardo mentale necessita di un programma appositamente strutturato e preparato a tale scopo come può essere "Voglia di crescere". Sono però necessari alcuni accorgimenti:

  1. Leggere approfonditamente il libro guida di "Voglia di crescere" che è possibile scaricare sempre dal Download del sito soprattutto per capire bene sia lo scopo o gli scopi che le corrette modalità di utilizzo del programma. 

  2. Individuare l'età mentale della ragazza. Ciò è possibile effettuare con dei test intellettivi ma anche mediante le scale di sviluppo che è possibile scaricare dal nostro sito. 

  3. Nel momento in cui si è a conoscenza dell'età mentale del minore è necessario iniziare dal livello appena precedente la sua età mentale. Ad esempio se la sua età mentale è di sette anni bisogna iniziare dal sesto livello; se è di otto anni bisogna iniziare dal settimo livello.

  4. Dopo avere effettuato bene, e quindi con pochi e sporadici errori, il livello cartaceo  utilizzare come ripasso lo stesso livello in forma interattiva sul computer. 

  5. Passare, quindi, al livello successivo. E così via per ogni livello. 

 

"Voglia di crescere" sia in forma cartacea sia in forma interattiva può essere scaricato dal Download del sito.

In ogni caso siamo sempre a vostra disposizione per ogni dubbio o difficoltà.

Grazie dei complimenti e...buon lavoro.

 

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I BAMBINI DOWN E LA SCUOLA

Gentilissimi,

 

Sono la mamma di una bambina speciale con sindrome di down, che frequenta la 3 media, purtroppo nonostante I miei sforzi non ha raggiunto Le competenze basi: scrivere, leggere, far di conto, non riconosce l'orario, I soldi....oltre al fatto che non è autonoma non ha IL senso dell'orientamento....pertanto volevo che si fermasse ancora un anno, premetto che lo scorso anno affinchè ciò avvenisse ho dovuto far fare delle assenze affinchè perdeva l'anno....

 

Desidero sapere come fare per ottenere ciò a chi posso rivolgermi?

 

Il dirigente scolastico è contrario alla mia proposta.

Grazie


Gentile signora

Quando una ragazza Down arriva alla fine della terza media senza saper leggere, scrivere e far di conto qualcosa non è andato per il verso giusto o nella programmazione o nel materiale educativo e di stimolazione che è stato utilizzato o nell'approccio nei confronti di questa minore. Quasi tutti i bambini Down, se ben seguiti ed educati, di regola hanno le potenzialità e le capacità necessarie per raggiungere gli obiettivi di cui lei parla nella sua E-mail. Pertanto il problema non è aggiungere un altro anno di scuola ai tanti che ha fatto ma cambiare approccio e  metodologia affinché la ragazza sviluppi le capacità, anche se limitate, di cui è portatrice. Per tale motivo penso che sarebbe più utile seguire personalmente la ragazza utilizzando un programma idoneo, come può essere "Voglia di crescere" che può scaricare gratuitamente dal nostro sito.

Restiamo in ogni caso sempre a sua disposizione per ogni aiuto e supporto.

Cordiali saluti

 

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UN BAMBINO CON DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

MIO FIGLIO HA 7 ANNI, FREQUENTA LA SECONDA ELEMENTARE.

I MAESTRI CI DICONO CHE NON RICONOSCE L'AUTOREVOLEZZA DEGLI ADULTI, CHE NON RISPETTA LE REGOLE DEL CONTESTO SCUOLA, CHE INTERAGISCE IN MODO SCORRETTO COI COMPAGNI E CHE, OLTRE A TUTTO QUESTO, IL SUO PROFITTO è CALATO RISPETTO AL PRECEDENTE ANNO SCOLASTICO, DURANTE IL QUALE LA SITUAZIONE ERA DIFFERENTE.ANCHE A CASA è AGITATO, PIù DISOBBEDIENTE  E NERVOSO.

COME POSSO FARE PER AIUTARLO A RISPETTARE LE REGOLE SOCIALI, SCOLASTICHE E DOMESTICHE?

LA MIA PAURA è CHE CRESCA COME UN BAMBINO SBANDATO E DISADATTATO.

IO SONO SOLITAMENTE SONO PIù ACCOGLIENTE, MENTRE MIO MARITO è MOLTO AUTORITARIO E RIGIDO.

QUALE LINEA EDUCATIVA POSSIAMO PROPORGLI?

VI RINGRAZIO PER LA DISPONIBILITà.

UNA MAMMA IN CRISI

 

 

Gentile signora
I disturbi del comportamento sono soltanto dei segnali di qualcosa che non va per il verso giusto nell'ambiente di vita del bambino. Pertanto è necessario capire che cos'è che non va. Le cause possono essere tante: sicuramente uno dei motivi può essere un'educazione troppo permissiva nella quale non vi sono norme e limiti chiari e netti, oppure, al contrario un'educazione troppo rigida e oppressiva o un ambiente familiare nel quale vi sono o vi sono stati conflitti notevoli e prolungati. Altre cause possono riguardare il tempo e le modalità con la quale i genitori si relazionano con lui. Un tempo troppo scarso, un dialogo troppo povero e non costante possono portare a questo tipo di disturbi. Un buon specialista neuropsichiatra infantile o  psicologo possono chiarire bene quali dinamiche sono presenti nella famiglia e nell'ambiante dove vive il bambino. Intanto potrebbe leggere insieme a suo marito un nostro libro"Educazione negata" dove sono esaminate le varie cause e dove può trovare molti suggerimenti per un proficuo e fisiologico approccio con il bambino.
Molti cordiali saluti.

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UNA BAMBINA CON LIEVE RITARDO MENTALE

mia figlia di 9 anni ha un lieve ritardo mentale (68 di Q.I.) . sto utilizzando le vostre schede . Sono partita dai 6 anni . Non ho capito se esistono anche dei cd da poter utilizzare . se ci fossero chiedo gentilmente in cosa consistono e il prezzo . grazie infinite 

 

 

Gentile signora
Il programma di stimolazione logico - cognitiva "Voglia di crescere" è sia in forma cartacea sia su CD interattivi. Il contenuto è simile ma il modo di utilizzo è differente in quanto i CD hanno il pregio di essere utilizzati dal bambino come un video - gioco e quindi sono più interessanti, d'altra parte utilizzando la forma cartacea è possibile instaurare un rappordo più dialogante con il bambino: rapporto utile sia ai fini dell'apprendimento in quanto il genitore o l'educatore ha la possibilità di spiegare con calma ogni scheda, sia per instaurare un rapporto di gioco affettuoso con i genitori o gli educatori in genere. Anche i CD sono tutti scaricabili gratuitamente dal nostro sito dalla sezione Download alla voce 
Gli undici livelli interattivi di "Voglia di crescere" Per il loro utilizzo è necessario seguire attentamente le istruzioni allegate.
Ci faccia sapere come procede l'apprendimento.
Si ricordi che siamo sempre a sua disposizione per ogni necessità.
Molti cordiali saluti.

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UNA TRADUTTRICE VOLONTARIA

Gentilissimi Signori:

 

 

Ho visto nel Vs. sito che state cercando persone per tradurre volontariamente il programma "Voglia di crescere". Io sono disposta a farlo in spagnolo (la mia madrelingua), volentieri, e a titolo gratuito.



E' molto bello trovare delle persone come lei che mettono gratuitamente a disposizione le proprie capacità e competenze in favore degli altri. Io, come facente parte da tanti anni di questa associazione di volontariato, dovrei esserci abituato ma, le assicuro, che ogni volta  che mi capita qualcosa del genere rimango sempre incredibilmente e piacevolmente sorpreso. Ed il cuore mi si riempie, ancora una volta, di gioia e ottimismo nei confronti della profonda generosità degli uomini e della vita.
Grazie quindi della sua preziosa disponibilità che non possiamo che accettare.
Come ha già visto abbiamo iniziato a tradurre alcuni livelli del programma "Voglia di crescere" nella sua bellissima lingua ma, sicuramente, gli errori saranno tanti in quanto abbiamo utilizzato per fare ciò le competenze scolastiche di alcuni tirocinanti. Avere la disponibilità di una persona di madrelingua è il massimo della fortuna. 
Potrebbe, pertanto, cominciare a correggere i livelli già tradotti per poi continuare con gli altri.
Le invio, quindi, in allegato i primi livelli da correggere. Gli originali in italiano li può scaricare direttamente dal nostro sito alla sezione Download.

 

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UN BAMBINO CON DISTURBI PSICOAFFETTIVI E RELAZIONALI

BUONGIORNO, MIO FIGLIO DI ANNI 6 STA FREQUENTANDO CON NOTEVOLI DIFFICOLTA' IL 1° ANNO DELLA SCUOLA PRIMARIA, LA MAESTRA E' PREOCCUPATA PER IL RIFIUTO DEL BAMBINO A SCRIVERE, LUCA NON RIESCE , SE NON CON STIMOLAZIONI CONTINUE, A RICOPIARE LE LETTERE E LE PAROLE CHE LA MAESTRA STESSA SCRIVE ALLA LAVAGNA, QUANDO RIESCE IL COMPITO NON è MAI SVOLTO COMPLETAMENTE E LA GRAFIA APPARE INCERTA, LE LETTERE VENGONO SPESSO INVERTITE. SI ESTRANEA DALL'ATTIVITà DI CLASSE E ANCHE NEI RAPPORTI CON I COETANEI TENDE, DOPO UN PRIMO INIZIALE APPROCCIO PROPOSITIVO, AD ALLONTANARSI NEL SUO MONDO. MI CAPITA, AD ESEMPIO, ALLE VOLTE DI VEDERE CHE PARLA DA SOLO, MENTRE GLI AMICI GIOCANO A PALLA O SI DIVERTONO COMUNQUE INSIEME. IL BAMBINO E' SEGUITO DA CIRCA 1 ANNO DA UNA PSICOLOGA AD ORIENTAMENTO ANALITICO, INOLTRE CI SIAMO RECATI AL CENTRO DI NEOUROPSICHIATRIA INFANTILE DELLA NOSTRA ZONA PER UNA VALUTAZIONE GLOBALE. IN TALE OCCASIONE GLI E' STATO DIAGNOSTICATO UN Q.I. AI LITI DELLA NORMA, E UN DISTURBO GLOBALE ASPECIFICO DELLA PERSONALITA'. VORREI UN CONSIGLIO SU COME SEGUIRE AL MEGLIO IL MIO BAMBINO DAL PUNTO DI VISTA DIDATTICO E SE CI SONO ALTRI INTERVENTI DI AIUTO DA POTER ATTIVARE OLTRE A CIO' CHE STIAMO GIA' FACENDO. GRAZIE PER IL VOSTRO ASCOLTO 

Gentile signora

 

E' sicuramente difficile dare dei consigli ad una mamma preoccupata per il suo bambino senza aver parlato a lungo con i suoi genitori e aver visitato e ascoltato il piccolo. Pertanto i miei suggerimenti ed indicazioni non possono che essere generici.

A quanto capisco dalla sua lettera e dalle diagnosi ed asami che sono stati effettuati a suo figlio, i più importanti problemi di questi dovrebbero essere di tipo relazionale e psicoaffettivo anche se lei, giustamente, è preoccupata anche delle sue difficoltà scolastiche.

Per quanto riguarda i problemi relazionali e psicoaffettivi questi, a nostro avviso, nascono quasi sempre da esperienze traumatiche della prima infanzia ma anche attuali, che lasciano nell'animo dei piccoli sofferenza, paure e angosce difficili da immaginare e da capire se la nostra visione dei bambini rimane superficiale e poco attenta. mentre sono evidenti se ci mettiamo in intimo ascolto del loro animo sofferente. Ha fatto quindi sicuramente bene nel fare seguire il  piccolo da una psicologa ma oltre questo aiuto esterno alla famiglia è necessario, anzi indispensabile, un impegno personale suo, di suo marito e degli altri familiari nel far di tutto per diminuire la sua sofferenza interiore, modificando l'ambiente attorno a lui così da farlo essere più sereno, accettante, dialogante, affettivamente vicino.

Evitare, quindi, al bambino quanto più esperienze traumatiche possibili: conflitti di coppia e familiari, inserimento precoce in ambienti ed in attività che non è ancora in grado di ben vivere e gestire, assenze genitoriali soprattutto materne, rimproveri, punizioni e commenti che possono ferire il suo animo. E' bene evitare, inoltre, un uso eccessivo della TV e dei video giochi.

Al contrario, invece, dare molto ascolto ai suoi bisogni e desideri di tipo affettivo; aumentare la presenza genitoriale durante la giornata; investire le proprie migliori energie per giocare e dialogare con lui seguendo i suoi giochi ed i suoi bisogni e desideri del momento; accoglierlo spesso e a lungo tra le nostre braccia così da fargli sentire l'amore che abbiamo verso di lui facendogli vivere con gioia ogni momento della giornata e ogni attività a lui proposta. A questo proposito per evitare di fare errori nell'interpretare i suoi bisogni sicuramente non sbagliamo se lasciamo a lui la decisione su cosa fare o come giocare e cosa non fare, in quanto lui conosce molto meglio di chiunque altro cosa gli può dare gioia  e piacere in quel momento e cosa, invece, accentua la sua sofferenza, le sue ansie e le paure.

Per quanto riguarda la scuola e le attività curriculari, se il bambino non è ancora maturo, dato anche il suo Q.I, sia ad una integrazione nella scuola primaria che nell'effettuare le attività richieste,  sarebbe opportuno rimandare ad un momento successivo l'inserimento scolastico facendogli vivere quest'anno, come un  tranquillo anno Sabatico nel quale recuperare una buona serenità e maturità interiore insieme ai suoi genitori o ad una tata particolarmente affettuosa ed attenta ai suoi bisogni. 

Spero che queste brevi e scarne indicazioni le siano utili. In ogni caso siamo a sua disposizione per ogni necessità. 

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DA QUALE LIVELLO INIZIARE?

