Coppia

Latest Tips & Tricks About Baby Care

Credibly benchmark worldwide applications before a plug play processes dramatically.

L'infedeltà

L'INFEDELTA'


Emidio Tribulato - INFEDELTA' ED ADULTERIO

L’INFEDELTA’ CLASSICA – L’ADULTERIO

La classica infedeltà è intesa come la rottura del patto d’amore coniugale esclusivo, poiché l’affettività e/o la sessualità si sposta o si allarga ad un’altra persona al di fuori della coppia.

Nell’ambito della visione sociale e personale, il significato non è così ovvio e univoco come potrebbe sembrare. Per alcuni l’infedeltà corrisponde all’avere una relazione amorosa completa (sessuale e affettiva) e stabile (che duri nel tempo) con un altro uomo o un’altra donna. Per cui la sola relazione sessuale senza un coinvolgimento affettivo non porterebbe all’infedeltà e quindi sarebbero scusate le piccole avventure d’una notte. Per altri viceversa è il rapporto sessuale che fa travalicare il limite accettabile di una “affettuosa amicizia.” Sappiamo però che per molti uomini e donne è sufficiente la presenza di uno solo dei due tipi di rapporti per configurare una relazione adulterina. Inoltre, per le persone più fedeli ai significati etici e religiosi del matrimonio, basta soffermare con compiacimento il pensiero amoroso o sessuale su un altro uomo o donna affinché si configuri il tradimento coniugale.

Le cause di questo tipo di tradimento possono essere numerose.

Alcune sono legate alla persona che tradisce.

•    Vi sono degli individui che hanno bisogno di controllare continuamente le loro capacità di far innamorare gli altri. Questo bisogno è più frequente nelle donne che non nell’uomo. Le prime, infatti, avvertono più acutamente non solo un bisogno sentimentale e affettivo ma anche di gratificazione personale nel sentirsi corteggiate, ammirate, adorate, poiché questo le tranquillizza sulla loro bellezza e sulla capacità attrattiva e di seduzione.

•    Più frequente, invece, nell’uomo è il sentirsi rassicurati sulla    possibilità di conquista sessuale e sulla capacità virile. In ciò si evidenzia l’atteggiamento ancestrale del maschio cacciatore che affronta, enormi sacrifici, pur di scovare e mettere nel carniere la preda; oppure del maschio che ha bisogno di controllare continuamente le sue capacità maschili dal numero delle donne sedotte.

•    Per alcuni il tradimento nasce dalla ricerca affannosa ed interminabile di un amore “perfetto”, ricco quindi di tutti gli elementi affettivi e sessuali che dovrebbero comporre un’unione pienamente soddisfacente. In questi casi l’immagine della persona ideale, che vive dentro di noi, è continuamente proiettata su varie persone nella vana ricerca di trovare quella che abbia tutte le caratteristiche desiderate e sognate.

•    In altri casi invece la persona che si è sposata non è abbandonata per nulla, ma rimane nella vita e nell’animo del coniuge per essere “completata” con altre persone che hanno caratteristiche e “doni” diversi. Come in un puzzle, sono messi insieme, nelle relazioni con più persone, gli aspetti psicologici, comportamentali e le caratteristiche anatomiche, che formano il proprio ideale d’uomo o di donna.

•    In altri adulteri, vi è una continua ricerca di qualcosa di più e di meglio. In questi casi non è svalutata totalmente la persona che si tradisce ma si cerca qualcuno che dia di più e meglio nei vari campi: affettivo relazionale, sessuale, estetico. In queste situazioni, c’è spesso come un bisogno ed una fame infinita di piacere sessuale e d’amore che niente e nessuno riesce a soddisfare.

•    Altri infine non riescono a staccarsi dal piacere intenso, sconvolgente ma breve, del periodo dell’innamoramento, per tale motivo cercano di riprovare quest’emozione nell’incontro con nuovi soggetti. Sono persone che cercano l’emozione intensa e particolare dell’innamoramento come i drogati cercano la sostanza da cui sono dipendenti.

Altre cause di tradimento sono legate  alla vita della coppia.

Questa può entrare in crisi poiché qualcosa diminuisce. Diminuisce l’entusiasmo iniziale, diminuisce il dialogo, l’amore o il desiderio. Non c’è dubbio che questi elementi possono portare ad una stanchezza nel rapporto. Un rapporto è stanco quando s’impoverisce, s’intristisce, diventa sclerotico per mancanza di nuovi impulsi, di nuove spinte alla crescita amorosa. La vita di coppia può entrare in crisi perché qualcosa nel rapporto si altera in modo grave: a causa dei continui litigi, rimostranze, condizionamenti o piccole e grandi violenze sia di tipo fisico che psicologico.

ALTRI TIPI D’INFEDELTA’

La vita di coppia, inoltre, può entrare in crisi, così come può succedere ad ogni relazione. Per cui può essere vissuta con aggressività e risentimento, a causa d’altri tipi di tradimento che si tende a sottovalutare o a non considerare per nulla.

Quella che, infatti, abbiamo descritto sopra è l’infedeltà classica. Questo termine dovrebbe avere invece un significato più largo di quello che normalmente gli è dato. Se, infatti, essere infedeli significa: agire non mantenendo lealmente gli impegni che si è tenuti a rispettare; il significato si amplia notevolmente.

Sono numerosi gli impegni formali ed informali che gli sposi sono tenuti a rispettare in un rapporto di coppia stabile e duraturo come quello matrimoniale.

Molti di questi fattori sono coscienti e razionali, molti altri sono inconsci ed istintivi.

•    Il bisogno di compagnia.

La solitudine, tranne per chi non sta veramente bene con se stesso o non abbia un rapporto molto intenso con la divinità, porta quasi inevitabilmente ad una situazione di dolore, d’insoddisfazione, di penosa tristezza. L’essere umano non è fatto per rimanere solo. Il rapporto con l'altro è fondamentale nel suo cammino.

Gli altri, specialmente quelli legati a noi da sentimenti affettivi d’amicizia o d’amore, ci danno quel sostegno, quel calore quel conforto, aiuto e consiglio, indispensabile alla nostra esistenza. Nel matrimonio si cerca la stabilità della presenza di un'altra persona accanto a noi; quando ciò manca perché l’altro non è presente per impegni di lavoro o per altri motivi più o meno validi e nobili, come gli impegni sociali ed umanitari, si viene a mancare a questa promessa implicita nel matrimonio.

•    Il bisogno di uno scambio affettivo e di un rapporto amoroso e sessuale durevole e profondo.

Abbiamo bisogno d’affetto e di piacere. Questi bisogni sono fondamentali per far fiorire la gioia di vivere e per stimolare la crescita interiore. Quando ne siamo privati, avvertiamo nell’animo un senso d’inaridimento. Si ha la sensazione di trascinarsi, stentatamente, nella vita, morendo ogni giorno di più. Nel matrimonio si cerca, più che nel fidanzamento, uno scambio ed un rapporto sessuale, affettivo ed amoroso ancora più profondo, forte, caldo e coinvolgente, fatto d’intenso dialogo, che esprima e sia segno d’unione, comunione, aiuto, comprensione, rispetto verso l’altro. Ciò è possibile solo se chi ci sta accanto è costantemente valorizzato e non certo sminuito, dequalificato o, peggio, umiliato. Naturalmente questo può avvenire solo nell’ambito di una “normalità” umana. Non tutti abbiamo capacità e potenzialità “super” da offrire a chi ci sta accanto. Siamo, quindi, obbligati ad accettare in noi e nell’altro i limiti e le possibilità della nostra realtà di uomini.

•    Il bisogno di un rapporto privilegiato.

In molti casi, pur essendo presente un affetto evidente nei confronti del proprio marito o della propria moglie, non vi è quel rapporto privilegiato che dovrebbe essere insito in un legame coniugale. Nel matrimonio, in primo piano, dovrebbe esserci il rapporto affettivo e amoroso con l’altro coniuge, e dopo e soltanto dopo, dovrebbe prendere posto l’amore verso i figli e quindi verso i genitori e poi l’affetto verso gli amici e infine l’attaccamento al proprio lavoro o alla propria professione. Questa scala di valori molte volte è sovvertita. Prendono il primo posto altre istanze: l’amore per i figli, il lavoro, le amicizie ecc. mentre al coniuge è riservato un posto in una posizione secondaria, se non marginale. In questi casi anche se non vi è adulterio vi è sicuramente infedeltà ad una promessa.

•    La gioia di far fiorire altre vite umane.

Un altro bisogno fondamentale che spinge ad un’unione stabile nasce dal piacere della paternità e maternità. Ci si sposa anche per essere padre e madre, per soddisfare questo bisogno istintivo profondo nei confronti della fecondità e della vita.

Mettere al mondo una vita umana è piacere, gioia, gratificazione. Significa rinnovare se stessi, proiettarsi nel futuro, lavorare e lottare affinché una piccola parte di noi, attraverso i figli, continui e si espanda. Quando questo manca, per scelta volontaria, noi priviamo l’altro coniuge di questa profonda e istintiva gioia, tradiamo inoltre le sue aspettative più vitali.

•    Necessità d’aiuto, protezione, conforto e sicurezza.

Anche questi sono bisogni fondamentali dell’animo umano che implicitamente cerchiamo nell’unione coniugale. Ci fa sentire più sicuri, più forti e sereni, il riuscire a trovare una persona che ci stia vicina e che sia disponibile ad aiutarci ad affrontare e risolvere le mille difficoltà della vita mediante un dialogo intimo, sereno, fatto d’ascolto delle necessità dell’altro, di gratificazioni dei suoi bisogni più profondi.

