Racconti di bambini autistici e psicotici
I racconto dei bambini autistici e psicotici sono spesso altamente drammatici. Spesso sono presenti elementi aggressivi e coprolalici che rispecchiano il loro mondo interiore nel quale le angosce, le insicurezze e le paure sono massicciamente presenti, insieme ad una visione della vita e della realtà particolarmente negativa. Tuttavia, quando mediante una efficace psicoterapia e un cambiamento nell'ambiente di vita, il loro animo si libera di ansie, paure e tensione, la maggiore serenità e fiducia acquisita compaiono immediatamente nei loro racconti.
I racconti di Antonio
Così Antonio descrive il papà e la mamma.
‹‹La mamma: da pianto, da nonna, un mostro, una bestia, un’agendina, un serpente che fa schifo››.
‹‹Papà: si fa tutta la cacca addosso, è brutto e piscione e nel culetto esce cacca e pipì››.
Il commento a un disegno da lui effettuato era di questo tipo:
‹‹Vi è l’orco delle sette leghe, l’orco sta volando, c’è la nuvola e la pioggia››.
Il commento a un disegno, cancellato quasi completamente, era di questo tenore:
‹‹Vi è una persona strana che è morta››.
In un altro disegno questo bambino ha raffigurato un burrone e così ha commentato:
‹‹Il mostro sta sopra il burrone, perde l’equilibrio e cade. Lui è cattivo e si aprono le montagne. Voleva prendere Antonio, che gli ha dato un calcio e lui è caduto. Ci sono i fulmini e tanta pioggia››.
I racconti di Giovanni
‹‹C’è un bambino che si è rotto il dente perché i bambini monelli gli hanno tirato una pietra››.
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‹‹È un bambino che è nato con il corpo così e si chiama Memme e tifa per la Juventus. Gli manca una gamba. La mamma gioca con lui. Ha due mamme: una si chiama Cacca e una si chiama Memme››.
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‹‹C’è un bambino che gli piacevano questi colori: rosso, blu, fucsia, arancione, verde, viola, marrone, nero, rosa. Una volta le città erano di tutti i colori: bianco, rosso, giallo, blu, fucsia. Il bambino era a Milano e fa la cacca addosso. Chiama a Martina e grida: Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Ha! Il bambino è contento perché ci sono tutti questi colori. Ha la spada perché vuole uccidere gli alberi. Con la legna degli alberi vuole fare la casa, così ci abita lui con la sua mamma. La mamma è contenta perché il bambino ha costruito la casa. Vissero felici e contenti››.
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‹‹C’era una volta il mare che si è rotto perché c’erano tanti pesci. C’era un bambino gigante che gli ha fatto male la medusa ed esce sangue. Il bambino piangeva, poi ha fatto la pipì addosso al mare. Poi andò sott’acqua arrivò la balena e se lo mangiò. Nella bocca della balena il bambino stava male perché la balena lo masticava. Poi l’ha sputato. Al bambino usciva sangue da tutto il corpo ed è morto››.
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‹‹C’è Giovanni scoiattolo che fa la puzza e poi fa profumo. Si fa la cacca addosso. Si mangia i cacciatori e tutta la casa. Gioca da solo con le macchinine. Rompe tutto il computer. Sua mamma Sacca dorme e lui fa la pipì in tutta la stanza. Lo scoiattolo va a ballare e fa puzza di cane. Mentre dorme la mucca lo sveglia, va dal maiale e gli fa il porcellino. Lo scoiattolo si fa la cacca addosso. Il cane mangia la mucca, non va a scuola e diventa un asino››.
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‹‹Un bambino si è rotto due braccia e i piedi che sono piccoli. È senza compagni. La casa si è rotta. L’ambulanza lo porta all’ospedale. Il bambino si chiama Luca e fa la cacca addosso. Luca morì, era pazzo, lo portano al cimitero. Arriva la mamma e fa Ha! Ha! Ha! Ha!. (ride), Arrivano i bambini piccoli per guardare Luca ed erano tristi perché avevano sangue che poteva uscire da lui››.
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‹‹C’è un bambino da cui esce sangue da tutto il corpo. E’ senza braccia perché è caduto nella strada. La casa è vecchia e cade. Il bambino viene portato in ospedale, nell’ambulanza si fa la cacca e la pipì addosso. La nuvola è vecchia e cade sull’ospedale e muore. Il dottore anche lui si fa la cacca e la pipì addosso, gli esce sangue e muore››.
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‹‹Ci sono degli amici che vanno a fare una gita. C’è il mare, la Madonnina, ci sono i fiori. Il pullman cade, viene l’ambulanza, tutti si sono fatti male e li portano in ospedale. Poi tutti muoiono. Li mettono al cimitero. Tutte le mamme piangono››.