Buongiorno,
mio figlio ha un ritardo, diagnosticato QI 69, ha 11 anni anagrafici e frequenta la quinta elementare quest'anno. E' nato con due malformazioni congenite, un piede torto e la palatoschisi, che sono state curate con successo nei primi anni di vita. Come conseguenza della palatoschisi e dell'intervento, ha avuto difficoltà nell'articolare tutta una serie di fonemi, per cui ha frequentato una logopedista per anni. Inoltre ha sofferto di ripetute otiti che hanno portato all'insorgere di un colesteatoma, operato una prima volta tre anni fa e di nuovo a luglio di quest'anno. Adesso ha anche una certa riduzione di udito, stiamo aspettando la completa guarigione dell'orecchio interno per valutarne l'entità ed eventualmente ricorrere ad un apparecchio acustico. 
E' entrato a scuola regolarmente a sei anni, ed è stato bocciato in prima elementare. Indubbiamente era immaturo per la sua età e noi abbiamo sbagliato forse a non fargli fare un anno di asilo in più, ma all'epoca non avevamo ancora sospetti su un ritardo. Molto ha influito però il fatto di avere due insegnanti che assolutamente non lo hanno aiutato minimamente, anzi non hanno fatto altro che umiliarlo ed isolarlo, esortando anche i compagni a metterlo in disparte, e che addirittura non hanno voluto riconoscere le sue difficoltà (esempio: ho portato l'audiometria per dimostrare che ha problemi a sentire bene, e quindi chiedevo che venisse posto nei primi banchi e non nell'ultimo come fino ad allora e mi è stato risposto che non era vero che sentiva male. Di fronte alle misurazioni!!!)
Per fortuna nella nuova scuola ha incontrato delle ottime maestre e questi anni sono andati molto bene, pur con qualche difficoltà (ad esempio nella gestione del materiale). Fino ad ora non ha avuto problemi particolari a seguire il programma scolastico, ma piano piano le difficoltà aumentano e aumenta anche il suo disagio nella vita sociale, in quanto ha comportamenti più immaturi rispetto ai compagni di scuola (che hanno comunque un anno meno di lui).
Adesso ho scoperto il vostro sito e vorrei provare ad usare con lui il vostro programma "Voglia di crescere" ma non so da quale livello iniziare. Con le informazioni che vi ho dato riuscite a darmi un'indicazione di massima? 
Grazie e cordiali saluti

 

Gentile signora
Ho letto con interesse la sua E-mail. Naturalmente è bene verificare, come state già facendo, gli eventuali problemi di udito del bambino in modo tale da correggere, se necessario, l'eventuale deficit. Per quanto riguarda il livello da utilizzare, dato il Q.I  l'età del bambino penso che potreste iniziare dal sesto livello, che non dovrebbe dargli molte difficoltà, per poi continuare con i livelli successivi. Sarebbe bene utilizzare lo stesso livello prima in forma cartacea e, successivamente, come ripasso, in forma interattiva per almeno un'ora al giorno. Se le insegnanti sono disponibili il bambino potrebbe effettuare il programma sia a casa che a scuola. 
 Le consiglio però di leggere bene, prima di iniziare il programma, il libro guida di "Voglia di crescere" che può scaricare sempre dal Download.
Ci faccia sapere come procede la stimolazione logico - cognitiva del bambino.
Intanto voglia gradire molti cordiali saluti.

 

A SCUOLA A CINQUE ANNI ?

Mi sono casualmente imbattuta nel vostro sito essendo alla ricerca di schede di pre scrittura per mio figlio . 
Sono rimasta molto colpita dalla ricchezza del materiale e delle letture che con generosita' condividete , dalla chiarezza espositiva e sopprattutto dall amore per il vostro lavoro che trapela in ogni riga. 
Essendo mio figlio nato a febbraio ha la possibilita' di anticipare l ingresso alla scuola elementare e dopo accurata analisi di tante variabili sia sue personali( aspetto cognitivo, relazionale, capacita' di attenzione e voglia di apprendere, integrazione con i futuri compagni  ) sia relative al contesto scolastico in cui verra' inserito( compagni, maestre, metodologie didattiche) , abbiamo deciso di procedere all iscrizione . 
Per aiutarlo in questo passo ho cominciato a utilizzare le vostre schede partendo dal livello quattro per abituarlo alla metodogia e motivarlo con un appredimento graduale . 
Devo dire che quando facciamo questo 'gioco' per quanto io non sia un operatore specializzato e quindi probabilmente usi le schede in modo un po' ruspante  c'e' un clima di grande serenita' e anche divertimento, pertanto sono molto fiduciosa che serviranno tantissimo a mio figlio come base per il passaggio dalla scuola materna alla scuola primaria . 
Tanti complimenti e un grazie per tutto quello che fate 
Ho provveduto a fare una piccola donazione via bonifico bancario. 
Un cordiale saluto 
Antonella

Gentile signora Antonella

L'inserimento di un bambino nella scuola elementare a cinque anni non è sicuramente un male se, come ha fatto lei, si esaminano prima e si tengono nel giusto conto, alcune variabili importanti: quali la maturazione intellettiva e affettiva del bambino e le caratteristiche della scuola o meglio degli insegnanti con i quali inizierà il percorso didattico.  Se poi a tutto questo si aggiunge una preparazione fatta in un clima di gioco mediante un buon programma di stimolazione intellettiva come il nostro "Voglia di crescere" le probabilità di un ottimo inizio scolastico aumentano considerevolmente.

Auguri quindi per suo figlio e per la sua attenta e saggia mamma.

Grazie infinite per i complimenti che ha voluto fare al notro lavoro e per l'offerta che ha voluto dare.

Cordialmente la saluto

 

UNA BAMBINA CON CAPACITA' INTELLETTIVE  AI LIMITI DELLA NORMA

Buongiorno,
 sono la mamma di una bambina di dieci anni che frequenta la quinta elementare. la bambina ha evidenziato nel corso degli studi difficoltà prima minime poi crescenti in ambito logico e questo si riflette sopratutto sulla matematica dove ha dei risultati disastrosi. Sottoposta ai test per il QI è risultato essere ai limiti della norma (80). Ci è stato detto che in ambito scolastico farà sempre più fatica. Ho trovato sul vostro sito "Voglia di crescere nei bambini con capacità ai limiti della norma". tenendo conto che a settembre andrà alle medie, vorrei sapere se il vostro programma può esserle utile e nel caso cosa dovrei scaricare e come devo operare. fiduciosa in una vostra risposta vi ringrazio in anticipo.

 

Gentile signora

Capisco come la sua bambina abbia manifestato difficoltà nel corso degli studi avendo delle capacità intellettive ai limiti della norma. Questo problema spesso non viene affrontato nelle scuole, in quanto non si riesce ad effettuare un vero insegnamento individualizzato. Pertanto sono presenti nella stessa classe e sono costretti a seguire lo stesso programma, con gli stessi strumenti didattici, bambini "normali" con un Q.I. di 120 e bambini sempre "normali" con un Q.I. di 80. Se non si riesce ad effettuare un programma individualizzato sarebbe necessario iniziare già nella scuola materna un programma di stimolazione logico -cognitiva come "Voglia di crescere" o rimandare l'inizio delle attività scolastiche di almeno un anno quando i genitori o gli insegnanti si accorgono della parziale immaturità del bambino.

Se il bambino ha già iniziato la scuola elementare sarebbe indispensabile utilizzare strumenti più semplici ed adeguati al suo sviluppo logico come la lettura sillabico -fonematica  "Leggo anch'io" e contemporaneamente migliorare le capacità logiche del soggetto con "Voglia di crescere".

Nel suo caso, poichè sua figlia dovrà inserirsi a settembre in una scuola media è bene iniziare subito il programma "Voglia di crescere" sia in forma cartacea che in forma interattiva mediante l'uso del computer, partendo dal settimo livello o comunque da un livello che la bambina riesce ad affrontare facilmente.

Le consiglio pertanto di scaricare gratuitamente dal nostro sito il livello settimo sia in forma cartacea sia in forma interattiva ed iniziare subito la stimolazione logico- cognitiva.
Spero di essere stato esauriente. In ogni caso non esiti a consultarci se lo ritiene necessario in quanto siamo sempre a disposizione degli operatori, dei genitori e dei bambini che presentano qualche problema. 
Intanto la saluto cordialmente.

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UN GRAZIE A TUTTI I NOSTRI SOSTENITORI MA SOPRATTUTTO UN GRAZIE A FRANCESCO

Salve sono Cristina 

Vi  ringrazio per il materiale che mi avete spedito e ho provveduto, tramite banca, a mandarvi una piccola offerta.

Grazie ancora per la vostra estrema disponibilità.

Saluti

Mentre ringraziamo Cristina e tutti i genitori e gli operatori che contribuiscono a sostenere le attività del centro con le loro offerte, piccole o grandi che siano, ci corre l'obbligo di ringraziare soprattutto Francesco, un bambino con lieve ritardo mentale il quale ogni volta che viene a trovarci per il suo quindicinale controllo lascia  sempre come offerta 20 o 50 centesimi. Quando ha iniziato a dare il suo obolo abbiamo cercato di evitare che lo facesse ma il nostro tentativo è stato assolutamente inutile. Ci ha chiaramente spiegato che era importante per lui lasciare quei soldini: "Perchè dottore voi avete tante spese: la carta, i computer, la luce e come fate a pagare tutte queste cose se io non vi do i miei soldi?" La sua spiegazione ci ha convinto ma ci ha anche commosso. Francesco aveva perfettamente capito il significato di un'associazione di volontariato e il modo come sostenerla!

Grazie Francesco.

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SINDROME DI WILLIAMS E DISTURBO EMOZIONALE DELL'INFANZIA

Sono un'insegnante di sostegno alla primissima esperienza lavorativa.
Seguo due bambini: una bambina con sindrome di Williams e un bambino congololese con disturbo emozionale dell'infanzia non specificato, disturbo della comprensione del linguaggio e ritardo mentale lieve..
I due bambini frequentano entrambi la seconda classe della scuola primaria. Il bambino, però, è rimasto un anno in più nella scuola dell'infanzia quindi è più grande rispetto ai suoi compagni.
Con la bambina ho avviato un percorso di acquisizione delle abilità di letto-scrittura tramite un processo che miri alla consapevolezza fonologica aiutare a riconoscere le sillabe, (la scansione accompagnata dal battito di mani, saltelli, costruzione di collane infilando tante perle quante sono le sillabe, distinguere tra parole lunghe, corte ...) i suoni e a collegarli, lavoro sulle rime, lettere mobili, associazioni di immagini a parole tramite la composizione delle sillabe costitutive, primo avvio alla comprensione accompagnantodo brevi frasi ad immagini.
Nell'area logico-matematica le difficoltà sono maggiori per questo la invito ad operare concretamente (contare per contare oggetti, aggiungendo e togliendo, costruzione di numeri tattili) non riesce ad effettuare il passaggio alla decina.
Il bambino ha acquisito una discreta padronanza della strumentalità della letto scrittura e del calcolo, ma è molto meccanico. Si impegna molto, ci tiene a fare quello che fanno gli altri ma il suo deficit gli impedisce di comprendere quello che sta facendo. Piange spesso di fronte agli insuccessi ed è difficile farlo rinetrare nel compito.
In linea generale sono queste le caratteristiche dei bambini che seguo.
Vorrei sapere se i dvd di cui si parla nel sito possono essermi di aiuto soprattutto per il secondo bambino e se c'è altro materiale, oltre quello scaricabile che potrebbero essere adattati.
La ringrazio
Cordialmente

 

 

Intanto le faccio molti auguri per l'attività di sostegno che ha intrapreso. Attività che vedo svolge con molto entusiamo e penso anche voglia portare avanti con tanta professionalità. 
Il programma "Voglia di crescere" e gli altri sussidi da noi strutturati e messi a disposizione degli operatori e dei genitori, poiché sono nati da uno studio effettuato direttamente con i bambini disabili hanno la caratteristiche di essere molto graduati, brevi, interessanti e vari, Ciò ne permette l'uso sia per i bambini con ritardo mentale che con i soggetti affetti da disturbi psicoaffettivi i quali sono molto sensibili alle frustrazioni oltre ad avere notevoli difficoltà nell'attenzione. Pertanto penso possono essere molto utili ai bambini che le sono stati affidati.  
E' però necessario unire sempre ad uno o più strumenti idonei un grande rispetto e attenzione ai bisogni affettivi e psicologici dei bambini. Per ottenere dei buoni frutti è necessaripo far sentire loro, con i fatti, il notro affetto, la nostra comprensione, la nostra vicinanza ai problemi che agitano i loro cuori e di consequenza anche le loro menti. Pertanto cercheremo di non metterli mai in difficoltà presentando degli apprendimenti non adeguati al loro sviluppo intellettivo e cercheremo, inoltre, di rispettare anche i loro tempi di attenzione, la stanchezza che può sopraggiungere in qualunque momento, ma anche il loro bisogno di dialogo e gioco libero. 
Le consiglio intanto di leggere e studiare bene il libro guida di "Voglia di crescere" e di utilizzare il materiale cartaceo adatto allo sviluppo loigico-cognitivo dei bambini che le sono stati affidati. Ad esempio per la lettura può utilizzare "Leggo anch'io" che rende l'apprendimento di questa tecnica facile e stimola la comprensione di quanto letto. I dvd interattivi li potrà sfruttare in un secondo momento come ripasso delle attività effettuate con il materiale cartaceo. 
Sperando che questi consigli le possano essere utili voglia intanto gradire cordiali saluti.

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INSERIMENTO PRECOCE A SCUOLA

Buon pomeriggio,

mi  sono imbattuta in maniera casuale sul vostro sito, vorrei avere qualche consiglio in merito alla "situazione" scolastica di mia figlia.

In breve: mia figlia compirà 5 anni il prossimo 1 Marzo frequenta la scuola dell'infanzia, terzo anno, ma le maestre mi hanno comunicato che non deve andare a Settembre di quest'anno, alla scuola elementare. Tengo a precisare che alcune bambinè più grandi di mia figlia solo di 2 mesi sono considerate più "mature" per andare a scuola. Il problema non è nella maturità dei singoli bambini ma un fatto di data di nascita. In buona sostanza mia figlia attualmente non sta facendo il percorso che dovrebbe fare per affrontare la scuola Elementare. Vorrei chiederVi se sul vostro sito è possibile acquistare qualche libro da utilizzare per la preparazione al primo anno di scuola elementare.

Grazie


Anna da Napoli

 

Capisco il suo disappunto per la difficoltà che le è stata presentata da parte delle insegnanti dovuta alla tenera età di sua figlia. 
Io non sono pregiudizialmente contrario all'inserimento precoce dei bambini nella scuola elementare se sussistono almeno due condizioni:
1) La prima è una buona serenità interiore che permetta alla bambina di non soffrire a causa delle regole, delle norme e dei limiti necessarimente imposti nella scuola elementare. Limiti, regole e norme che sono sicuramente nettamente maggiori e più restrittivi di quelli richiesti nelle aule della scuola dell'infanzia.
2) La seconda condizione è che la bambina abbia acquisito i necessari prerequisiti nello sviluppo logico, nella lettuira e nella scrittura. Questo secondo punto si può facilmente e rapidamente ottenere utilizzando il programma per la lettura facilitata "Leggo anch'io" e il programma per lo sviluppo logico e cognitivo "Voglia di crescere" sia cartaceo che con DVD iniziando dal quarto livello. 
La nostra è un'associazione di volontariato e pertanto non vendiamo quanto prodotto  dai nostri volontari e tirocinanti ma accettiamo soltanto delle offerte. Lei, come tutte le altre mamme e operatori, può scaricare direttamente dal nostro sito alla sezione Download quanto le serve di materiale cartaceo. I DVD, se le servono, li può richiedere inviando il suo indirizzo postale.

 

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UNA MAMMA DISPERATA

Salve sono la mamma di Alessia una bimba di 5 anni con disturbi :alterazione globale sviluppo psicologico con ritardo cognitivo e disturbo linguaggio espressivo f.84.9  f-70  f.80.1 la mia piccola ha gia' iniziato delle terapie quali psicomotricita' e logopedia in una struttura pubblica essendo una mamma desiderosa di aiutare mia figlia nel modo piu' efficace possibile vi chiedo la cortesia di inviarmi al piu' presto il materiale che voi ritenete opportuno al CASO PER UN PIU VELOCE RECUPERO .
penso che  l'aiuto della famiglia possa essere fondamentale ma io non sono un esperta in questo campo mi mancano gli strumenti necessari ,mi sento un pesce fuor d'acqua ...aiutatemi ma sopratutto aiutiamo mia figlia . Attendo con ansia un vostro riscontro e il materiale cartaceo voglia di crescere e cd  grazie .