Se invece accanto a noi troviamo una persona che non è disposta a dialogare con noi, ad aiutarci, a sostenerci o addirittura tende a rendere più penosa e difficile la nostra vita, il desiderio di fuga certamente aumenta.

•    Gioia di confrontarci con un altro diverso, ma a noi complementare.

Fattori inconsci ci spingono a cercare e a metterci in un rapporto dialogico duraturo con quella parte della nostra anima che è diversa, che non conosciamo e che c’è nascosta. La Bibbia simbolizza molto bene questi elementi interiori nel racconto della creazione dell’uomo, quando dice che una costola d’Adamo fu tolta per formare Eva, per cui da allora l’uomo va alla ricerca di qualcosa di sé che ha perduto e che può trovare solo nella sua donna, mentre quest’ultima ricerca nell’uomo gli altri elementi che le mancano.

 Il trovare nell’altro, accanto alla diversità, un differente e complementare ruolo ci permette il confronto, lo scambio, l’appagamento. La forza ha bisogno di essere temperata dalla dolcezza e dalla tenerezza, il coraggio dalla prudenza; la razionalità trova maggiore ricchezza nell’intuito; la sicurezza e la linearità sono vivificate dal calore del sentimento e dell’emotività.

•    Desiderio di costruire una famiglia e di assumere nuovi ruoli.

Non esistono due famiglie uguali. Ogni famiglia è una costruzione sociale, affettiva, relazionale assolutamente originale ed unica.  Costruire una nuova fondamentale cellula della società, autonoma dalle famiglie d’origine, ma anche libera dai condizionamenti sociali, originale nella sua impostazione è sicuramente un obiettivo ricco d’interesse per l’animo umano.

Ciò modifica e aggiunge alla nostra umanità di figli, dei ruoli di grande impatto creativo prima assenti: il ruolo di marito o moglie, di padre o madre. Se ciò non avviene, perché amiamo troppo le piccole, infantili comodità del ruolo filiale o non è stato tagliato il cordone ombelicale che ci unisce ai nostri genitori, non riusciremo a creare alcuna nuova e originale realtà di coppia e familiare, per cui non saremo capaci di dare all’altro, oltre che a noi stessi, la possibilità d’essere e creare qualcosa di veramente nuovo ed unico.

Questi bisogni abbiamo detto sono espressamente o implicitamente “promessi” in un rapporto matrimoniale. Quando anche uno solo di questi non è soddisfatto, ci si trova già in una situazione d’infedeltà che è spesso causa dell’adulterio in cui un altro o un’altra entra nella vita e nel cuore di uno dei due coniugi.

Nessuna causa culturale e sociale, di per sé è tale da portare automaticamente al tradimento delle promesse fatte, ma vi sono delle condizioni che la favoriscono, come ve ne sono altre che la rendono più difficile.

I motivi che la facilitano sono diversi:

•    La mancanza nell’educazione personale e nella realtà sociale, culturale e ambientale, di un impegno reale verso la fedeltà.

Cancellato dal codice penale il delitto d’onore e il delitto di adulterio, cancellato nella separazione il dovere di fedeltà, non sempre i giovani si avvicinano al matrimonio consapevoli degli obblighi e dei doveri che questo comporta, giacché, per la moderna società occidentale, il tradimento coniugale è diventato alla stregua di un gioco cui non solo è possibile abbandonarsi senza farsi molti problemi, ma che è apportatore di benessere fisico e psicologico. I giornali spesso strombazzano titoli come: ”Tradire fa bene alla pelle e ai capelli delle donne.”  “Tradire è il toccasana della depressione e quindi può sostituire i pericolosi antidepressivi.”  “Tradire risveglia la sessualità e quindi può sostituire il Viagra.”  “ Attraverso il rapporto con nuovi partner l’individuo ringiovanisce.” Il tradimento diventa un gioco cui possono partecipare più facilmente le persone ricche e colte, infatti, secondo i vari sondaggi delle riviste femminili più in voga, più è alto il titolo di studio, più alta sarebbe l’infedeltà da parte di entrambi i coniugi, più basso il titolo di studio più frequente sarebbe il tradimento solo maschile. La conseguenza, non esplicitamente detta, è che se le donne non si possono permettere questo gioco appassionante e divertente e gli uomini sì, è solo per colpa della povertà e della bassa cultura!

Arrivati quindi al matrimonio, spesso per i giovani sposi, la cerimonia, anche se religiosa. rimane un fatto folcloristico. Le parole pronunciate in quei momenti sono solo frasi da leggere in un ambito festoso e allegro. Non vi partecipa il cuore, non vi partecipa la mente, ma soprattutto gli impegni assunti non sono supportati da una volontà tenace e ferma di attuare quanto dichiarato dinanzi al prete.

•    Lo scarso valore attribuito al legame di coppia. 

Non sempre il legame coniugale è visto nel suo giusto valore. I giovani della società occidentale, sono abituati a uno stile di vita in cui i rapporti di coppia si formano e si disfanno con gran facilità e superficialità.  L’impegno verso l’altro è spesso episodico e finalizzato ad un rapporto ludico. Il dialogo vero, profondo intimo è scarso, la sessualità facile, “ come bere un bicchiere d’acqua.” Le parole d’amore, se mai sono pronunciate, sono spesso solo un mezzo per giungere più facilmente ad un rapporto sessuale completo, oppure rappresentano soltanto uno strumento verbale d’eccitazione.

•    La maggiore facilità di contatti tra persone di diverso sesso.

Come abbiamo detto prima, i contatti con persone dell’altro sesso sono notevolmente aumentati sia nei luoghi di lavoro sia nei luoghi o momenti di socializzazione e svago. Spesso in tali circostanze si creano delle situazioni di dialogo profondo, di amicizia e d’intimità, che facilitano di molto il tradimento occasionale o un rapporto adulterino più coinvolgente ed impegnato.

•    Il lavoro in città diverse.

Sempre più spesso il lavoro dei due coniugi si svolge per diversi giorni la settimana in città diverse, per cui le tentazioni dovute alla solitudine diventano maggiori e quindi più facili diventano gli adulteri.

•    L’aumentato stress.

L’aumento della tensione e dell’ansia, frutto di uno stile di vita convulso, stimolato dalla soddisfazione di bisogni economici sempre maggiori accentua, insieme all’insoddisfazione,  il bisogno di consolarsi ricercando con dei nuovi partner  effimere gioie.



La continuità affettiva è molto importante per il nostro vissuto interiore.

L’esperienza del rapporto con i genitori ci conferma che per l’essere umano, e non solo per questi, la continuità nel rapporto affettivo è sinonimo di sicurezza. Sicurezza di calore, conforto, aiuto, sostegno, assistenza, protezione, piacere e gioia. Qualcuno ci starà vicino. Ci sosterrà economicamente, ci assisterà e proteggerà nei confronti degli altri e della società. La sua presenza sarà anche apportatrice di affettività e d’amore. Per quella persona siamo molto importanti, siamo la persona che l’altro ama e rispetta più di ogni cosa, siamo la persona con cui l’altro scambierà tenerezze e gioia.

•    La continuità affettiva ci dà sicurezza nell’impegno quotidiano.

Ci dà sicurezza, nell’impegno quotidiano, il sapere che il nostro lavoro, il sacrificio e le lotte sono finalizzati a dare sostegno e conforto a qualcuno che ci ama in modo particolare ed esclusivo. Ci dà sicurezza pensare che questo qualcuno è anche il genitore dei nostri figli, i quali sono portatori quindi dei nostri geni, ma anche di un quotidiano amore e di un impegno educativo costante. Ciò dà anche senso e scopo ai progetti futuri e permette di programmare in modo ampio ed a lungo termine il nostro divenire: “ Lascerò i miei beni acquistati con tanta fatica a qualcuno legato a me da un vincolo solido, unico, perenne, non li lascerò a qualcuno che ama o è legato ad altri, non li lascerò ai figli di altri uomini.” E’ invece sicuramente fonte di tristezza, d’inquietudine, di sconforto, di insicurezza pensare di lavorare e di sacrificarsi, impegnando la propria mente, il proprio corpo, il proprio cuore per qualcuno che è anche di un altro o peggio, per i figli portatori dell’eredità genetica di un altro.

•    La fedeltà è alla base stessa del matrimonio.

La fedeltà è alla base stessa del matrimonio giacché permette la continuità di un rapporto di comunione con il coniuge e con la prole. Quando manca c’è il rischio che questi ultimi non avranno un genitore o in ogni caso non avranno il loro genitore naturale.

•    La fedeltà è componente essenziale dei progetti e dei sogni che alimentano la nostra vita.

E’ difficile progettare quando non vi è la sicurezza di portare a termine quanto immaginato, desiderato e sognato o quando non vi è un rapporto duraturo e stabile.

•    La fedeltà aiuta lo stabilirsi di un clima familiare più sereno.

Non c’è dubbio che un clima familiare più sereno, più sano, più rispettoso dei bisogni sia dei coniugi sia dei figli è anche frutto della fedeltà coniugale poiché impedisce quei turbamenti e sensi di colpa che il tradimento porta nell’animo di chi tradisce ed evita quell’aggressività e distruttività istintivamente presente nell’animo della persona tradita. La fedeltà permette, inoltre, di incanalare nuove e più intense energie per rinverdire, riscoprire e rinnovare un dialogo difficile, un amore sopito, un interesse divenuto scialbo. Senza di essa mancherebbe la possibilità di una nuova spinta, di un nuovo impegno e riscoperta di un amore in crisi.

