Coppia

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Conflitto, aggressività e violenza nelle coppie - La necessita di uno studio approfondito e corretto

 

Che tra esseri umani e soprattutto tra sessi diversi, vi possano essere opinioni, pensieri e comportamenti differenti e a volte contrastanti, non è strano, né ci dovrebbe stupire. Come non dovrebbe essere strano, né ci dovrebbe stupire, che tra le persone s’instaurino delle situazioni conflittuali su come affrontare o risolvere una determinata difficoltà o problema comune. Tuttavia, in questi casi ci si aspetta che, tra queste persone, non si manifestino comportamenti aggressivi o peggio, violenti. 

Non vi è dubbio, infatti, che esistano e sono numerosissime, delle situazioni conflittuali nelle quali le nostre idee, le nostre scelte e decisioni sono nettamente contrarie a quelle degli altri. Nonostante ciò dovremmo lo stesso riuscire a mantenere con la controparte un rapporto aperto e dialogante, se non proprio perfettamente sereno e cordiale. In definitiva non dovrebbe essere difficile continuare a rispettare l’altro, pur essendo ognuno di noi portatore d’idee e pensieri diversi e contrastanti, giacché il rispetto dell’altro come persona, anche se non sono accettate e condivise le sue idee, le sue decisioni o i suoi comportamenti, è fondamentale per il buon vivere civile.

Se invece così non è, se i contrasti sul modo di pensare, operare o sulle scelte da effettuare o già effettuate, provocano risentimenti, frustrazioni ed emozioni intense, violente e tendenzialmente distruttive, come il risentimento, la rabbia e la collera, che possono, in alcuni casi, sfociare nell’odio e nel desiderio di vendetta e distruzione e, conseguentemente, in atti di violenza fisica o psicologica, qualcosa si è guastato, qualcosa di importante non ha funzionato correttamente, qualcosa è mancato.

Il risultato più grave del conflitto e della violenza tra i sessi è che l’intesa, l’aiuto, la vicinanza e il supporto reciproco, tra uomo e donna sono diventati rari e difficili, se non proprio impossibili, per tante coppie. Ai comportamenti accoglienti e positivi si sono sostituiti e imposti una serie di rapporti sempre più reattivi e negativi, inficiati di sospetto, acredine, rabbia e insofferenza reciproca; oppure, il che è abbastanza grave, di apparente distacco, freddezza e indifferenza.

Purtroppo dinanzi a queste realtà sia i giornali sia le tante tv, nonché gli altri mass media, raramente riescono ad approfondire e quindi a riconoscere la molteplicità e varietà delle problematiche, di per sé notevolmente complesse e articolate, che provocano tali emozioni e comportamenti.

Il motivo di queste semplificazioni è noto: gli utilizzatori dei mezzi d’informazione di massa, sono per lo più giudicati come persone molto pigre, che difficilmente riuscirebbero a scoprire e comprendere le numerose, sottili sfumature e variabili presenti in questa, come in tante altre problematiche importanti. Pertanto, pur di farsi leggere e ascoltare, i vari giornalisti e conduttori televisivi tendono a semplificare al massimo gli argomenti proposti al grande pubblico, trascurando e non approfondendo le cause più vere, reali e profonde di questo triste fenomeno.

Tali rudimentali messaggi inducono i lettori e gli ascoltatori a schematizzare al massimo, nella loro mente, questa realtà, così che le varie opinioni somigliano più a degli spot pubblicitari, che non a un sereno e approfondito esame. Tutto ciò, com’è prevedibile, rende impossibile riconoscere le vere cause e le possibili soluzioni.

D’atra parte il riuscire ad affrontare con obiettività e profondità questi argomenti non è semplice, poiché questi temi sollecitano immediatamente delle intense e spesso incontrollate e irrazionali emozioni, dovute non solo a traumatiche esperienze personali, ma anche a una serie di stereotipi, preconcetti, condizionamenti, luoghi comuni e pregiudizi che confondono e rendono difficile riuscire a scorgere, sia le vere cause, sia la reale portata di certi gravi contrasti tra i sessi.

 Tutto ciò, tuttavia, non ci deve impedire di provare a farlo. Poiché se riusciremo ad approfondire e affrontare in maniera serena e razionale, i vari temi volti alla conoscenza, prevenzione e cura di tale aberrante fenomeno, ne trarranno sicuramente un immediato vantaggio non solo lo stuolo di donne e uomini coinvolti direttamente in gravi e deleteri scontri, ma anche i loro familiari e i tanti minori che, giornalmente, sono costretti ad assistere impotenti, spaventati e delusi, prima all’enorme tensione e violenza che esplode all’interno delle proprie famiglie e poi alla dissoluzione di esse. Tensione, violenza e dissoluzione che procurano l’assenza o messa in dubbio dei loro fondamentali e imprescindibili punti di riferimento.

 

 

 

L'eccessiva libertà sessuale e sentimentale

 

Una delle illusioni alla quale molti uomini e donne del mondo occidentale credono fermamente, tanto da considerarla un valore del quale andare fieri e orgogliosi e pertanto difenderla a qualunque costo contro quelli di altre etnie e religioni giudicati  “barbari”, poiché non la pensano allo stesso modo, è la piena libertà nel campo sentimentale e sessuale. Libertà offerta e concessa oggi a tutti: adolescenti e giovani; adulti e anziani; celibi e sposati; conviventi o separati.

 

Le tipologie dell'amore

 

 Amore simpatia

 

Quando verso una persona dell’altro sesso non vi è attrazione sessuale, né si fanno insieme progetti di vita ma, nel rapporto tra i due, vi è solo amicizia, senza unione, calore e intensa passione, siamo in presenza dell’amore simpatia. In questo tipo d’amore è presente solo la componente intimità. Ci piace parlare con quella persona, ci piace ascoltarla; stiamo bene tra le sue braccia o accanto a lei; godiamo nello scambio di coccole e piccole superficiali carezze, ma la sessualità è rara e così la gelosia.

Percorrendo le strade dell’amore simpatia, ogni tanto ci si incontra per discutere piacevolmente e comunicare il piacere della vicinanza reciproca tenendosi per mano ma senza una grande, intensa passione sessuale. Il piacere delle idee dell’altro, il calore trasmesso dalle sue mani e dalle sue braccia, sono sufficienti a soddisfare e a riempire la nostra anima anche se poi, dopo quest’intervallo di intensa intimità ognuno va per la sua strada.

 Amore ludico

 

 

Le strade degli amori ludici sono costellate di vittime lasciate ai bordi di esse come bambole o giocattoli rotti, abbandonati da bambini capricciosi che si sono stancati di giocare con loro. Per fortuna, mentre questi bambini continuano a correre dimentichi di quanto hanno abbandonato lungo la via, qualcuno, a volte, raccoglie amorevolmente i giocattoli da loro usati e poi trascurati, li ripara, li consola e li valorizza ridando loro così, nuova vita.

Le persone che preferiscono l’amore ludico, non hanno in mente, né ricercano un tipo ideale d’amare. Essi giocano con l’amore e in questo gioco collezionano mille avventure con mille persone diverse, senza approfondire nessun rapporto, senza nulla costruire, senza mai coinvolgersi, senza nulla vivere pienamente.

A volte vi è qualche cenno di passione, più imitato che profondamente sentito ma non vi è il tempo né la voglia di costruire una profonda intimità né un reale impegno.

Queste persone spesso fingono d’essere innamorate perché così vuole l’altro e perché così vuole la cultura imposta dai mass media. D’altra parte, fingere di provare un’intensa passione non è affatto difficile. Libri, giornali, cinema e TV descrivono ogni giorno e in ogni particolare quello che deve dire, fare, manifestare chi vive quest’emozione. Ed allora molti, sia uomini che donne, scimmiottano l’attore o l’attrice preferita in una pantomima stereotipata di comportamenti amorosi ed atteggiamenti seducenti.

Usano per sedurre e per far capire d’amare gli abiti più seducenti, i profumi e i trucchi più ammalianti. E, per raggiungere il loro obiettivo, non lesinano in mezzi: circuiscono l’altro con grandi mazzi di rose rosse, inviti al bar o al ristorante, regali e frasi appassionate, di sicuro e collaudato effetto.

 

Anche Luisa, sposata con due figli, di ottima cultura, di gradevole aspetto e di piacevole conversazione, aveva scoperto l’amore come gioco. Sapendo esattamente quello che gli uomini amavano sentirsi dire, lanciava i suoi strali amorosi ad ogni uomo “interessante” che le capitava d’incontrare, non importa se libero, fidanzato o sposato. Amava sentirsi investita ed in parte, ma solo in piccola parte, coinvolta dall’innamoramento delle sue vittime. Vibrava di piacere solo quando avvertiva di essere, per qualche mese, al centro dei loro cuori e dei loro desideri infocati. Quando dopo breve tempo, per poter percorrere altre avventure amorose, pensava di lasciarli, lo faceva dolcemente e gradualmente, in modo tale da farsi desiderare con sempre maggiore intensità senza per altro farsi mai odiare. In questo modo riusciva ad essere come un ragno al centro d’una tela dove, uno ad uno, cadevano e venivano intrappolati un gran numero di uomini. Alcuni ancora con il cuore ed i corpo vibranti, altri anestetizzati ma ancora vivi, mentre altri pendevano dai fili della tela, morti da molto tempo e già svuotati.

Essendo Luisa, in realtà, una donna fondamentalmente frigida, soltanto collezionando e vivendo il desiderio degli altri riusciva a soddisfare le sue voglie.

Non capiva però perché le donne, anche quelle che non sapevano nulla dei suoi giochi, la odiassero tanto, manifestando apertamente rifiuto ed ostilità. Non capiva che il sesto senso femminile aveva individuato in lei un pericolo reale e se ne difendeva e la puniva emarginandola e rifiutando la sua amicizia.

 Amore vuoto

 

Quando è presente o prevale la sola componente decisione/impegno siamo in presenza dell’amore vuoto.

Ritroviamo questa situazione in numerose occasioni: nei rapporti stagnanti o sclerotici; alla fine d’una relazione sentimentale ma anche nella fase iniziale di un matrimonio combinato, quando si decide d’amare un’altra persona senza che vi sia ancora alcuna passione ed intimità.

Questo non esclude che con il tempo possa essere ricostruito o costruito un rapporto più equilibrato, completo e soddisfacente, cosicché l’amore vuoto si riempia d’intensi sentimenti come la passione, il calore, l’intimità e il dialogo.

In molti popoli come quello cinese, indiano e nelle nazioni di religione musulmana, anche attualmente, così come per migliaia d’anni avveniva nel mondo occidentale, non ci si sposa in quanto si ama una persona ma ci si sposa impegnandosi ad amare una persona per tutta la vita. Pertanto, almeno nella fase iniziale, si è sicuramente in presenza d’un amore vuoto.

Questa differenza non è insignificante. Se oggi nella civiltà occidentale il matrimonio può rappresentare il punto di arrivo d’un grande o piccolo amore, oppure rappresenta semplicemente lo sbocco naturale d’una grande o momentanea passione, per quei popoli ed in passato anche da noi, il matrimonio rappresenta il punto di partenza per costruire insieme un amore il più possibile grande e profondo, il più possibile bello e soddisfacente per entrambi e per tutta la famiglia.

L’amore vuoto può essere asimmetrico, nel senso che può essere presente solo in una delle due componenti della coppia. In questo caso l’altro può avvertire dei sensi di colpa per non riuscire a contraccambiare pienamente un amore diverso e più ricco.

Amore erotico

 

Quando prevale o è presente solo la componente passione siamo in presenza dell’amore erotico. In questo tipo d’amore protagonisti principali non sono le due persone: con il loro passato, la loro storia, la loro cultura, i loro gusti, i loro ricordi, come non sono protagonisti il cuore e i sentimenti. In questo tipo d’amore i veri protagonisti sono i corpi. E’ dai corpi di lui/ lei che parte la scintilla amorosa. E’ il seno prosperoso, sono i fianchi di lei o i muscoli e il torace possente di lui che spingono all’incontro e all’intesa. La prepotente attrazione fisica si conclude a volte gradualmente, spesso rapidamente, quasi con violenza in rapporti sessuali, convulsi e ripetitivi.

La strada percorsa da chi sceglie l’amore erotico mi fa pensare ai percorsi organizzati per gli amanti del buon cibo e dell’ottimo vino. Per questi viaggiatori non hanno alcuna importanza le bellezze naturali o quelle artistiche dei luoghi visitati. Non hanno alcuna valenza l’archeologia, la bellezza dei monumenti, gli eventi storici o le abitudini dei popoli che incontrano sulla loro strada. Gli unici luoghi che cercano e dei quali rimangono entusiasti sono i ristoranti e le trattorie. Al ritorno dai loro viaggi parleranno agli amici e parenti disposti ad ascoltarli, soltanto di quanto squisita era la carne alla brace divorata in “quella trattoria fuori mano” incontrata lungo il viaggio o di come “si mandava giù con piacere quel vinello scoperto tra le valli ombrose!”

La diversità rispetto agli altri tipi d’amore è evidente. Intanto spesso il dialogo è fatto solo di frasi smorzate e di apprezzamenti che servono solo ad aumentare l’eccitazione e a rendere più piacevole l’incontro. Inoltre, se l’amante romantico cerca per le sue effusioni, un panorama mozzafiato, un tramonto dorato, una rosea alba o un’argentea luna che si specchia sul mare, l’amante erotico è assolutamente indifferente a ciò che gli sta intorno tranne il corpo dell’amato/a. Anche una stanzetta semibuia, squallida d’un alberghetto di quarta categoria va benissimo. Come vanno benissimo il ciglio d’una strada, un ascensore, un bagno pubblico, la cabina del lido o un qualunque luogo dove vi sia un minimo di privacy. Anzi, per alcuni di loro, più strano, diverso e a rischio è il luogo più viene apprezzato e cercato.