Gentile mamma
Capisco benissimo per averlo letto molte volte negli occhi di tanti genitori il suo stato d'animo e le sono vicino. 
Capisco anche le sue difficoltà nell'affrontare dei problemi importanti che riguardano i propri figli, tuttavia penso che se aiutati e sostenuti efficacemente i genitori e la famiglia nel suo complesso possano fare moltissimo.
Intanto le invio i DVD richiesti. Il materiale cartaceo che le può servire lo può trovare e scaricare gratuitamente dal nostro sito nella sezione Download. Nella stessa sezione può scaricare anche il libro guida di "Voglia di crescere" che le consiglio di leggere attentamente. Il nostra centro è inoltre disponibile ad  effettuare gratuitamente tutte le consulenze e i test necessari per impostare e far eseguire un programma di recupero globale della bambina. Per richiedere tali consulenze basta telefonare allo 09046920.
Le invio molti auguri per la sua bambina e  cordiali saluti.

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I GENITORI SONO I MIGLIORI TERAPISTI DEL BAMBINO CON RITARDO PSICOMOTORIO

Buongiorno,  sono la mamma di un bambino di tre anni e mezzo affetto da ritardo psicomotorio. Dall'età di quindici mesi fa neuropsicomotricità, all'inizio 2 o 3 volte a settimana; da un anno la fa più assiduamente(4 volte a sett.). Dal punto di vista motorio i progressi sono più evidenti ,da un anno cammina discretamente anche se ancora non ha acquisito i paracaduti anteriori,quindi bisogna stargli continuamente vicino ed ama molto saltare. Dal punto di vista cognitivo i progressi sono più lenti e difficoltosi da raggiungere:non parla,vocifera molto e non associa.Qualche mese fa diceva "mamma"e "papà",ora non più; a che se riconosce tutti noi familiari,ogni volta che ci vede fa dei grandi sorrisi,però se gli si chiede dove sono mamma o papà lui non ci indica. Due traguardi raggiunti sono: se gli si mette la pappa nel cucchiaino la mangia da solo e se lo si mette sul water riesce a fare i suoi bisogni.Va al nido da un anno e mezzo e vi si trova molto bene.Credo che la sua età mentale sia intorno ai 7/8 mesiquindi mi farebbe piacere ricevere i vostri D.V.D. di "Voglia di crescere".Con riconoscenza e stima per il vostro lavoro.       

Gentile mamma
I bambini con ritardo psicomotorio possono avere un gran beneficio dall'uso del programma base per lo sviluppo logico e cognitivo "Voglia di crescere". Data l'età mentale del bambino (7-8 mesi) non penso però che possa essere utile il programma interattivo su DVD che potrebbe però essere utilizzato quando avrà raggiunto una maggiore età mentale e quindi una maggiore padronanza nella coordinazione fini motoria e percettiva. Penso che potrebbe essere più utile utilizzare il livello zero cartaceo stampato a colori che può scaricare dal Download del nostro sito insieme al libro guida "Voglia di crescere" che le consiglio di leggere attentamente prima di iniziare l'uso del programma.
Dalla lettura di questo libro potrà evincere come nei bambini con ritardo mentale il coinvolgimento diretto dei genitori sia lo strumento vincente in quanto, a differenza delle altre forme di terapia, si attua in un clima di gioco e di affettuosa partecipazione amorosa. Meno psicomotricità, niente asilo nido quindi e più giochi con mamma e papà, più carezze e baci, più dialogo profondo fatto di amore paterno e materno. Tenga, pertanto, sempre presente che nel caso di bambini con ritardo psicomotorio sono i genitori i migliori e più affidabili terapisti del loro bambino. 
Ci faccia lo stesso pervenire il suo indirizzo per l'invio dei DVD che potrà utilizzare in seguito.
Intanto voglia gradire molti cordiali saluti.

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DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO
Gent.le associazione Logos sono il papà di un bimbo di quattro anni e mezzo con un ritardo mentale lieve,

all'Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova gli avevano dato un'età di sviluppo globale di 2 anni e sei mesi

per un età cronologica di 3 anni e 10 mesi ed è stato dimesso con la seguente diagnosi:

Disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (codice ICD-10 F84,9) nell'ambito di un ritardo psicomotorio.

Vi chiedo gentilmente se potete inviarmi i due DVD interattivi "VOGLIA DI CRESCERE" interattivo + demotest

e qualsiasi altro materiale riteniate utile a mio figlio.Vi preciso inoltre che gli piace molto usare il computer.

 

Le abbimo inviato in data odierna i DVD richiesti. Tutto il materiale prodotto in questi anni dalla nostra associazione lo può scaricare gratuitamente dal nostro sito nella sezione Download.
Per i bambini con semplice ritardo psicomotorio consigliamo di utilizzare il livello appena inferiore alla sua età mentale. Nel caso di suo figlio dovrebbe essere adeguato il primo livello.
Tenga però presente che la diagnosi di disturbo pervasivo dello sviluppo richiede più che una stimolazione logico cognitiva o altro materiale didattico degli apporti relazionali adeguati che si possono però indicare soltanto dopo un'attenta consulenza che può effettuare gratuitamente anche nel nostro Centro di Messina.
Per adesso voglia gradire molti cordiali saluti.

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UNO SPLENDIDO BAMBINO CON RITARDO PSICOMOTORIO DI QUASI SEI ANNI

SALVE
Sono Antonella mamma di uno splendido bimbo di quasi sei anni con ritardo psicomotorio
 ho già visionato il Vs materiale e trovo che sia straordinario,
come siete straordinari tutti voi che lavorate al programma.
Mi piacerebbe utilizzare i DVD, anche perchè mio figlio adora usare il computer.
Vi farò sapere sue notizie se la cosa vi può interessare.
IN ATTESA DEL MATERIALE RICHIESTO DISTINTI SALUTI E BUONE FESTE

Gentile signora
Intanto la ringrazio molto dei complimenti  dei quali io e gli altri volontari del centro le siamo grati. Ci mandi pure il suo indirizzo completo e le invieremo al più presto i DVD richiesti. Le consigliamo però di utilizzare anche "Voglia di crescere cartaceo" che le permetterà un  maggior contatto con il bambino. 
Grazie anche della disponibilità ad inviarci una relazione sull'uso del programma che ci potrà permettere di migliorarlo ulteriormente.
Intanto voglia gradire da parte mia e degli altri componenti l'èquipe del centro infiniti auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

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UN BAMBINO CHE CRESCE CON L'IMPEGNO DEI GENITORI

Buongiorno 
grazie per l'attenzione rivoltami.
Sto già utilizzando il materiale cartaceo di voglia di crescere, e trovo che sia strepitoso, è stato per me una salvezza.
Mio figlio ha già recuperato un anno e tanta serenità in un mese di lavoro.
Ho letto attentamente il suo manuale e l'ho fatto leggere all'insegnente di sostegno
di mio gfiglio, è inutile dirlo il successo è stato enorme, 
bisognerebbe farlo leggere a chiunque si deve occupare di un bambino.
Mi sto impegnando al massimo per aiutare mio figlio, 
e quando casualmente navigando ho trovato voglia di crescrere è stato per me come vincere alla lotteria. 
Grazie ancora il Signore ne renderà merito.
Rinnovo gli auguri

Le abbiamo inviato in data odierna i due DVD di "Voglia di crescere" che ci ha richiesto.
Siamo molto lieti di quanto il nostro programma abbia potuto contribuire alla crescita del suo bambino, questo ci rafforza nella convinzione di quanto sia importante un'adeguata stimolazione intellettiva per la crescita dei bambini che presentano ritardo psicomotorio.
Speriamo con il vostro aiuto ed il vostro sostegno di fare sempre di più e sempre meglio in favore dei bambini disabili.
Auguri ancora di buone feste a lei e al suo splendido bambino.

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UNA BAMBINA AFFETTA DA RITARDO PSICOMOTORIO

Salve, scrivo per avere un suggerimento in merito alla mia bimba, affetta da Ritardo Psicomotorio da causa ignota. Vorrei proporle il livello zero di Voglia di crescere, ma mi rendo conto che la sua età mentale è lontana da un possibile apprendimento in tal senso. La bimba, infatti, non indica nulla ed ha un'età mentale di 7/8 mesi. Non parla, lalla e non associa. Ha grosse difficoltà motorie: non striscia, non si sposta, non gattona e non cammina. Non si aggrappa a nulla per provare a sollevarsi. Mi rendo conto che i suoi limiti motori impediscono anche una evoluzione cerebrale, ma vorrei comunque trovare una strategia per aiutarla. La bimba segue un programma di neuropsicomotricità tutti i giorni, frequenta l'asilo nido e casa viene stimolata con giochi sonori e tantissima musica. Grazie in anticipo per la vostra gentile disponibilità. Una mamma.

 

Gentile mamma
Per avere un quadro completo delle problematiche della sua bambina e quindi degli strumenti e metodologie migliori per affrontare tale ritardo sarebbe necessaria una visita approfondita che può eventualmente prenotare telefonando allo 09046920. 
Da quanto lei mi descrive penso che il problema, anche se non semplice, può essere adeguatamente affrontato se si tengono nel giusto conto i bisogni fondamentali che riguardano tutti i bambini e contemporaneamente i suoi bisogni specifici.
Poichè i bambini piccoli, con un'età cronologica o mentale inferiore ai tre- quattro anni, hanno bisogno di vivere con gioia, fiducia, benessere e legame reciproco il rapporto con i genitori e soprattutto con la madre, non ci sembra utile il suo inserimento nell'asilo nido in quanto l'allontanamento dall'ambiente familiare e dal contatto materno non può che peggiorare la sua sintomatologia in quanto si rischia di inserire accanto ad una disabilità intellettiva anche delle problematiche psicologiche che possono peggiorare tutto il quadro clinico, compresi i suoi apprendimenti ed il suo futuro sviluppo intellettivo. 
Anche per quanto riguarda la stimolazione psicomotoria, tranne  che non esistano delle chiare lesioni neurologiche, questa può essere effettuata meglio e con più efficacia da un genitore che non da uno specialista, in quanto il bambino piccolo si trova molto più a suo agio tra le mani e le braccia materne o paterne che non tra quelle di un estraneo.
Nei bambini con ritardo mentale è necessario superare la tentazione di affidare la stimolazione ad altri, agli esperti, in quanto ci si ritiene poco competenti. Si ricordi che per il proprio bambino nessuno è più competente dei propri genitori se questi sono adeguatamente seguiti e hanno a disposizioni strumenti adeguati.
Per quanto riguarda  il programma "Voglia di crescere" il livello zero di questo programma può essere effettuato già ad un'età mentale di 7-8 mesi, ma con dei particolari accorgimenti che abbiamo descritto nella premessa e nel capitolo del libro che riguarda la guida manuale.
Si lasci andare quindi con la sua bambina al gioco reciproco, al reciproco toccamento, agli abbracci, ai baci e al piacere di stare insieme inserendo, di tanto in tanto, anche il gioco associativo pronunciando in modo scandito il nome dell'oggetto e aiutando la bambina a scoprire il piacere dell'associazione mediante la guida manuale. Dopo qualche tempo si accorgerà, da piccoli impulsi originati dal suo braccino e della sua manina, che la bambina ha compreso la consegna. Da questo momento in poi tutto sarà più semplice.
Auguri allora per la sua bambina e molti cordiali saluti.

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Salve sono la mamma di un bambino di 4 anni,vorrei spiegare la sua situazione,ha iniziato a camminare a 20  mesi,abbiamo fatto tutti gli accertamenti dovuti all'ospedale Besta  di milano e andava tutto bene tanto che dopo pochi giorni dalla visita medica ha iniziato a camminare,e anche se è abbastanza impacciato cammina fa le scale abbastanza bene,il suo problema è che non parla dice mamma, papà,si,no tè e basta e queste parole e da pochi mesi che li dice perche prima non diceva niente,lui sta facendo il primo anno di materna ma purtroppo e capitato in una classe che abbiamo avuto delle incomprensioni con le insegnanti che l'hanno abbandonato a se stesso e l'hanno etichettato come un ritardati infatti l'anno prossimo li cambieremo classe,da più di un anno l'abbiamo portato in neuropsichiatria infantile preoccupati che non parlava e il neuro psichiatra da allora l'ha visto 4_5 volte e secondo lui non è un bambino che ha qualche problema neurologico o psicologico e solo un bambino che ha un ritardo nel parlare e va stimolato il più possibile,da 5 mesi con consiglio del neuropsichiatria ha iniziato a fare psicomotricità e vediamo dei progressi,cmq lui e un bambino che capisce tutto e si fa capire benisspresto,che se non parla,cmq quando vediamo i suoi coetanei notiamo che lui è più dietro nel fare le cose che fanno quelli della sua età, fa molti capricci e io fino a picco tempi fa lo accontentavo in tutto ed è stato il mio sbaglio,lui e il secondo dei miei tre figli,anche la mia figlia maggiore ha iniziato a parlare verso due anni e mezzo ma poi e partita e adesso e all'ultimo anno della materna ed è bravissima,io e mio marito non sappiamo più che altro fare con lui,la logopedia secondo il neuropsichiatria è ancora presto per farla,se mi può consigliare qualcosa che possiamo fare più di questo che sta facendo,mi scuso degli errori ortografici che magari avrò fatto perche sono straniera e mi scuso anche della mail lunghissima ma spero che mi risponderete al più presto.grazie 

Il percorso terapeutico di Antonio, un bambino con importanti sintomi di chiusura autistica.  

 

Antonio, un bambino di nove anni, presentava importanti sintomi di chiusura autistica che si manifestavano a livello ideativo con un pensiero incostante e dispersivo. Presentava inoltre un parziale distacco dalla realtà; notevoli difficoltà nelle relazioni sia con gli adulti sia con i coetanei, con i quali diventava reattivo, irruente e, a volte, violento. Erano evidenti le stereotipie motorie, nel linguaggio e nei comportamenti ma anche le tante paure, gli atteggiamenti provocatori e aggressivi, lo scarso controllo nelle pulsioni sessuali, nonché le gravi difficoltà nell’attenzione, le crisi di panico, gli atteggiamenti eccessivamente pignoli, il riso fatuo. Il linguaggio era presente ma poco coerente e, a volte, coprolalico.

Il bambino sapeva leggere e scrivere, anche mediante il computer. Tuttavia, a volte, preferiva utilizzare la penna e i fogli di carta.

Le sue prime produzioni linguistiche scritte al computer erano di questo tenore:

Paolone e

quello

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

un tanto giorno

di fa pensavo z

che qualcuno come noi

chiamavanoo’ il

loro mondo

polo sei un

brutto e di male

un fannullone

un imbroglione

un bruttissimo

codardo d’

imbranato

impastore.

Commedia

Teadraleritornell

O scrittura.