    L’infedeltà, come ogni disturbo della relazione dovrebbe essere risolto all'interno della coppia, e se questo non fosse possibile, dovrebbe essere “curato" o con l'aiuto di persone più mature e responsabili o con quello di specialisti nella terapia della coppia e della famiglia, presenti nei buoni consultori familiari.

    Purtroppo, ancora con difficoltà accettiamo di sentire la relazione come qualcosa che si può ammalare più o meno gravemente e che si può e si deve curare anche con l'aiuto di un medico adatto a questo tipo di malattia.

    Ammettiamo per il nostro corpo e per la nostra psiche la cura dello specialista, ma stentiamo ad accettarlo per i disturbi della relazione, anche se avvertiamo sulla nostra pelle la sofferenza che un rapporto difficile, freddo o instabile provoca in noi e nei nostri figli, per i quali l’unità e l’armonia dei genitori è fondamento di serenità e sicurezza. Al contrario l’instabilità della coppia è fonte di notevole ansia sia per la tensione e l’aggressività che si scatena attorno a figli, sia per la paura di essere abbandonati o di perdere uno o entrambi i genitori.


 Tratto dal libro di E. Tribulato"L'educazione negata" Edizioni E.D.A.S.

Dialogo efficace ed inefficace

I

Emidio Tribulato - IL DIALOGO EFFICACE ED INEFFICACE

                                                                                                    

DIALOGO EFFICACE

L’efficacia di una comunicazione si misura dalla sua chiarezza, dalla capacità di essere interpretata, dalle risposte che riesce a suscitare e in definitiva dalla maggiore o minore possibilità di soddisfare i bisogni e le aspettative dei singoli e della coppia.

Affinché il dialogo sia efficace, quindi, il linguaggio dovrebbe essere per quanto possibile chiaro, semplice, sincero e trasparente.

    Noi viviamo in un ambiente sociale in cui, molto spesso, una comunicazione ne nasconde un’altra, un bisogno ne camuffa un altro, un’opinione è espressa per nasconderne un’altra. Viviamo in un mondo, dove c’è la tendenza a coprire gli intenti poco ortodossi, poco nobili o credibili, mediante parole tutt’altro che vere e sincere. Ciò porta ognuno di noi, inevitabilmente, ad una sfiducia molto ampia, quasi totalizzante su tutto e tutti.  Se molte persone mentono o non dicono realmente ciò che pensano, c’è il rischio di pensare che tutti mentano e quindi la verità non esiste. Per tale motivo è necessario che la comunicazione sia non solo chiara e sincera, ma che ci sia anche coerenza tra ciò che diciamo e facciamo.

    Attenzione però a non trasformare la sincerità in crudeltà. La sincerità è alla base stessa del dialogo, ma ci sono dei pensieri e dei sentimenti che potrebbero ferire o fare del male e quindi, prima di essere espressi, hanno bisogno di essere vagliati accuratamente, per trovare i modi e i tempi più opportuni per comunicarli. Il dialogo non consiste nel dire tutto ciò che in quel momento passa per la mente, ma nel costruire, attraverso l’amore e il rispetto per la sensibilità altrui, un rapporto sincero e leale. Il dolore, infatti, che si può fare con le parole è notevole, pertanto il loro uso dovrebbe essere sempre attento alla maturazione e alla sensibilità dell’altro.

Il dialogo non dovrebbe giudicare.

Altro è dire: “ Sei uno stupido, un incapace, un cretino ecc.” Altro è dire: “Questo tuo modo di fare potrebbe portare a queste conseguenze”. ” Quest’atteggiamento non lo condivido, mi fa soffrire, non serve allo scopo”.  “Vorrei capire il tuo modo di fare, il tuo modo di essere”.

Il giudicare compromette, infatti, l’apertura, impedisce di esternare il contenuto più profondo dei propri pensieri, spinge alla chiusura, alla difesa, all’aggressività, oppure a dire, mentendo, ciò che l’altro si aspetta di sentire.

Il dialogo dovrebbe avere come base l’accettazione dell’altra persona.

    Accettare, significa accogliere la diversa personalità, realtà sociale, identità sessuale e ruolo, che ognuno di noi ha e porta nella vita di coppia.

E’ da quest’accettazione, infatti, che nasce e si sviluppo un confronto positivo; quando l’accettazione manca, per cui vorremmo che l’altro fosse come noi lo abbiamo sognato e desiderato o avesse sempre le stesse caratteristiche, ci accorgiamo che il dialogo diventa difficile o cessa. Questo non toglie che gli sforzi d’ogni individuo che vive la difficile ma splendida realtà dell’amore di coppia, dovrebbero tendere ad armonizzare ed integrare la propria realtà interiore e i propri comportamenti con i vissuti, i bisogni, i desideri di chi ci sta vicino.

Dovrebbe essere delicato nei confronti dell’altro.

    I modi bruschi, le parole che umiliano, che fanno sentire male, l’eccessiva impulsività, la poca pazienza, l’aggressività, allontanano, spaventano o mettono sulla difensiva, chi ci sta accanto. Anche quando il nostro compagno o la nostra compagna ha torto, è giusto usare quanta più delicatezza possibile per aiutare a capire l’errore e a porvi rimedio.

Dovrebbe avere come prospettiva l’incontro con l’altro. 

    L’incontro, l’intesa, dovrebbero essere gli obiettivi finali del dialogo. Non sempre ciò è possibile, non sempre si riesce a trovare quell’intesa tanto agognata. Questa tensione interiore verso l’incontro dovrebbe esserci in ogni momento ed in ogni situazione.

Dovrebbe avere come base l’uguaglianza con l’altro.

     Uguaglianza come essere umani anche se con identità sessuale e ruoli diversi. Il comportamento e il ruolo del marito o del padre non può essere uguale a quello della moglie e della madre e viceversa. La diversità di ruolo è fondamentale sia per l’educazione dei figli che nell’intesa uomo - donna. I figli hanno bisogno, infatti, di una donna, madre, che porti nell’educazione e nella cura dei piccoli il suo immenso patrimonio d’umanità. Le sue capacità comunicative, l’affettività, l’intensa sensibilità, le tenerezze che riesce a dare, sono fondamentali nell’educazione del minore.

Anche un padre apporta e dà elementi insostituibili di carattere, di intelligenza, d’affettività. La sua forza, la sua linearità, il coraggio, la sicurezza, la coerenza, la fermezza, caratteristiche di un buon padre, sono altrettanto importanti degli apporti materni.

    Per quanto riguarda l’intesa di coppia, l’uomo tende a coinvolgersi intensamente solo se avverte la presenza di certe caratteristiche nella sua compagna. La bellezza esteriore del corpo è sicuramente una di queste. Il corpo della donna, se si appalesa con forme e modi squisitamente femminili, è per l’uomo uno dei maggiori stimoli d’attrazione e la donna lo sa perfettamente, tanto che, istintivamente, fin da piccola, si adopera in ogni modo per piacergli, per cui il suo corpo e il suo abbigliamento sono fonte di continue attenzioni.

    Ma una donna da amare intensamente deve possedere anche delle qualità particolari, in caso contrario i sentimenti e la disponibilità affettiva dell’uomo risultano minime, tanto da limitarsi soltanto a rapporti amichevoli o ad espressioni sessuali puramente istintive e ludiche. Poiché ha bisogno di una donna da adorare, che si faccia adorare, accanto alla bellezza, è per l’uomo fonte di grande ispirazione amorosa la grazia. Questa, che è da distinguersi nettamente dalla bellezza, è una caratteristica dell’animo prima che del corpo, per cui è presente anche in donne non particolarmente belle, le quali, possedendola, assumono un fascino particolare ed irresistibile agli occhi maschili. La grazia femminile esprime, infatti, attraverso lo sguardo, i comportamenti ed il corpo, doti che sono proprie dell’anima e della mente, come la dolcezza, la bontà, la disponibilità, la delicatezza, la finezza, la semplicità, la soavità, il pudore di chi le porta. E queste doti se sono poco interessanti in un rapporto breve ed istintivo, fatto più di sesso che di sentimenti, diventano fondamentali in un rapporto serio in cui l’uomo impegna tutte le sue energie e che considera per la vita.

    Altra caratteristica ricercata dagli uomini è sicuramente la serietà, fatta di pudore, ponderatezza, rettitudine e responsabilità nei comportamenti e nelle parole. La serietà si manifesta e dà garanzie tra l’altro di fedeltà e di maturità nel rapporto e nell’impegno amoroso. Queste ultime sono qualità fondamentali per l’uomo, giacché gli garantiscono che i suoi sacrifici, il suo lavoro ed impegno andranno a favore dei propri figli e non di quelli di un altro. Contemporaneamente gli danno maggiore sicurezza sulla stabilità del rapporto e quindi sulla migliore funzionalità della famiglia.

    Altri elementi ricercati nella sua compagna di vita sono la disponibilità affettiva e le capacità di cure e attenzioni. Affettività, cure e attenzioni gli danno la certezza di trovare, nella sua casa, una donna capace d’ascolto, d’affetto, di tenerezze, ma anche d’aiuto e supporto verso la sua persona e nei confronti dei figli.