Se in questo tipo d’amore l’intimità fisica è al massimo livello, lo stesso non avviene con le altre forme d’intimità. Può capitare a questo tipo di amanti di trascorrere tutta la notte insieme facendo sesso, senza aver ancora conosciuto il nome del partner, né se questo sia libero o sposato o quali siano le sue intenzioni per il futuro della relazione. Anche questa è una caratteristica dell’amore erotico: la componente impegno è ridotta al lumicino, spesso riguarda solo la data, il luogo e l’ora del prossimo appuntamento.

Questi incontri possono cessare improvvisamente e rapidamente, così come sono cominciati, con un semplice “ciao”, se l’attrazione reciproca, per un motivo qualsiasi, cala oltre un certo livello ritenuto, da questi amanti, non accettabile. Tra l’altro, se entrambi cercano questo tipo di relazione, la fine non porta, non dico trauma, ma neanche dispiacere alla coppia, la quale è disponibile ad aprirsi subito ad altri incontri dello stesso genere.

La fine degli amori erotici è rapida e frequente in quanto il piacere fisico, come tutti i piaceri, si satura e degrada facilmente e rapidamente. E’ raro, quindi, che la passione rimanga per lungo tempo sempre allo stesso alto livello nel quale si trovava nella fase iniziale.

Può però capitare, se vi sono alcune premesse caratteriali, che l’iniziale, travolgente passione erotica si trasformi in un amore più tranquillo e costruttivo, una specie di amalgama di eros e di storge.[1] E quindi può capitare che questo tipo di relazione si trasformi in un altro tipo d’amore, anche in un classico amore coniugale.

Gli aspetti positivi di questa strada amorosa, che può essere intrapresa dalla coppia, riguardano solamente l’intenso e sconvolgente piacere reciprocamente offerto e goduto. In questo piacere, nel quale sono protagonisti i corpi, sono proprio i corpi quelli che sono più appagati e gratificati, mentre sono estremamente carenti il livello affettivo-relazionale e quello sociale.

Inutile dire che questa forma d’amore ha un futuro e dei confini notevolmente ridotti. Non dà respiro alla parte più profonda dell’anima, non dà né speranze né certezze per il futuro; non dà alcun contributo alle rete affettiva; non si apre alla vita, se non in modo incidentale e quindi con gravi rischi per il prodotto del concepimento.

Un eventuale bambino concepito per errore da questi amanti, rischia d’essere abbandonato o affidato ad altre mani e ad altri cuori, ma può rischiare anche di essere ucciso mediante l’aborto volontario. Vi è per fortuna la possibilità che un’imprevista gravidanza risvegli e susciti l’istinto materno o paterno, che può modificare in senso positivo la sorte del nuovo essere umano che si affaccia alla vita. Purtroppo però, anche in questo caso, se entrambi non sono maturi e disponibili per questo inatteso evento, l’accoglienza del nuovo nato può essere avvertita, da parte di uno dei due o da parte d’entrambi, come un’indebita intrusione. E’ facile, allora, che il bambino che nascerà soffra del peso di una più o meno inconscia aggressività e del rifiuto da parte di uno o di entrambi i genitori.

Amore amicizia

 

Quando invece sono presenti la componente intimità più la componente decisione/impegno, ma manca la componente passione, siamo in presenza dell’amore amicizia.

Hatfield descrive questo tipo d’amore come “l’affetto che proviamo per coloro che fanno profondamente parte della nostra vita”.[2] Siamo, quindi, in presenza di due persone che condividono un rapporto d’intimità, per cui l’uno sta a cuore all’altro. Anche se la componente passione è minima o inesistente i due stanno bene insieme in quanto tra di loro vi è complicità, dialogo, intesa, comunione, ma anche fedeltà.

Questo tipo d’amore è molto più frequente di quanto non si creda. Molti amori romantici finiscono per trasformarsi in amore amicizia.

Mentre nell’amore passione, l’intimità è desiderata, nell’amore amicizia la si possiede,[3] e se l’amore passione privilegia la dimensione estasi - infelicità, l’amore amicizia fiorisce in un’atmosfera di contentezza, punteggiata di tanto in tanto dalle frustrazioni della realtà.[4]

L’amore amicizia può appagare entrambi i componenti della coppia e pertanto la coppia resisterà nel tempo, oppure questa situazione scontenterà uno dei due. In tale evenienza la persona non soddisfatta andrà in cerca d’un amore ricco anche di elementi passionali, mettendo in crisi, in questo caso, la stabilità dell’unione.

Come tutti i tipi d’amore anche l’amore amicizia è alimentato dalle esperienze positive, mentre è soffocato dalle esperienze negative.

Amore fatuo

 

Quando sono presenti la passione e l’impegno ma manca l’intimità siamo in presenza dell’amore fatuo.

Quando si percorre la strada di questo tipo d’amore ci si incontra, vi è un rapido e violento corteggiamento con il quale si innesca l’innamoramento; dopo qualche settimana si annuncia il fidanzamento ed il mese dopo si celebra il matrimonio. Ma a volte, purtroppo, il mese successivo si va dagli avvocati per chiedere il divorzio.

Questo tipo d’amore non è raro vederlo nei vecchi film di Hollywood e ci fa pensare a quei viaggi organizzati che propongono la visita di sette capitali del mondo da effettuare in sette giorni”. Il primo giorno si visita Londra, si cena a Parigi, si pranza a Praga, si visita il Colosseo a Roma, si sale sull’Acropoli di Atene, si comprano i ricordini al Cairo, al rientro si passa da Madrid.

I limiti dell’amore fatuo sono evidenti.

La mancanza d’intimità spesso abbrevia questi rapporti ed i due, quando la fiammata della passione è finita, si sentono come defraudati. Si guardano stupiti come due sconosciuti e ne soffrono intensamente.

Il dialogo, la conoscenza dell’altro, l’intesa, lo scambio, la sessualità, in definitiva l’amore, hanno bisogno di tempo per la loro evoluzione e per la loro crescita. Pensare che per questo bastino poche settimane è puramente illusorio. Appunto da film di Hollywood degli anni ‘60.

 Amore pragmatico

 

L’amore pragmatico di cui parla Lee[5] mi fa pensare a quei bravi viaggiatori che, mesi prima della partenza, ancor prima di compiere il primo passo, si preparano a lungo e accuratamente per l’impresa o per la strada che intendono percorrere. Si allenano sia fisicamente sia psicologicamente e progettano e organizzano il viaggio in tutti i particolari per evitare sgradite sorprese.

Per rendere il viaggio sicuro e gradevole vanno alla ricerca d’un compagno adatto a loro, che abbia determinati requisiti ritenuti indispensabili. Soprattutto cercano un compagno di viaggio che ami ciò che loro amano e che abbia avversione verso tutto ciò che loro odiano. Queste persone previdenti segnano sulla mappa i sentieri e le strade che dovranno percorrere, le escursioni che intendono effettuare, le soste necessarie mentre, nel contempo, riempiono lo zaino di tutto quello che può servire lungo il cammino: il sacco a pelo, la cartina geografica, la bussola, i viveri, la tenda, gli indumenti di ricambio, i medicinali ecc., in modo tale da diminuire e se possibile evitare, ogni inconveniente e ogni sgradevole sorpresa lungo il loro cammino. Questa tipologia di viaggiatori è presa in giro dagli amanti dell’avventura e delle situazioni impreviste, ma si consola facilmente osservando lungo la strada gli inconvenienti ai quali vanno incontro tutti quelli che amano l’improvvisazione ed il rischio.

Nell’amore pragmatico, sia lui che lei cercano una persona che per loro vada bene e soddisfi i loro bisogni. Oppure sono altre persone che, in modo gratuito o a pagamento li aiutano, a trovare qualcuno che possieda caratteristiche congeniali per età, professione, religione, status sociale, situazione economica, aspetto fisico ecc..

Spesso le richieste contengono anche dei canoni che si riferiscono a particolari abitudini di vita o a determinate caratteristiche psicologiche. Basta leggere qualche annuncio matrimoniale per rendersi conto di questo tipo d’amore. “Cercasi donna di media statura, non fumatrice, cattolica praticante, illibata, di età non superiore ai trent’anni, libera, di carattere mite e dolce, che ami il ballo, la vita familiare ed i viaggi”.

Degli amori pragmatici nel passato si occupavano essenzialmente i genitori dei giovani e i loro parenti e amici. Questi, conoscendo bene le caratteristiche e i bisogni dei singoli pretendenti cercavano, nell’ambito del proprio paese o nei paesi vicini, qualcuno che potesse fare al caso del figlio, del parente o dell’amico. A questi incontri si dedicavano, per conto delle rispettive famiglie, anche i sensali.

Attualmente chi preferisce cercare la propria anima gemella senza affidarsi al caso o all’incontro fortuito, dispone di numerosissimi strumenti. Intanto può scegliere tra le migliaia di inserzioni presenti in molti quotidiani e riviste. Se non soddisfatto può fare clic in uno dei tanti siti Internet messi a disposizione di chi cerca l’anima gemella. Può, inoltre, utilizzare a pagamento i servizi delle numerose e fiorenti agenzie matrimoniali presenti in ogni grande città. Queste agenzie, anche mediante l’aiuto del computer, promettono di effettuare un esame accurato delle caratteristiche e delle abitudini degli iscritti, in modo tale da trovare una o più persone dell’altro sesso che abbiano i requisiti richiesti o almeno compatibili.

In molte grandi città vengono in aiuto dei single in cerca dell’anima gemella bar, ristoranti e locali da ballo specifici. Per gli incontri veloci nei bar ci si può affidare agli speed dating o agli italiani spende lock. Per incontri meno frettolosi, più ragionati e in un clima romantico si può cenare a lume di candela nei ristoranti che organizzano gli speed dinner. Se poi si ha più tempo a disposizione nell’effettuare una scelta della persona d’amare e/o da sposare o con la quale convivere, si può partecipare a particolari gite, week-end o crociere per cuori solitari. Se tutto questo non bastasse ci si può affidare alla presentazione da parte d’una donna ala (wing woman) che a pagamento presenterà il giovane single ad una possibile compagna.

La cosa più strana è che attualmente, nel mondo occidentale, sono di solito rifiutate e ritenute offensive le presentazioni gratuite attuate dai rispettivi genitori e parenti, mentre sono accettate e richieste, spesso a pagamento, le presentazioni effettuate dai vari organizzatori di incontri sentimentali tra i quali si possono nascondere fior di imbroglioni e truffatori.

Questo tipo d’amore, da sempre presente nella storia dell’umanità, è il più ridicolizzato da chi sceglie l’amore romantico o l’amore passionale in quanto limita molto la spontaneità e la magica atmosfera presente nell’incontro occasionale. Manca inoltre il piacere della fase di corteggiamento ed è assente, almeno nella fase iniziale, la travolgente emozione dell’innamoramento.

I pregi ampiamente sperimentati sono però molti:

  • intanto vi è una chiara richiesta e una chiara disponibilità per quanto riguarda la finalità dell’incontro: convivenza, matrimonio, amicizia, compagnia ecc.:
  • sono subito chiarite e messe in luce tutte le caratteristiche familiari, professionali, sociali, religiose e politiche desiderate o rifiutate;
  • sono, inoltre, immediatamente evidenziate anche alcune abitudini o elementi del carattere ritenuti importanti per dar inizio ad una storia d’amore. “Io cerco un uomo romantico, forte, deciso che mi faccia sentire sicura”. Oppure “Io cerco una donna dolce, sensibile, affettuosa, serena che non mi crei ansie inutili”;
  • Inoltre, mancando le ingannevoli emozioni e proiezioni dovute alla fase dell’innamoramento, molti elementi del carattere dell’altro sono evidenziati con più facilità e quindi, la fase della conoscenza ha migliori possibilità di successo.

 

Questo tipo d’amore è preferito dalle persone che amano o vogliono restare con i piedi ben piantati per terra e che non vogliono sgradite sorprese, ma è scelto anche da uomini e donne che, provenendo da situazioni ed esperienze difficili o disastrose come divorzi, amori falliti o inganni amorosi, non vogliono più correre rischi inutili e dolorosi. 

Amore romantico

 

 

L’amore più ricercato nelle società occidentali è l’amore romantico. Le strade percorse da uomini e donne che credono e vivono questo tipo d’amore sono ricche di prati e fiori variopinti; panorami mozzafiato e spiagge solitarie; tramonti infocati e chiari di luna; stelle brillanti nella notte e rotonde sul mare su cui ballare o cenare al lume di candela, mentre violini o chitarre suonano dolci motivi conditi con struggenti parole.

E’ l’unione dell’intimità e della passione che fa nascere il cosiddetto amore romantico.

In questo tipo d’amore la componente decisione – impegno è particolare. Da una parte le promesse d’eterno amore sono numerose e frequenti: “Io voglio, io sono certo, io ti assicuro che questo amore è così grande ed intenso che durerà tutta la vita”. Dall’altra però vi può essere un tragico sottinteso: “Questo avverrà se tu mi amerai con la stessa intensità e passione di oggi. Questo avverrà se tu continuerai a rappresentare per me, come avviene oggi, uno splendido, meraviglioso dono del cielo”. La componente decisione impegno è, quindi, strettamente legata all’intensità dei reciproci sentimenti amorosi.

Branden definisce l’amore romantico come “un attaccamento spirituale – emotivo - sessuale appassionato che riflette un’elevata considerazione di entrambi per il valore dell’altro come persona”.[6] Questo sentimento lo ritroviamo frequentemente negli amori estivi e tra gli amanti.

Le caratteristiche

L'amore romantico è caratterizzato, intanto, da una scelta libera da ogni influenza esterna. Lui/lei non è stato presentato da amici e conoscenti, né tanto meno dai genitori o da altri parenti. Lui/ lei non ha avuto alcun beneplacito dalla Chiesa o dallo Stato o da qualunque altra istituzione. Un giorno, chissà perché, chissà come, sulla pista da ballo, ma anche alla fermata dell’autobus o tra i banchi del supermercato si sono incontrati gli sguardi e tra i due è scoccata la scintilla amorosa. Già dopo qualche ora questa scintilla può aver acceso nei cuori dei protagonisti un fuoco caldo e scoppiettante.