In un periodo successivo, con il miglioramento dei suoi vissuti interiori, le frasi diventarono meglio organizzate e strutturate, ma riportavano, senza molta immaginazione, alcuni episodi di film che vedeva e rivedeva spesso alla tv.

Pina, la nonna di Cappuccetto Rosso

C’ERA UNA VOLTA CAPPUCCETTO ROSSO CHE

VENDEVA LA FRUTTA NEL BOSCO DOVE C’ERA LA SUA

NONNA DI NOME PINA.

TOTO’ ERA UN PRINCPE E SUO PADRE ERA UN DUCA

POI PAOLO VILLAGGIO NON RIUSCIVA A USCIRE DALLO

SPORTELLO MA USCIVA DAL COFANO.

ANDO’ IN UFFICIO PER ENTRARE E FARE LE SUE

FACCENDE E POI HA VISTO SUPERMAN E SI E’TRASFORMATO IB SUPERMAN.

POI VEDE CHE C’E’ UN ORSO IN ASCENDORE E SI SPAVENTA POI L’ORSO LO PRENDE CON TUTTA LA FORZA SI CHIUDE L’ASCENSORE E GLI STRAPPAI VESTITI E POI ESCE CON I VESTITI TUTTI QUANTI STRAPPATI

Il bambino effettuava terapia affettivo – relazionale utilizzando la tecnica del Gioco Libero autogestito mediante delle sedute settimanali della durata di 45 minuti.

Possiamo dividere il suo percorso psicoterapico in quattro fasi.

La fase degli elenchi

Il gioco che amava effettuare nelle prime sedute di psicoterapia riguardava gli elenchi. Piaceva al bambino scrivere su carta o su una pagina di Word: nome e cognome delle persone che conosceva, dei suoi compagni di classe, dei suoi insegnanti, della famiglia del terapeuta ecc... Successivamente il gioco dei nomi si spostò sul piacere di scrivere nomi lunghi, a volte reali, ma per lo più inventati e senza senso, purché fossero molto lunghi.

La fase delle fantasie solitarie

In questa seconda fase il bambino manifestava la sua notevole inquietudine interiore saltellando da una parte all’altra della stanza, con in mano una matita, un giocattolino o un pupazzetto di plastica di forma allungata che, per quasi tutta la seduta, batteva a terra o su un altro oggetto. In alcuni momenti, inoltre, si mordicchiava un dito, e sputacchiava. I genitori non sopportavano questi suoi continui comportamenti incongrui e stereotipati, per cui lo rimproveravano oppure evitavano di lasciarlo da solo o, “per distrarlo”, lo stimolavano a vedere anche per molte ore al giorno qualche film alla TV.

Mi guardarono sorpresi quando gli dissi di lasciare che lui utilizzasse questi suoi comportamenti stereotipati perché servivano a diminuire l’ansia e la tensione interiore mentre, invece, era poco utile, anzi dannoso, trascorrere tante ore al giorno davanti alla TV. ‹‹Ma dottore›› diceva il padre, ‹‹dalla Tv egli può apprendere tante cose utili, anche perché io scelgo per lui documentari ricchi di cultura e bei film storici, ma da questa matita che batte sempre a terra cosa può mai apprendere?›› Il papà di Antonio non era l’unico a vedere, come il fumo negli occhi, le stereotipie presenti nei bambini con Disturbo Autistico. Gli facevano e gli fanno buona compagnia non solo altri genitori ma anche molti operatori: sia medici, sia psicologi!

La fase delle battaglie espresse verbalmente

Dopo due-tre sedute durante le quali Antonio batteva la matita o un altro oggetto per terra, in silenzio, isolandosi da me a dal mondo esterno, il bambino, vedendo che restavo seduto in disparte, guardando lui con interesse, attenzione e partecipazione, senza però mai disturbarlo con domande, osservazioni o richieste di alcun tipo, senza mai rimproveralo per quello che faceva, osservando anzi che ero ben lieto del suo comportamento, tanto che all’inizio della seduta gli cercavo e gli consegnavo, con un sorriso, la sua matita o il suo pupazzetto preferito, avendo più fiducia nei miei riguardi, cominciò ad esporre ad alta voce i suoi discorsi interiori.

Da questi fu facile capire che in realtà, i movimenti che eseguiva con la matita, erano solo l’espressione motoria di lotte che lui mimava in modo incessante. Lotte tra Caino ed Abele, tra Davide e Golia, tra Achille ed Ettore, tra Tarzan ed i suoi nemici, lotte di animali tra loro o contro le persone. Insomma, erano tutti combattimenti che lui descriveva aiutandosi con un oggetto.

Queste lotte avevano sempre dei contenuti molto cruenti: in genere era il più forte ed il più cattivo che colpiva alla testa, alle gambe e agli occhi in maniera continua, incessante, la sua vittima. Questa rimaneva, a volte storpiata, altre volte schiacciata o ferita gravemente, per cui dal suo corpo martoriato usciva del sangue che si spargeva a terra. In altri casi alla vittima venivano strappati gli occhi o le budella, oppure moriva e veniva messa nella tomba ma poi resuscitava e la lotta riprendeva incessantemente, senza avere mai fine.

La tragica storia della Sirena

La storia della Sirena che abbiamo registrato e che riportiamo integralmente, è stata solo una delle tante lotte che Antonio mimava utilizzando un oggetto o un giocattolo che la rappresentava.

‹‹Danno botte alla Sirena, anche pietrate e colpi di martello. Lei si risveglia. Una persona piccolina le dà un’altra botta e la colpisce ancora. Le fa uscire sangue. Le dà ancora botte e ancora le esce sangue. Le lancia un cavallo contro che fa male alla Sirena in quanto la schiaccia; anche la macchina l’ha schiacciata››.

Domanda del terapeuta: ‹‹Cosa ha fatto di male la Sirena? ››

Risposta: ‹‹Niente››.

‹‹Lottano ancora dentro la macchina. Le dà un’altra botta in testa con il pugnale. La sega. La Sirena si muove male, grida e piange. Cammina male, è zoppa. Le danno un altro colpo e la uccidono. È morta, ma continuano a dare botte alla Sirena. La Sirena è di nuovo viva, vuole scappare e loro la rincorrono e la trapanano. Lei scappa velocissima. Cerca di liberarsi ma non ci riesce. Qualcuno le pittura la faccia con il pennello. Non può camminare, infila la coda in un’auto. Gli altri scappano. Lei si tira dietro tutto (per entrare in macchina). Nessuno la libera. Grida: AIUTO!!!

Si è liberata, ma è ferita e le arriva un’altra casa addosso. Qualcuno la lega, lei non può liberarsi, è ferita, piena di sangue. Lei non aveva fatto niente (di male), la colpa è di loro. La Sirena prende il canotto. Il canotto la insegue e lei entra dentro e il canotto le fa male. Sale le scale con la coda. La Sirena guida la macchina. Tutti scappano.

Hanno fatto pace con la Sirena, sono insieme. Lei ha sprofondato con la macchina e gli altri l’aiutano. Le arriva una molla addosso. Qualcuno gliel’ha gettata. Le hanno sparato con i cannoni e l’hanno uccisa. È morta! Ma poi si è alzata e ha fatto male ai ladri. Si è vendicata. Ha preso una pietra e si è vendicata. Di nuovo è morta la Sirenetta ma si alza e lotta contro chi le vuole fare del male. E muore chi le voleva del male. Ma si rialza subito. La Sirenetta ha preso una pietra e l’ha colpito. Cade a terra svenuto. La Sirena rimane chiusa ed è morta››.

La fase delle domande

Dopo alcune sedute nelle quali vi erano continue ed incessanti lotte alle quali io, come unico spettatore, assistevo interessato, senza mai intervenire per farle cessare o per far diminuire la loro tragicità, iniziò per Antonio la fase delle domande, prima sui perché di queste lotte o sulle loro possibili conseguenze: ‹‹Cosa succede se Caino incontra Abele? Gli schiaccia la testa?›› ‹‹Cosa succede se Tarzan incontra i suoi nemici che lo vogliono uccidere?››. ‹‹Cosa fa Tarzan a un leone? lo uccide con il pugnale e poi si mangia il cuore vero?››

 In un momento successivo, progressivamente, i contenuti delle domande che prima erano quasi sempre di tipo tragico, o notevolmente aggressivo, gradualmente si modificarono per cui tendeva a sottolineare maggiormente qualche aspetto comico delle vicende o faceva domande che riguardavano argomenti miei personali di cui l’avevo reso partecipe. Gli avevo, infatti, confidato due ricordi personali: il primo riguardava un gran calcio che avevo ricevuto da una giumenta nella stalla del nonno quando ero piccolo, il secondo episodio riguardava il mio rapporto con un elefante indiano, sulla cui groppa avevo, come tutti i bravi turisti, percorso qualche centinaio di metri. Questi due animali diventarono punti focali sui quali amava impostare molte discussioni. La giumenta era diventata ai suoi occhi simbolo di offesa, aggressione e, quindi, di dolore verso i bambini innocenti. L’elefante, al contrario, l’aveva assurto a simbolo di difesa dei bambini verso tutto e tutti. Le domande riguardanti la giumenta erano di questo tipo: ‹‹Perché ti ha dato il calcio?›› ‹‹Cosa è successo quando ti ha dato il calcio?›› ‹‹Dove ti ha fatto male?›› ‹‹E tua madre cosa ha detto e cosa ha fatto?›› Le domande riguardanti l’elefante invece erano di tenore opposto: ‹‹Se la giumenta ti voleva dare un calcio e c’era il tuo elefante cosa avrebbe fatto?!›› ‹‹Se i bambini ti volevano buttare una pietra, il tuo elefante come ti avrebbe difeso?›› ‹‹Se una macchina ti voleva investire, il tuo elefante come avrebbe reagito?›› Inutile dire che quando gli rispondevo che il mio elefante avrebbe preso la giumenta e i bambini cattivi con la sua proboscide e li avrebbe fatti volare fino in cielo o che l’elefante con i suoi enormi piedi avrebbe schiacciato la macchina facendone una polpettina, il suo sorriso diventava smagliante e la sua gioia evidente.

Insieme a questi argomenti vi erano le domande con le quali amava paragonare persone, macchine e animali. I paragoni riguardavano la loro grandezza, il loro peso, le loro capacità aggressive o di far del male. Per cui erano di questo tenore: ‹‹Quanto pesa un camion?›› ‹‹Quanto pesa una macchina?›› ‹‹Se un camion si scontra con una macchina cosa succede?›› ‹‹Se un leone aggredisce un elefante chi ha la meglio?›› ‹‹Se Tarzan lotta con un uomo cattivo cosa gli fa?››

La fase dei ricordi aggressivi e violenti da condividere

In questa fase gli argomenti di discussione riguardavano i film: dell’uomo ragno, di Bud Spencer, di Pinocchio o di Franco e Ingrassia. Anche in questi film le domande riguardavano soprattutto le scene aggressive: l’uomo ragno che fa scoppiare tutta una casa; Pinocchio che uccide il Grillo parlante; Geppetto che rimprovera Pinocchio.

La fase dei giochi piacevoli da fare insieme e dei ricordi piacevoli da condividere

Gradualmente, però, a queste scene aggressive si aggiungevano e si sostituivano delle scene comiche presenti nei film di Bud Spencer e di Franco e Ingrassia. 

Per cui gli argomenti aggressivi scomparvero quasi totalmente sostituiti da un gioco piacevole da fare insieme. Giocavamo, ad esempio, con le schede per lo sviluppo logico e cognitivo “Voglia di crescere” nelle quali Antonio per poter scherzare e ridere insieme a me, faceva finta di sbagliare in modo tale da suscitare i miei commenti ironici. Pertanto associava il tavolo con le forbici affinché io, fingendomi scandalizzato, potessi dire: ‹‹Ma possiamo mai associare un tavolo con le forbici? Che devono fare le forbici, forse devono tagliare il tavolo?›› Oppure associava la tigre con lo scoiattolo affinché potessi commentare la cosa in modo ironico dicendo: ‹‹Ma possiamo mai collegare la tigre con lo scoiattolo? La tigre si deve forse mangiare lo scoiattolo saltando sui rami degli alberi come una scimmia?›› 

Lo stesso faceva per tutte le altre schede. Le sbagliava di proposito per avere l’occasione di ridere insieme a me. Altre sedute somigliavano molto, invece, a quello che facevamo noi da ragazzi alla sua età quando ci incontravamo. Uno degli argomenti di discussione preferiti erano i film che avevamo visto insieme. Per cui le frasi erano tutte del tipo: ‹‹Ti ricordi quando Tarzan si è lanciato dall’albero sui suoi nemici? Ti ricordi quando la sua scimmietta l’ha liberato?›› ‹‹Ti ricordi quando Tarzan ha tirato fuori il suo coltello e quel pancione è scappato via…?››  Ma, a differenza che in passato, nelle ultime sedute, accanto ai ricordi dei film, gli piaceva alternare delle domande più personali che mi riguardavano, ad esempio su come avrei trascorso le vacanze oppure amava fare dei commenti sulla fine delle lezioni scolastiche.

La fase dei racconti

Solo quando raggiunse un discreto benessere interiore amava dettare con molta serietà e mettendoci molto impegno, dei racconti che dovevano rappresentare le trame per dei film dei quali lui avrebbe voluto essere l’autore e il protagonista.

Titolo del film: ‹‹Golgostero va nelle zone del polo nord››.

 ‹‹Un giorno questo signore voleva andare in un bar a comprare una granita, ma poi vide un carabiniere che non lo faceva passare e stette tanto tempo ad aspettare che lo facesse passare. Poi, un giorno vide una cosa rossa caduta dal cielo, un fogliettino rosso. L’aveva fatto cadere un passerotto e lui lo prese e lesse tutto quello che vi era scritto: “Per entrare al bar, devi avere le chiavi, perché sennò non puoi entrare.” E così si procurò le chiavi ed entrò al bar. Nel bar c’erano tante cose buone da bere e bevette quasi tutto, ma poi gli venne un mal di pancia fortissimo, uscì fuori dal bar e vide delle notizie su dei giornali, dove c’era scritto: “Per farti passare il mal di pancia devi andare in bagno”. E così andò in bagno, stette un pochino seduto e gli passo tutto. Poi all’indomani decise di partire e così andò al polo nord. Poi vide orsi polari, cervi e un gatto delle nevi, che da lontano lo guardavano fisso-fisso. Allora cercò quasi di scappare ma il gatto lo guardò fisso- fisso perché voleva che stesse fermo. E poi cercò di nuovo di scappare e ci riuscì. Il gatto delle nevi si avvicinò pian piano per prenderlo, ma lui fece una corsa incredibile, si tuffò in acqua e il gatto delle nevi non lo vide più e se ne andò via.