L’uomo è disposto a grandi sacrifici per la donna che ama ed ammira profondamente, mentre è disposto a poco o nulla per la donna che non ama, non ammira o stima.

    Anche la donna, nonostante i numerosi anni di femminismo abbiano confuso i suoi bisogni ancestrali, cerca istintivamente un uomo che abbia caratteristiche chiaramente maschili. Cerca un essere il cui pensiero sia logico e lineare per cui segua i concetti in modo tale da arrivare rapidamente al cuore del problema e quindi sia in grado di affrontarli il più efficacemente possibile, senza farsi coinvolgere o distrarre dall’emotività. Cerca un compagno che abbia un’affettività e una sensualità intensa, impetuosa ma responsabile. Sia sentimentalmente capace di tenerezze, ma abbia un animo forte, sicuro e deciso, in modo tale da saper affrontare senza tentennamenti, fughe o abbandoni, i numerosi ostacoli e frustrazioni che la vita, oggi come ieri, non manca di dare ad ogni essere umano. Sia autorevole senza essere autoritario, in modo tale da imporre la sua volontà senza abusarne, senza arroganza, senza astio, senza collera ma anche senza permissivismo. Sappia intervenire con fermezza e determinazione nell’educazione dei figli evitando l’uso della violenza. Rifiuti la tirannia quanto la debolezza, per cui sia capace di ascoltare, ma anche di intervenire efficacemente quando necessario. Non tolleri ingiustizie, abusi, ma eviti anche di farne agli altri.

Dovrebbe basarsi sull’ascolto.

     Quindi il dialogo non dovrebbe consistere in una lotta di parole e argomentazioni per sopraffare i pensieri e le idee altrui, ma un mezzo per capire e mettersi in ascolto. Strumento per avvertire i movimenti dell’animo e per armonizzarsi con chi ci sta vicino. Per tale motivo si dovrebbe riflettere più sui bisogni che l’altra persona esprime, non solo con le parole, ma anche con i silenzi, piuttosto che sulla risposta da dare per sopraffarla.

Il dialogo deve tenere conto delle esigenze e dei bisogni dell’altro.

    I bisogni di un uomo sono diversi da quelli di una donna. I bisogni di ognuno di noi, come individui, possono essere o tradursi in maniera diversa. Di ciò dobbiamo tener conto. Non esistono due persone uguali, con gli stessi gusti, la medesima realtà interiore, gli stessi desideri. Inoltre, spesso, i bisogni fondamentali non sono espressi chiaramente, ma ciò non ci esime dal cercare di capirli e soddisfarli, se riusciamo ad andare oltre i pensieri e le parole chiaramente esplicitate.

    D’altra parte non si può forzare un soggetto ad aprirsi ed a confidare sentimenti, emozioni e pensieri se non si mette nelle condizioni di sentirsi libero di dire tutto ciò che sente, sapendo che non arrecherà un grosso dispiacere o danno.

Dovrebbe sforzarsi di esprimere sentimenti maturi ed essere strumento positivo di scambio con l’altro.

    L’ottimismo, il coraggio, la fiducia, si chiamano sentimenti maturi, poiché aiutano a crescere ed ad affrontare con gioia, con serenità e coraggio sia i momenti positivi sia le avversità della vita.

    I sentimenti acerbi o immaturi, come l’angoscia, l’ansia, la gelosia, l’invidia, l’antipatia, la delusione, spingono alle paure, all’aggressività, alle nevrosi, alla depressione, alla chiusura, poiché caricano l’altro di angoscia e tensione interiore rendendogli difficile la confidenza, l’apertura, la disponibilità. Chi ci sta accanto non è né uno psicologo, né uno psichiatra che ha la capacità e il dovere di ascoltare e accettare i nostri sentimenti più tristi e le nostre emozioni più distruttive, senza battere ciglio. La disponibilità del nostro compagno o della nostra compagna di vita all’aiuto, all’ascolto, hanno dei limiti di cui dobbiamo tener conto e che dobbiamo esattamente valutare.

Deve contenere una carica e una partecipazione affettiva valida.

    Se il dialogo non è fatto d’amore o non ha come base l’amore e l’affetto, ha un’efficacia minima. Partecipare ai sentimenti, ai vissuti, ai valori di chi ci sta vicino, è compito di ognuno di noi. Tale partecipazione può portare nella coppia al coinvolgimento affettivo per cui i desideri dell’altro, diventano i nostri desideri, i suoi bisogni diventano i nostri bisogni, la sua sofferenza diventa la nostra sofferenza. In tal modo si attua una partecipazione e una condivisione dei pensieri, dei sentimenti, delle emozioni che rinsalda l’unione.

   I L DIALOGO INEFFICACE

Da quanto abbiamo detto è facile evidenziare le caratteristiche che rendono poco o per nulla efficace il dialogo.

Il dialogo è inefficace quando diventa solo comunicazione.

La nostra società è giustamente chiamata la società della comunicazione giacché, almeno sul piano tecnico, gli strumenti che possiedono i paesi più ricchi, sono capaci di avvolgere il mondo in una rete telematica. Tali strumenti permettono a ogni persona che s’inserisce nella rete di comunicare ad un’altra parole, pensieri e immagini, in maniera istantanea, in qualunque parte del mondo questa si trovi. I telefoni cellulari e la rete Internet sono simboli e strumenti di questa possibilità. Eppure, mai come oggi, l’essere umano soffre di problemi legati al dialogo. Abbiamo detto, infatti, che la comunicazione diventa dialogo quando l’ascolto empatico dell’altro è elemento portante, ma questo si attua se abbiamo tempo, disponibilità, serenità. Il primo di questi elementi, il tempo, sembra diminuire ogni giorno di più, fagocitato da mille altri impegni: lavorativi, sociali, ludici. Lo stare insieme diventa sempre di più una corsa finalizzata al fare e all’agire piuttosto che al vivere con serenità, tranquillità e pienezza parole, gesti, sentimenti ed emozioni. Alla nozione di tempo, si è collegato il concetto di denaro guadagnato o speso. “ Il tempo è denaro” “Chi ha tempo non aspetti tempo”. “ Tariffe a tempo”. Il tempo ci fa guadagnare, ma ci fa anche spendere. Se, mentre parliamo a telefono ogni secondo utilizzato per dialogare ha un costo, se sappiamo che ogni parola, ogni sentimento che manifestiamo viene da qualcuno conteggiato e tradotto in soldi, siamo portati a trasmettere non emozioni o sentimenti, ma soltanto rapide e concise informazioni che possono servire esclusivamente per informare e rassicurare l’altro o per concludere affari ma sicuramente non risultano efficaci per il dialogo.

La radio, la televisione, il telefono, specialmente il telefonino cellulare, più che aiutare, disturbano la vera comunicazione. Questa, a volte, non può essere neanche iniziata, mentre altre volte non si riesce ad approfondirla in maniera adeguata. Sarà capitato a molti di voi di parlare con qualcuno e di essere interrotti dall’inizio di un programma televisivo, da una canzone trasmessa dalla radio o dallo squillo di un cellulare. Questi strumenti s’inseriscono spesso in maniera invasiva e prepotente nel dialogo appena iniziato, impedendo il suo successivo approfondimento o rompendo, a volte in modo irrecuperabile, quell’atmosfera, quell’emozione e quelle sensazioni che si stavano vivendo.

Inoltre gli strumenti di cui parliamo rischiano di trasformare in virtuale ogni realtà più intima come l’amicizia, l’amore, la fratellanza. Queste diventano solo immagini e voci perdendo con la realtà fisica, le loro caratteristiche emotive, per cui ci sentiamo e ci ritroviamo sempre più soli, in una babele di parole e in un caleidoscopio di immagini.

Il dialogo risulta inefficace quando diventa solo un mezzo per scaricare le nostre ansie e paure, o conflitti interiori sull’altra persona.

    A questo proposito è bene evidenziare che ogni problema interiore e quindi ogni disturbo psicologico di una certa rilevanza, influenza in modo rilevante la comunicazione e quindi il nostro rapporto con gli altri, specie con le persone a noi più vicine.

Nelle persone ansiose, ad esempio, la paura nasce senza un pericolo o una causa oggettiva, oppure è scatenata, e vissuta in maniera abnorme, da situazioni ed avvenimenti che normalmente non dovrebbero provocare tal emozione; se, infatti, la paura per un esame, per una grave malattia o per la morte appare giustificata, l’ansia o la paura che colpisce la persona senza alcun motivo o per i motivi più vari e diversi, anche banali, è segno di problematiche psicologiche che possono alterare il normale rapporto di coppia, il compito educativo e la vita familiare.

    Non sono da sottovalutare inoltre i sintomi depressivi. Nelle persone che soffrono di disturbi dell’umore, la realtà si tinge quasi costantemente di grigio se non di nero, per cui essi avvertono la vita, gli altri, se stessi, il mondo, con pessimismo, chiusura e tristezza. Anche questi soggetti, poiché tenderanno a vedere il lato peggiore e distruttivo d’ogni realtà umana e sociale, avranno gravi difficoltà ad instaurare un dialogo sereno e produttivo, poiché tenderanno a svalutare ogni iniziativa e ogni segnale d’apertura alla vita e al mondo sia da parte del coniuge che dei figli. In altri casi non vi sono evidenti sofferenze psichiche. Pur tuttavia alcuni comportamenti sono pesantemente dettati da problematiche inconsce non risolte, che continuano ad influenzare in maniera negativa parole e azioni dell’individuo, senza che questi si renda conto della sua alterata realtà interiore.