In altri casi, invece, l’amore romantico si apre dolcemente e lentamente nei due cuori, senza far rumore, come sbocciano i fiori in un prato di montagna in primavera.

In definitiva, quindi, in questa tipologia amorosa le due persone mettono in comune la propria vita, scegliendosi a vicenda volontariamente, sulla base di quanto avvertito dentro il loro cuore, senza tenere conto di considerazioni sociali, familiari o finanziarie.[7]

Si accetta l’altro senza riserve. Si rispetta la sua sovranità, come si protegge e cura la sua evoluzione verso la realizzazione di sé, avendo a cuore i suoi pensieri, i suoi sentimenti ed i suoi bisogni.[8]

Altra caratteristica dell’amore romantico sono i regali. Spesso sono regali non costosi: un fiore, un piccolo oggetto o un animale simpatico su cui lei/lui aveva posato lo sguardo con interesse. I regali sono l’equivalente delle parole per dire: “Ti amo”. “Ti ho pensato”. “ Mi sono ricordato del nostro anniversario, del primo bacio, della prima promessa d’amore”.

Gli innamorati romantici si scambiano non solo regali ma anche attenzioni. Pertanto, l’uno cerca di capire quali sono i desideri dell’altro o le sue richieste e si attiva per soddisfarli immediatamente, senza neanche discuterle.

Nell’amore romantico gli altri: figli, familiari, amici, colleghi di lavoro, sono come delle comparse, mai assumono il ruolo di attori principali. Gli innamorati romantici cercano di stare da soli e quindi fanno di tutto per escludere gli altri dal loro mondo. Quando sono insieme agli amici i loro occhi si cercano e si accendono quando lui/lei incrocia lo sguardo, quando lui/lei tocca o accarezza la mano dell’altro. Anche quando i due innamorati sono insieme agli altri è come se una bolla li racchiudesse ed isolasse, tanto che gli amici e i parenti li avvertono non come singole persone ma come un’unità inscindibile.

A differenza delle altre coppie litigiose lui non parla mai male di lei in pubblico e viceversa; né vengono mai sottolineati i rispettivi limiti e manchevolezze. Non amano i balli chiassosi da discoteca. Entrambi preferiscono volteggiare sulla pista dolcemente illuminata, accompagnati dalle note dei valzer di Strauss oppure amano scambiare tenere parole d’amore, mediante i balli guancia a guancia degli anni sessanta.

Il loro sogno e desiderio preferito è anche poter trascorrere una serata in casa senza telefono, senza televisore, senza figli, per una cena al lume di candela. Questo sogno e desiderio cercano di attuare quando è possibile, trascurando anche le attività sociali, in quanto il rapporto di coppia è vissuto con priorità assoluta.

L’amore romantico esige un buon livello di autostima. Ognuno dei due deve sentire di poter amare l’altro ma anche di essere degno e meritevole dell’amore dell’altro. Quando le opinioni divergono e si rischia lo scontro, ognuno dei due affronta questo sentimento con coraggio e sempre con apertura nei confronti del partner. Dice la Branden:[9] “Anche quando siamo in conflitto con lui, anche quando siamo frustrati, feriti, arrabbiati, si ha il coraggio di rimanere in contatto con i nostri sentimenti amorosi anziché chiudersi e ritirarsi. ” L’attaccamento, nell’amore romantico è insieme spirituale, sessuale ed emotivo, unito ad una grande ammirazione reciproca. Per ottenere ciò è indispensabile una profonda reciprocità di valori e di senso della vita, che dà ai due la sensazione di essere “compagni d’anima”. [10]

Nell’amore romantico sono più evidenti le connotazioni sentimentali piuttosto che quelle sessuali del partner. Si ama l’altro non perché è un bravo conoscitore di tutte le tecniche amorose ma perché conosce e soddisfa bene il nostro cuore. L’amore romantico affonda, quindi, le sue radici nell’apprezzamento e nell’ammirazione genuina per l’altro.

In sintesi nell’amore romantico si cerca:

  • un compagno con il quale mettere in comune valori, sentimenti, interessi e mete;
  • qualcuno con cui condividere le gioie e i fardelli dell’esistenza;
  • una persona da amare e da ammirare;
  • una persona dalla quale siamo eccitati, stimolati e verso la quale ci piace dirigere le nostre energie;
  • una persona che ci ami, accudisca e stimi;
  • una persona che, insieme ai bisogni sessuali ci faccia sognare e ci dia il necessario sostegno emozionale;
  • qualcuno dell’altro sesso a cui stia a cuore il nostro benessere e che di fronte alle prove della vita ci assicurerà la sua presenza fidata;
  • qualcuno con cui condividere emozioni e cure;
  • qualcuno in cui scoprire e vivere le potenzialità che ci mancano come uomini e donne.[11]

La soddisfazione di questi bisogni dovrebbe comportare una maggiore consapevolezza e scoperta di noi stessi, un contatto più esteso e profondo con il nostro io e con il mondo; una migliore misura di noi stessi e della nostra capacità d’amare; una migliore utilizzazione del nostro potenziale di virilità e di femminilità; una migliore identità sessuale.[12]

Per una buona vitalità dell’amore romantico sono necessarie: numerose dichiarazioni d’amore; molte manifestazioni fisiche dell’amore, come le carezze e gli atti sessuali; sollecitudini e cure nei confronti dell’altro; notevole reciproca ammirazione e apprezzamento e tanto intenso dialogo. Dialogo indispensabile per far conoscere all’altro ciò che ci piace, ciò che ci rende felici, ciò che ammiriamo. Dialogo che ci permetta di condividere con il partner la vita intima, i pensieri, i ricordi, i sentimenti, i sogni, le aspirazioni, ma anche le ferite, le rabbie e le esperienze dolorose.

Per far vivere a lungo un amore romantico è necessario anche un intenso, reciproco sostegno emotivo.[13] 

In questo tipo d’amore i due partner sono attivi e presenti nella malattia, nelle difficoltà, nelle avversità, nelle crisi, come nei momenti di gioia e di gratificazione. I due partner sono i migliori amici l’uno dell’altro, si aiutano a vicenda, sono devoti agli interessi e al benessere reciproco.[14]

 La durata

La durata dell’amore romantico è molto varia. Può durare qualche mese, qualche anno, può finire nel momento in cui con il matrimonio si è costretti a scendere dalle nuvole rosa per affrontare i numerosi problemi pratici e scomodi della vita di ogni giorno, ma non vi è dubbio che vi sono casi nei quali l’amore romantico dura per decenni, anzi per tutta la vita.

I limiti

Anche nell’amore romantico vi sono dei limiti:

  1. Il primo limite riguarda la chiusura o la scarsa e modesta apertura nei confronti della rete sociale, familiare e amicale. Si è visto che il rapporto di coppia va più facilmente in crisi quando non si inserisce correttamente e bene in queste reti che lo dovrebbero sostenere e supportare. Poiché vi è sempre una certa fisiologica e naturale dipendenza nei confronti dei propri familiari o degli amici, il cercare di rompere o peggio cancellare questi legami, crea nell’individuo notevoli sensi di colpa e d’indegnità che non possono non influenzare il rapporto di coppia.
  2. Così come avviene nell’amore nascente, è facile cadere in errore sulle qualità e possibilità offerte dall’altro in quanto si tende ad idealizzare e ampliare enormemente le sue qualità e le sue possibilità. Anche perché in questo tipo d’amore l’altro tende a proporsi e manifestarsi così come noi vorremmo che fosse.
  3. Il terzo limite riguarda proprio l’alto livello di investimento in intimità e dipendenza affettiva dall’altro. Se è solo l’altro che soddisfa tutte o quasi tutte le nostre esigenze affettivo-relazionali la delusione, se queste richieste non sono soddisfatte in maniera completa, continua e piena, è notevolmente grave e pesante. Così come l’attaccamento appassionato tra i due, può dar luogo all’estasi più profonda, allo stesso modo, se sopraggiunge una pur piccola frustrazione o delusione, lo stesso attaccamento può dar luogo ad una grave indicibile sofferenza; tanto che, molti delusi di questo tipo d’amore, pronunciano la classica frase: “Mai sposarsi per amore, mai più amare qualcuno con tutta la propria anima”. Spesso sono proprio i delusi dell’amore romantico i migliori adepti dell’amore pragmatico. Pertanto per essere ben vitale e protetto, l’amore romantico richiede molto impegno, molte energie e notevole saggezza e coerenza.
  4. Il quarto limite riguarda l’apertura dell’amore nei confronti dei figli. Se la coppia tende ad essere troppo fusionale, il rapporto affettivo nei confronti dei figli può essere tiepido e quindi insufficiente a soddisfare i loro bisogni. Quando poi, con la nascita dei figli, da parte di uno dei due, una buona dose di attenzioni, affetto e cure sarà, com’è naturale, spostata sulla prole, vi è il rischio che questo affetto e queste attenzioni siano giudicati dal partner come un tradimento della promessa di darsi tutto in maniera totale ed esclusiva.
  5. Infine, poiché l’amore romantico si è notevolmente sviluppato nelle società più individualiste, com’è quella americana, è facile l’accusa che sia in realtà un amore meno maturo di altri e che prenda dall’ambiente sociale e familiare molto di più di quanto non sia disposto a dare.

 

Amore vissuto - Amore coniugale

 

 

L’amore più serio, più stabile nel tempo, più utile alla società, ma anche il più difficile da costruire e mantenere è l’amore nel quale siano presenti in modo equilibrato tutte e tre le componenti: l’intimità, la passione e l’impegno. Questo tipo d’amore viene chiamato da Sternberg amore vissuto o completo.[15] 

Simile all’amore vissuto è l’amore coniugale di cui parla Mucchielli.[16]

Nelle strade dell’amore coniugale troviamo di tutto: vi sono marmocchi da allattare e da cullare, come vi sono cene romantiche a lume di candela rubate, quasi per miracolo, alle necessità familiari. Vi sono tasse da pagare, lavatrici da riempire e panni da stirare, ma anche viaggi esotici e tramonti in riva al mare da godere. Se non sono rari i momenti di tensione e stress, sono frequenti le allegre tavolate. Spesso l’odore delle rose rosse regalate per San Valentino si unisce all’odore del sugo che bolle nella pentola. Spesso un bacio dato di sfuggita al partner è conteso anche dai figli vocianti e impertinenti.

Questo tipo d’amore può nascere dopo il matrimonio o quando i due partner sono giunti ad una profonda conoscenza reciproca, il che può accadere anche prima del matrimonio se il corteggiamento è stato lungo.

Ridotta o ridimensionata la iniziale passione amorosa della fase dell’innamoramento, questa viene sostituita dalla stima, dalla simpatia e dalla realtà dell’amore coniugale.

Questo tipo d’amore risulta notevolmente diverso e molto più complesso dell’innamoramento. Nonostante ciò molto spesso tra i giovani, ma anche tra i meno giovani, si parla indifferentemente dell’uno e dell’altro come fossero sinonimi.

Nell’amore coniugale le tre componenti: intimità, passione ed impegno, sono ben equilibrate.

Se, come abbiamo detto, la componente impegno è notevole, affinché l’amore duri nel tempo, l’intimità fatta di dialogo verbale, di ascolto ma anche di gesti dovrà necessariamente essere molto profonda e ricca. Lo stesso dicasi per la componente passione. Il darsi piacere reciproco con entusiasmo, con gioia e con generosità gratifica, arricchisce e aiuta ad affrontare le mille difficoltà della vita quotidiana.

 Il legame con le realtà

L’amore coniugale è un sentimento strettamente legato alla realtà. Esso non nasce, quindi, come alienazione o deformazione del vissuto reale.

 La gradualità

Altra caratteristica di questo tipo d’amore è la gradualità. Questo sentimento non esplode improvviso come l’innamoramento o l’amore romantico ma aumenta gradualmente insieme all’intimità tra le due persone, mentre aumentano le cose che vengono condivise: i sogni, i ricordi, i pensieri, le conquiste ma anche le perdite. Ogni realtà ed ogni avvenimento vissuto in comune, mano nella mano, sostenendosi a vicenda, fa aumentare l’intimità e quindi anche l’amore.

 Il legame con la volontà

Un’altra differenza significativa sta nella sua origine e nella sua crescita. La nascita, la crescita o la diminuzione e fine dell’innamoramento non dipendono da noi. Non sono soggette alla nostra volontà, in quanto l’innamoramento è “gratuito”. Ci prende improvvisamente come improvvisamente può scomparire. L’amore coniugale, invece, è strettamente legato al nostro impegno, alla nostra volontà, capacità e disponibilità.

Pertanto noi vogliamo amare quella persona, e, quindi, disponiamo il nostro cuore a questo sentimento. Noi vogliamo che questo amore cresca e pertanto con le nostre parole, con i nostri gesti, con i nostri comportamenti, con le mille attenzione che mettiamo in atto, facciamo di tutto per raggiungere questo obiettivo.

Noi vogliamo che questo amore duri tutta la vita e allora ci adoperiamo affinché diventi sempre più forte e robusto, così da superare le insidie del tempo e degli avvenimenti che potrebbero intaccarlo e corroderlo. E se per qualunque motivo, il rapporto si dovesse ammalare noi lo curiamo, a volte direttamente e personalmente, altre volte se da soli non riusciamo nell’intento, abbiamo il coraggio e la determinazione sufficiente per farci aiutare dagli altri.

 La progettualità

Caratteristica di questo tipo d’amore è, inoltre, la progettualità. Non c’è solo l’oggi ma ci si impegna e si programma per un domani anche molto lontano nel tempo: si vuole progettare una vita in comune sostenendosi a vicenda; si programma di comprare una casa utilizzando il lavoro, i risparmi ed i sacrifici comuni; si progetta di avere dei figli e poi dei nipoti da curare, accudire, educare e accompagnare per le strade del mondo; si vuole una condivisione delle speranze, dei sogni e delle realtà, tristi o liete che siano.