Quando uscì fuori dall’acqua sentì freddo e voleva cercare casa, ma non la trovò. Ad un certo punto vide da lontano un signore con una barca, si avvicinò e gli chiese : “Senti signore mi potrebbe dire dove posso trovare una casa?” E il signore rispose: “Vai dritto- dritto, quando vedrai un cartello segnato, la casa la troverai a destra. Così lui camminò per tanto, tanto tempo, ad un certo punto vide da lontano una casa bellissima, bussò e qualcuno aprì e disse: “Chi sei? Cosa vuoi?” “Per favore,” rispose, ”vorrei entrare nella stanza perché è da tanto tempo che non ho una casa”. Quello gli disse: “Ma da tantissimo tempo?” E lui rispose di sì. A questo punto lo fece accomodare. Quando entrò vide una bella casa, tutta brillante, con una cucina, un salone e tre bagni. Ad un certo punto vide delle scale, dove sopra c’era la stanza. Così poi salì, e quando salì vide vicino al letto un bellissimo termosifone che però era spento. La vide tutta che era bella (la stanza), allora si spogliò e si coricò››.

Il racconto continuava nella seduta successiva…

‹‹Mentre dormiva (Golgostero) sognava tantissime bevande e tantissime cose buone da mangiare, ma poi, quando finì di sognare tutte queste cose da mangiare, sognò una torta con la panna con dentro uova, formaggio e fragole. Durò quasi molto il sogno! Mentre finì il sogno si svegliò e disse: “Cosa ho sognato?” Pensò, pensò, continuò a pensare ma poi disse fra sé e sé “Miiih, ho sognato una torta bellissima” ma si ricoricò. Intanto era arrivato quel signore a cui lui aveva bussato alla porta e disse: “Ti ho preparato il pollo con le patate, vuoi venire a mangiarlo?”. Lui rispose: ”Si voglio venire”. Intanto, prima si lavò le mani e poi andò. Vide questo pollo con le patate, bellissimo! E se lo mangiò tutto. Così gli venne un mal di pancia fortissimo poi disse: “ Con permesso” andò in bagno e vomitò sul lavandino. Poi entrò il signore e disse: “Perché hai vomitato sul lavandino?” Lui rispose: “Perché non ce la facevo più”. E il signore rispose: “Ah! perché non ce la facevi più?!” Così poi lo cacciò fuori e disse: “ Se ti viene voglia di mangiare vai in un altro posto, non più in questa casa!”. Così chiuse la porta il signore e lui restò fuori a cercare qualcosa da mangiare, ma poi sentì qualche suono di qualche magia, era un foglio di carta scritto con delle cose da mangiare: “Se hai fame trovi a sinistra un ristorante”. E lui così andò. C’erano persone che ballavano, suonavano e lui entrò e vide tantissime pizze buone, così decise di prenderne una. Prese poi due pizze, uscì fuori e se le portò. Arrivò in seguito in un’altra casa, bussò alla porta, aprì un signore che disse: “ Chi sei? Cosa vuoi?” “Sono uno che ha delle pizze, posso mangiarle a casa tua?” “Ma che ci fai con queste pizze?” Lui pensò e disse: “Mi è venuta un’idea, una pizza la do a te e l’altra la mangio io” “Ma io ti conosco”, rispose il signore“, “ mi ricordo quando mi hai visto nella barca e mi hai chiesto un’indicazione”.

(Antonio a questo punto passò dalla terza alla prima persona)

Io risposi: “Quando? Ah si, si me lo ricordo, mi ricordo quando mi hai detto che in quel cartello c’era scritto dove trovare una casa”. Il signore rispose: “Ah si, si… me lo ricordo perfettissimamente”.  Ed io risposi: “Visto che ora te lo ricordi, prendi una pizza tu e l’altra me la mangio io”

Così, cercai di dargli quella pizza e quel signore disse però di no! Poi insistetti molto, però vinse il signore dicendo di no. Così poi il signore chiuse la porta. C’era un cane ed io risposi: “Tieni, la vuoi la pizza?” Ma il cane non la volle. Così poi me ne sono andato per conto mio. Vidi un cartellino, cercai di posare quella pizza vicino al cartellino, ma non la posai, allora posai l’altra pizza e me ne andai per trovare un’altra casa tranquilla. Così poi vidi da lontano un’altra casa e pensai:”Miiih che bella casa”, ma poi quando mi avvicinai ancora di più dissi: “Ma questa casa è vecchia”. Cercai di entrare e vidi per terra sporcizia e da lontano vidi un tavolo e vidi anche una scopa per pulire tutto. Poi quando presi la scopa vidi un gattino, io mi allontanai e dissi al gattino: “Esci fuori”, prima lo dissi in modo leggero, poi forte e così lui uscì fuori. Così presi la scopa e pulii tutto- tutto. La sporcizia la buttai in campagna.

Aggiustai tutte le cose. Poi, quando aggiustai tutte le cose, cercai di sedermi. Appena mi sedetti sulla sedia questa sedia si ruppe ed io caddi per terra. Poi mi rialzai, mi sedetti su un’altra sedia e non caddi più. Poi, mentre stavo aprendo la pizza, arrivò un pipistrello che si posò sul tavolo. Sentii un rumore che si stava mangiando la pizza. Lo guardai e dissi: “ Senti pipistrello vattene via!” Lui non ha voluto ascoltare e se la mangiò quasi tutta (la pizza). Cercai di levare il pipistrello dal tavolo. Lui stava continuando a mangiare la pizza. Io cercavo ancora di levarlo, e mi stava quasi per mordere la mano. Ma per la fortuna che aveva il pipistrello non riuscii a toglierlo. Provai per tante volte ma poi mi morse il dito. Io cercai di togliere il dito dalla sua bocca e alla fine ci provai per tante volte, alla fine tolsi il dito dalla sua bocca. Mi ricordai di dirgli in quel modo forte “Vai via!” E lui andò via. E mi è rimasta solo un poco di pizza, me la stavo quasi mangiando ma c’era un topolino e lo schiacciai via in modo forte con la pizza. Cercai qualcosa per pulire la pizza, (sporca dal topolino) la trovai, ma non era quella adatta, perché era un cartone. Ma poi da lontano vidi una pezza, presi una scala, salii e presi la pezza e pulii tutta la pizza. Scesi dalla scala, presi la scala e la posai e mi avvicinai a quella sedia che non era rotta, mi sedetti e me la mangiai››.

Se paragoniamo questo racconto a quelli che faceva nella fase inziale, quando il suo malessere interiore era notevole, i miglioramenti nella capacità di strutturare frasi e periodi coerenti e lineari risultano notevoli. Altrettanto notevoli sono anche le differenze che riguardano i contenuti, i quali, in questa fase, se pur fondamentalmente tristi e ricchi di disavventure, riescono lo stesso ad essere illuminati dalla speranza, dalla gioia e dal desiderio della condivisione e della relazione. 

Il significato di queste fasi.

Quale significato possiamo dare a queste fasi?

L’unico che riusciamo a individuare è quello di una graduale diminuzione delle angosce e delle paure che permettono ad Antonio una migliore gestione del suo mondo interiore.

Quando le sue angosce sono a livelli molto alti, sembra che egli abbia solo la possibilità di cercare di rimuovere e allontanare dalla sua mente le paure ed i pensieri terrifici utilizzando delle stereotipie che non abbiano alcun contenuto che li possa collegare a quelle paure ed a quei pensieri (Fase degli elenchi).

Quando l’ansia diminuisce per cui il suo Io riesce ad affrontare meglio le paure ed i pensieri terrifici, egli può utilizzare le stereotipie per mimare e dare corpo a queste paure ed a questi pensieri (Fase delle battaglie espresse verbalmente e fase dei racconti aggressivi e violenti). 

Nella Fase delle domande il bambino cerca di comprendere e dare un significato etico agli eventi aggressivi e violenti che turbano la sua psiche. Può, quindi, in questa fase, riuscire a distinguere i buoni dai cattivi. I primi meritano di essere aiutati e difesi, i secondi meritano la giusta punizione. Cosa che nella fase precedente non riusciva a fare.

Il bambino a questo punto, sempre utilizzando il terapeuta, può fare qualcosa di più e di meglio: può, insieme a lui, condividere aggressività e violenza come spesso fanno i bambini normali tra loro (Fase dei ricordi aggressivi e violenti da condividere).

Soltanto quando il suo mondo interiore è diventato molto più sereno e disteso egli può far partecipe il terapeuta anche dei giochi e delle immagini comiche (Fase dei giochi piacevoli da fare insieme e dei ricordi piacevoli da condividere).

Infine, nella Fase dei racconti, può immaginare di porsi come un attore e autore di storie da rappresentare in qualche film. Storie nelle quali traspaiono i suoi bisogni di un luogo protetto e sicuro (una casa), i suoi bisogni di affetto (il cibo) da ricevere ma anche, è questa è la cosa più interessante, da condividere con altri (Lui pensò e disse “Mi è venuta un’idea, una pizza la do a te e l’altra la mangio io”).

Osservazioni sulla psicoterapia di Antonio:

  1. La prima osservazione che possiamo fare sulla psicoterapia di Antonio è che ogni bambino, utilizzando la tecnica del “Gioco Libero Autogestito”, effettua un suo personale percorso. Alcuni bambini utilizzano, per instaurare una relazione con il terapeuta amico, soprattutto i giocattoli, altri amano costruire dei giochi con i materiali a loro disposizione, altri bambini ancora, imitando i compagni, invitano il terapeuta a partecipare alla loro raccolta di figurine, e così via. Antonio, invece, utilizzava soprattutto il linguaggio. Il pensare di inserire tutti i bambini in un percorso terapeutico da noi strutturato e programmato ci farebbe cadere sicuramente in una notevole mole di errori che questi bambini, data la loro estrema sensibilità, non sono in grado di accettare e tanto meno di perdonare
  2. La seconda osservazione riguarda, ancora una volta, il loro mondo interiore. In Antonio come in tutti gli altri bambini particolarmente disturbati, che però riescono a manifestare i loro pensieri ed il loro sentire, ritroviamo spesso un mondo interiore particolarmente angosciante nel quale le lotte, il sangue, la violenza la fanno da padroni. Per fortuna quando il terapeuta riesce ad essere a loro vicino con gioia, serenità, accettazione, senza mai porsi in modo critico o scandalizzato, si crea una relazione ricca di ascolto e pienamente libera, che permette a questi bambini una graduale, ma sostanziale e duratura diminuzione di queste tragiche emozioni e di questi dolorosi sentimenti.
  3. La terza osservazione riguarda il linguaggio. Quando questi bambini sono preda di grave ansia e notevole inquietudine interiore, com’era Antonio durante le prime sedute, il loro linguaggio non solo è ricco di elementi tragici, ma appare spezzato e, spesso, confuso e contraddittorio. Quando ritrovano o trovano per la prima volta, una discreta serenità interiore, il loro linguaggio migliora nettamente: il contenuto diventa più ricco e vario, i temi trattati sono molto meno drammatici e la strutturazione delle frasi e dei periodi diventa più concreta, lineare e molto meno confusa. E a questo punto emergono prepotentemente in modo chiaro i loro profondi bisogni di comunione e relazione affettiva.
  4. La quarta osservazione riguarda le stereotipie. Tutti i tipi di stereotipie tendono a diminuire fino a scomparire a mano a mano che il bambino acquista maggiore serenità e sicurezza.
  5. La quinta osservazione riguarda il massimo rispetto delle richieste del bambino. Antonio, ad esempio in alcuni periodi aveva chiesto di giocare da solo per qualche minuto. Ebbene l’abbiamo accontentato. Così come l’abbiamo accontentato quando dopo un lungo periodo nel quale a causa di problemi riguardanti la sua famiglia non aveva potuto effettuare la psicoterapia, poiché, forse, avvertiva del risentimento anche verso il terapeuta, come fosse colpevole di quella lunga interruzione, durante le prime sedute chiedeva di non essere guardato mentre giocava da solo con il computer. Anche in questo caso abbiamo accettato i suoi bisogni e desideri, per cui, dopo qualche tempo, la frase che ripeteva spesso in quel periodo: ‹‹Non mi guardare!›› è scomparsa.

N.B. Questa relazione è stata tratta da “Autismo e gioco libero autogestito” libro pubblicato nel 2013 dalla Franco Angeli. Attualmente abbiamo modificato il percorso terapeutico al fine di ottenere dei miglioramenti più rapidi, ma soprattutto più stabili nel tempo. A questo scopo non è più il terapeuta che segue il bambino ma sono i loro genitori, seguiti costantemente dal terapeuta, che instaurano con il loro figlio una piacevole e profonda relazione fatta di ascolto, empatia e piacevole gioco.  

 

 

 

Lorenzo nel paese di cucù

Lorenzo nel paese di cucù

Questa storia vuole narrare l’esperienza di due genitori che hanno dovuto affrontare le difficolta di un bambino colto da un blocco di tipo autistico all’età di 4 anni.

Lorenzo era un bimbo normalissimo, un po’ testardo e molto vivace, fino ai 3 anni aveva mostrato un’inclinazione a mantenere le sue abitudini quotidiane ma in modo da non far sospettare quanto stesse per accadere.

Il bambino dopo il primo anno di scuola materna stava frequentando l’asilo e durante l’anno hanno cominciato a presentarsi delle problematiche di inserimento; a detta delle insegnanti il bambino si rifiutava di svolgere qualsiasi tipo di attività ed aveva anche dei comportamenti aggressivi nei confronti degli altri bambini. Dopo numerosi incontri con le maestre nel tentativo di risolvere i problemi manifestati all’asilo, noi genitori decidemmo dunque di non far più frequentare il bimbo e di tenerlo a casa.

Durante i primi giorni dopo il ritiro dalla scuola il bambino sembrava essere abbastanza tranquillo a casa ma la sua tranquillità era apparente, un processo di chiusura in un mondo immaginario era in corso e noi genitori non ci accorgevamo di nulla; in un mese e mezzo circa noi genitori ci siamo resi conto che la condizione di nostro figlio era mutata radicalmente.

Il bambino oramai stava sul divano seduto ripetendo la frase “voglio 14 cucù” tutto il giorno o quasi.

Il bambino non voleva che parlasse nessuno, alterandosi e chiedendo silenzio, non voleva uscire assolutamente di casa e se lo faceva non gli si potevano cambiare i vestiti, usciva sempre con pigiama e giubbotto nonostante le temperature estive molto elevate; mordeva con estrema forza ed aggressività i genitori ed ogni abitudine, anche i percorsi in auto, non potevano essere cambiati senza avere delle reazioni molto esagerate e quasi delle crisi convulsive; quando camminava cadeva a terra di continuo, si opponeva a qualunque richiesta, non sentiva i rumori forti. Il bambino seduto sul divano ripeteva sempre la stessa frase tutto il giorno “voglio 14 cucù”.

Dopo aver consultato il Dott. Emidio Tribulato abbiamo cominciato a far fare al bambino tutto ciò che voleva, senza opporci anche alle richieste più strane; in particolare noi genitori non abbiamo più parlato davanti al bambino, abbiamo speso quasi tutte le energie e tempo con il Gioco Libero Autogestito, il bambino era libero di mangiare, defecare ed urinare a terra, non abbiamo fatto più nessuna richiesta al bambino e non abbiamo detto cosa poteva o non poteva fare. Abbiamo comprato al bambino i 14 cucù ed accontentato tutte le sue richieste coccolandolo come fosse un neonato.