    In tutte queste situazioni, come per tanti altri disturbi della psiche che portano sofferenza al soggetto che ne è colpito e alle persone che gli stanno vicino, si impone, prima del matrimonio, un attento esame psicologico che tenda a valutare la gravità di tali problematiche ed indichi le terapie più efficaci per risolverle.

Ancora risulta inefficace:

•    quando diventa una comunicazione egocentrica, nella quale mettiamo in primo piano noi stessi e quindi ogni parola della persona che ci sta vicino è misurata in funzione della gratificazione o frustrazione data al proprio Io;

•    quando ignora l’altra persona mediante il non ascolto o essendo indifferente ai suoi bisogni o alla sua sofferenza;

•    quando diventa un mezzo di sopraffazione e di dominio. Quindi, mezzo e strumento per cambiare chi ci sta accanto per i nostri fini;

•    quando diventa un monologo.

    Perché accanto a chi parla dovrebbe esserci sempre qualcuno che ascolta e che dovrebbe avere poi la possibilità di intervenire. A volte c’è un vero e proprio monologo a due o collettivo, tutti parlano e nessuno ascolta.

Il dialogo nella coppia

 

IL DIALOGO NELLA COPPIA

 

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ALTRE%20IMMAGINI/Diapositiva22.JPG

    LA COMUNICAZIONE

            La comunicazione è elemento fondamentale per lo sviluppo e la vita relazionale di moltissimi animali, ma soprattutto per l’uomo. Possiamo tranquillamente affermare che la nostra umanità genetica avrà il suo naturale sviluppo e acquisterà completezza, solo e in quanto qualcuno avrà comunicato con noi in modo efficace.

            Il bambino supera il trauma iniziale della nascita, la paura nei confronti del mondo e degli altri, la tentazione a chiudersi in se stesso, attraverso il dialogo. Sono, infatti, le persone che l’accolgono al mondo, soprattutto i suoi genitori e gli altri familiari che, con le loro attenzioni, carezze e baci, faranno avvertire al bambino d’essere bene accolto. Gli faranno sentire, con le loro parole d’amore, che il mondo gli vuole bene, che è una cosa buona, perché ricco di calore e di disponibilità nei suoi confronti. Nel caso in cui, infatti, i genitori, non riescono a comunicare al bambino, attraverso i loro gesti e le parole, il senso caldo dell’accoglienza, dell’affetto e della disponibilità, hanno il sopravvento la tristezza e la paura iniziale che lo potranno spingere verso la chiusura e la depressione.

            In un secondo tempo sarà sempre il dialogo che permetterà al cucciolo d’uomo, di crescere e maturare sia nel linguaggio sia nelle capacità intellettive e cognitive. Sarà, inoltre, mediante un continuo scambio d’esperienze e di valori che in lui si svilupperà il senso etico e morale. L’aprirsi alla vita, la sua crescita e maturazione avverrà solo se avrà accanto a se dei genitori o comunque esseri umani che si pongono nei suoi confronti in un rapporto dialogico sereno, affettuoso, stabile e continuo di maternità o paternità.

            Così come per lo sviluppo dell’essere umano il dialogo è fondamentale per la formazione, la conoscenza e lo sviluppo della coppia e quindi della famiglia.

                                                                                            

LE FUNZIONI DEL DIALOGO

Il dialogo porta alla conoscenza

            Attraverso il dialogo due giovani, nonostante provengano da famiglie diverse e quindi siano portatori di differenti tipi d’educazione e d’abitudini, oppure, a volte, siano d’altra estrazione sociale, di città o addirittura di lingua o religione diversa, riescono a raggiungere l’ambizioso obiettivo d’essere coppia, in altre parole diventare due in uno.

            Questo può avvenire soltanto se tra di loro vi sarà un continuo scambio di pensieri, idee, riflessioni, tendenti alla scoperta e alla conoscenza dell’altro, per arrivare poi alla sua accettazione.

            Questa conoscenza non può essere limitata nel tempo giacché, l’essere umano, è in continuo divenire e quindi anche la conoscenza deve essere continua, perenne. Non si può pensare di conoscere il proprio fidanzato o fidanzata, ma anche il marito o la moglie in un certo momento e basta, perché sia le esperienze e i vissuti esaltanti dati dalle gioie e dalle gratificazioni, così come le avversità, le malattie, le crisi, le tristezze della vita, l’impietoso trascorrere degli anni, ci cambiano continuamente, costringendoci ad un continuo adattamento. Per tali motivi bisogna che questa conoscenza si applichi ad ogni momento presente e si proietti nel divenire, poiché ogni uomo ha bisogno di sentire quello che la sua donna pensa di lui, vuole e cerca da lui o da lui si aspetta e viceversa.

 

Il dialogo è mezzo di comunicazione e di scambio con l’altro

            Scambiare con l’altro pensieri, esperienze, sentimenti, emozioni, gioie, paure, disappunti; ma anche disponibilità, amore, tenerezza, accoglienza, è funzione fondamentale della comunicazione nella coppia.

            Si può e si deve scambiare, non soltanto con persone della stessa età, cultura e sesso, ma si può e si deve scambiare anche quando l’età, il sesso e la cultura sono diverse.

C’è sempre qualcosa che l’uno può dare all’altro, come c’è sempre qualcosa che l’uno può e deve ricevere dall’altro. Lo scambio può riguardare le conoscenze, le idee, i modi di essere, le esperienze, ma può e deve riguardare anche il mondo degli affetti e dei sentimenti indispensabili ad entrambi. E’ attraverso lo scambio che avviene l’arricchimento reciproco quindi, quando questo viene a mancare, c’impoveriamo ogni giorno di più, ogni momento di più moriamo come singolo e come coppia.

            Questo scambio è giusto che sia, in definitivo, paritario, ma non si può usare la bilancia del bottegaio per pesare quanto ognuno ha dato o è disposto a dare, giacché, la capacità di donare, non è legata solo alla nostra volontà ma è strettamente connessa alle possibilità e capacità di ognuno di noi in quel momento, in quella situazione ed in rapporto allo sviluppo affettivo ed umano. Per tale motivo è corretto affermare che ognuno ha il dovere di dare il massimo possibile nel rapporto di coppia, com’è altrettanto importante accogliere con gioia e gratitudine quello che l’altro può dare in quel momento.

 

Il dialogo è dono

            Possiamo aiutare chi ci sta accanto in mille modi: il nostro ascolto, le nostre parole, i nostri pensieri, gli incoraggiamenti o le osservazioni, lo possono aiutare, più d’ogni cosa, a capire se stesso e i bisogni di chi gli sta vicino. Ciò lo potrà stimolerà a comportarsi in maniera generosa, corretta, responsabile, attenta. Questo possiamo ottenere dicendo la parola giusta al momento giusto, dando il nostro sostegno e conforto e soprattutto valorizzandolo. Ognuno di noi ha bisogno che qualcuno valorizzi le qualità e le capacità che possediamo. Essere importante per qualcuno ci fa sentire bene, ci dà sicurezza, forza, coraggio, ci fa affrontare meglio e con più grinta, la vita. La disistima e la scarsa fiducia da parte delle persone più vicine e care portano invece spesso alla chiusura, alla tristezza, all’abbandono, allo sconforto, alla rinuncia.

            Anche il semplice ascolto, se riusciamo ad inserirci nella stessa lunghezza d’onda dell’altro, mettendo il nostro cuore accanto al suo, è capace di dare un grande aiuto, poiché potrà permettere alla persona che amiamo di aprire il suo cuore al nostro per scambiare amore, conforto, sostegno, comprensione.

 

Il dialogo è  mezzo per trovare delle linee comuni

            Nei fidanzati o nei coniugi la diversità d’opinioni può essere frequente, giacché spesso è necessario trovare delle soluzioni o delle linee comuni, ma gli scontri dovrebbero essere l’eccezione, non la regola. Il dialogo sereno, delicato e disponibile alle idee altrui ci dovrebbe permettere di risolvere insieme i problemi man mano che si presentano, facendoci trovare delle soluzioni intermedie tra le opinioni dell’uno e quelle dell’altro e gratificanti dei bisogni dell’uno e di quelli dell’altro. A questi accordi bisogna però attenersi con lealtà e coerenza senza rimettere continuamente tutto in discussione.

GLI STRUMENTI DI DIALOGO

Quali sono i mezzi per dialogare?

            Il linguaggio è sicuramente uno strumento importante di dialogo, ma non l’unico. La comunicazione non verbale, fatta di gesti, di comportamenti, è altrettanto fondamentale. Un dono, una tenerezza, un gesto di solidarietà, lo scambio di una sessualità matura capace di comunicare il nostro amore, la nostra disponibilità, la lealtà, l’attenzione e il rispetto verso l’altra persona, sono preziosi come mille parole.

            E’ chiaro quindi, in questa prospettiva, che tutto il comportamento e non soltanto il discorso è comunicazione e tutta la comunicazione influenza il comportamento.

            Non è dialogo lo sfogo fine a se stesso, l’accusa, l’aggressività, quando tendono a far del male o a distruggere l’immagine che l’altro ha di se.

                                                                                                     

IL DIALOGO EFFICACE

L’efficacia di una comunicazione si misura dalla sua chiarezza, dalla capacità di essere interpretata, dalle risposte che riesce a suscitare e in definitiva dalla maggiore o minore possibilità di soddisfare i bisogni e le aspettative dei singoli e della coppia.