La solidarietà e l’aiuto reciproco

La solidarietà e l’aiuto reciproco sono delle basilari caratteristiche dell’amore coniugale. In questa tipologia d’amore vi è una sollecitudine attiva nei confronti degli altri membri della famiglia che cerchiamo di proteggere e verso i quali ci sentiamo responsabili.

 Se analizziamo l’amore coniugale vi ritroviamo un intenso bisogno di vicinanza e di dipendenza, tanto che si considera l’altra persona molto importante anzi essenziale per la propria vita ma anche per la propria felicità: “Se non avessi lei sarei infelice,: lei è tutto per me”.[17]

Quando si vive questo sentimento si considera la coppia e la famiglia al centro della propria vita, mentre passano in secondo piano, pur rimanendo presenti, le famiglie d’origine, gli amici, il lavoro ma anche l’”io” e il “tu”; sale in primo piano il “noi”. Noi corresponsabili di questa nuova ed originale realtà umana. Noi responsabili principali dell’educazione dei figli. Noi corresponsabili nel difendere, proteggere e rafforzare, a volte con le unghie e con i denti, l’indipendenza, l’autonomia, la stabilità, il vigore, di questa unione.[18] Noi per procreare e poi educare e far crescere con i nostri figli la speranza dell’umanità.

Accanto alla coppia, l’amore coniugale inserisce l’apertura alla vita e quindi cerca nei figli un altro motivo di arricchimento, sia personale che di coppia. I figli, nell’amore coniugale, sono voluti, cercati, desiderati, in quanto con essi l’amore di coppia produce i suoi frutti migliori che offre alla vita e all’umanità e da essi trae nutrimento, scopo, vigore e sostegno.

 La durata

Un’altra caratteristica dell’amore coniugale è quella di essere un sentimento molto forte, duraturo e stabile nel tempo. Se l’innamoramento o la passione possono durare solo poche ore o pochi giorni, al massimo qualche anno, l’amore coniugale può durare tutta la vita.

 Le sue necessità

Anche se nel vivere questo dolce, incantevole sentimento, c’è molta gioia e tanto desiderio di piacere e di far piacere, esso si forma e matura attraverso gesti quotidiani, rinunce, sacrifici, a volte sofferenze.

Le coppie che scelgono di vivere l’amore coniugale, tendono sempre di più a valutare i loro atti individuali, i loro atteggiamenti e le loro intenzioni, in funzione della totalità coniugale e della risonanza degli effetti che questo amore avrà sui figli. Ciò in quanto le persone, nell’amore coniugale, si impegnano e responsabilmente lavorano per la salute della coppia e della famiglia.[19]

 I suoi doni

 

L’amore coniugale è un sentimento che arricchisce i due, ma anche la società, in modo profondo e stabile.

Emerge allora prepotentemente che l’amore coniugale è il centro ed il motore del mondo affettivo. Si comprende che solo vivendo con pienezza questo tipo d’amore, potrà nascere per le nuove generazioni la possibilità di vivere in senso pienamente umano sia le realtà individuali che quelle sociali e relazionali. Infatti, senza l’amore coniugale e quindi senza la famiglia che da esso nasce, non vi è possibilità di far sviluppare una vita umana matura, serena, equilibrata, libera dal disagio, dai disturbi psicologici, come dall’egocentrismo.[20]

Abbiamo detto che l’amore coniugale nasce, cresce e si sviluppa nella prospettiva della procreazione umana. Questo non significa che la procreazione sia indispensabile ma che nell’intraprendere questo cammino insieme si vuole condividere l’amore che si ha verso l’altro anche con dei figli. Si vuole generosamente aprire il proprio cuore perché anche altri possano abbeverarsi dell’amore che si sente e si vive.

 La squadra

 

Come in una squadra, nell’amore coniugale l’uno cerca di aiutare l’altro, l’uno sostiene l’altro e si fa sostenere dall’altro: nelle sue difficoltà, nell’affrontare i problemi quotidiani, nel cercare delle soluzioni. Quando questo sentimento è ricco e forte si ha la netta sensazione di vincere in due e di perdere in due.

Il benessere dell’altro diventa il proprio benessere e quindi ognuno dei due è interessato alla gioia e alla serenità dell’altro come fossero la propria gioia e la propria serenità. Quando questo sentimento è ricco e forte l’altro è importante non perché mi può dare qualcosa ma perché è una parte importante di me. Non rispettare l’altro è non rispettare me stesso. Amare e prestare molte attenzioni all’altro è amare e prestare attenzioni a me. Essere paladini dell’altro, curare l’altro, proteggere l’altro, dedicare la propria vita all’altro, ricercare il suo benessere fisico, spirituale e psicologico sono fondamentali per avere io e la nostra famiglia cura, per avere io e la nostra famiglia benessere, per avere io e la nostra famiglia protezione.

La stima e il rispetto reciproco sono componenti fondamentali in questo tipo d’amore. Più è alta la stima e il rispetto, più dura il rapporto, più la coppia si cementa di quest’amore.

 La sua nascita

L’amore coniugale può nascere in vario modo: si può aggiungere all’amicizia; può sostituire delle amicizie; può nascere da un’occasionale conoscenza; può sostituirsi al fuoco dell’innamoramento o all’amore romantico; può, come in India, in Cina ed in molti popoli orientali, iniziare nel momento stesso nel quale inizia il progetto matrimoniale che, se è da altri programmato e organizzato, è in seguito gestito e vissuto dagli sposi.  

Un amore che nasca dopo il matrimonio per la nostra cultura occidentale odierna appare poco credibile se non impossibile. Eppure milioni di coppie del presente come del passato sono là a dimostrare che questo tipo d’amore esiste ed è altrettanto valido.

Amori monchi- Amori non equilibrati - Non amori

 

Alcuni degli amori che abbiamo descritto sono amori monchi, amori non equilibrati o non amori. In realtà ogni amore nel quale manchi una o più caratteristiche fondamentali è un amore monco, è un amore limitato o, addirittura, è un non amore, è un falso amore. Sono non amori quelli nei quali vi è la sola presenza della passione o dell’impegno o dell’intimità. Sono amori monchi quelli nei quali sono presenti solo due delle tre componenti dell’amore. Sono amori non equilibrati quegli amori nei quali le tre componenti non sono vissute con la stessa intensità.

A volte i limiti sono presenti fin dall’inizio del rapporto, altre volte nascono successivamente. Per fortuna può avvenire il contrario: alcuni amori monchi, limitati o non equilibrati, con il tempo e con la buona volontà dei due partner si completano, si arricchiscono, si equilibrano.

Purtroppo la nostra società tende sempre di più a produrre “amori non equilibrati” “amori monchi” o “non amori”.

I motivi sono diversi.

  1. Intanto il mondo economico per un calcolo, non solo molto meschino ma soprattutto molto miope, teme i legami profondi, duraturi e stabili, che potrebbero limitare i bisogni di persone libere dai condizionamenti familiari e di coppia. Per tale motivo il mondo economico e delle imprese alletta, con notevoli privilegi di potere, denaro, fama e carriera uomini e donne che rinunciano ai legami familiari ma anche ai legami di coppia duraturi, ricchi e coinvolgenti.
  2. A questo si aggiunge la notevole influenza dovuta all’espandersi, in tutti gli strati della società, del falso concetto di libertà. Pertanto ogni persona è incoraggiata a scegliere, come si fa tra i banchi del supermercato, il tipo d’amore che preferisce, senza che venga data alcuna indicazione sulla qualità di questi sentimenti. Non importa allora se questo amore arricchisce o impoverisce le singole persone o le coppie. Non importa se questo amore fa crescere le persone o le lascia immature ed infantili. Non importa se procura un danno fisico, morale o psicologico. Come non ha alcuna importanza se questo tipo d’amore è utile alla società oppure no; se è un amore capace di offrire alla società famiglie sane o famiglie ammalate, persone equilibrate e serene o disturbate. Tutto va bene e “tutto fa brodo”. Non v’è dubbio che questa è una posizione molto miope in quanto i danni consequenziali a questo tipo d’atteggiamento dovranno necessariamente essere gestiti dalla stessa società che in un primo momento si era disinteressata del problema. E’ la comunità nel suo insieme che, volente o nolente, sarà costretta a gestire i danni causati da scelte errate. Danni alle coppie, ai figli, alle istituzioni; danni alle amministrazioni e ai servizi, ma anche danni nei riguardi della stessa gestione politica.
  3. Si è inoltre diffuso, in tutti gli strati sociali, il cosiddetto relativismo etico e culturale. Per il relativismo etico, ogni persona od ogni gruppo sociale decide da sé ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è utile e ciò che è inutile o dannoso. Con l’affermarsi del relativismo etico non vi è una verità o “la verità”, ma tante verità quante sono le persone. Con il relativismo culturale, nella nostra società, al concetto di verità fondato su scienza e conoscenza, si è da tempo sostituito il concetto di opinione. E pertanto tutte le norme, i valori e le regole sono sullo stesso piano di plausibilità. Mancando chiari e sicuri punti di riferimento tutte le scelte possono essere buone e utili, se la persona decide che per lei sono buone e utili in quel momento.
  4. L’ultimo motivo è consequenziale agli altri. Se le famiglie producono persone disturbate, immature, scarsamente motivate, apatiche, incapaci d’un impegno serio e responsabile, se le famiglie non sono in grado di comunicare alcuni valori fondamentali per l’umanità, la scelta del tipo d’amore da vivere sarà consequenziale alle proprie scarse capacità ma anche ai disvalori introiettati.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"

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[1]  LEE, J. A., (2002), “Forme d’amore”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.57.

[2]  HATFIELD, E., (2002), “Amore passione e amore amicizia”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p. 233.

[3]  HATFIELD, E., (2002), “Amore passione e amore amicizia”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p. 233.

[4]  HATFIELD, E., (2002), “Amore passione e amore amicizia”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.236.

[5]  LEE J. A., (2002), “Forme d’amore”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.68.

[6]  BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.244. 

[7]  BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.243.

[8]  BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.252.

[9]  BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.256.

[10]                BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.244.

[11]                BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.249.

[12]                BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.249.

[13]                BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p.251.

[14]                BRANDEN, N., (2002), “Un punto di vista sull’amore romantico”, in Sternberg, R. J. – Barnes, M. L., a cura di, La psicologia dell’amore, Bombiani, Bologna, p.251.

[15]                STERNBERG, R. J., (2002), “La triangolazione dell’amore”, in Sternberg, R. J. – Barnes, L. M, a cura di, La psicologia dell’amore, Bompiani, Bologna, p. 151.

[16]                MUCCHIELLI, R, (1993), Psicologia della vita coniugale, Città nuova editrice, Roma.

[17]                MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 77.

[18]                MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, p 77.

[19]                MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, pp. 78-82.

[20]                MUCCHIELLI, R., (1993), Psicologia della vita coniugale, Città Nuova Editrice, Roma, pp. 78-82.

 

I single

 

La condizione di single non è affatto nuova. E’ sempre esistita presso tutti i popoli ed in tutti i periodi storici. Attualmente però, nel mondo occidentale, è una condizione sempre più frequente. Basti pensare che negli Stati Uniti i single sono 1/9 della popolazione, circa venticinque milioni, con un incremento del 120% negli ultimi vent’anni.  La famiglia patriarcale è stata sostituita da nuclei composti al 20% soltanto da coniugi e quasi altrettanto da un solo individuo. 

Vi sono varie tipologie di single. 

I single per scelta.

Questi sono persone mature, sane ed equilibrate che scelgono volontariamente di dedicare la loro vita a scopi molto elevati di tipo religioso, sociale, artistico o culturale. Un esempio per tutti è quello delle vocazioni religiose: “Io voglio dedicare la mia vita a Dio, alla Chiesa e al suo popolo”. “Io voglio dedicare la mia vita alla preghiera, alla solidarietà fraterna, alle missioni evangelizzatrici. La condizione di single mi può aiutare o può essere indispensabile per raggiungere gli scopi che mi sono prefissato”.

Alcune religioni, come quella cristiana, hanno storicamente legato alcune funzioni sacerdotali o vocazionali a questa condizione: “Se vuoi diventare prete, monaco, suora e quindi dedicare a Dio e agli altri tutte, o quasi tutte le tue energie fisiche e psichiche, devi rinunciare a legami profondi ed intimi con l’altro sesso, devi rinunciare ad una tua famiglia”.

In questi casi la castità è vista come una necessità per aprire meglio il proprio cuore alla divinità, alla preghiera, alla meditazione o per prestare meglio e totalmente il proprio servizio a Dio e al prossimo.

I single per scelta però mantengono diversi legami affettivi: con la divinità, con i confratelli, con i familiari, con le persone che si sono impegnate ad aiutare e seguire. In realtà, quindi, non sono soli.

A volte è la vedovanza che comporta, soprattutto nella donne, la scelta di non legarsi più ad altri uomini in quanto ci si sente ancora unite ed in comunione con il coniuge defunto. Questa scelta è però in parte condizionata anche dal bisogno di assecondare il desiderio dei figli di non crescere con accanto un altro padre o un’altra madre.

I single per necessità.

I single per necessità sono costituiti da uomini e donne che non hanno scelto liberamente questa condizione ma che, per motivi vari, vi sono o si sentono costretti.

Le situazioni che possono costringere ad una vita da single sono diverse:

1.    tutte le malattie che hanno una notevole influenza sulla sessualità, come l’impotenza, la frigidità, l’eiaculazione precoce ecc.;

2.    tutte le problematiche psicologiche di un certo rilievo come le gravi caratteropatie, le nevrosi notevolmente invalidanti e le psicosi. Queste malattie psichiche hanno, chi più chi meno, un impatto negativo sulle capacità relazionali e sulla comunicazione, così da rendere difficile l’ascolto, la comprensione e la disponibilità verso l’altro. Per alcuni giovani psicologicamente disturbati, il rifiuto di concedersi a rapporti amorosi coinvolgenti nasce dalla persistenza, anche nell’età adulta, del legame edipico instaurato con il genitore dell’altro sesso. Soggetti affetti da problematiche psicologiche sono sempre esistiti ma, a causa delle gravi carenze ed errori educativi presenti nelle moderne società occidentali, il loro numero è in notevole aumento. Purtroppo il tipo di società che abbiamo costruito negli ultimi decenni stringe i giovani fra due fuochi: da una parte richiede loro notevoli doti di maturità, capacità gestionale e disponibilità, mentre dall’altra produce persone sempre più povere e affettivamente incapaci, immature, nervose ed instabili. La somma di questi due fattori fa notevolmente aumentare il numero dei giovani impossibilitati ad assolvere al ruolo di marito o moglie, di padre o madre.