Ogni sera con il padre il bambino andava al parco della villa comunale e dopo un mese si vedevano i primi miglioramenti, considerato che i primi giorni al parco stava seduto sull’altalena senza parlare dopo un mese invece era perfettamente integrato al parco nel gioco con gli altri bambini, cadeva molto di meno ed appariva concentrato nel gioco, era molto più affettuoso ed i momenti di crisi isteriche erano quasi inesistenti. Assaggiava cibi nuovi chiedeva di giocare coi puzzle (cosa che precedentemente odiava); aveva scambiato i pendoli dei vari cucù (impensabile 1 mese prima).

Trascorso un altro mese, ove il bambino era lasciato libero di fare qualsivoglia cosa, si notavano ulteriori miglioramenti: il bambino era sempre più affettuoso con i genitori, mordeva di meno e cominciava ad essere curioso su molte cose chiedendo tanti perché; permanevano tuttavia le abitudini sui vestiti ed i percorsi obbligatori ed alcune giornate in cui il bambino si richiudeva nel suo mondo continuando a ripetere tutto il giorno la stessa cosa. Si notava inoltre che il bambino non si rendeva conto quando faceva del male agli altri.

Per i genitori non era facile aver cambiato completamente lo stile di vita e dovevano essere fatti dei sacrifici molto grandi, come ad esempio portarlo a cavalluccio sulle spalle per chilometri ogni giorno per farlo felice, non alzare mai la voce con lui, anche quando perdevano le staffe, evitare di parlare o dire al bambino di fare o non fare qualcosa.

Con l’ulteriore passare del tempo, e grazie al Gioco Libero autogestito, Lorenzo cominciava ad abbandonare la fissazione per gli orologi a cucù e diventava leggermente più flessibile sull’abbigliamento, era sempre allegro, faceva domande di continuo sui perché di tutto; ascoltava i genitori se riceveva una spiegazione dei “no” che cominciava ad accettare. Bisognava ancora lavorare sulle abitudini e sugli scatti di rabbia, nascevano inoltre delle nuove problematiche come ad esempio il bambino si divertiva a fare i dispetti agli altri bambini al parco e successivamente ad alzare le mani se gli altri bambini non facevano esattamente ciò che desiderava.

Col passare dei mesi Lorenzo è diventato sempre più affettuoso con i genitori, facendo continue carezze e dando baci di continuo, si è tolto il pigiama e ha indossato scarpe, tuta e giubbottino nuovi, raramente si arrabbia, non alza le mani e non morde, scherza ed è felice, gioca e si diverte come un bimbo qualunque; rimane solo una rabbia residua ed alcune difficoltà nel rompere le abitudini.

Noi genitori non ci siamo resi conto delle difficolta di nostro figlio fino a quando le stesse non si sono manifestate in modo molto acuto, avevamo pensato che quei problemi si sarebbero risolti lentamente con la crescita ma siamo invece arrivati ad un punto in cui credevamo non si potesse tornare indietro. Noi genitori non siamo mai riusciti a comprendere da dove siano nati questi problemi, probabilmente dall’aver forzato il bambino ad andare all’asilo.

La rabbia del bambino si è trasformata in una non accettazione dei genitori e nello sviluppo di infinite paure e fobie che lo hanno fatto regredire fino a chiudersi nel suo mondo e ad avere paura di tutto. Noi genitori abbiamo dovuto trattarlo come un neonato e ridargli infinito amore affinché riuscisse nuovamente ad avere fiducia in noi e successivamente in se stesso.

Ci vuole infinito amore con questi bambini più sensibili degli altri e bisogna lavorarci ogni giorno con amore e col dialogo spiegando le cose infinite volte fino a quando non vengono assimilate, sicuramente il lavoro dei genitori è uno dei più difficili, i bambini manifestano dissenso e disagio nei modi più diversi e variegati; mi sento di dire una cosa a tutti i genitori che leggono questo riassunto: osservate ed interpretate i comportamenti dei vostri bambini, immedesimatevi in loro e cercate di comprendere i loro bisogni; quando commettete un errore ammettete di aver sbagliato e chiedete scusa.

 

Il coinvolgimento dei genitori nel creare una relazione particolarmente gioiosa e piacevole con il figlio riesce a far uscire questi dalla chiusura autistica
PROVA

Il percorso di Giulio che lo ha portato ad abbandonare la chiusura autistica

Giulio ha iniziato il suo percorso presso il Centro Studi Logos di Messina all’età di 25 mesi.  Il bambino presentava chiusura autistica che si manifestava con: linguaggio molto ridotto (circa sei parole tra cui “papà”, il nome del fratello, ed altre ma non la parola mamma); modesto contatto oculare con la madre, mentre questo era totalmente assente con le altre persone; mancanza di attenzione verso le richieste altrui, tanto da non annuire o rispondere se gli venivano rivolte delle domande.  Anche l’interazione con il fratellino di 7 anni era breve e limitata. 

I genitori affermavano di andare abbastanza d’accordo tra loro. Il papà si descriveva come un tipo leggermente apprensivo. Questi, a causa del lavoro che lo tratteneva fuori casa quasi tutto il giorno, inizialmente aveva avuto uno scarso rapporto con il figlio, con il quale giocava poco.

La madre, casalinga, si descriveva come una donna disponibile con i figli, solare e aperta. Tuttavia, dopo che aveva saputo delle condizioni psicologiche del figlio, era diventata molto ansiosa e tesa.  

I rapporti con i nonni paterni erano scarsi, mentre con i nonni materni vi era una buona collaborazione reciproca. L’habitat e la situazione socio-ambientale ed economica si presentava nella media.

Il bambino, nato da parto cesareo, presentava alla nascita dei lievi problemi cardiaci.

 Per quanto riguarda lo sviluppo motorio, Giulio aveva iniziato a deambulare verso i 14 mesi. Lo sviluppo del linguaggio, all’epoca del primo colloquio era molto ridotto. Ancora non presentava il controllo degli sfinteri, sia di giorno che di notte. 

Quando Giulio aveva circa un anno la madre si era accorta che il piccolo mancava di quelle competenze adeguate all’età: ad esempio non sapeva fare “ciao” con la manina e non batteva le mani. Anche se dopo qualche mese aveva acquisito questi comportamenti, la sua crescita risultava essere sempre molto più lenta della norma. Ad esempio, alle richieste dei genitori non sapeva rispondere con un “si” o con un “no”. Inoltre, manifestava dei comportamenti insoliti per l’età: quando la madre lo portava fuori casa, tendeva a scappare e a correre in maniera incontrollata. Inoltre, se contrariato o se non veniva capito, presentava delle crisi nervose, durante le quali sbatteva la testa a terra o al muro e i genitori lo rimproverano per evitare che si facesse male.

Intorno ai 18 mesi, nella speranza che imparasse a relazionarsi con altri bambini venne iscritto al nido. L’inserimento in questa struttura avvenne con difficoltà, tanto che il bambino aveva pianto per due settimane, prima di accettare, almeno apparentemente, questa condizione, lontana dalla sua casa e dalla presenza dei suoi genitori. Il personale del nido comunicava ai genitori che il bambino si rifiutava di mangiare e che non rispondeva se chiamato. 

Visitato da un neuropsichiatra a 20 mesi questi fece diagnosi di disturbo comunicativo e relazionale, consigliando logopedia e psicomotricità. Terapie che i genitori rifiutarono di praticare. 

Finalmente un giorno navigando su internet trovarono un neuropsichiatra il dottor Benedetti il quale tranquillizzò la famiglia e consigliò di diminuire l’uso della Tv, dal momento che il bambino ne faceva un uso eccessivo. 

Dai primi video inviati dalla madre si notava una discrasia tra il desiderio della madre affinché lui apprendesse alcuni concetti elementari di tipo cognitivo e il rifiuto del bambino nel seguirla in questa attività. Si notava nella donna ansia e scarsa intesa con il figlio. Il bambino ripeteva incomprensibili fonemi; il volto appariva cupo, tranne quando i genitori giocavano con lui al girotondo o con le bolle di sapone. Si notava, inoltre, scarsa variabilità espressiva, e poca reattività nei confronti degli stimoli esterni. Lo sguardo era agganciabile ma distratto. 

 

Ai genitori del piccolo Giulio venne proposto di seguire la terapia Affettivo – relazionale che utilizza la tecnica del Gioco Libero Autogestito[1]. Questo tipo di terapia pone al centro il rapporto del bambino con i suoi genitori, e si propone di far instaurare una relazione molto intensa, intima, gioiosa e profonda con questi ultimi, in modo tale da aiutare il piccolo ad abbandonare la chiusura autistica e aprirsi agli altri e al mondo fuori di lui. A sua volta, questa apertura agli altri e al mondo, permette a questi bambini un rapido miglioramento dello sviluppo emotivo, relazionale e cognitivo. 

Nel Gioco Libero Autogestito è il bambino che sceglie il gioco da effettuare, per quanto tempo condurlo, con quale altro gioco sostituirlo. I genitori hanno il compito di partecipare ai giochi scelti dal piccolo, aiutandolo e incoraggiandolo ad effettuare tutte le attività che favoriscano momenti piacevoli di intesa reciproca. Durante questa fase bisogna assolutamente evitare i rimproveri, le punizioni e ogni atteggiamento educativo. 

Al fine di essere aiutati nello svolgimento della terapia, si concorda con i genitori di effettuare delle osservazioni con cadenza quindicinale.

Fu inoltre consigliato di non far frequentare l’asilo nido fino a quando il bambino non avesse abbandonato del tutto la chiusura autistica, in quanto la mancanza dei suoi genitori, della sua casa, dei consueti luoghi di vita, la presenza di altri bambini con i quali non era ancora in grado di socializzare e infine l’eccessiva confusione presente in questo luogo, avrebbe accentuato le sue difficoltà. Venne inoltre consigliato ai genitori di limitare o ancor meglio, di eliminare del tutto l’uso degli strumenti elettronici.

Ai genitori venne inoltre affidato il compito di compilare giornalmente il diario relazionale, in modo tale da avere un riscontro dettagliato e continuo sia del tipo di attività da essi effettuata con  il bambino sia per comprendere come il bambino e loro stessi vivevano quei particolari momenti di gioco relazionale. 

 

Prima osservazione (dopo circa due settimane dalla presa in carico)

 

Alla prima osservazione, dopo la presa in carico, erano presenti entrambi i genitori, i quali avevano un atteggiamento positivo. In sole due settimane di attuazione della Tecnica del Gioco Libero Autogestito avevano visto dei miglioramenti nel loro figlio. Essi, infatti, riscontravano maggiore contatto oculare che il bambino presentava con entrambi i genitori, inoltre avevano notato che il piccolo Giulio ora si girava se chiamato e aveva iniziato a dare risposte verbali ad alcune richieste, sapendo anche dire di “no”. 

Permanevano ancora le stereotipie motorie, come ad esempio, dare testate sul cuscino prima di addormentarsi, atteggiamento legato probabilmente alle ansie e paure ancora presenti. 

Al riguardo venne consigliato ai genitori di non impedire queste manifestazioni ma di coccolare il figlio amorevolmente, tranquillizzandolo con parole e gesti rassicuranti.  

La madre raccontava che quando uscivano tutti insieme per passeggiare, Giulio tendeva a scappare e correre per conto suo, il padre, in questi casi, si vedeva costretto ad inseguirlo e rimproverarlo, ma il bambino rideva contento. Il terapeuta allora spiegò loro che l’atteggiamento del bambino non era quello di scappare da loro, ma amava essere inseguito dal papà ed era per questo motivo che rideva contento quando veniva ripreso. Pertanto venne suggerito di continuare ad assecondare Giulio in modo da farlo divertire e rendere piacevole il momento in cui veniva preso attraverso abbracci e sorrisi. In questo modo il comportamento di allontanamento si sarebbe ridotto sempre di più e il bambino avrebbe iniziato ad apprezzare la compagnia ed il contatto con i genitori. 

Anche con il fratellino il rapporto sembrava migliorato, giocavano insieme e si divertivano.

Inoltre venne consigliato di istruire anche i nonni materni nella tecnica del Gioco Libero Autogestito in modo da creare una solida rete di relazione positiva attorno al piccolo Giulio.

 

Seconda osservazione (dopo circa un mese dalla presa in carico)

 

Nel secondo colloquio, effettuato circa un mese dall’inizio della presa in carico, i genitori riferivano che essi giocavano molto con il loro figlio, facendo soltanto dei giochi che a lui piacevano, come ad esempio il gioco del nascondino nel quale entrambi i genitori erano coinvolti.  Questi notavano degli ulteriori miglioramenti soprattutto nel linguaggio. Il vocabolario del bambino si era arricchito, il piccolo nominava gli oggetti che vedeva e sapeva dire “no” contestualizzando. Inoltre il piccolo ora completava le parole delle canzoni che ascoltava o che i genitori cantavano insieme a lui. Aveva iniziato a relazionarsi anche con gli altri parenti, chiamava i nonni e conosceva i nomi dei cugini. La notte dormiva serenamente. 

Notavano, tuttavia, che ancora il figlio non controllava gli sfinteri sia di giorno sia di notte e che quando essi non riuscivano a comprendere subito cosa il bambino volesse dire, si arrabbiava e sbatteva la testa contro il muro, anche se non in modo da farsi davvero male. Inoltre, quando lo portavano al mare, questa diventava un’esperienza stressante, perché Giulio si metteva a correre e non si fermava se chiamato e uno dei genitori era costretto a corrergli dietro.

Terza osservazione (dopo circa un mese e mezzo dalla presa in carico)

 

Durante il colloquio la madre poneva in evidenza tutti i miglioramenti del figlio, avvenuti nel giro di poco tempo. Raccontava che la maggior parte del tempo lo trascorreva insieme al piccolo a rincorrersi, giocare a nascondino, guardare le immagini di libri per bambini e altro. 

I genitori riferivano che il linguaggio migliorava sempre più e che quando erano in casa anche il papà ed il fratellino gli dedicavano molto tempo e la novità era che mentre prima Giulio non li guardava neanche, in quel periodo aveva iniziato a ridere, scherzare e addirittura a chiamarli per avere la loro attenzione.

Tuttavia quando la famiglia si trovava all’aperto in contesti pubblici, il bambino tendeva sempre a correre via per essere inseguito dai genitori, comportamento che la madre viveva con molta ansia. A tal proposito le fu consigliato di vedere solo il lato positivo della cosa, e quindi di non agitarsi o spaventarsi e, pur prestando la dovuta attenzione, lasciarlo correre in modo libero. Poiché, così facendo, Giulio avrebbe percepito il mondo e gli stessi genitori come delle realtà non minacciose, ma tranquille e serene, dove egli poteva essere se stesso, senza provare emozioni spiacevoli come l’ansia e la paura. 

I genitori riferivano anche che avevano tolto al bambino tutti i vari strumenti tecnologici: Tv, smartphone o tablet. Preferivano ascoltare, insieme a lui, della musica ballando e scherzando insieme. 

 L’alimentazione del piccolo non era più selettiva, anzi mangiava tranquillamente quanto la madre gli dava.

Tuttavia, ancora, durante il giorno, quando entrava in frustrazione e prima di addormentarsi il bambino sbatteva la testa sul cuscino, ma bastava che la madre lo coccolasse e accarezzasse un po’ per riuscire a far cessare questi comportamenti autolesionistici.  