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‹‹C’è un bambino senza corpo. Gli esce sangue e ride perché è contento perché ci sono tanti soli. Il bimbo ha un occhio. L’albero è vecchio. Ci sono tante nuvole perché c’è la neve. Il sole gli fa uno scherzetto al bambino e gli fa male agli occhi. Suo papà è morto. E’ in cielo e fa la cacca addosso. E’ morto perché la polizia gli ha sparato perché ha preso la pistola. Il bambino ride perché suo papà è morto››.
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‹‹C’è tanta pioggia. Il bambino è tutto coperto di sangue perché c’è la pioggia. C’è il sole e le nuvole. C’è il temporale. La polizia gli ha sparato al bambino››.
Quando mediante una psicoterapia il suo mondo interiore migliora raggiungendo una maggiore serenità ed equilibrio, anche i suoi racconti si modificano in modo sostanziale.
Il bambino disegna in modo molto schematico tre personaggi ai quali dà il nome di Matteo, Giovanni e Marco.
Alla domanda: ‹‹Cosa fanno queste persone?›› Così risponde:
‹‹Giocano, ridono, vanno a scuola dove studiano, poi vanno a casa e dormono. Fanno brutti sogni, sognano di mostri. Si spaventano. Chiamano la mamma e papà che riposano››.
Domanda: ‹‹Vanno nel letto di Papà e mamma?›› ‹‹No non ci vanno. Papà e mamma gli fanno una carezzina. Il bambino è contento. La mattina sono contenti di andare a scuola. Vanno da soli a scuola. Bisticciano con i compagni. Sono monelli loro (i compagni). Lo raccontano a mamma e papà. I loro genitori mettono in punizione i compagnetti. Loro (si riferisce ai compagni) piangono››.
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‹‹C’era una volta un bambino che si chiamava Pierino che era buono e intelligente. Giocava a palla con i suoi amici, poi giocavano a nascondino: Pierino e il lupo. Un giorno giocava e mentre giocava andava a scuola. Studiava e andava a casa. A casa c’era sua mamma, suo papà, i suoi fratelli e basta. Sua mamma era buona e papà era buono e pure i fratelli che gli davano i bacetti. Poi giocava a nascondino. A casa mangiava, dormiva e faceva bei sogni››.
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‹‹C’era una volta un bambino che si chiamava Luigi. Che aveva quattro anni e che giocava al pallone con gli altri compagni. Poi si è fatto male al ginocchio, si era graffiato, e poi gli è passato. Poi Luigi ha giocato con lo scivolo e con l’altalena con gli altri bambini che avevano uno cinque anni e si chiamava Marco e l’altro non lo so. Questi bambini erano buoni e giocavano tutti insieme, Un giorno hanno organizzato di giocare a nascondino e vinse Luigi che è buono, anche se gli altri si sono seccati. I genitori di Luigi erano buoni, bravi e gli volevano bene››.
I racconti di Antonio
La storia della Sirena
La storia della Sirena viene dal bambino mimata utilizzando giocattoli e oggetti vari che rappresentavano lei e i suoi assalitori.
‹‹Danno botte alla Sirena, anche pietrate e colpi di martello. Lei si risveglia. Una persona piccolina le dà un’altra botta e la colpisce ancora. Le fa uscire sangue. Le dà ancora botte e ancora le esce sangue. Le lancia un cavallo contro che fa male alla Sirena in quanto la schiaccia; anche la macchina l’ha schiacciata››.
Domanda del terapeuta: ‹‹Cosa ha fatto di male la Sirena? ››
Risposta: ‹‹Niente››.
‹‹Lottano ancora dentro la macchina. Le dà un’altra botta in testa con il pugnale. La sega. La Sirena si muove male, grida e piange. Cammina male, è zoppa. Le danno un altro colpo e la uccidono. È morta, ma continuano a dare botte alla Sirena. La Sirena è di nuovo viva, vuole scappare e loro la rincorrono e la trapanano. Lei scappa velocissima. Cerca di liberarsi ma non ci riesce. Qualcuno le pittura la faccia con il pennello. Non può camminare, infila la coda in un’auto. Gli altri scappano. Lei si tira dietro tutto (per entrare in macchina). Nessuno la libera. Grida: AIUTO!!!
Si è liberata, ma è ferita e le arriva un’altra casa addosso. Qualcuno la lega, lei non può liberarsi, è ferita, piena di sangue. Lei non aveva fatto niente (di male), la colpa è di loro. La Sirena prende il canotto. Il canotto la insegue e lei entra dentro e il canotto le fa male. Sale le scale con la coda. La Sirena guida la macchina. Tutti scappano.