3.    le malattie organiche o traumatiche d’un certo rilievo come la cecità, la sordità, il ritardo mentale, le condizioni di grave paresi o spasticità;

4.    la presenza d’un corpo o un viso molto sgraziato;

5.    la presenza di particolari e gravi handicap di tipo sociale, dovuti a rilevanti procedimenti penali, tossicodipendenza, alcoolismo o condotte morali particolarmente deplorevoli. Questa categoria era molto più ampia in passato quando il filtro familiare e sociale, nella scelta del partner, era ben presente. Attualmente, giacché prevale nettamente la scelta individuale basata sulle emozioni e sui sentimenti, il numero di persone che non riescono a sposarsi per motivi sociali si è molto ridotto;

6.    le difficili o precarie situazioni economiche. Come l’estrema povertà o la mancanza di lavoro stabile.

In passato con “zitella” o “scapolone” si voleva indicare qualcuno che non era stato in grado, a causa di problemi fisici, psicologici, economici o sociali, di raggiungere una condizione minima che permettesse di prendere marito o moglie.

Il figlio, o peggio la figlia, non “sistemati”, cioè non convolati a giuste nozze, erano un pesante cruccio per i genitori ed i parenti anche se, nel ruolo di zii e zie erano preziose per i nipoti e s’integravano molto bene nella rete affettiva e familiare.

I giovani che soffrono di queste problematiche, a volte non tentano neppure di stabilire rapporti sentimentali significativi in quanto temono il rifiuto delle loro profferte amorose o hanno paura che i loro sentimenti possano non essere ricambiati sufficientemente. Pertanto, s’impongono di non lasciarsi mai andare ad una relazione coinvolgente. Questi giovani hanno, in definitiva, paura di perdersi nell’amore  e cercano di difendersi mantenendo delle relazioni molto povere e superficiali.

Per tali motivi i single per necessità tendono ad incanalare la loro affettività in altre direzioni, cercando le gratificazioni necessarie in ruoli diversi. Altre volte, più semplicemente, rivolgono a qualche animale da compagnia le indispensabili gratificazioni e il loro bisogno di dare e ricevere affetto.

Alcuni di loro, approfittando della notevole libertà presente oggi, instaurano con gli altri delle relazioni brevissime, anche di tipo sessuale. Relazioni però che abbandonano precipitosamente già dopo qualche giorno, in quanto non saprebbero gestirle in maniera adeguata.

I single per comodità.

I single per comodità nascono, soprattutto, da una condizione giovanile apparentemente invidiabile.

Vivere nella casa dei genitori fino a tarda età significa avere ogni giorno, gratuitamente, pasti sempre pronti e caldi, cucinati dalle tenere mani della mammina, alle ore stabilite. Mammina che, nel fare la spesa, terrà sicuramente conto dei desideri e capricci del figlio o della figlia. Vivere nella casa dei genitori significa non pagare affitti, mutui e bollette: di luce, gas, telefono, raccolta dei rifiuti ecc.. Significa anche avere ogni giorno, nei cassetti, biancheria e camicie pulite e ben stirate, già pronte per essere indossate. Significa ricevere ogni sabato, da parte dei genitori o dei generosi e compiacenti nonni, un piccolo ma sufficiente gruzzoletto da sommare a quello guadagnato effettuando qualche piccolo lavoro. Soldini da spendere in compagnia dell’amore di turno o con gli amici nei ristoranti, pub e discoteche più alla moda, senza problemi d’orario, utilizzando l’auto di papà ben rifornita di benzina e olio.

L’accettazione sociale e familiare di questa condizione, un tempo deplorata, negli ultimi anni, è notevolmente maggiore e così le gratificazioni. Al posto della zitella vista con occhio critico e malevolo come una che non è riuscita a trovare “uno straccio di uomo che la sposi”, c’è la nubile che preferisce non sposarsi in quanto lavora, si autogestisce, non ha fretta di accasarsi, è autosufficiente. 

Gli incitamenti dei genitori, parenti e amici sono quasi sempre di segno opposto a quelli presenti fino a qualche decennio fa. Se prima questi stimolavano al matrimonio: “Cosa aspetti alla tua età io ero già sposato”. “Cosa aspetti? Gli anni passano e non sei ancora sposato/a. Non ho intenzione di mantenerti a lungo. Fatti la tua casa e vai via”. Adesso sono di tutt’altro tenore: “Non ti sposare; non ti inguaiare”. “Chi te lo fa fare; cosa ti manca nella tua casa, che ti costringe ad intraprendere una strada così rischiosa, difficile e penosa?”

Agli incitamenti dei genitori e degli amici si aggiungono spesso anche i ricatti del datore di lavoro. “Ho un posto di dirigente, ma certamente non lo darò a chi ha avuto la malsana idea di mettere su famiglia”. I single per comodità godono anche della protezione della legge, che costringe i genitori a tenere e a mantenere i figli in casa fino a quando non hanno trovato un lavoro sufficiente ai loro bisogni e soprattutto di loro gradimento!

 I single infantili.

Vi è poi la popolazione dei single infantili. Chiamati anche single da sindrome di Peter Pan. Anche questa è una categoria sempre più numerosa. Si tratta soprattutto di maschi, ma anche di donne, che non sono stati aiutati a sviluppare nella vita la necessaria grinta e il desiderio di autonomia a causa di un’educazione troppo dolce, tenera e permissiva. Un’educazione detta “alla Nutella”.

A differenza dei giovani che sono stati educati in modo permissivo ma non guidati, questi sono stati costantemente guidati e curati dai genitori ma con modi troppo dolci e accondiscendenti, con il risultato di avere sì dei giovani studiosi, ben educati ed affettuosi, ma anche essenzialmente pigri, egoisti ed in fondo al loro animo “eterni bambini”. Vorrebbero sposarsi ma a patto di trovare una moglie o un marito che permetta loro di vivere con le stesse premure, cure e attenzioni prestate loro da mamma e papà.

I single spaventati.

Questo gruppo è costituito da giovani notevolmente spaventati e scoraggiati dall’attuale realtà nella quale sono inseriti o che osservano attorno a loro. Per questi giovani i messaggi che arrivano dall’ambiente sociale che li circonda sono notevolmente allarmanti per quanto riguarda il matrimonio e la costruzione d’una nuova realtà familiare.

Nell’ambito della nostra équipe, abbiamo l’abitudine di fare, a metà mattina, una lunga ma interessante pausa. E così, mentre tutti insieme prendiamo il tè o il caffè con i biscottini e, quando la provvidenza lo permette, anche con qualche fetta di torta o di crostata preparata in casa, si parla di tutto. Si discute dei bambini appena visitati, degli esami universitari ma anche dei problemi giovanili.

In una di queste pause, mentre si discuteva di fidanzamento, matrimonio e delle difficoltà che hanno i giovani a sposarsi a causa del lavoro o di altri impedimenti, un giovane psicologo tirocinante, l’unico maschio del gruppo oltre me, che aveva sentito le ragazze dissertare su questi argomenti se ne usci con una semplice, elementare domanda: “Ma perché sposarsi?” Per la verità mi aspettavo che le giovani colleghe, da cui era attorniato, avrebbero portato non uno, ma cento buoni motivi validi a stimolare i giovani a convolare a giuste nozze. Invece, con mia grande sorpresa, la domanda cadde nel silenzio più totale. Tutti ci guardavamo imbarazzati alla ricerca d’una risposta adeguata senza, però, riuscire a trovarla.

Ho cercato allora, con l’aiuto degli stessi giovani, di focalizzare l’attenzione su tutto ciò che li spaventa e li allontana o li fa recedere da impegni di tipo matrimoniale e ne è venuto fuori un elenco sul quale i politici, i sociologi, gli uomini di chiesa e tutte le persone che hanno a cuore il futuro della società umana dovrebbero riflettere.

LE PAURE MASCHILI

1.    La frequenza dei conflitti e delle separazioni.

Gli uomini sono allarmati dai numerosi conflitti presenti nelle famiglie e nelle coppie che li circondano.

“Perché sposarsi quando i conflitti nelle coppie sono così frequenti e numerosi? “Perché sposarsi e investire tanto, dal punto di vista affettivo ma anche economico, se le unioni durano così poco e vi è un’alta probabilità che, dopo qualche mese o nella migliore delle ipotesi dopo qualche anno, resterai solo, senza una moglie e senza il continuo stabile contatto con i tuoi figli che vedrai, se avranno la bontà di uscire con te per andare al ristorante, soltanto il sabato e la domenica?”

“Perché fare mille sacrifici per comprare o costruire e arredare una casa quando con molte probabilità dopo qualche anno, o peggio dopo qualche mese dalle nozze, vi sarà il concreto rischio di rimanere senza casa, senza mobili, senza suppellettili e chiuso, se ti va bene, dentro un monolocale con dei figli ed una moglie a carico da mantenere per decine d’anni?”

2.    La gestione della famiglia.

“Perché sposarsi quando nella gestione della famiglia e dei figli il marito ed il padre, ormai, non contano quasi nulla in quanto le leggi tendono a valorizzare, proteggere e tutelare sempre di più le donne ed i bambini, a scapito degli uomini e dei padri?”

“Perché sposarsi quando nella famiglia che andrai a formare non si sa bene chi ha la responsabilità e di che cosa è responsabile e quindi, con molte probabilità, l’educazione dei figli ma anche la gestione della stessa famiglia sarà, nel complesso, gravemente carente, deficitaria se non fallimentare?”

3.    La scarsità di cure reciproche.

“Perché sposarsi quando, lavorando entrambi, da parte della tua futura moglie la cura verso di te, la cura della casa e dei figli sarà affidata a qualche servizio privato, statale o a qualche extracomunitario e tu, nei confronti dei tuoi figli, avrai solo il compito di fare il tassista, mentre loro, quando sarai vecchio o con gravi problemi, si prenderanno solo la briga di telefonare al gerontocomio o alla clinica più a buon mercato?”

4.    La notevole frequenza dei tradimenti.

“Perché sposarsi quando le probabilità d’uno o più tradimenti da parte di tua moglie che frequenterà, giorno dopo giorno, nel mondo di lavoro altri uomini che sicuramente le faranno la corte, sono così alte?”

“Perché sposarsi quando i figli che dovrai mantenere per decenni, con molte probabilità saranno figli di altri uomini, con i quali tua moglie ha avuto fugaci o stabili rapporti?”

 LE PAURE FEMMINILI

1.    Gli impegni eccessivi.

“Sei sicura che sposarsi sia una buona scelta quando è noto che dovrai accollarti il triplice ruolo di donna moglie, donna casalinga e donna operaia o impiegata, con conseguenti stress, conflittualità, sensi di colpa e depressioni?”

2.    La paura dell’infedeltà.

“Sei sicura di fare la cosa giusta sposandoti quando l’amore e l’interesse del tuo uomo potrà finire entro breve tempo a causa delle tante giovani e belle fanciulle che lo circonderanno di affettuose disponibilità, per cui vi sarà il rischio che tu resti con due o più figli da seguire per molti anni da sola, mentre il tuo “ex” avrà la possibilità di frequentare liberamente, così come meglio gli aggrada, le sue giovani e intraprendenti colleghe?”

3.    Le difficoltà nel mondo del lavoro.

“Sei certa che valga la pena sposarsi se, dopo aver studiato per tanti anni e aver conseguito una laurea e una specializzazione, avrai notevoli difficoltà a fare carriera in un mondo, quello economico o politico, nel quale è più facile raggiungere le vette più alte se si è liberi?”

“Perché sposarsi se questa condizione ti costringerà a fare i salti mortali per contemperare le mille esigenze familiari con quelle dell’azienda o dell’ufficio dove lavori?”

4.    La scarsa idoneità al ruolo materno.

“Perché sposarsi se, complici i tanti, troppi impegni e la mancanza di formazione idonea al ruolo materno, non potrai dare ai tuoi figli quella madre dolce, affettuosa, presente, dialogante, vicina, che loro richiederebbero?”

“Perché sposarsi quando, dopo qualche anno, ti ritroverai con il rimorso ed i sensi di colpa per aver cresciuto dei figli disturbati, aggressivi, instabili, maleducati, arroganti, che odiano e disprezzano il mondo ma soprattutto odiano e disprezzano chi li ha messi al mondo?”

Il silenzio femminile nella pausa caffè, più d’ogni parola comunicava che anche per le donne il matrimonio non è più quel meraviglioso, roseo sogno di qualche decennio fa.

I single per problemi economici.

Vi è poi l’impatto economico sulla formazione e conduzione della famiglia. La società dei consumi, favorita anche dall’apparato statale, blandisce il povero portafoglio, inviando continuamente messaggi che invogliano a spendere per comprare o usufruire sia del necessario che del superfluo. Pertanto la netta sensazione che i giovani hanno è che, per mantenere una famiglia e dei figli, sia necessaria un’enorme quantità di denaro.

Non solo non bastano i proventi del lavoro d’uno solo dei due coniugi ma al lavoro di entrambi, con molte probabilità, bisognerà aggiungere anche molte ore di straordinario e di occupazioni in nero. Si presenta allora agli occhi dei giovani una vita fatta d’un massiccio impegno lavorativo e di spese ingenti, senza la possibilità di godersi il rapporto di coppia, i figli, la casa, la famiglia, gli amici.

A queste condizioni gli inviti ad affrontare la vita a due con coraggio, fiducia, determinazione e generosità, non possono che cadere nel vuoto.