 

Quarta osservazione (dopo due mesi dalla presa in carico)

 

Anche in questa visita erano presenti entrambi i genitori, i quali raccontavano, sempre con lo stesso loro entusiasmo, i miglioramenti del loro figlioletto, soprattutto per quanto riguardava la comunicazione. A questo proposito il terapeuta sottolineava che questo rapido miglioramento della comunicazione era dovuto alla maggiore fiducia che egli aveva acquisito nei confronti dei genitori che avevano imparato a rispondere in modo adeguato ai bisogni del loro bambino. La maggiore fiducia e la maggiore serenità acquisita lo stimolavano a comunicare e ad aprirsi al mondo circostante. 

Permanevano ancora alcune stereotipie.

Veniva raccomandato loro di non inserirlo all’asilo nido, poiché non ancora pronto ad entrare in un ambiente troppo stimolante, nel quale potevano essere presenti le urla e i pianti degli altri bimbi che avrebbero spaventato Giulio. 

 

Quinta osservazione (dopo due mesi e mezzo dalla presa in carico)

 

A questa visita era presente solo la madre, la quale raccontava i modi di giocare insieme al bambino sia dentro che fuori casa. La corsa senza meta del piccolo Giulio era diventata una nuova modalità di gioco, molto divertente per lui e assecondata dai genitori.

Per quanto riguarda il linguaggio, Giulio aveva iniziato a ripetere parole che conosceva, cercando l’approvazione dei genitori. Conosceva anche i colori, il nome degli animali, riconosceva i luoghi dove era già stato. Era sempre più spigliato e partecipe.

Permaneva ancora l’abitudine di sbattere la testa quando entrava in frustrazione, ma adesso guardava la madre e aspettava la sua reazione. E poiché la madre non lo rimproverava più, anzi lo distraeva e non si faceva vedere preoccupata egli smetteva rapidamente questo comportamento.

 

Sesta osservazione (dopo tre mesi dalla presa in carico)

 

Durante questo colloquio i genitori riferivano un episodio spiacevole avvenuto dalla loro pediatra, dove era stato portato per un raffreddore. Il bambino era tranquillo e nominava gli animali, ma la dottoressa affermava che se ancora non era in grado di realizzare frasi complesse, doveva fare logopedia. A questo punto i genitori di Giulio spiegarono tutti i miglioramenti fatti dal bambino in pochi mesi mediante la terapia con il Gioco Libero Autogestito e che comunque erano contrari a fare iniziare terapie al bambino per non sottoporlo a stress.

Proseguendo nella visita sottolineavano come il bambino fosse partecipe in tutte le attività proposte, aumentava il suo vocabolario, cercava la relazione con loro e non si estraniava, capiva tutto ciò che gli veniva detto, ma aveva ancora difficoltà ad esprimere le sue emozioni e i suoi pensieri. Era capace di fare delle richieste, ma le poneva sotto forma di domanda. A questo proposito il Terapeuta chiariva che ciò era dovuto al fatto che il bambino era uscito dalla chiusura autistica e stava ricominciando a crescere, ma che questa crescita, come avviene in tutti i bambini, avviene per gradi e per passi successivi: prima il bambino pronuncia parole singole, poi usa la parola frase, poi le frasi diventano di due parole e così via. 

 

Attualmente

 

Il bambino ha quasi tre anni. Appare sempre più sereno. Le manifestazioni di autolesionismo sono praticamente assenti. A volte prima di dormire batte dolcemente la testa sul cuscino ma solo per cullarsi e potersi più facilmente abbandonare al sonno.

Dal punto di vista alimentare, mangia regolarmente e inizia ad assaggiare anche altri cibi.

Il contatto con la realtà esterna appare stabile e costante.

Il suo linguaggio verbale e più ricco e si arricchisce di nuove parole che utilizza nel giusto contesto. A volte utilizza frasi di tre parole. È migliorata anche la comprensione di quanto avviene attorno a lui e delle parole e frasi pronunciate dai genitori e dai familiari. 

Per giocare vuole la compagnia di qualcuno. Con il fratello gioca molto, lo cerca e lo chiama. Con i genitori ama giocare ai giochi più fisici, come il nascondino o acchiapparella. 

Non ha incubi e non piange quasi mai. 

La dedizione costante e l’atteggiamento motivato, ottimista, collaborativo e di profonda empatia nei confronti del figlio ha permesso che questi genitori potessero comprendere il vero senso della terapia affettivo- relazionale e “usare” il Gioco Libero Autogestito per costruire un legame profondo con il loro figlioletto, non focalizzandosi sulla correzione di comportamenti negativi del figlio, ma sulla comprensione e valorizzazione degli aspetti postivi che man mano si manifestavano.

 

Dott.ssa Ermelinda Fonti

Relazione su mio figlio Francesco

 

Mi chiamo Ylenia e sono la mamma di Francesco che oggi ha 2 anni e 8 mesi. Sono sempre stata una mamma molto apprensiva, una di quelle a cui "non sfugge nulla" …a volte anche troppo. Fin dalla nascita Francesco è sempre stato un bambino che piangeva molto. Il primo mese non faceva altro. Ma, a parte questo, era un bel bambino, sano. Non ha mai gattonato ed ha iniziato a camminare piuttosto tardi…aveva 16 mesi all’incirca. Lo vedevo piuttosto goffo. Anche quando andavamo al parco vedevo gli altri bambini "più avanti" rispetto a lui, ma non me ne facevo un problema. Credevo fosse solo più lento. Arrivato all’età di 18 mesi ancora non parlava, o meglio, diceva solo 2 parole: "mamma" e "babba". Ma anche di questo non me ne preoccupavo molto, poiché la comunicazione non verbale era presente. Francesco indicava e si faceva capire. Inoltre eseguiva piccoli comandi, come “prendi la palla” o “chiudi il cassetto”. Ciò che invece mi lasciava un pò perplessa era il fatto che Francesco ogni volta che vedeva qualche oggetto roteare: le ruote di una macchina o semplicemente qualche oggetto muoversi, faceva delle espressioni facciali strane e contorceva le mani. Francesco fino ai 18 mesi ha fatto uso di video sul telefono, dove vi erano soprattutto trattori con ruote che giravano e canzoncine super stimolanti. Inizialmente la cosa mi faceva anche sorridere perché, se vado con il pensiero indietro nel tempo, ricordo che già a 10 mesi faceva delle facce di eccitazione e muoveva le manine di fronte a oggetti roteanti. Non me ne preoccupai molto, fino a quando, per puro caso, mi imbatto in un commento di una mamma sui social media. Questa era preoccupata perché alla figlia di 2 anni e mezzo era stata fatta diagnosi di spettro autistico, semplicemente perché ancora non parlava...non c’erano altri segni. Solo non parlava. Spettro autistico? E che cosa è?

Non so il perché ma vado a cercare questa definizione su Google e mi si apre un mondo, o meglio, mi crolla il mondo. Perché parte di quei sintomi che racchiudevano lo spettro autistico io li vedevo in mio figlio.

  • Assenza di linguaggio.
  • Ossessione per gli oggetti che girano.
  • Goffaggine.
  • Paura dei posti nuovi.
  • Notevoli difficoltà ad accettare le frustrazioni.
  • Assenza di gioco simbolico.

Tutte cose che Francesco presentava.

Un’altra cosa che iniziai a notare fu che quando andavamo a casa della nonna, dove c’era una stufa, lui la guardava da ogni angolazione e accompagnava questo comportamento con la contorsione delle mani e della bocca. Mi accorsi anche che delegava i suoi giochi a noi adulti: se aveva una macchinina, pretendeva che fossimo noi a spingerla, per il puro gusto di guardare girare le ruote. Oppure, quando gli facevamo la doccia il suo unico godimento era quello di veder l’acqua scorrere e girare nella piletta. Ero davvero preoccupata, anche se d’altro canto c’erano cose rassicuranti: Francesco ha sempre indicato, spesso si girava se lo chiamavi, reggeva molto lo sguardo ed era presente. Non ricordo che sia mai stato assente, rispetto alla realtà che aveva attorno a lui.

Questo però non mi bastava, e proprio perché, come dicevo all’inizio, sono una mamma molto apprensiva, decisi di portarlo da una neuropsichiatra a pagamento. Mio marito non era molto d’accordo, diceva che ero esagerata, in quanto lui non riscontrava in suo figlio nessuna disabilità.

Arriva il giorno della visita. Siamo nello studio della dottoressa, la quale propone dei giochi a Francesco. Ovviamente adeguati ai suoi 18 mesi. Francesco non è molto interessato a infilare i cerchietti in un tubo, né a fare una torre, ma piuttosto vede una macchinina e inizia a spingerla a calci. La dottoressa lo riprende e gli dice che la macchina si spinge con le mani e non con i piedi. Alla fine della visita io espongo la mia paura, ovvero quella dello spettro autistico, ma lei molto pacatamente mi risponde che era troppo presto per saperlo, ma era abbastanza tranquilla perché Francesco reggeva lo sguardo e aveva instaurato con lei una sorta di relazione, anche se lei era un’estranea.

La cosa che invece la preoccupava un po’ era l’assenza del gioco funzionale. Decide comunque che vuole rivederlo dopo una settimana insieme alla neuropsicomotricista. Io passo quella settimana un po’ in ansia, ma mi ripeto che la dottoressa aveva detto che era piuttosto tranquilla sul “tema autismo” e mi faccio coraggio, aggrappandomi a quella frase.

Arriva la seconda visita. Stavolta sono in due a giudicarlo, neuropsichiatra e neuropsicomotricista. Quest’ultima propone una serie di giochi, mentre la dottoressa scriveva qualcosa su un foglio. Sinceramente non mi era sembrato che Francesco avesse fatto niente di diverso rispetto alla prima visita, anzi credevo fosse andato anche meglio.

Dopo questa visita la neuropsichiatra vuole parlarci e ci fa attendere nuovamente una settimana. Quel colloquio ha cambiato letteralmente la mia vita per i sei mesi successivi. Iniziò a dirci che Francesco non presentava “triangolazione dello sguardo”; che invece di scoppiare le bolle di sapone (cosa che a 18 mesi doveva fare) le guardava, facendo espressioni strane; che il linguaggio era in lieve ritardo; che indicava a volte con la mano, invece che con il dito; ma che seguiva abbastanza gli oggetti. Conclusione: Francesco era un bambino a rischio e che l’intervento precoce sarebbe stato necessario ed immediato. Ci liquida prescrivendo due volte a settimana psicomotricità. Esco da quella stanza distrutta. Avevo quindi ragione a vedere in mio figlio dei problemi? Mio marito continuava a dire che a lui non sembrava cosi, ma decidiamo di fare questa famosa psicomotricità. Abbiamo fatto in tutto tre sedute dopodiché sono scappata capendo che era soltanto un grande business. Ricordo ancora che nella terza ed ultima seduta la psicomotricista mi chiese di sbattere un martello davanti a Francesco, per vedere che reazione avesse lui. Io sbatto il martelletto più volte ma Francesco non ha reazioni (non gli hanno mai dato noia i rumori forti). Avevo capito che lei voleva vedere questo. Le domando del perché di questo esercizio e lei mi rispose con una frase che non dimenticherò: “Ho visto che a Francesco non ha dato fastidio il rumore, però quando hai sbattuto il martello ha chiuso gli occhi”. Allibita da ciò che avevo appena sentito (chi è che in presenza di un rumore forte non chiude gli occhi un attimo?) capisco che in quello studio volevano trovare a tutti costi dei difetti, affinché continuassimo le terapie…ovviamente a pagamento.

Me ne vado a gambe levate, anche perché quelle tre sedute non avevano fatto che peggiorare l’umore di Francesco, che piangeva ogni volta che doveva andare a farle. Anche se avevo capito che quello non era ciò che serviva a mio figlio continuava la mia angoscia. Inizio a passare le serate a leggere in Internet tutto ciò che riguarda l’autismo. Mi inizio ad estraniare. Litigo spesso con mio marito. Avevo paura di portare mio figlio al parco per le sue stereotipie. Lo guardo come lo guardano gli altri bambini e continuo a vedere solo i suoi difetti. Vedevo mio figlio come un disabile, pensavo già a quanto disastroso sarebbe stato il suo futuro. Ero entrata in un loop da cui era difficile uscire.

Un pomeriggio però mi arrivò una piccola luce di speranza. Francesco e mio marito stavano dormendo ed io, come ero solita fare, stavo cercando notizie in Internet sull’autismo (ormai non facevo altro). Leggo di un neuropsichiatra, un certo Gianmaria Benedetti, il quale aveva un’altra visione del problema e, soprattutto, raccontava di come ormai ogni minimo difetto dei bambini veniva medicalizzato. Il dottore faceva consulenze online. Bene. Mi sentivo già più sollevata. Fissiamo una videochiamata, nella quale osserva il bambino per circa un’ora e la sua conclusione fu che Francesco aveva un lieve ritardo neuropsichico e motorio, ma nulla di grave e che con l’autismo non centrava proprio nulla. Ci dà dei consigli da attuare: come quello di non insegnare nulla al bambino, né forzarlo a parlare, di giocare come voleva lui. Se voleva spingere la macchinina con i piedi di farglielo fare ed attuare il famoso metodo Montessori e, piano piano, sarebbe arrivato il resto.

Dopo quella videochiamata mi sono sentita meglio e per i due mesi successivi ho seguito i consigli. Tuttavia, passato quel periodo, sono ricaduta nel baratro: perché Francesco ancora non parlava; ancora non sapeva alzarsi in piedi, se era seduto a terra e, soprattutto, le sue stereotipie erano sempre presenti. Ricordo bene una sera d’estate, quando con mio marito decidemmo di portarlo ai gonfiabili vicino casa. Aveva quasi due anni, c’erano tanti bambini. Francesco entusiasta entrò e iniziò a giocare, ma a un certo punto notò una motoretta e dopo esserci andato la capovolse e iniziò a girare le ruote e fare le sue strane espressioni facciali. Per un senso di inadeguatezza lo portai via. Capii in quell’istante che mi vergognavo di mio figlio, di come gli altri lo potevano giudicare e che la consulenza fatta mesi prima mi era stata molto utile, ma era come se, nella mia testa, fosse svanita. Mi sentivo sola, soprattutto perché avevo intorno persone che minimizzavano le mie preoccupazioni, prendendomi quasi per pazza.

Avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino e seguisse l’evoluzione di Francesco per più tempo.

E fu così che mentre leggevo l’ennesimo forum del dottor Benedetti (sapevo a memoria ogni storia che lui trattava), trovai un altro nome, un suo collega, un neuropsichiatra, che aveva la sua stessa visione sul “tema autismo”: il dottor Emidio Tribulato. Francesco aveva appena compiuto due anni, era l’agosto del 2022 e decisi di contattarlo.

All’inizio devo dire ero un po’ scettica, soprattutto perché tutte le prestazioni online del dottor Tribulato erano completamente gratuite.

Il dottore ci fissò un primo colloquio in videochiamata, dove raccolse un’anamnesi della storia di Francesco, dopodiché ci chiese se volevamo essere seguiti da lui e la sua associazione ed ovviamente dissi di sì.