Affinché il dialogo sia efficace, quindi, il linguaggio dovrebbe essere per quanto possibile chiaro, semplice, sincero e trasparente.

            Noi viviamo in un ambiente sociale in cui, molto spesso, una comunicazione ne nasconde un’altra, un bisogno ne camuffa un altro, un’opinione è espressa per nasconderne un’altra. Viviamo in un mondo, dove c’è la tendenza a coprire gli intenti poco ortodossi, poco nobili o credibili, mediante parole tutt’altro che vere e sincere. Ciò porta ognuno di noi, inevitabilmente, ad una sfiducia molto ampia, quasi totalizzante su tutto e tutti.  Se molte persone mentono o non dicono realmente ciò che pensano, c’è il rischio di pensare che tutti mentano e quindi la verità non esiste. Per tale motivo è necessario che la comunicazione sia non solo chiara e sincera, ma che ci sia anche coerenza tra ciò che diciamo e facciamo.

            Attenzione però a non trasformare la sincerità in crudeltà. La sincerità è alla base stessa del dialogo, ma ci sono dei pensieri e dei sentimenti che potrebbero ferire o fare del male e quindi, prima di essere espressi, hanno bisogno di essere vagliati accuratamente, per trovare i modi e i tempi più opportuni per comunicarli. Il dialogo non consiste nel dire tutto ciò che in quel momento passa per la mente, ma nel costruire, attraverso l’amore e il rispetto per la sensibilità altrui, un rapporto sincero e leale. Il dolore, infatti, che si può fare con le parole è notevole, pertanto il loro uso dovrebbe essere sempre attento alla maturazione e alla sensibilità dell’altro.

 

Il dialogo non dovrebbe giudicare

Altro è dire: “ Sei uno stupido, un incapace, un cretino ecc.” Altro è dire: “Questo tuo modo di fare potrebbe portare a queste conseguenze”. ” Quest’atteggiamento non lo condivido, mi fa soffrire, non serve allo scopo”.  “Vorrei capire il tuo modo di fare, il tuo modo di essere”.

Il giudicare compromette, infatti, l’apertura, impedisce di esternare il contenuto più profondo dei propri pensieri, spinge alla chiusura, alla difesa, all’aggressività, oppure a dire, mentendo, ciò che l’altro si aspetta di sentire.

 

Il dialogo dovrebbe avere come base l’accettazione dell’altra persona

            Accettare, significa accogliere la diversa personalità, realtà sociale, identità sessuale e ruolo, che ognuno di noi ha e porta nella vita di coppia.

E’ da quest’accettazione, infatti, che nasce e si sviluppo un confronto positivo; quando l’accettazione manca, per cui vorremmo che l’altro fosse come noi lo abbiamo sognato e desiderato o avesse sempre le stesse caratteristiche, ci accorgiamo che il dialogo diventa difficile o cessa. Questo non toglie che gli sforzi d’ogni individuo che vive la difficile ma splendida realtà dell’amore di coppia, dovrebbero tendere ad armonizzare ed integrare la propria realtà interiore e i propri comportamenti con i vissuti, i bisogni, i desideri di chi ci sta vicino.

 

Dovrebbe essere delicato nei confronti dell’altro

            I modi bruschi, le parole che umiliano, che fanno sentire male, l’eccessiva impulsività, la poca pazienza, l’aggressività, allontanano, spaventano o mettono sulla difensiva, chi ci sta accanto. Anche quando il nostro compagno o la nostra compagna ha torto, è giusto usare quanta più delicatezza possibile per aiutare a capire l’errore e a porvi rimedio.

 

Dovrebbe avere come prospettiva l’incontro con l’altro 

            L’incontro, l’intesa, dovrebbero essere gli obiettivi finali del dialogo. Non sempre ciò è possibile, non sempre si riesce a trovare quell’intesa tanto agognata. Questa tensione interiore verso l’incontro dovrebbe esserci in ogni momento ed in ogni situazione.

 

Dovrebbe avere come base l’uguaglianza con l’altro

             Uguaglianza come essere umani anche se con identità sessuale e ruoli diversi. Il comportamento e il ruolo del marito o del padre non può essere uguale a quello della moglie e della madre e viceversa. La diversità di ruolo è fondamentale sia per l’educazione dei figli che nell’intesa uomo - donna. I figli hanno bisogno, infatti, di una donna, madre, che porti nell’educazione e nella cura dei piccoli il suo immenso patrimonio d’umanità. Le sue capacità comunicative, l’affettività, l’intensa sensibilità, le tenerezze che riesce a dare, sono fondamentali nell’educazione del minore.

Anche un padre apporta e dà elementi insostituibili di carattere, di intelligenza, d’affettività. La sua forza, la sua linearità, il coraggio, la sicurezza, la coerenza, la fermezza, caratteristiche di un buon padre, sono altrettanto importanti degli apporti materni.

            Per quanto riguarda l’intesa di coppia, l’uomo tende a coinvolgersi intensamente solo se avverte la presenza di certe caratteristiche nella sua compagna. La bellezza esteriore del corpo è sicuramente una di queste. Il corpo della donna, se si appalesa con forme e modi squisitamente femminili, è per l’uomo uno dei maggiori stimoli d’attrazione e la donna lo sa perfettamente, tanto che, istintivamente, fin da piccola, si adopera in ogni modo per piacergli, per cui il suo corpo e il suo abbigliamento sono fonte di continue attenzioni.

            Ma una donna da amare intensamente deve possedere anche delle qualità particolari, in caso contrario i sentimenti e la disponibilità affettiva dell’uomo risultano minime, tanto da limitarsi soltanto a rapporti amichevoli o ad espressioni sessuali puramente istintive e ludiche. Poiché ha bisogno di una donna da adorare, che si faccia adorare, accanto alla bellezza, è per l’uomo fonte di grande ispirazione amorosa la grazia. Questa, che è da distinguersi nettamente dalla bellezza, è una caratteristica dell’animo prima che del corpo, per cui è presente anche in donne non particolarmente belle, le quali, possedendola, assumono un fascino particolare ed irresistibile agli occhi maschili. La grazia femminile esprime, infatti, attraverso lo sguardo, i comportamenti ed il corpo, doti che sono proprie dell’anima e della mente, come la dolcezza, la bontà, la disponibilità, la delicatezza, la finezza, la semplicità, la soavità, il pudore di chi le porta. E queste doti se sono poco interessanti in un rapporto breve ed istintivo, fatto più di sesso che di sentimenti, diventano fondamentali in un rapporto serio in cui l’uomo impegna tutte le sue energie e che considera per la vita.

            Altra caratteristica ricercata dagli uomini è sicuramente la serietà, fatta di pudore, ponderatezza, rettitudine e responsabilità nei comportamenti e nelle parole. La serietà si manifesta e dà garanzie tra l’altro di fedeltà e di maturità nel rapporto e nell’impegno amoroso. Queste ultime sono qualità fondamentali per l’uomo, giacché gli garantiscono che i suoi sacrifici, il suo lavoro ed impegno andranno a favore dei propri figli e non di quelli di un altro. Contemporaneamente gli danno maggiore sicurezza sulla stabilità del rapporto e quindi sulla migliore funzionalità della famiglia.

            Altri elementi ricercati nella sua compagna di vita sono la disponibilità affettiva e le capacità di cure e attenzioni. Affettività, cure e attenzioni gli danno la certezza di trovare, nella sua casa, una donna capace d’ascolto, d’affetto, di tenerezze, ma anche d’aiuto e supporto verso la sua persona e nei confronti dei figli.

L’uomo è disposto a grandi sacrifici per la donna che ama ed ammira profondamente, mentre è disposto a poco o nulla per la donna che non ama, non ammira o stima.

            Anche la donna, nonostante i numerosi anni di femminismo abbiano confuso i suoi bisogni ancestrali, cerca istintivamente un uomo che abbia caratteristiche chiaramente maschili. Cerca un essere il cui pensiero sia logico e lineare per cui segua i concetti in modo tale da arrivare rapidamente al cuore del problema e quindi sia in grado di affrontarli il più efficacemente possibile, senza farsi coinvolgere o distrarre dall’emotività. Cerca un compagno che abbia un’affettività e una sensualità intensa, impetuosa ma responsabile. Sia sentimentalmente capace di tenerezze, ma abbia un animo forte, sicuro e deciso, in modo tale da saper affrontare senza tentennamenti, fughe o abbandoni, i numerosi ostacoli e frustrazioni che la vita, oggi come ieri, non manca di dare ad ogni essere umano. Sia autorevole senza essere autoritario, in modo tale da imporre la sua volontà senza abusarne, senza arroganza, senza astio, senza collera ma anche senza permissivismo. Sappia intervenire con fermezza e determinazione nell’educazione dei figli evitando l’uso della violenza. Rifiuti la tirannia quanto la debolezza, per cui sia capace di ascoltare, ma anche di intervenire efficacemente quando necessario. Non tolleri ingiustizie, abusi, ma eviti anche di farne agli altri.

 

Dovrebbe basarsi sull’ascolto

            Quindi il dialogo non dovrebbe consistere in una lotta di parole e argomentazioni per sopraffare i pensieri e le idee altrui, ma un mezzo per capire e mettersi in ascolto. Strumento per avvertire i movimenti dell’animo e per armonizzarsi con chi ci sta vicino. Per tale motivo si dovrebbe riflettere più sui bisogni che l’altra persona esprime, non solo con le parole, ma anche con i silenzi, piuttosto che sulla risposta da dare per sopraffarla.