Hanno fatto pace con la Sirena, sono insieme. Lei ha sprofondato con la macchina e gli altri l’aiutano. Le arriva una molla addosso. Qualcuno gliel’ha gettata. Le hanno sparato con i cannoni e l’hanno uccisa. È morta! Ma poi si è alzata e ha fatto male ai ladri. Si è vendicata. Ha preso una pietra e si è vendicata. Di nuovo è morta la Sirenetta ma si alza e lotta contro chi le vuole fare del male. E muore chi le voleva del male. Ma si rialza subito. La Sirenetta ha preso una pietra e l’ha colpito. Cade a terra svenuto. La Sirena rimane chiusa ed è morta››.
La storia di Golgostero
Questo racconto dovrebbe rappresentare per il bambino la trama di un film nel quale lui vorrebbe essere l’autore e l’attore principale.
In questa storia, dettata dopo aver effettuato la terapia del Gioco libero Autogestito, è evidente, rispetto al racconto precedente, la presenza di una maggiore serenità, coerenza, apertura e disponibilità verso gli altri, nonostante siano ancora presenti notevoli difficoltà che il bambino è costretto ad affrontare e superare.
Titolo del film: ‹‹Golgostero va nelle zone del polo nord››.
‹‹Un giorno questo signore voleva andare in un bar a comprare una granita, ma poi vide un carabiniere che non lo faceva passare e stette tanto tempo ad aspettare che lo facesse passare. Poi, un giorno vide una cosa rossa caduta dal cielo, un fogliettino rosso. L’aveva fatto cadere un passerotto e lui lo prese e lesse tutto quello che vi era scritto: “Per entrare al bar, devi avere le chiavi, perché sennò non puoi entrare.” E così si procurò le chiavi ed entrò al bar. Nel bar c’erano tante cose buone da bere e bevette quasi tutto, ma poi gli venne un mal di pancia fortissimo, uscì fuori dal bar e vide delle notizie su dei giornali, dove c’era scritto: “Per farti passare il mal di pancia devi andare in bagno”. E così andò in bagno, stette un pochino seduto e gli passo tutto. Poi all’indomani decise di partire e così andò al polo nord. Poi vide orsi polari, cervi e un gatto delle nevi, che da lontano lo guardavano fisso-fisso. Allora cercò quasi di scappare ma il gatto lo guardò fisso- fisso perché voleva che stesse fermo. E poi cercò di nuovo di scappare e ci riuscì. Il gatto delle nevi si avvicinò pian piano per prenderlo, ma lui fece una corsa incredibile, si tuffò in acqua e il gatto delle nevi non lo vide più e se ne andò via.
Quando uscì fuori dall’acqua sentì freddo e voleva cercare casa, ma non la trovò. Ad un certo punto vide da lontano un signore con una barca, si avvicinò e gli chiese : “Senti signore mi potrebbe dire dove posso trovare una casa?” E il signore rispose: “Vai dritto- dritto, quando vedrai un cartello segnato, la casa la troverai a destra. Così lui camminò per tanto, tanto tempo, ad un certo punto vide da lontano una casa bellissima, bussò e qualcuno aprì e disse: “Chi sei? Cosa vuoi?” “Per favore,” rispose, ”vorrei entrare nella stanza perché è da tanto tempo che non ho una casa”. Quello gli disse: “Ma da tantissimo tempo?” E lui rispose di sì. A questo punto lo fece accomodare. Quando entrò vide una bella casa, tutta brillante, con una cucina, un salone e tre bagni. Ad un certo punto vide delle scale, dove sopra c’era la stanza. Così poi salì, e quando salì vide vicino al letto un bellissimo termosifone che però era spento. La vide tutta che era bella (la stanza), allora si spogliò e si coricò››.