Dalla seconda videochiamata abbiamo iniziato a parlare più dettagliatamente di ciò che faceva e non faceva mio figlio. Secondo il dottore non era nulla di così preoccupante. Francesco aveva una lieve, cosi come la definisce lui, “chiusura autistica”, ma lavorandoci e stando vicino al bambino, nel giro di un anno al massimo, si sarebbe risolta. Ciò che lui diceva di fare era il “Gioco Libero Autogestito”. Ovvero giocare insieme al bambino, facendo in modo che fosse lui a dirigere il gioco, qualunque esso fosse. Noi dovevamo semplicemente assecondarlo ed accompagnarlo in questo. Ci disse anche di fare dei video settimanali e un diario relazionale, dove annotare giorno per giorno: i giochi che facevamo con Francesco; come ci sentivamo quando stavamo insieme al bambino e, cosa importante, come si sentiva lui. In sostanza ciò che ci disse il dottor Tribulato fu esattamente l’opposto di ciò che ci consigliò la neuropsichiatra a pagamento. Secondo il dottore, il bambino non andava stimolato a fare nulla che non volesse. Disse che le terapie applicate su questi bambini sono spesso deleterie, (io me ne ero già accorta solo dopo tre sedute), di evitare i “no” il più possibile; di assecondarlo nei suoi giochi, anche se a noi potevano sembrare bizzarri e senza senso. “Tutto ha un senso” mi diceva il dottore. La cosa importante è assecondare vostro figlio, stargli vicino, farlo sentire coccolato, portarlo all’aria aperta, evitare assolutamente i video sui telefonini e la televisione, in quanto questi strumenti fanno estraniare i bambini dalla realtà, evitare almeno fino a quando il bambino non fosse uscito da questa condizione gli asili, poiché in questi luoghi ci sono le maestre che, in un certo senso, dettano regole, e a questi bambini le regole stanno strette, ma, soprattutto, disse di vederlo come un “bambino” e non come un “diverso”. Diceva il dottore che Francesco aveva dell’ansia interiore e quell’ansia doveva essere debellata. Come? Con l’amore di mamma e papà. Inizialmente ero un po’ scettica. Non comprendevo come, stando accanto a mio figlio, questo potesse bastare a risolvere le sue problematiche. Iniziai comunque a seguire i consigli del dottor Tribulato.

Iniziai soprattutto ad attuare il Gioco Libero Autogestito, anche se mi costava un po’, visto che le sue attività preferite all’epoca erano i travasi con la polvere del caffè, farmi spazzare tutta casa, mentre lui guardava la scopa o fare andare suo padre nella sua macchinina elettrica, perché lui doveva guardare le ruote in movimento. Ma lo facemmo. Giocavamo con un po’ di tutto: io facevo delle torri e lui si divertiva a distruggerle; voleva che fossi io a disegnare con i pennarelli, perché a lui piaceva vederli scorrere sul foglio e io lo assecondavo; amava vedere scorrere l’acqua del lavandino e giocarci con le mani e, mentre prima non volevo che lo facesse perché mi bagnava tutto il bagno, iniziai a farglielo fare e lo accompagnavo porgendoli dei contenitori per poterla versare. Abbiamo anche fatto dei travasi con le lenticchie, che puntualmente poi buttava in terra, ma ci divertivamo e non mi pesava affatto. Aveva anche un piccolo cagnolino con ruote e guinzaglio e voleva che fossi io a trascinarlo per poter guardare le ruote. Allora io mi inventai un gioco: io scappavo con il cagnolino e lui doveva rincorrermi e ad ogni partenza, era lui a darmi il via. Quando giocava con le macchinine e le capovolgeva per girarne le ruote io facevo lo stesso: prendevo un’altra macchinina e giravo le ruote, poi però la capovolgevo di nuovo e la tiravo verso di lui. Se all’inizio era poco interessato a ripassarmela, con il passare dei giorni, facendo la stessa cosa, abbiamo iniziato a condividere e a passarci la macchinina a vicenda! Aveva anche una palla, e non voleva che nessuno lo ostacolasse quando la tirava, perché amava vederla girare. Anche in quel caso cercai qualcosa che mi potesse coinvolgere e visto che non voleva che io gli togliessi la palla, per fare dei passaggi, feci finta di essere un portiere, cosicché lui potesse tirare la palla senza nessun ostacolo. Ad ogni passaggio gridavo “goal”! Questo gioco a lui piaceva e lo rifaceva. Con il padre, invece, la sera, amava fare giochi più fisici. Gli piaceva fare “l’aereo”, oppure essere buttato sul letto e anche se lo richiedeva dieci volte noi lo facevamo. Quando uscivamo, poiché Francesco è sempre stato restio a dare la mano e invece di camminare ha sempre corso, ho fatto sì che anche questo diventasse un gioco. Dato che correva, io facevo finta di rincorrerlo e lui rideva a crepapelle, correndo ancora più veloce! Se vedeva le ruote di un camion e iniziava a saltarellare e aprire la bocca, noi sottolineavamo la cosa assecondandolo, magari dicendo “ma è bellissimo “!

Dopo qualche settimana dall’attuazione di questa metodica, vedo che Francesco non va più in frustrazione, aveva ciò che voleva e questo lo rendeva felice. Ricordo che fino al mese prima ogni volta che mettevamo piede in casa, al rientro dal lavoro, Francesco andava in frustrazione. Sembrava che nulla gli andasse bene. Evidentemente voleva essere assecondato e capito; e noi non riuscivamo a farlo. Talvolta, per la stanchezza fisica, ma soprattutto mentale, ci arrabbiavamo. Ancora non parlava, ma aveva ampliato il suo vocabolario con delle paroline nuove. All’età di due anni e un mese diceva circa dieci paroline.

Iniziammo a portarlo fuori spesso, soprattutto al parco e ci accorgemmo che Francesco cercava gli altri bambini e che gli piaceva soprattutto rincorrere ed essere rincorso.

Prima di iniziare questo percorso, per noi il parco era sempre stato un tabù, perché le poche volte che ci andavamo Francesco faceva solo un po’ di altalena e poi scappava all’uscita. Piano piano, invece, ha iniziato ad aprirsi a tutti i giochi. Faceva un po’ di tutto, tendeva ad imitare gli altri e se vedeva qualche bambino in un gioco ci andava pure lui, anche solo per condividerne lo spazio. Altri giorni, invece, preferiva spingere il passeggino e guardare girare le ruote.

I primi mesi dall’inizio del percorso con il dottore sono stati un po’ altalenanti: c’erano giorni in cui Francesco sembrava migliorare e anche le stereotipie diminuire notevolmente, ed altri invece che mi sembrava essere tornata al punto di partenza. Ogni settimana esprimevo al dottore i miglioramenti e quelli che invece erano i miei dubbi, ma lui mi ha sempre detto di essere forte, di non demordere, poiché, anche se all’apparenza poteva sembrare un percorso facile, non lo era affatto. Questo era vero: non è stato facile stare con mio figlio tutto il giorno anche quando andava in frustrazione spesso ed assecondarlo nei suoi giochi; non è stato facile continuare a vedere gli altri bambini che parlavano e facevano giochi funzionali mentre il mio ancora no; non è stato facile sentire le altre mamme elogiare i propri figli di quanto, già a due anni, sapevano fare, mentre il mio no. Ma mi sono fatta coraggio e ho iniziato a vedere Francesco in un altro modo. Ero stanca di vedere sempre e solo i difetti di mio figlio. Iniziai a cambiare nei confronti di mio figlio, smisi di vederlo come un malato e, appena cambiai io, cambiò anche lui. Iniziai a godere dei piccoli ma significativi miglioramenti: la pronuncia di una nuova parola…vedere che ci provava per me era già una grande conquista.

Il vero cambiamento iniziò dopo tre - quattro mesi dall’inizio del percorso con il dottore. Verso novembre - dicembre Francesco all’età di due anni e quattro mesi iniziò a cambiare notevolmente. Innanzitutto, iniziò a “parlicchiare”. Non faceva discorsi ma iniziò ad associare più parole insieme. Iniziò a giocare in maniera funzionale: faceva finta di parlare al telefono, faceva finta di cucinare e mi porgeva il piatto ed io gli dicevo quanto era buono, faceva finta di preparare il caffè e me lo portava per assaggiarlo. Ricordo ancora che per Natale voleva che la nonna chiamasse Babbo Natale affinché gli portasse la “puppa blu” (ruspa blu). Probabilmente faceva delle cose che normalmente si fanno a diciotto mesi, ma per noi era già un grande traguardo. Francesco interagiva sia con gli adulti che con i bambini, non aveva più paura di andare nei posti nuovi. Certo un po’ di timore c’era ma io ero sempre pronta a rassicurarlo e se lui si sentiva protetto andava tranquillo. Ho iniziato a non preoccuparmi più se, dinnanzi alle ruote, saltellava e apriva la bocca, perché avevo capito che Francesco era un bambino come tutti gli altri e che la sua stereotipia non lo faceva essere meno di nessun altro. Cosa che purtroppo per sei mesi avevo pensato.

Sembrerà una stregoneria, ma è stato proprio cosi. Nel giro di poco tempo le cose sono iniziate a cambiare radicalmente. Questo non significa che Francesco non presenta più stereotipie o ha perso l’amore nei confronti delle cose che girano, queste cose sono presenti a tutt’oggi, anche se in maniera meno ossessiva, significa che, assecondando mio figlio, nei limiti del possibile, facendo con lui dei giochi talvolta anche bizzarri, cercando di non arrabbiarmi più, togliendo definitivamente i video ed il telefono, incoraggiandolo a fare cose nuove e diverse, coinvolgendolo il più possibile, stando con lui, facendolo sentire come un bambino “normale”, tutto ciò ha avuto un grande impatto sul suo cambiamento.

Ricordo ancora quando ero disperata perché ancora a due anni non parlava ed esposi il problema al dottore e lui mi disse: “non si preoccupi, ci sono bambini che possono parlare anche molto tardi, lei attui ciò che le ho detto, non forzi niente e vedrà che quando meno se lo aspetta le parole inizieranno ad uscire da sole”. Ed è stato proprio cosi. Oggi Francesco ha due anni e otto mesi e sono passati esattamente otto mesi dall’inizio del percorso con il dottor Tribulato e ciò che mi aveva preannunciato all’inizio, ovvero che nel giro di un anno Francesco avrebbe recuperato tutte le sue lacune si sta avverando.

Se ripenso da dove siamo partiti e a dove stiamo arrivando mi sembra un miracolo. Oggi Francesco è un bambino felice. Non ha perso completamente i suoi momenti di frustrazione ma, mentre otto mesi fa non accettava categoricamente i “no” oggi ne tollera qualcuno in più. O meglio. Com’è giusto fare con tutti i bambini, facciamo dei compromessi! Francesco parla ed è anche molto furbo. Ha un caratterino per cui la vuole sempre vinta lui. Le ruote non sono più un’ossessione, anche se ne è sempre attratto. Alterna periodi in cui si fissa con qualcosa per esempio la lavatrice che gira e periodi che questa cosa non gli interessa minimamente. Continua a salterellare, soprattutto quando è felice. I giochi che facciamo adesso sono di gran lunga diversi dai precedenti: disegniamo insieme e quando scarabocchia mi dice che quel disegno rappresenta o “babbo” o il “gatto”; ma è lui che disegna, finalmente, e non più solo io. A volte quando gioca con le sue amate macchinine, mi dice che dentro c’è mamma e babbo. Mi viene a mostrare tutto ciò che fa. Ama essere spinto forte sull’altalena dal padre e poi mi guarda tutto soddisfatto dicendomi: ”guarda come vado forte!” Ha voglia di stare fuori, di giocare, di scoprire il mondo. Quando inizia a fare “uhhhhh” di fronte alle cose che girano e apre la bocca io gli domando ridendo: “Ma perché lo fai?” e lui mi risponde: ”Perché voglio fare uhhhhh” ...” e allora scoppiamo entrambi in una gran risata. Capisce perfettamente tutto e a volte ti vorrebbe prendere per i “fondelli”. Ha iniziato a farmi anche delle domande e mi ripete le cose cento volte!! Sa contare fino a otto! Finalmente si è aperto anche con il padre. Mentre prima per lui esistevo solo io, adesso coinvolge il padre nei suoi giochi e di questo ne sono molto felice. Insomma...ad oggi vedo Francesco come un bambino normale finalmente! Con qualche diversità sì, ma questo non ha il minimo impatto sul suo livello cognitivo. Con gli altri si rapporta e se gli danno modo di interagire non vorrebbe più staccarsene. Quando gli chiedo se vuole andare al parco, mi chiede se ci sono gli altri bimbi. E se non c’è nessuno non è molto interessato ad andare. Ciò è indice che cerca gli altri bambini. La sua figura di riferimento rimango io, ma finalmente Francesco ha capito che al di fuori c’è un mondo e lui ha tutta la voglia di scoprirlo. Ancora il nostro percorso non è terminato, ci saranno giorni più bui, altri di nuovi miglioramenti, ma continueremo a lavorarci, a divertirci con nostro figlio e godere di tutti i suoi progressi che ad oggi sono stati enormi!

Ringrazio il dottor Tribulato che mi ha fatto finalmente uscire dal tunnel dell’autismo e mi ha insegnato a vedere le cose diversamente. Lo ringrazio soprattutto per non averci lasciato e per averci fatto conoscere il Gioco Libero Autogestito che per me è stato di grande aiuto. È importante non sentirsi soli in questa “lotta”. È importante che qualcuno ci dica dove stiamo sbagliando, ma che possiamo recuperare. Delle volte basta solo cambiare approccio. Per finire vorrei fare una riflessione su quello che è stato per noi l’ultimo anno. Esattamente un anno fa ero una mamma che stava sfiorando la depressione perché convinta che il proprio figlio fosse “anormale”. Ho vissuto dei periodi davvero bui, ma oggi ho capito che ogni bambino è diverso e speciale a modo suo. Che i paragoni sono inutili e dannosi e che purtroppo oggi ogni minimo difetto di un bambino viene subito definito come un comportamento problema. Ricordo che quando ero piccola avevo tantissimi tic. Ne cambiavo uno al mese. Ed inoltre avevo delle fissazioni. Beh, probabilmente con i tempi di oggi sarei stata certificata pure io! Eppure, eccomi qua. È proprio vero che il ruolo della famiglia fa tanto per i bambini. Noi ci stiamo impegnando davvero tanto per nostro figlio e continueremo a farlo affinché questi grandi progressi continuino nel tempo. A tutti un grande grazie.

Ylenia&Francesco

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Il più importante programma di stimolazione logica e cognitiva: oltre 9.000 schede, per un totale di 27.000 prove-stimolo, distribuite in undici livelli, uno per ogni età mentale o cronologica.

 

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Tanti idee e suggerimenti per i bambini disabili.

 

 

 

Conosciamo meglio i nostri bambini.http://www.cslogos.it/uploads/images/BAMBINI/Diapositiva32.JPG

 

 

 

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ADULTI/Diapositiva3.JPGIn questa sezione sono raccolte le esperienze più significative effettuate dagli operatori e dai genitori, che sono state fatte pervenire al Centro Studi Logos di Messina

 

 

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