 

Il dialogo deve tenere conto delle esigenze e dei bisogni dell’altro

            I bisogni di un uomo sono diversi da quelli di una donna. I bisogni di ognuno di noi, come individui, possono essere o tradursi in maniera diversa. Di ciò dobbiamo tener conto. Non esistono due persone uguali, con gli stessi gusti, la medesima realtà interiore, gli stessi desideri. Inoltre, spesso, i bisogni fondamentali non sono espressi chiaramente, ma ciò non ci esime dal cercare di capirli e soddisfarli, se riusciamo ad andare oltre i pensieri e le parole chiaramente esplicitate.

            D’altra parte non si può forzare un soggetto ad aprirsi ed a confidare sentimenti, emozioni e pensieri se non si mette nelle condizioni di sentirsi libero di dire tutto ciò che sente, sapendo che non arrecherà un grosso dispiacere o danno.

  

Dovrebbe sforzarsi di esprimere sentimenti maturi ed essere strumento positivo di scambio con l’altro.

            L’ottimismo, il coraggio, la fiducia, si chiamano sentimenti maturi, poiché aiutano a crescere ed ad affrontare con gioia, con serenità e coraggio sia i momenti positivi sia le avversità della vita.

            I sentimenti acerbi o immaturi, come l’angoscia, l’ansia, la gelosia, l’invidia, l’antipatia, la delusione, spingono alle paure, all’aggressività, alle nevrosi, alla depressione, alla chiusura, poiché caricano l’altro di angoscia e tensione interiore rendendogli difficile la confidenza, l’apertura, la disponibilità. Chi ci sta accanto non è né uno psicologo, né uno psichiatra che ha la capacità e il dovere di ascoltare e accettare i nostri sentimenti più tristi e le nostre emozioni più distruttive, senza battere ciglio. La disponibilità del nostro compagno o della nostra compagna di vita all’aiuto, all’ascolto, hanno dei limiti di cui dobbiamo tener conto e che dobbiamo esattamente valutare.

 

Deve contenere una carica e una partecipazione affettiva valida

            Se il dialogo non è fatto d’amore o non ha come base l’amore e l’affetto, ha un’efficacia minima. Partecipare ai sentimenti, ai vissuti, ai valori di chi ci sta vicino, è compito di ognuno di noi. Tale partecipazione può portare nella coppia al coinvolgimento affettivo per cui i desideri dell’altro, diventano i nostri desideri, i suoi bisogni diventano i nostri bisogni, la sua sofferenza diventa la nostra sofferenza. In tal modo si attua una partecipazione e una condivisione dei pensieri, dei sentimenti, delle emozioni che rinsalda l’unione.

    IL DIALOGO INEFFICACE                                                                            

Da quanto abbiamo detto è facile evidenziare le caratteristiche che rendono poco o per nulla efficace il dialogo.

Il dialogo è inefficace quando diventa solo comunicazione

La nostra società è giustamente chiamata la società della comunicazione giacché, almeno sul piano tecnico, gli strumenti che possiedono i paesi più ricchi, sono capaci di avvolgere il mondo in una rete telematica. Tali strumenti permettono a ogni persona che s’inserisce nella rete di comunicare ad un’altra parole, pensieri e immagini, in maniera istantanea, in qualunque parte del mondo questa si trovi. I telefoni cellulari e la rete Internet sono simboli e strumenti di questa possibilità. Eppure, mai come oggi, l’essere umano soffre di problemi legati al dialogo. Abbiamo detto, infatti, che la comunicazione diventa dialogo quando l’ascolto empatico dell’altro è elemento portante, ma questo si attua se abbiamo tempo, disponibilità, serenità. Il primo di questi elementi, il tempo, sembra diminuire ogni giorno di più, fagocitato da mille altri impegni: lavorativi, sociali, ludici. Lo stare insieme diventa sempre di più una corsa finalizzata al fare e all’agire piuttosto che al vivere con serenità, tranquillità e pienezza parole, gesti, sentimenti ed emozioni. Alla nozione di tempo, si è collegato il concetto di denaro guadagnato o speso. “ Il tempo è denaro” “Chi ha tempo non aspetti tempo”. “ Tariffe a tempo”. Il tempo ci fa guadagnare, ma ci fa anche spendere. Se, mentre parliamo a telefono ogni secondo utilizzato per dialogare ha un costo, se sappiamo che ogni parola, ogni sentimento che manifestiamo viene da qualcuno conteggiato e tradotto in soldi, siamo portati a trasmettere non emozioni o sentimenti, ma soltanto rapide e concise informazioni che possono servire esclusivamente per informare e rassicurare l’altro o per concludere affari ma sicuramente non risultano efficaci per il dialogo.

La radio, la televisione, il telefono, specialmente il telefonino cellulare, più che aiutare, disturbano la vera comunicazione. Questa, a volte, non può essere neanche iniziata, mentre altre volte non si riesce ad approfondirla in maniera adeguata. Sarà capitato a molti di voi di parlare con qualcuno e di essere interrotti dall’inizio di un programma televisivo, da una canzone trasmessa dalla radio o dallo squillo di un cellulare. Questi strumenti s’inseriscono spesso in maniera invasiva e prepotente nel dialogo appena iniziato, impedendo il suo successivo approfondimento o rompendo, a volte in modo irrecuperabile, quell’atmosfera, quell’emozione e quelle sensazioni che si stavano vivendo.

Inoltre gli strumenti di cui parliamo rischiano di trasformare in virtuale ogni realtà più intima come l’amicizia, l’amore, la fratellanza. Queste diventano solo immagini e voci perdendo con la realtà fisica, le loro caratteristiche emotive, per cui ci sentiamo e ci ritroviamo sempre più soli, in una babele di parole e in un caleidoscopio di immagini.

 

Il dialogo risulta inefficace quando diventa solo un mezzo per scaricare le nostre ansie e paure, o conflitti interiori sull’altra persona.

            A questo proposito è bene evidenziare che ogni problema interiore e quindi ogni disturbo psicologico di una certa rilevanza, influenza in modo rilevante la comunicazione e quindi il nostro rapporto con gli altri, specie con le persone a noi più vicine.

Nelle persone ansiose, ad esempio, la paura nasce senza un pericolo o una causa oggettiva, oppure è scatenata, e vissuta in maniera abnorme, da situazioni ed avvenimenti che normalmente non dovrebbero provocare tal emozione; se, infatti, la paura per un esame, per una grave malattia o per la morte appare giustificata, l’ansia o la paura che colpisce la persona senza alcun motivo o per i motivi più vari e diversi, anche banali, è segno di problematiche psicologiche che possono alterare il normale rapporto di coppia, il compito educativo e la vita familiare.

            Non sono da sottovalutare inoltre i sintomi depressivi. Nelle persone che soffrono di disturbi dell’umore, la realtà si tinge quasi costantemente di grigio se non di nero, per cui essi avvertono la vita, gli altri, se stessi, il mondo, con pessimismo, chiusura e tristezza. Anche questi soggetti, poiché tenderanno a vedere il lato peggiore e distruttivo d’ogni realtà umana e sociale, avranno gravi difficoltà ad instaurare un dialogo sereno e produttivo, poiché tenderanno a svalutare ogni iniziativa e ogni segnale d’apertura alla vita e al mondo sia da parte del coniuge che dei figli. In altri casi non vi sono evidenti sofferenze psichiche. Pur tuttavia alcuni comportamenti sono pesantemente dettati da problematiche inconsce non risolte, che continuano ad influenzare in maniera negativa parole e azioni dell’individuo, senza che questi si renda conto della sua alterata realtà interiore.

            In tutte queste situazioni, come per tanti altri disturbi della psiche che portano sofferenza al soggetto che ne è colpito e alle persone che gli stanno vicino, si impone, prima del matrimonio, un attento esame psicologico che tenda a valutare la gravità di tali problematiche ed indichi le terapie più efficaci per risolverle.

 

Ancora risulta inefficace:

•          quando diventa una comunicazione egocentrica, nella quale mettiamo in primo piano noi stessi e quindi ogni parola della persona che ci sta vicino è misurata in funzione della gratificazione o frustrazione data al proprio Io;

•          quando ignora l’altra persona mediante il non ascolto o essendo indifferente ai suoi bisogni o alla sua sofferenza;

•          quando diventa un mezzo di sopraffazione e di dominio. Quindi, mezzo e strumento per cambiare chi ci sta accanto per i nostri fini;

•          quando diventa un monologo.

            Perché accanto a chi parla dovrebbe esserci sempre qualcuno che ascolta e che dovrebbe avere poi la possibilità di intervenire. A volte c’è un vero e proprio monologo a due o collettivo, tutti parlano e nessuno ascolta.

 

IL DIALOGO CHE S’INTERROMPE

Il dialogo tra fidanzati o tra i coniugi subisce come qualunque altra realtà vivente alterne vicende. Può nascere, crescere, svilupparsi e manifestarsi in un certo periodo della vita della coppia ad un livello pienamente soddisfacente, come può ammalarsi, deperire o addirittura morire.

            Che cosa può portare il dialogo alla sua riduzione, alla crisi o addirittura alla sua fine?

            I motivi possono essere i più vari. Il primo riguarda l’impegno stesso che la coppia mette ogni giorno nei confronti di questo strumento di crescita e comunione reciproca. Quando quest’impegno è scarso, incostante, maldestro, è facile che il dialogo subisca un’involuzione continua piuttosto che una crescita.