Il racconto continua nella seduta successiva…
‹‹Mentre dormiva (Golgostero) sognava tantissime bevande e tantissime cose buone da mangiare, ma poi, quando finì di sognare tutte queste cose da mangiare, sognò una torta con la panna con dentro uova, formaggio e fragole. Durò quasi molto il sogno! Mentre finì il sogno si svegliò e disse: “Cosa ho sognato?” Pensò, pensò, continuò a pensare ma poi disse fra sé e sé “Miiih, ho sognato una torta bellissima” ma si ricoricò. Intanto era arrivato quel signore a cui lui aveva bussato alla porta e disse: “Ti ho preparato il pollo con le patate, vuoi venire a mangiarlo?”. Lui rispose: ”Si voglio venire”. Intanto, prima si lavò le mani e poi andò. Vide questo pollo con le patate, bellissimo! E se lo mangiò tutto. Così gli venne un mal di pancia fortissimo poi disse: “ Con permesso” andò in bagno e vomitò sul lavandino. Poi entrò il signore e disse: “Perché hai vomitato sul lavandino?” Lui rispose: “Perché non ce la facevo più”. E il signore rispose: “Ah! perché non ce la facevi più?!” Così poi lo cacciò fuori e disse: “ Se ti viene voglia di mangiare vai in un altro posto, non più in questa casa!”. Così chiuse la porta il signore e lui restò fuori a cercare qualcosa da mangiare, ma poi sentì qualche suono di qualche magia, era un foglio di carta scritto con delle cose da mangiare: “Se hai fame trovi a sinistra un ristorante”. E lui così andò. C’erano persone che ballavano, suonavano e lui entrò e vide tantissime pizze buone, così decise di prenderne una. Prese poi due pizze, uscì fuori e se le portò. Arrivò in seguito in un’altra casa, bussò alla porta, aprì un signore che disse: “ Chi sei? Cosa vuoi?” “Sono uno che ha delle pizze, posso mangiarle a casa tua?” “Ma che ci fai con queste pizze?” Lui pensò e disse: “Mi è venuta un’idea, una pizza la do a te e l’altra la mangio io” “Ma io ti conosco”, rispose il signore“, “ mi ricordo quando mi hai visto nella barca e mi hai chiesto un’indicazione”.
Io risposi: “Quando? Ah si, si me lo ricordo, mi ricordo quando mi hai detto che in quel cartello c’era scritto dove trovare una casa”. Il signore rispose: “Ah si, si… me lo ricordo perfettissimamente”. Ed io risposi: “Visto che ora te lo ricordi, prendi una pizza tu e l’altra me la mangio io”
Così, cercai di dargli quella pizza e quel signore disse però di no! Poi insistetti molto, però vinse il signore dicendo di no. Così poi il signore chiuse la porta. C’era un cane ed io risposi: “Tieni, la vuoi la pizza?” Ma il cane non la volle. Così poi me ne sono andato per conto mio. Vidi un cartellino, cercai di posare quella pizza vicino al cartellino, ma non la posai, allora posai l’altra pizza e me ne andai per trovare un’altra casa tranquilla. Così poi vidi da lontano un’altra casa e pensai:”Miiih che bella casa”, ma poi quando mi avvicinai ancora di più dissi: “Ma questa casa è vecchia”. Cercai di entrare e vidi per terra sporcizia e da lontano vidi un tavolo e vidi anche una scopa per pulire tutto. Poi quando presi la scopa vidi un gattino, io mi allontanai e dissi al gattino: “Esci fuori”, prima lo dissi in modo leggero, poi forte e così lui uscì fuori. Così presi la scopa e pulii tutto- tutto. La sporcizia la buttai in campagna.
Aggiustai tutte le cose. Poi, quando aggiustai tutte le cose, cercai di sedermi. Appena mi sedetti sulla sedia questa sedia si ruppe ed io caddi per terra. Poi mi rialzai, mi sedetti su un’altra sedia e non caddi più. Poi, mentre stavo aprendo la pizza, arrivò un pipistrello che si posò sul tavolo. Sentii un rumore che si stava mangiando la pizza. Lo guardai e dissi: “ Senti pipistrello vattene via!” Lui non ha voluto ascoltare e se la mangiò quasi tutta ( la pizza). Cercai di levare il pipistrello dal tavolo. Lui stava continuando a mangiare la pizza. Io cercavo ancora di levarlo, e mi stava quasi per mordere la mano. Ma per la fortuna che aveva il pipistrello non riuscii a toglierlo. Provai per tante volte ma poi mi morse il dito. Io cercai di togliere il dito dalla sua bocca e alla fine ci provai per tante volte, alla fine tolsi il dito dalla sua bocca. Mi ricordai di dirgli in quel modo forte “Vai via!” E lui andò via. E mi è rimasta solo un poco di pizza, me la stavo quasi mangiando ma c’era un topolino e lo schiacciai via in modo forte con la pizza. Cercai qualcosa per pulire la pizza, (sporca dal topolino) la trovai, ma non era quella adatta, perché era un cartone. Ma poi da lontano vidi una pezza, presi una scala, salii e presi la pezza e pulii tutta la pizza. Scesi dalla scala, presi la scala e la posai e mi avvicinai a quella sedia che non era rotta, mi sedetti e me la mangiai››.
Tratto dal libro di Emidio Tribulato:
"I bambini raccontano - Interpretazione