Confrontando le due condizioni: sposati o single, i giovani avvertono che, anche quando non vi fosse una famiglia dietro le spalle che curi, protegga, e soprattutto rifornisca di viveri e denaro, e anche quando si fosse costretti a vivere in un monolocale o in una casa condivisa con altri, la condizione di single è forse più conveniente di quella di sposati in quanto, non dovendo pensare ad altri, se non a sé stessi, badando a non esagerare troppo con le spese, si può vivere liberi da impegni familiari e di coppia.

I Single di ritorno.

Un’altra consistente porzione di single, chiamati “di ritorno” è costituita da tutti quegli uomini e donne che avevano contratto un matrimonio o una stabile convivenza ma che, per motivi vari, si sono separati e, quindi, sono andati ad ingrossare il numero delle persone sole.

Una parte di loro, soprattutto donne, spesso preferisce continuare a vivere nella casa familiare; altri, soprattutto gli uomini, frequentano monolocali o residence vicino al posto di lavoro; mentre solo alcuni preferiscono rientrare nella famiglia d’origine.

Essendo la condizione economica dei single di ritorno nettamente peggiorata dopo il divorzio, essi controllano continuamente il borsellino della spesa. Molti di questi, soprattutto donne, dopo una prima bruciante esperienza, non sono disponibili ad unioni stabili di tipo matrimoniale; altri, soprattutto uomini, cercano d’instaurare con altre donne molto più giovani di loro un rapporto stabile, facendo tesoro delle esperienze del passato.

Tutti questi single, ironicamente chiamati “i riciclati dell’amore”, cercano una nuova compagna sfruttando le amicizie, le discoteche, ma anche gli annunci matrimoniali effettuati da giovani e belle straniere desiderose di poter vivere in Italia e di ottenere, con il matrimonio, una buona sistemazione economica oltre che la cittadinanza italiana.

 I single traumatizzati.

Per ultimo, non possiamo non accennare ai single traumatizzati. Questo gruppo è composto da soggetti che hanno avuto una vita affettivo – relazionale spesso molto coinvolgente, che li ha portati a rapporti amorosi ricchi d’intimità, sessualità e disponibilità all’altro ma che, per vari eventi come l’infedeltà, il progressivo estraniamento dell’altro, un’accesa conflittualità, sono stati costretti a rompere un legame importante. Poiché una relazione insoddisfacente toglie la possibilità di fare programmi per il futuro, ma anche la voglia di vivere,  il dolore ed il trauma subìto rendono queste persone affettivamente frigide  e, quindi, momentaneamente incapaci di qualunque ulteriore coinvolgimento emotivo. Per questi uomini e donne amare qualcuno equivale ad esporsi, rischiare, magari venire ancora di più traumatizzati o psicologicamente messi in crisi. La paura del dolore fa loro cercare delle difese di vario tipo per evitare d’essere colpiti dalle frecce di Cupido.

Cosa comporta la condizione di single?

La condizione di single non è, come spesso oggi viene descritta, una condizione invidiabile e felice di giovani liberi, dediti ad un lavoro piacevole, alle conquiste, alle avventure e ai viaggi, sempre aperti a nuove conoscenze, mentre si vivono delle esperienze sessuali sconvolgenti.

Le statistiche, infatti ci confermano che il rapporto di coppia è l’optimum psicofisico per l’essere umano e che una buona e sana famiglia, con legami interpersonali stabili e gratificanti, migliora notevolmente il benessere individuale.

Al contrario, i legami saltuari e precari, inseriti in un contesto povero di progettualità, apportano spesso tristezza, insicurezza, amarezza, delusione, ansia, in quanto sia le donne sia gli uomini vivono queste condizioni con una sensazione sgradevole d’incapacità, provvisorietà, incompletezza in quanto avvertono di non costruire nulla, di non avere stabili punti di riferimento, di essere spaesati e fuori posto nella società.

Chi si sposa gode, infatti, d’una vita più longeva e vive con una migliore salute di chi non si sposa. Chi è solo raddoppia o addirittura triplica le probabilità d’una morte precoce. Sono soprattutto i maschi non sposati che hanno più rischi: vivono in media dieci anni di meno, conducono una vita più disordinata, fumano e bevono di più, vanno a dormire tardi, hanno più incidenti automobilistici. 

Le donne single, giacché soprattutto per loro, la dimensione di coppia è sempre un traguardo da raggiungere, a volte provano in tutti i modi a stabilire dei legami stabili, almeno dal punto affettivo, ma si accorgono che da parte degli uomini, ben presto,  il corteggiamento serrato, le mille attenzioni loro prestate da questi ultimi, insomma la loro passione iniziale, scema a volte gradualmente, altre volte precipitosamente, lasciando il vuoto nell’anima e l’amarezza in bocca.

Si accorgono che per molti uomini è normale passare da una fase di corteggiamento ad una di seduzione con annesse infocate dichiarazioni d’amore, ma il tutto si esaurisce di solito dopo aver conquistato l’oggetto del loro interesse, cioè il loro corpo.

Raggiunto l’obiettivo agognato, eccoli diventare indifferenti: non si preoccupano di chiamare, si fanno vivi in modo irregolare, pretendono quantità irragionevoli di attenzioni. 

Molte di queste donne preferiscono allora cercare, nelle amicizie con lo stesso sesso, confronto, conforto e sostegno. Con l’aiuto delle palestre, delle gite organizzate, dei centri benessere ed estetici, tentano di curare il corpo e lo spirito. Con questi accorgimenti, come spesso consigliato dagli psicologici delle riviste femminili, cercano di “volersi bene”. Ma, mentre l’orologio biologico inesorabilmente scandisce la fine del periodo fertile, le stesse donne, anche se al vertice di posizioni economiche e lavorative, avvertono con sempre più angoscia e amarezza la perdita dell’esperienza materna e d’una propria famiglia.

Il senso d’incompletezza fa giudicare il lavoro, inizialmente così bramato, come qualcosa di odioso che ha loro impedito la realizzazione più profonda della loro anima.

Per gli uomini è ancora peggio. Essi cercano di alleviare la solitudine e la mancanza d’una vita sessuale costante, impegnandosi in attività sportive, oppure frequentano palestre e cinema ma la vita da single li rende più depressi e aggressivi; li fa vivere ancora meno delle donne, sia per la penosa condizione di solitudine, sia per gli stravizi ai quali spesso si abbandonano per cercare di compensare la malinconia e la tristezza che li opprime. Pertanto, se prevalgono lo scoraggiamento e la depressione, tendono a bere e a fumare, trascurando le più elementari attenzioni nei confronti del proprio benessere fisico e psichico.

In sintesi la solitudine può essere gratificante quando è temporanea, se dura nel tempo può portare alla disperazione.

Ma anche per la società non sono tutte rose e fiori. Infatti, se dal punto di vista economico, apparentemente e momentaneamente, sono più produttive le persone che possono liberamente dedicarsi agli impegni lavorativi senza preoccupazioni ed impegni familiari, successivamente, mancando una stabilizzazione, una gratificazione affettiva e una motivazione familiare, entrambi i sessi, ma soprattutto le donne, sono più facilmente preda dell’ansia, della depressione, nonché di molte malattie sia reali che immaginarie. Pertanto, la condizione di single alla lunga riduce notevolmente il loro rendimento sia nel lavoro sia negli affari.

 

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"

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Le strategie per una stabile e serena vita di coppia

 

Poiché noi non pretendiamo di avere più elementi di verità rispetto a chi ci ha preceduto in questo affascinante ma ingrato compito, alla luce degli insegnamenti della storia e della psicologia umana cercheremo soltanto di indicare solo alcune strategie fondamentali utilizzate dai nostri progenitori, in molte parti del mondo e in diverse epoche, per raggiungere, se non tutti, almeno i più importanti obiettivi per raggiungere e mantenere una stabile  unione di coppia..

A ben veder gli elementi che allontanano o che rendono difficile e conflittuale il rapporto uomo-donna sono più numerosi di quelli che, invece, tendono ad armonizzare i due sessi. Per tale motivo l’armonia di genere non è, come si pensa di solito, un fatto scontato se alla base vi è un sentimento amoroso, ma può e deve essere costruita mediante una serie di accorgimenti, senza i quali è pura illusione pensare che tra i due sessi vi possano essere rapporti sereni e di collaborazione, solo perché si è vissuto un sentimento d’amore o peggio si è stati innamorati.

Le strategie che le varie istituzioni sociali: sia laiche che religiose, nei millenni hanno trovato per favorire l’integrazione ed evitare la dissoluzione dei legami di tipo matrimoniale ed i conflitti più gravi tra i due sessi, sono complesse e numerose.

Sono strategie che, a volte, partono da molto lontano, muovendo addirittura dalla prima infanzia, altre si sviluppano nell’adolescenza, altre ancora nell’età adulta. Sono strategie messe in atto dai singoli componenti la coppia, dalle loro famiglie d’origine, dagli usi e costumi locali, dalle leggi civili e dagli insegnamenti morali e religiosi. Quando queste strategie sono presenti e sono attuate in modo corretto, la funzionalità della coppia e della famiglia è nettamente migliore di quando non sono presenti o sono attuate e realizzate solo in parte. Ancor peggio quando sono messi in atto leggi e comportamenti con caratteristiche opposte a quelle ritenute, in millenni di sperimentazione, più affidabili.

1.    Norme e regole chiare.

La prima fondamentale strategia che le comunità, ma anche le società e gli Stati, hanno nei millenni utilizzato per favorire ed aiutare un cammino così arduo, difficile e delicato, ma anche così essenziale al futuro della società e alla sopravvivenza della specie, è stato quello di inserire nel legame di coppia tutta una serie di norme e regole per quanto possibile nette, chiare e lineari. Lo scopo è evidente. Se le persone interessate hanno chiarezza e certezza di quello che li aspetta, potranno meglio scegliere, potranno meglio organizzarsi, potranno meglio prepararsi, per poi meglio operare. Se, invece, le norme e le clausole che regolano i rapporti tra i coniugi sono eccessivamente generiche, poco chiare e precise, non può essere realmente compreso quali sono le caratteristiche specifiche del patto e del contratto che si sta firmando e quindi anche la disponibilità a questo patto sarà modesta e confusa.

2.    Regole stabili nel tempo.

Si è cercato inoltre di fare in modo che questi obblighi reciproci fossero stabili nel tempo. E’ poco praticabile un percorso, così lungo ed impegnativo, come un legame matrimoniale, quando le regole del contratto possono cambiare da un momento all’altro o quando altri e non i contraenti possono interpretarle o modificarle. Come fidarsi dell’istituto matrimoniale se lo Stato, da una parte ti invita a firmare un contratto che ti lega per la vita, mentre dall’altra si riserva il diritto di cambiare o interpretare in ogni momento e a suo piacimento le clausole di quel contratto?.

Al fine della stabilità della coppia, non è di fatto funzionale,  ad esempio la modalità con la quale è stato legiferato in Italia sui diritti e doveri dei coniugi, inserendo con il nuovo diritto di famiglia, con la legge sul divorzio o sull’aborto, delle nuove norme diametralmente opposte a quelle sottoscritte all’atto del matrimonio. Né ci sembra corretto che le coppie e le famiglie debbano sottostare alle decisioni dell’alta corte di cassazione, che hanno valore di legge, quando queste sconvolgono le clausole accettate e firmate dai due coniugi.

Questa modalità di legiferare o di interpretare le leggi, non può che comportare delle gravi conseguenze sui rapporti intrafamiliari e di coppia, mentre nel contempo scoraggia e impaurisce i giovani ad intraprendere un cammino e una strada avvertita come confusa, instabile, insicura e ad alto rischio.

3.    Evitare le eccessive idealizzazioni come anche le idee pessimistiche.

Le società e le comunità hanno poi cercato di fare in modo che la conoscenza degli obblighi reciproci non fosse offuscata da eccessive idealizzazioni presenti nelle fasi dell’innamoramento o al contrario, da idee pessimistiche e distruttive sulle capacità e sulle possibilità offerte dall’altro sesso o dall’istituto matrimoniale.

4.    Inserimento di norme e regole di valore equivalente.

Si è poi nei millenni tentato, con ogni mezzo, di fare in modo che gli obblighi reciproci avessero un valore equivalente. Abbiamo detto “equivalente”, in quanto il valore degli obblighi non può essere misurato in astratto ma è indispensabile tener conto delle caratteristiche, capacità e qualità specifiche dei due generi sessuali.

Ad esempio, se per i maschi è molto più difficile tener fede alla fedeltà sessuale, per le femmine è più difficile mantenere la fedeltà sentimentale. Se per i maschi è più arduo tenere a freno le mani (violenze fisiche), per le donne è più difficoltoso tenere a freno la lingua (violenze verbali). Se per i maschi è più faticoso non rispondere alle provocazioni sessuali, per la donna è più difficile evitare tali provocazioni. Se gli uomini possono esprimere meglio le loro capacità sul piano economico, le donne possono meglio esprimere le loro potenzialità sul piano affettivo-relazionale. Se per gli uomini è più difficile un’attività lavorativa continuativa, per le donne è più difficile concentrare in pochi minuti una grande quantità di energia fisica e psichica e così via.

In campo legale vige il principio che “non si possono giudicare in modo eguale situazioni o cose che uguali non sono”. E come corollario di ciò “non vi è maggiore ingiustizia di quando vengono trattate in modo uguale persone o situazioni che uguali non sono”. Trattando e giudicando in modo uguale due realtà sessuali disuguali, per caratteristiche genetiche, si creano di fatto delle eclatanti disparità ed ingiustizie.

5.    Protezione dei contratti.

Per evitare che gli accordi possano essere facilmente infranti, con grave danno per tutti, questo tipo di contratti è stato sempre protetto mediante severe sanzioni di carattere economico, morale, sociale e religioso da parte delle famiglie, da parte dell’ambiente sociale, da parte della religione e dalle leggi dello Stato. Per evitare inoltre possibili scappatoie, queste sanzioni, venivano già previste nel patto stesso.