            Il secondo attiene alla base stessa del dialogo nella coppia e riguarda la sua coesione. L’intesa amorosa che si stabilisce tra un uomo e una donna e che si rende concreta in un legame progettuale importante come quello del fidanzamento o ancor più del matrimonio, è basata essenzialmente su un rapporto privilegiato, anche se non esclusivo, fatto di solidarietà, complicità, sostegno e appoggio reciproco; quando tutto ciò viene a mancare, in quanto uno dei due o entrambi stabiliscono con altri (genitori, figli, amanti, amici, lavoro), quel rapporto e legame privilegiato che dovrebbe essere fondamento d’ogni coppia, allora, mancando la stessa base su cui poggiare,crescere e alimentarsi, il dialogo andrà sicuramente a scemare e poi a morire.

            Il terzo motivo attiene allo scopo stesso del dialogo che dovrebbe portare ad una migliore conoscenza reciproca, all’intesa e al dono di se, al fine di un maggior benessere per entrambi. Quando ciò non avviene, ma anzi le parole sembrano spingere sempre di più alla non comunicabilità, allo scontro, alla sofferenza, accentuando la distruttività reciproca, allora si è portati a fuggire da una comunicazione ritenuta inutile, controproducente, dannosa.   

In realtà si è instaurato un circolo vizioso, da cui spesso la coppia non riesce ad uscire, tranne che non si faccia aiutare da altri, che costringe i due a parole e comportamenti sempre uguali e distruttivi, mentre impedisce parole e azioni diverse, positive e creative.

 

TEMPO PER DIALOGARE

C’è un ambiente psicologico che aiuta l’instaurarsi di un dialogo efficace ed un altro che, invece, l’ostacola.

 

            Il dialogo è sicuramente una fonte notevole di energia psichica, ma contemporaneamente richiede molte nostre forze interiori.

La comprensione, l’ascolto, il trovare l’intesa, il limitare il proprio Io, richiedono grande capacità e disponibilità interiore, quando queste sono scarse, perché le abbiamo spese per il lavoro, gli impegni familiari o extrafamiliari, le energie residue spesso non sono capaci di farci instaurare un dialogo efficace.

            Il lavoro, infatti, come molti altri impegni anche di notevole spessore sociale, può creare un coinvolgimento emotivo eccessivo; occupando i nostri pensieri, prelevando buona parte delle nostre energie, impegnando la volontà oltre limiti accettabili. Spesso è il datore di lavoro o la stessa società che chiede e pretende da noi, non una parte, ma tutto o quasi il nostro impegno, la nostra fantasia, il nostro interesse. Queste richieste, non solo sono viste come sacrosante, ma anzi è bollato di discredito il lavoratore che si occupa e preoccupa molto dei suoi doveri familiari e coniugali, i quali sono giudicati come esigenze sociali “accessorie”! In realtà invece, c’è il rischio concreto di “produrre” “ solo benessere materiale, mentre la povertà e il malessere affettivo, relazionale, educativo, invade i singoli, i gruppi e la comunità nel suo complesso. In definitiva, quindi, tutta la società diventa più ricca di beni ma più povera di gioie e di sentimenti.

            La reazione di persone coinvolte in maniera pesante ed eccessiva nel lavoro intra o extrafamiliare, sono, infatti, abbastanza note. L’individuo vive, pensa, respira, in funzione di ciò che ha fatto o degli impegni e delle realizzazioni che ha in mente di effettuare. Tende, quindi, ad estraniarsi dal coniuge, dai figli, dagli amici, dalle relazioni. Naturalmente questa pressione, questo stress psicologico, ha bisogno di momenti di compensazione che non sono vissuti però in maniera fisiologica, ma ancora una volta in maniera eccessiva e nevrotica. Per tale motivo nei giorni canonici: la domenica, il sabato o la notte, l’individuo cerca di recuperare, di riacquistare quanto perduto, quanto assorbito nelle attività lavorative o sociali, impegnandosi o in un riposo assoluto o in divertimenti frenetici e inutili. Ciò produce degli effetti negativi sulle relazioni che sono vissute in modo superficiale e sbagliato. La persona si impoverisce sempre di più, tende ad entrare in crisi accusando non colui o quella cosa che gli ha sottratto energie, ma gli altri: il marito, la moglie, gli amici, di non riuscire a comprenderlo ed ad entrare in sintonia con lui.

E’ un circolo vizioso che allontana sempre di più l’individuo da se stesso, dagli altri, dalla società. Nel dialogo di coppia in particolare, che dovrebbe essere un incontro, fonte di piacere, gioia, calore, tenderà a portare, in uno scontro distruttivo ed alienante, la stanchezza, le frustrazioni, lo svilimento, i pensieri, le ansie accumulate nella giornata.

            Evitiamo quindi di lasciare per la comunione, l’incontro, lo scambio con la persona che amiamo i rimasugli del nostro tempo e delle nostre energie, ritagliamo invece, nella nostra vita di ogni giorno o nella nostra settimana, delle ore, dei giorni da dedicare con serenità, disponibilità ed il massimo delle nostre capacità al dialogo e allo scambio affettivo, amoroso e sessuale.

 

                                                                                                   

Coppia: intesa e comprensione reciproca

 

 Emidio Tribulato - L'INTESA E LA COMPRENSIONE RECIPROCA

 

 

 

http://www.cslogos.it/uploads/images/ALTRE%20IMMAGINI/Diapositiva143.JPG

 

 

L’intesa dei genitori è essenziale per una visione serena del mondo e di se stessi.

 Non è necessario che tra i genitori ci sia una grande passione. Non è necessario che in loro, il fuoco dell'innamoramento, arda e bruci come nell'età giovanile o nei primi momenti del loro rapporto. E' necessario, invece, che si vogliano bene.Che tra loro ci sia benevolenza, e quindi rispetto dell'altro, dei suoi bisogni, del suo ruolo. E' necessario che non ci sia tra loro aggressione non solo fisica ma neanche verbale e che si sostengano a vicenda. Ci sia quindi tra di loro complicità, aiuto e comprensione reciproca.

     Avere come coppia, per poi dare ai figli, il senso dell’unione, della complicità, della coesione, è una delle qualità più importanti che dovrebbero possedere dei buoni genitori.   

Il senso della coesione e dell’unione di coppia e di famiglia, dovrebbe essere vissuto intimamente dai genitori e da loro reso evidente alla prole in ogni atteggiamento. Un buon genitore dovrebbe lavorare giorno per giorno affinché l’immagine dell’altro coniuge sia avvertita dai figli nel modo migliore possibile. Ciò si può ottenere soltanto se, sistematicamente, vengono ad essere vissute e sottolineate le caratteristiche positive dell'altro coniuge, mentre nel frattempo si dovrebbe evitare di far evidenziare i tratti negativi o che non si condividono pienamente.  Quando i genitori sono uniti e compatti nel loro approccio educativo, si evita che i figli, giocando sulla conflittualità, sulla divisione e sul diverso modo di vedere i problemi, ottengano ciò che desiderano mediante la solidarietà e la complicità con il genitore " buono” a dispetto e contro quello “cattivo.”

    E’ questo un gioco in cui è facile cadere, poiché siamo istintivamente sensibili agli atteggiamenti seduttivi dei figli. Evitare di contraddirsi ed evitare di litigare, soprattutto per quanto riguarda i comportamenti educativi, dovrebbero essere le regole basilari di ogni coppia di genitori.

    Si formano, a volte, delle complicità ed alleanze: madre e figli contro il padre o viceversa; in altri casi l’alleanza avviene in base ai sessi, papà e figlio maschio contro la mamma e le sorelle, o al contrario papà e figlia, contro mamma e figlio. In ogni caso queste situazioni sono sintomo di patologia della coppia o di problematiche personali non risolte e dovrebbero essere evidenziate, approfondite ed eliminate sul nascere anche con l’aiuto di un buon terapista di coppia.

    Purtroppo queste alleanze patologiche sono in notevole aumento per l’accentuarsi della conflittualità dei coniugi e per il fatto che il femminismo tende a sottolineare alleanze e complicità all'interno dello stesso sesso, contro “l’oppressione maschile”! Riportiamo le regole base di G. Courtois che condividiamo.

                                    LE REGOLE BASE PER DARE IL SENSO

                                               DELL’UNIONE DI COPPIA

•    Non ci contraddiremo mai l’un l’altro dinanzi ai bambini, soprattutto a loro riguardo.

•    Non ci faremo mai rimproveri in presenza dei bambini.

•    Mai uno autorizzerà di nascosto quello che l’altro ha proibito.

•    Nessuno dei figli sarà confidente delle nostre mutue pene.

•    Mai faremo allusione ai difetti e, soprattutto, alle colpe dell’altro.

•    Mai l’uno dirà qualcosa che possa diminuire il rispetto o l’affetto dei bambini verso l’altro.

•    Mai diremo a un bambino: “ Soprattutto non parlarne a tua madre!” o “ Non dire nulla al babbo.”

•    Avremo positivamente la preoccupazione di rinforzare la nostra autorità vicendevole in tutte le circostanze. (G. Courtois)

                                                                                                                       

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "L'educazione negata Edizioni E.D.A.S.

 
Centro Studi Logos

Diamo ai bambini un grande impulso all'apprendimento, per tutta la vita!

Entra a far parte del nostro Centro per dare sostegno ai bambini e le loro famiglie.
© 2024 Centro Studi Logos. Tutti i diritti riservati. Realizzato da IWS

Seguici

Image