Anche in questo caso lo scopo è facile da intuire. Se la rottura o l’infrazione a dei contratti non prevede alcuna sanzione o prevede delle sanzioni irrisorie o variabili a seconda del convincimento dei giudici e della bravura degli avvocati, l’attenzione e l’impegno nel salvaguardarli sarà notevolmente minore. Purtroppo anche in questo campo in molte nazioni del mondo occidentale, compresa la nostra Italia, non si nota alcun impegno legislativo coerente. In molte nazioni si può rompere il contratto matrimoniale quando e come si vuole, già dopo pochi mesi o qualche anno. Tra l’altro basta avere l’assistenza d’un buon avvocato per fare in modo che non solo il coniuge colpevole non abbia alcun addebito ma, se possibile, in sede di giudizio legale ottenga anche un premio!

6.    Coinvolgimento familiare, sociale e religioso.

Un’altra strategia utilizzata da moltissime civiltà ed in ogni epoca, riguarda il coinvolgimento nella costruzione e, successivamente, nella gestione dei rapporti amorosi e delle famiglie, d’una molteplicità di soggetti: genitori, testimoni, reti affettive ed amicali, comunità civili e religiose.

Se infatti nei rapporti affettivi, sentimentali, sessuali e familiari sono coinvolti esclusivamente i due giovani, questi pur sazi di libertà ed autonomia saranno carenti d’una guida efficace e soprattutto saranno soli. Soli nelle scelte, soli nella conduzione dei rapporti, soli negli inevitabili momenti di crisi. I due giovani saranno sì privi del rischio di controlli oppressivi ma saranno anche carenti dell’indispensabile supporto, aiuto, protezione, sostegno e conforto dei genitori e dell’ambiente familiare, sociale e religioso vicino alle coppie.

In questa situazione di solitudine e privazione diventano molto più facili e frequenti le possibilità d’insorgenza di gravi o insanabili conflitti e quindi di rotture delle unioni, rispetto a quando, accanto alle coppie, si coinvolgono e si attivano con la necessaria capacità e saggezza, i soggetti sopra indicati.

La dimostrazione di ciò è facile. Basta osservare quanto è successo nella nostra società nel momento in cui, nel cammino della coppia, si sono ritirate o sono state quasi totalmente escluse le famiglie d’origine, le istituzioni statali e gli apporti della rete affettiva ed ambientale, mentre nel contempo, anche l’influenza dei dettami religiosi diventava minima. Presso i popoli nei quali si è scelta questa strada le crisi nelle coppie e nelle famiglie sono notevolmente aumentate di numero e gravità.

Inutile negare quanto questo rapporto con le famiglie d’origine sia difficile, anche perché molti gravi conflitti all’interno della coppia, sembrano scaturire dalle infinite discussioni riguardanti i comportamenti da avere ed i confini da stabilire con i propri familiari o con i familiari dell’altro. “Lui vuole andare a trovare suo padre tutti i giorni, Come volesse la sua benedizione per tutte le decisioni che, invece, dovremmo prendere noi due insieme”. “Sua madre si è stabilita da noi e, con la scusa di aiutare la figlia, non solo non vuole più ritornare nella sua casa, ma si intromette in ogni momento nella nostra vita privata”. “Questo andare tutte le domeniche a pranzo dai suoi mi stressa: non ne posso più!”

Queste sono le frasi più frequenti ascoltate in ambito consultoriale, in riferimento ai rapporti con le famiglie d’origine.

Vi è chi vede in questo persistente legame una dipendenza assolutamente negativa, un cordone ombelicale mai reciso a causa dell’immaturità dei coniugi, un comodo appoggio per ogni difficoltà, un mammismo esagerato e così via. Altri, al contrario, notano nella presenza e nel legame con le famiglie d’origine un fisiologico bisogno, sia psicologico che pratico e un aiuto e sostegno, se non un’ancora di salvezza nelle situazioni più difficili della vita di coppia e familiare. “Se non ci fossero loro come farei”? “Se mia madre e mio padre non mi aiutassero non riuscirei a fare fronte a tutte le necessità della famiglia”. “I consigli di mio padre e la sua esperienza mi sono indispensabili per capire meglio mia moglie ma anche i bisogni dei miei figli”.

Questo diverso modo di considerare i rapporti con le famiglie d’origine comporta atteggiamenti diversi e contrastanti. Non v’è dubbio che il problema sia complesso in quanto le esigenze, che in qualche modo è necessario soddisfare, sono numerose.

•    Da parte dei giovani vi è il desiderio di mantenere con i propri genitori il legame affettivo e il dialogo profondo ed intimo che si è instaurato fin dai primi giorni dalla nascita, se non prima. E poiché sappiamo che i legami della prima infanzia sono quelli più solidi e importanti per gli esseri umani, questi legami sono i più difficili da recidere. Quando si propone di dare un taglio netto a queste relazioni, si chiede in realtà di effettuare qualcosa di estremamente doloroso, se non impossibile.

•    Vi è la necessità d’un aiuto e un supporto di tipo affettivo, materiale, morale e spirituale, da parte di qualcuno che ci può offrire le sue braccia, il suo tempo, i suoi consigli, il suo cuore, utilizzando strumenti preziosi come l’amore, l’esperienza, la saggezza e la maturità.

•    D’altra parte è innegabile che la costruzione d’una nuova realtà come quella familiare e di coppia richieda un parziale anche se sostanziale distacco. “I due lasceranno il padre e la madre e saranno una cosa sola”.

•    A queste considerazioni bisogna aggiungere le necessità ed i bisogni di quei coniugi che, per motivi vari, non hanno stabilito alcun profondo legame con la famiglia acquisita. Queste persone, desiderando un rapporto più completo e totale con il coniuge, spesso sono gelosi dei legami precedenti e avvertono la presenza dei genitori dell’altro, come un’invasione ed un’intromissione nella loro privacy.

•    Bisogna considerare, inoltre, le inderogabili necessità dei figli della giovane coppia. Questi hanno la necessità di arricchirsi dell’affetto, della presenza, della saggezza e maturità presenti nelle persone che compongono le due reti familiari.

•    Vi sono infine, le esigenze dei genitori d’origine. Questi hanno tutto il diritto di continuare la relazione con il figlio o la figlia e con gli eventuali nipotini ma anche con il genero e la nuora che stanno accanto al figlio o alla figlia.

Dall’esame di tutte queste istanze, apparentemente contrastanti, la soluzione più drastica, con la netta esclusione delle famiglie d’origine, non è né praticabile, né tanto meno consigliabile o augurabile. Anche in questo caso le statistiche ci dicono che le coppie e le famiglie vivono meglio se hanno a disposizione un buon rapporto con le reti familiari di provenienza. Ma questo “buon rapporto” si può costruire solo se si accettano a priori, e si fanno proprie, tutte le esigenze sopra esposte, dando ad ognuna il giusto peso e la corretta considerazione.

Se, infatti, nelle famiglie estremamente allargate vi è il problema di perdersi come coppia all’interno d’un nucleo preesistente molto ampio, forte e stabile, nelle famiglie nucleari vi è il rischio opposto di non utilizzare, per un’eccessiva difesa dell’esclusivo rapporto di coppia, tutti gli aiuti ed i preziosi apporti che possono provenire da parte delle famiglie d’origine.

E’ necessario, quindi, un attento e saggio impegno di tipo relazionale al fine di armonizzare le varie esigenze ed i vari bisogni. Quest’impegno dovrà necessariamente essere a carico dei genitori d’origine ma, contemporaneamente, dovrà essere assunto anche dalla giovane coppia.

Affinché quest’impegno arrivi a buon fine:

•    è necessario che tutti gli interessati possiedano e mettano in atto molto buon senso, tatto, maturità, disponibilità e apertura ma anche sufficiente capacità affettivo-relazionale;

•    è importante che questo impegno finalizzato ad una felice integrazione ed intesa, diventi un obiettivo prioritario sia della coppia sia delle famiglie interessate;

•    è presupposto per una buona integrazione la necessità che già durante la fase di fidanzamento sia intrapreso un corretto, sano ed equilibrato rapporto con la famiglia del partner. Così come è indispensabile che anche tra le famiglie dei giovani interessati siano intrapresi un dialogo ed un’intesa. Se invece, come spesso oggi accade, il rapporto con le famiglie d’origine sia nel momento della scelta, sia durante tutta la fase del fidanzamento è scarso o non esistente, sarà poi molto difficile che il dialogo e l’intesa siano in seguito creati e ben gestiti;

•    ulteriore presupposto per una relazione serena e produttiva nei confronti delle famiglie d’origine è una sana ed equilibrata vita interiore in tutte le persone interessate. Se persistono invece delle situazioni psicologiche di immaturità o dei legami nevrotici con uno o con entrambi i genitori, è facile che questi legami patologici influenzino negativamente i rapporti all’interno della coppia e tra questa e le rispettive famiglie;

•    l’ultima condizione riguarda l’apporto delle istituzioni statali. Queste hanno il compito di evitare, mediante opportune leggi, lo smembramento delle reti familiari. In caso contrario il numero dei coniugi e delle famiglie deprivate del rapporto con i genitori d’origine tenderà ad aumentare sempre di più.

 

Non diverse, anche se di più modeste dimensioni, sono le problematiche riguardanti  il rapporto con gli altri familiari: fratelli, sorelle, zii, nonni ecc.. Anche loro hanno bisogno di partecipare e vivere pienamente il dialogo e la comunione con i giovani coniugi. Anche loro possono dare preziosi apporti alla famiglia che si sta formando. E’, quindi, necessario un attento impegno d’ogni componente la rete familiare, finalizzato ad ottenere le migliori relazioni possibili in modo tale da soddisfare questi fondamentali bisogni reciproci.

7.    Responsabilità di settore divise.

     Altra strategia utilizzata da molti popoli sia del passato che dell’attuale periodo storico è stata ed è quella di separare le competenze, dando ad ogni settore un unico responsabile. Affidando la competenza e la prevalente responsabilità del mondo affettivo-relazionale alla donna e quella del mondo economico e dei servizi all’uomo, si ottiene il risultato d’impegnare le famiglie nella preparazione dei bambini e poi dei giovani in modo tale che possano affrontare, nel miglior modo possibile, il proprio ruolo specifico, facendo tesoro e valorizzando le particolari caratteristiche e qualità genetiche presenti nei due sessi.

    Con tale modalità di gestione si ottiene, inoltre, lo scopo di impedire o diminuire di molto la conflittualità in quanto, ogni componente della coppia, lascia con piacere all’altro, più preparato e competente le scelte specifiche.

    Quando invece si persegue il criterio dell’uguaglianza dei ruoli, l’esperienza di questi ultimi decenni ci dice che la preparazione si concentra soprattutto sul mondo economico e dei servizi, mentre è trascurato, quasi completamente, il mondo affettivo-relazionale che rimane, pertanto, deprivato. Nello stesso tempo, utilizzando questa irrazionale metodica, si alimenta il conflitto tra i coniugi e poi tra i due generi, in quanto ognuno dei due, al fine d’imporre il proprio giudizio e i propri valori, si ritrova a lottare contro l’altro su ogni decisione anche se non attinente o scarsamente legata al proprio ruolo.

8.    Responsabile familiare unico.

Inserendo poi un unico responsabile della gestione della famiglia, anche quelle poche decisioni che rimangono fuori dalle competenze individuali e che riguardano gli indirizzi più generali, sono con più facilità e serenità discusse e accettate. In tal modo si riducono notevolmente i motivi di scontro e di conflittualità.

9.    Un’età adeguata.

Importante per la riuscita del matrimonio è il momento dell’incontro. L’inizio di questo camminare insieme mano nella mano può avvenire ad un’età fisiologicamente adeguata in quanto, sia dal punto di vista psicologico che fisico vi sono le condizioni migliori per vivere con gioia, entusiasmo, capacità e dedizione un rapporto coniugale, oppure questo cammino comune può iniziare ad un’età eccessivamente precoce o tardiva.

Se la maturità è troppo scarsa è difficile vivere bene il rapporto, il dialogo, la maternità e la paternità; al contrario, se vi è una maturità eccessiva, diminuisce l’entusiasmo, il piacere legato all’intimità, alla sessualità e alla conquista d’un nuovo ruolo e status sociale, mentre nel contempo diventa più difficile la procreazione, così com’è difficile abbandonare stili di comportamento e abitudini personali per consolidare abitudini e comportamenti comuni.

Fino a qualche decennio fa i problemi maggiori erano sul versante dell’età immatura dei giovani. Ci si sposava o si fuggiva assieme ad un’età molto precoce. Si bruciavano le tappe per allontanarsi da una famiglia troppo rigida o per cercare, al più presto, un’autonomia ed un ruolo più maturo e impegnativo. La giovane età, se per alcune coppie non era un grave limite, per altre costituiva una difficoltà sia per la scelta del partner, che poteva essere a volte troppo affrettata, sia per l’assunzione di responsabilità in un’età nella quale la maturità e le capacità potevano essere ancora poco idonee ad accogliere il peso d’una famiglia, d’una casa e d’un rapporto coniugale. Insomma, vi era il rischio di avventurarsi nelle strade dell’amore con molto entusiasmo ma con scarsa esperienza, con gambe troppo deboli e fragili e con compagni poco adatti.

Attualmente, in tutte le società occidentali, il problema è opposto. Da una parte si vivono ad un’età molto precoce amori, legami sentimentali e sessuali per lo più inconcludenti e vuoti che spesso, dopo qualche giorno o qualche mese, finiscono nel nulla, oppure si portano avanti per molti anni rapporti sentimentali o soltanto sessuali che, frequentemente, finiscono per esaurimento del desiderio e della spinta passionale e sentimentale verso i trent’anni, quando vi dovrebbero essere tutte o quasi tutte le condizioni economiche e professionali per arrivare al matrimonio. Scottati dalla fine di questo lungo, estenuante fidanzamento, molti giovani, soprattutto i maschi, tirano i remi in barca, rinunciano ad intraprendere altri rapporti seri che possono coinvolgerli e portarli al matrimonio e cercano solo delle relazioni superficiali e poco impegnative. Altri, soprattutto le donne, spinte dal desiderio di maternità e di famiglia tentano d’instaurare, spesso inutilmente, un rapporto duraturo e stabile. Purtroppo però, quando la maturità è eccessiva e vi è già il balenio del tramonto, l’aria diventa più fredda, la luce meno viva, l’entusiasmo si affievolisce, i sogni svaniscono, mentre le ombre della sera avanzano.

La formazione d’una coppia stabile è rimandata non solo a causa dei maschi “mammoni” che non vogliono allontanarsi dalla comoda sistemazione familiare ma anche per la ricerca, da parte delle donne, d’una sistemazione lavorativa stabile che tende sempre di più ad allontanarsi nel tempo. 

Per quanto riguarda poi il divario d’età tra i coniugi, il buon senso e l’esperienza vorrebbero che quest’età non fossero eccessivamente diverse. Oggi, invece, a causa dei tanti amori nati dalle ceneri di altri rapporti precedenti finiti miseramente, si intraprendono rapporti amorosi nei quali le differenze d’età sono notevoli. Spesso sono gli uomini maturi a cercare una donna molto più giovane per dare slancio all’entusiasmo sentimentale e sessuale, ma per “par condicio”, anche le donne, soprattutto se ricche e famose, non disdegnano la corte di giovani rampolli, alla ricerca di benessere e notorietà, per gli stessi motivi. 

I rischi sono notevoli. Dopo l’entusiasmo iniziale spesso queste coppie si sfaldano sia per la mancanza di vero amore che per esigenze e bisogni notevolmente diversi e contrastanti.

 

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"

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Gli apporti alla vita di coppia da parte della religione

 

Non meno importanti sono gli apporti che la religione può e dovrebbe dare.

Poiché questa, a differenza della politica, ha la caratteristica di dare delle risposte universali e valide in ogni tempo, i principi ed i valori che essa propone sono preziosi sia per le coppie che si stanno formando sia per le famiglie.

Numerose ricerche hanno evidenziato che le coppie che vivono quotidianamente e con intensità il rapporto spirituale con la religione e con Dio, sono notevolmente più stabili e affiatate. In queste coppie che vivono pienamente la loro religiosità, le capacità di donazione e cura sono notevolmente maggiori e più attente rispetto a quelle coppie che non condividono il loro amore con la spiritualità divina. Inoltre è stato osservato che queste coppie sono notevolmente facilitate nella loro azione educativa e formativa.

I motivi sono essenzialmente tre:

1.    il primo attiene alla conoscenza, al dialogo e alla comunione con l’amore divino il quale, proprio perché amore immenso, perfetto e infinito, è sicuramente la migliore luce, guida e faro per la progettazione, la realizzazione e la conduzione del fragile, difficile e limitato amore umano.

2.    Il secondo motivo riguarda proprio la relazione con l’Essere supremo. Il dialogo e confronto giornaliero con Dio, mediante la preghiera e la meditazione, aiuta a riconoscere e a meglio utilizzare ogni elemento della relazione umana dando a questa significati e scopi notevolmente più solidi, stabili e significativi.

3.    Il terzo motivo riguarda il riconoscimento e la coerenza con i principi etici e morali. Sia l’uno che l’altro sono molto più facilmente appresi, fatti propri e attuati per il credente che non per il miscredente.

Abbiamo descritto quello che ogni componente della società dovrebbe dare o comunque dovrebbe impegnarsi a dare alla coppia che si sta formando.

Quando uno o più di questi apporti mancano o sono carenti, le probabilità che l’unione matrimoniale sia manchevole in qualche sua espressione o vada in crisi, non possono che aumentare.

 

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"

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Comunità civile e vita di coppia

 

Responsabili della riuscita d’un matrimonio sono anche la comunità sociale e le istituzioni religiose e politiche che possono giudicare il patto matrimoniale come un gesto di coraggio, abnegazione, disponibilità ed apertura alla vita oppure un ostacolo agli impegni e agli interessi del lavoro, della produzione e del commercio. “Era un buon lavoratore: il matrimonio, la famiglia e i figli lo hanno rovinato. Non rende più come prima”.

Le istituzioni e i servizi statali, provinciali e comunali avrebbero, inoltre, il compito di provvedere a:

•    favorire la formazione di coppie e di famiglie stabili e funzionali e non la loro dissoluzione;

•    aiutare le famiglie nei loro compiti educativi, di cura e assistenza, senza sovrapporsi ad esse, senza sostituirsi ad esse;

•    sostenere e proteggere l’istituto del matrimonio, le promesse matrimoniali e i bisogni economici delle coppie e delle famiglie;

•    proteggere sia i minori sia gli adulti dall’inquinamento psichico e morale dovuto all’invasione dei mass media. Questi strumenti, infatti, quando diffondono capillarmente in ogni casa contenuti, immagini, idee e situazioni altamente diseducativi, volgari e violenti, riescono a minare il normale sviluppo della personalità umana, così come ottengono di impedire, limitare o rendere vano l’impegno educativo e formativo dei genitori e delle altre agenzie educative.

 

 

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Uomini e donne al bivio- Quali strade per l'amore?"

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Coppia e rete familiare e sociale

 

Numerosi e non meno importanti sono gli apporti che la rete familiare, affettiva ed amicale può dare per una buona intesa della coppia.

 Gli apporti di natura economica.

Mentre i genitori dovrebbero provvedere alla dote per i figli, i parenti e gli amici della coppia dovrebbero contribuire con i loro doni alla costruzione della nuova realtà familiare. L’apporto di queste figure, piccolo o grande che sia, è importante, in quanto permette agli sposi di poter affrontare, dal punto di vista economico, con più serenità il futuro.

Era molto bello quello che avveniva, e forse ancora avviene, nelle piccole comunità rurali e montane dove, quando una nuova coppia si formava, nell’attesa del matrimonio, tutta la comunità partecipava alla costruzione materiale della casa dove avrebbero abitato i futuri sposi. Molti componenti la piccola società urbana, mettevano a disposizione quello che avevano e che potevano. Vi era allora chi offriva gratuitamente il suo tempo e le sue capacità di muratore, di pittore, di falegname o di elettricista. Come vi era chi offriva la calce ed i mattoni. La comunità, nel suo insieme, collaborava unita al fine di consegnare il giorno delle nozze ai nuovi sposi il dono più prezioso e indispensabile: una casa; simbolo di impegno, aiuto e accoglienza nei confronti della famiglia che stava per nascere.

 Apporti di natura affettiva.

Il dialogo, il sostegno, il conforto, la possibilità di sfogo, le attenzioni particolari che genitori, parenti ed amici offrono agli sposi, dovrebbero essere finalizzati ad un miglior controllo dell’ansia, al sostegno e all’incoraggiamento indispensabili nei momenti di crisi.

Gli apporti di natura educativa.

Fondamentale è il modo con il quale le due famiglie hanno educato i figli.

Le due famiglie hanno preparato i figli ad assumere i nuovi importanti ruoli di marito e moglie, di padre o di madre oppure hanno pensato bene di occuparsi solo del loro futuro professionale? I genitori degli sposi hanno valorizzato questo passo importante oppure lo hanno sminuito ai loro occhi, pensando egoisticamente di perdere qualcosa o una parte della figlia o del figlio nel momento in cui questi sarebbe andato all’altare? I familiari hanno facilitato, aiutato e sostenuto la coppia nelle sue difficoltà e nelle sue perplessità oppure l'hanno lasciata sola o peggio hanno lavorato per dividere e non per unire, con l’intento di riprendersi quel figlio o quella figlia che consideravano perduta?

Se la formazione alla vita di coppia e all’assunzione dei ruoli di marito e moglie, di padre e madre è attuata in modo precoce, attento, costante ed efficace sin dall’infanzia, per proseguire poi con gradualità, mediante opportuni aggiustamenti, durante il periodo dell’adolescenza e della giovinezza, i risultati saranno nettamente migliori e più validi di quando, invece, l’attività formativa non è attuata o è effettuata in modo sporadico e non coerente, in una fase tardiva della vita dell’individuo. Come afferma Albisetti: “Credere che un buon matrimonio non richieda fatica, che sia facile o che avvenga per miracolo, per fortuna, gratuitamente, è una grande illusione, non appartiene alla realtà”.[1]Come giudicare allora le società e gli Stati che non solo non si attivano nell’aiutare le coppie e le famiglie in questa fondamentale opera educativa ma permettono, mediante gli strumenti d’informazione di massa, sia pubblici sia privati, l’invio dentro ogni casa di immagini e contenuti che non solo non hanno alcun valore formativo ma trasmettono contenuti ed esempi altamente diseducativi proprio sugli aspetti più delicati riguardanti la vita sentimentale, sessuale e familiare?

Per portare un’auto o una moto, nel traffico cittadino o extraurbano, è necessaria una patente che si ottiene dopo lunghi e impegnativi studi, prove ed esami. Lo stesso avviene nei mestieri e soprattutto nelle professioni. Purtroppo per quanto riguarda il ruolo di uomo o di donna, di marito o di moglie, di padre o di madre, di nuora o genero;,di zia o zio, di nonno o nonna, non solo non vi è un corso specifico ma neppure vi sono degli insegnamenti e degli esempi validi e costanti.

Negli ultimi decenni anzi, sembra si faccia a gara per sminuire l’importanza di un’educazione specifica. Perché educare le donne a saper riordinare la casa, cucire, cucinare, curare i figli ed il coniuge, gestire la rete familiare? Si rischia, in tal modo, di trasformarle in cuoche, colf, baby-sitter, se non in schiave dedite ai bisogni e ai capricci dei pargoli e dei maschi. Perché educare gli uomini a responsabilizzarsi come capi famiglia, come principali responsabili del benessere economico e dell’indirizzo educativo e sociale? C’è il rischio di far perdurare nei maschi un antiquato atteggiamento autoritario incompatibile con i movimenti di liberazione della donna, con il nuovo diritto di famiglia e con i nuovi ruoli all’interno della coppia.

Eppure un’educazione specifica è essenziale. Ne va dell’armonia, dell’intesa e della gioia, se non della felicità di intere generazioni, in quanto il conflitto tra i coniugi non si ferma a loro ma si allarga ai figli, alle famiglie d’origine e all’ambiente sociale nel suo complesso.

Ogni disarmonia coniugale grava di notevoli conseguenze negative la società. Questa, come un lago chiuso, può avere degli apporti che provengono da sorgenti di pure acque cristalline capaci di rendere sano e pulito l’habitat a favore di tutti i suoi abitanti; può invece ricevere, come purtroppo spesso avviene oggi, l’apporto di acque putride e maleodoranti che inquinano e intorbidano le acque, rendendo l’ambiente del lago pericoloso e invivibile per tutti gli esseri viventi che contiene.

L’educazione ai ruoli sessuali, all’amore, alla vita di coppia e alla famiglia è, quindi, essenziale. Anche l’amore ha bisogno di bravi insegnanti, di ottimi programmi didattici, di validi tirocini come di molti esempi positivi.

Se, come per tutte le altre aree educative, i migliori insegnanti sono i genitori, questi devono necessariamente esserci entrambi; devono essere disponibili a questo difficile compito; devono essere capaci di effettuare questo tipo d’educazione e, infine, devono potersi e sapersi attivare nel miglior modo possibile.

Abbiamo detto che devono esserci entrambi in quanto, nell’età infantile, nell’adolescenza come nella giovinezza, il padre e la madre devono dare ai figli le conoscenze e gli apporti educativi specifici. Per Di Pietro “La presenza della doppia figura genitoriale è necessaria non solo nelle prime fasi della vita ma anche durante tutto il corso dell’età evolutiva…”[2]

Una figlia dovrebbe imparare dalla madre il mestiere di donna e di moglie. Una madre deve riuscire a far capire alla figlia che cos’è un uomo, quali sono i suoi bisogni, quali le sue possibilità e potenzialità ma anche quali sono i suoi limiti. Allo stesso modo un padre deve riuscire ad educare un figlio per prepararlo ai ruoli futuri, in modo tale che sappia ben rapportarsi con la moglie e con i nuovi nati.

Vi sono degli elementi educativi indispensabili alla vita di coppia e familiare. Quando questi elementi sono stati efficacemente sviluppati, le possibilità di vivere bene l’una e l’altra condizione aumentano notevolmente. Al contrario, quando l’educazione non è finalizzata ad un armonico ed equilibrato rapporto con il partner ma ha come obiettivi la conquista della propria individualità, libertà e autonomia, i sacrifici e le rinunce presenti nella vita di coppia e familiare appariranno insormontabili.

 

Purtroppo nel campo educativo non solo come dice Dacquino la generazione dei quarantenni non ha tempo o non è capace di educare i figli, in quanto troppo impegnata tra carriera, lavoro e attività ludiche[3] ma la sfiducia e la disistima tra i due sessi, che sono montate enormemente in questi ultimi decenni, inviano, sia con l’esempio sia con le parole, messaggi fuorvianti. Sono messaggi fatti di sospetto, acredine e aggressività nei confronti del sesso opposto e di conseguenza anche nei confronti della funzione materna, paterna e del ruolo genitoriale.

Spesso, inoltre, i genitori di oggi sempre più alle prese con vecchi e nuovi amori, fanno partecipi i figli dei loro travagli sentimentali e delle loro delusioni, instaurando con i minori dei rapporti d’amicizia e confidenza che nulla hanno a che fare con le funzioni di guida e sostegno che dovrebbero essere appannaggio della funzione genitoriale. Molto spesso si invertono i ruoli e pertanto, dovrebbero essere i figli a consigliare, guidare e sostenere i genitori e non viceversa. Cosa evidentemente impossibile e deprecabile, perchè deleteria.


[1]  ALBISETTI, V., (1994), Terapia dell’amore coniugale, Paoline, Milano,1994, p.44.

 

[2]  DI PIETRO, M. L., (1994), “Educare alla differenza sessuale in famiglia”, in La famiglia, 164, anno 28, marzo – aprile, p. 46.

 

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